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Il Tempio della Ninfa

La fiamma inquieta di Jack O'Lantern
Domenica, 28 Ottobre 2012 - 05:35 - 13217 Letture
Tradizioni Nel grigiore del crepuscolo autunnale, turbini di foglie cremisi si rincorrono trasportate dal vento, e un aspro odore di legna bruciata impregna l’aria.
Dai campi mietuti e silenziosi, sottili veli di nebbia si sollevano come orde spettrali, simili a diafane dame bianche dal volto di morte e dalle lunghe vesti striscianti…
Al calare dell’oscurità più fitta il tempo si ferma, il vento tace, le soglie fra i mondi si schiudono, e all’ultimo rintocco della mezzanotte spiriti inquieti e lamentosi fantasmi sorgono dai loro giacigli di polvere, scivolando oltre i vecchi cancelli dei cimiteri a infestare le vie solitarie.

È la vigilia di Ognissanti, e i segreti confini che separano la realtà dei vivi da quella dei morti si dissolvono, permettendo ai mortali di incontrare i trapassati, e concedendo a questi ultimi il conforto di una breve visita alle loro vecchie dimore.
Nei villaggi, fuori dalle porte delle case e sui davanzali delle finestre, le zucche intagliate brillano nei loro ghigni beffardi, mentre il lumicino acceso al loro interno proietta ombre danzanti sui muri di pietra e sulle strade deserte.
Sono le guardiane della notte degli spiriti, e testimoniano il sopravvivere di una tradizione antica e molto potente.




La tradizione delle lanterne vegetali

L’usanza di intagliare certi particolari ortaggi e di utilizzarli come lanterne ha origini celtiche, ed era diffusa soprattutto in Irlanda, in Scozia e in Britannia. Questi vegetali, soprattutto tuberi ripuliti e mondati da foglie, gambi e radici, venivano svuotati accuratamente, probabilmente forati, e al loro interno veniva inserita una piccola candela accesa, in modo che la fiamma, protetta e riparata dalla scorza, non si spegnesse per ogni folata di vento.
Nei primi tempi queste piccole lampade dalla luce calda e persistente venivano usate di notte, quando ci si attardava fino a tarda sera ai banchetti o alle fiere dei villaggi confinanti, e avevano lo scopo di rischiarare la strada di ritorno, guidando il viandante verso casa. (1)
Per la stessa ragione venivano anche preparate in modo tradizionale nel periodo della festività di Samhain – l’antica Ognissanti – durante il quale si credeva che gli spiriti dei morti e le entità oltremondane ritornassero dall’oltretomba a vagar sulle terre dei viventi, e si recassero a far visita alle loro vecchie abitazioni.
La sera della vigilia, quando le prime nebbie si alzavano dai torrenti e dalle brughiere immerse nel silenzio, le lanterne vegetali venivano accese e riposte davanti alla porta di casa e sui davanzali delle finestre, con l’intento di richiamare, invitare e ricondurre a casa i cari defunti. (2) Allora si usava anche lasciare sulla tavola imbandita un piatto di zuppa calda di legumi e verdure, preparata apposta per loro; prima di coricarsi, la porta non veniva mai chiusa con il chiavistello, e il fuoco nel camino veniva ravvivato con cura, perché i silenziosi ospiti potessero scaldarsi alla sua tiepida luce. (3)
Nelle fredde lande gallesi, invece, si usava lasciare il pasto funebre accanto alla porta, vicino a una piccola lucerna accesa, così che i morti, di passaggio nella loro lenta processione notturna, potessero saziarsi prima di riprendere il lungo viaggio.
Con il trascorrere del tempo, però, le genti iniziarono a temere la notte degli spiriti, con i suoi pallidi fantasmi e le altre entità ultraterrene… Oltre il calar delle prime ombre nessuno osava più metter piede fuori casa, e se in principio si propiziava il ritorno dei defunti con luci accese e cibi invitanti, ora le stesse visite erano spesso motivo di terrore, e col tempo divennero quasi del tutto indesiderate.
Del resto, le presenze che aleggiavano in questa fatidica notte non sempre erano innocue, perché a volte poteva trattarsi di esseri dispettosi e pericolosi, che nel caso non avessero ricevuto le attenzioni adeguate avrebbero potuto maledire le abitazioni, rovinare i raccolti, portare sfortuna oppure far impazzire coloro che, a loro giudizio, lo meritavano (4). Ma peggiori e ancora più spaventosi erano i resti spettrali di chi aveva condotto una vita scellerata, ovvero le cosiddette larve e le altre entità demoniache che potevano annidarsi nelle case, portandovi malattie sottili, angoscia, tristezza, deperimento e altre temibili influenze infernali.
Proprio per difendersi dalla loro agghiacciante intrusione, si cominciò quindi a intagliare le lanterne vegetali in modo che non avessero più l’aspetto originario e confortante di caldi lumi, che brillavano nella notte per guidare a casa le anime disperse nel buio; ma quello inquietante di piccoli volti sinistri, sogghignanti e spesso terrificanti, poiché si credeva che demoni e spettri, scorgendo vicino alle case il feticcio di un’anima dannata, potessero allontanarsene.
Gli ortaggi che inizialmente venivano utilizzati nella creazione di queste piccole luci erano quelli più diffusi nelle terre celtiche, ovvero le rape, le patate, le rutabaga – rape svedesi più grandi di quelle comuni e di colore violaceo – le barbabietole e addirittura le cipolle. In Scozia si usavano invece degli spessi gambi di cavolo, che venivano svuotati e illuminati all’interno con una candela infilata alla base. Il loro nome scozzese era kail-runt torches, ovvero letteralmente “torce cavolo”. (5)
Fu solo intorno all’anno 1837, che le lanterne intagliate presero il nome comune di jack-o-lantern, con il quale sono conosciute ancora oggi. Questo termine, che si potrebbe tradurre con “lanterna di Jack” o “Jack con la sua lanterna”, ad indicare un uomo che porta in mano una lanterna, era in uso già nel 1660 in East Anglia, Inghilterra, e all’epoca veniva dato alle sentinelle e ai guardiani notturni, che vegliavano sui villaggi e camminavano per le vie reggendo una lampada ad olio.
Col tempo venne poi associato anche ai fuochi fatui e ad altre pericolose entità che si credeva emergessero dai tumuli e vagassero senza posa durante la notte degli spiriti, ma soprattutto venne attribuito alla leggenda irlandese del vecchio fabbro Stingy Jack, che aveva osato ingannare il diavolo e per questo era stato condannato all’eterna dannazione.

A causa della perdita dei raccolti e di una grave carestia delle patate avvenuta in Irlanda nel 1845-1850, settecentomila Irlandesi dovettero abbandonare la loro amata isola ed emigrare in America, dove insieme a tutte le loro sacre tradizioni, portarono anche l’usanza di intagliare le piccole jack-o-lantern. Nella loro nuova terra, però, le rape e gli altri tuberi che avevano sempre utilizzato non erano affatto diffusi, mentre al contrario crescevano moltissime zucche, le quali apparvero da subito belle, grandi e perfette per diventare delle lampade. Così, di lì a poco, presero completamente il posto dei vecchi ortaggi, e se inizialmente vennero associate soltanto alla rigogliosa stagione del raccolto, durante la quale venivano accese per onorarne e ringraziarne l’abbondanza, in seguito – intorno al 1866 – divennero il simbolo della magica notte degli spiriti, che ora veniva chiamata All Hallows Night, o più comunemente, Halloween.


La leggenda di Jack O’Lantern

La tradizione delle jack-o-lantern americane affonda dunque le sue vere radