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Per virtù d'erbe e d'incanti
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Il Tempio della Ninfa

Jorinda e Joringel
Mercoledì, 28 Novembre 2012 - 07:00 - 9444 Letture
Racconti Quella che segue è una nuova traduzione italiana della fiaba dei Fratelli Grimm, a cura di Alessandro Zabini e concessa in esclusiva al Tempio della Ninfa.

***

C’era una volta un vecchio castello in mezzo a una vasta e fitta foresta, in cui dimorava tutta sola una vecchia strega. Durante il giorno si trasformava in una gatta oppure in una civetta. La sera, invece, riprendeva la forma umana che le era propria.

Aveva il potere di attirare a sé le belve e gli uccelli, poi li uccideva, e li bolliva e li arrostiva. Se qualcuno arrivava a meno di cento passi dal castello era obbligato a rimanere immobile e non poteva spostarsi dal luogo in cui si trovava fino a quando lei stessa non lo permetteva. Tuttavia, ogni volta che una fanciulla innocente entrava in quel cerchio, ella la trasformava in un uccello e la chiudeva in una gabbia di vimini, che portava poi in una sala nel castello in cui aveva circa settemila gabbie di uccelli rari.



E c’era una volta una fanciulla chiamata Jorinda, più bella di tutte le altre ragazze. Lei e un bel giovane di nome Joringel avevano promesso di sposarsi e la loro felicità più grande era stare insieme. Un giorno andarono a passeggiare nella foresta per poter parlare fra loro in tranquillità.
«Bada di non avvicinarti troppo al castello», disse Joringel.
Era una bella sera. Il sole splendeva luminoso fra i tronchi degli alberi nel verde fosco della foresta e le tortore cantavano così mestamente sui rami giovani delle betulle che Jorinda ogni tanto piangeva. Poi sedette al sole e si rattristò profondamente. Anche Joringel si rattristò profondamente. Si sentirono afflitti come se stessero per morire. A un tratto guardarono attorno, sperduti, senza più sapere quale fosse la via per tornare a casa. Il sole al tramonto era nascosto a metà dalla montagna.
Joringel guardò attraverso il sottobosco e vide molto vicino le antiche mura del castello. D’improvviso fu immobilizzato dall’orrore, pieno di paura mortale. Intanto Jorinda cantava:

«L’uccellino mio, dal collo rosso,
Canta mestizia, pena, tormento,
Canta che presto la colomba dovrà morire,
Canta mestizia, pe… chiù, chiù, chiù
».

Allora Joringel guardò Jorinda. Era trasformata in un usignolo e cantava: «Chiù, chiù, chiù». Una civetta dagli occhi ardenti volò tre volte intorno a lei e tre volte gridò: «Tu-wuu, tu-wuu, tu-wuu!»
Joringel non poteva muoversi. Stava immobile come un sasso, senza poter piangere né parlare, né muovere una mano o un piede.
Il sole era ormai tramontato. La civetta fuggì nel folto della foresta e subito dopo ne sbucò una vecchia curva, ingiallita e ossuta, con grandi occhi rossi e il naso così adunco che la punta toccava il mento. Mormorando fra sé e sé catturò l’usignolo e lo portò via.
Joringel era sempre incapace di parlare e di spostarsi dal luogo in cui si trovava. L’usignolo era scomparso. Finalmente la donna tornò e disse con voce vuota e risonante: «Salve, Zachiel. Se la luna brilla sulla gabbia, Zachiel, lascialo subito libero». Allora Joringel fu liberato. Crollò in ginocchio dinanzi alla donna e la implorò di restituirgli Jorinda, ma lei gli disse che non l’avrebbe mai riavuta e se ne andò. Lui chiamò, pianse, sfogò il suo dolore, ma tutto fu vano.
«Ah, che cosa ne sarà di me?»
Joringel se ne andò e infine giunse a un villaggio sconosciuto. Là badò alle pecore per lungo tempo. Spesso si recava a passeggiare intorno al castello senza mai avvicinarsi troppo, finché, una notte, sognò di trovare un fiore sanguigno, in cui era avvolta una perla grande e bella. In sogno raccolse il fiore e con esso si recò al castello, e tutto ciò che toccò con il fiore fu liberato dall’incantesimo. Sognò anche di riuscire per mezzo di quel fiore a riavere la sua Jorinda.
Il mattino successivo, al risveglio, iniziò a cercare sui colli e nelle valli per trovare quel fiore. Così cercò fino al nono giorno, e allora, di primo mattino, trovò il fiore sanguigno. In esso era racchiusa una grande goccia di rugiada, tanto grossa quanto la perla più bella.
Giorno e notte Joringel viaggiò con quel fiore alla volta del castello. Quando fu a meno di cento passi da esso non fu paralizzato, anzi, proseguì fino alla porta. Pieno di gioia, toccò la porta con il fiore, e questa si spalancò. Attraversò il cortile e ascoltò per cogliere le voci degli uccelli. Finalmente le udì. Si rimise in cammino e trovò la sala da cui provenivano. Là la strega era intenta a nutrire i volatili nelle settemila gabbie.
Quando vide Joringel ella si arrabbiò, si arrabbiò molto, e lo rimproverò, e gli sputò veleno e bile, ma senza riuscire ad avvicinarsi a lui più di due passi. Lui non si curò affatto di lei. Invece andò a osservare le gabbie con gli uccelli e trovò molte centinaia di usignoli. Come avrebbe potuto ritrovare la sua Jorinda?
Proprio in quel momento vide la vecchia prendere furtivamente una gabbia e andare verso la porta.
Rapido, balzò verso di lei, toccò la gabbia con il fiore, e poi anche la vecchia. Adesso lei non poteva più stregare nessuno, e Jorinda apparve dinanzi a lui e lo strinse forte in un abbraccio, più bella che mai!


***

Nota dei Fratelli Grimm

Dalla Vita di Heinrich Stilling, I, 104-108. Una storia tramandata oralmente nel distretto di Schwalm è lievemente diversa. Ci sono due fanciulli che si addentrano in una grande foresta. Il fanciullo s’imbatte nel castello di una incantatrice, che lo tocca con la sua bacchetta e lo trasforma in un uccello. La fanciulla sogna il fiore, per mezzo del quale lo restituisce alla sua forma umana. Inoltre tocca con il fiore la strega, che viene trasformata in un corvo. I fanciulli ritornano a casa. Poi, una volta, mentre stanno giocando in giardino, il corvo arriva in volo sopra di loro e si posa su un albero. Allora la fanciulla va a prendere il fiore e tocca il corvo, riportando la strega alla forma che le è propria.

Postilla del Traduttore

In un’altra versione, la fiaba si conclude in modo diverso: «Poi egli toccò con il fiore tutti gli altri uccelli, che così ripresero le loro vecchie forme, e condusse la sua cara Jorinda a casa, dove vissero insieme felici per molti anni». Esistono inoltre due varianti di questo finale. In una, più esplicita, anche gli altri uccelli tornano a essere fanciulle. Nell’altra, in apparenza un po’ modificata, si aggiunge che come Joringel sposò Jorinda, così molti altri ragazzi sposarono le fanciulle amate, costrette in precedenza dalla vecchia strega a cantare nelle sue gabbie.


Immagine di Jenny Dolfen

Traduzione ad opera di Alessandro Zabini per Il Tempio della Ninfa. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso scritto dell’autore e senza citare la fonte.


Jorinda e Joringel | Login/crea un profilo | 4 Commenti
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Re: Jorinda e Joringel (Punti: 1)
da Elke 30 Nov 2012 - 18:22
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Che bella favola :) ed i due nomi, così simili, mi fanno pensare che come Fauno e Fauna, Liber e Libera, Freyr e Freyja ecc. si tratti di una copia di maschile-femminile che amorosamente si compenetrano ed equivalgono *.*
Ed è anche molto bello che in questa versione è Joringel a liberare l'amata, ma nella variante riportata dai fratelli Grimm, anche Jorinda, o comunque la fanciulla, ha il potere di liberare il suo sposo.
E poi questa vecchia strega, un po' Baba Yaga, che rivela la natura animale delle giovani...che meraviglia :)
Grazie mille Ale per questa traduzione!

Re: Jorinda e Joringel (Punti: 1)
da Violet 01 Dic 2012 - 02:21
(Info utente | Invia il messaggio) http://www.tempiodellaninfa.net)
Per me è una fiaba che tocca corde delicate e molto dolci, la adoro immensamente... *.* Questa traduzione, con le note che accennano alle altre versioni, è illuminante e meravigliosa...
Anche per me è come dice Elke ;) Bisognerebbe proprio fare una bella analisi di questa perla meravigliosa...
Grazie Alessandro, davvero *.*

  • Re: Jorinda e Joringel da Elke 01 Dic 2012 - 02:32
    Re: Jorinda e Joringel (Punti: 1)
    da Danae 05 Dic 2012 - 09:21
    (Info utente | Invia il messaggio) http://)
    Ho pensato le stesse cose Elke! :D
    C'è molto da sviscerare proprio perché è tutta una chiave questa fiaba!
    Grazie Ale :)) è bellissima..
    Danina



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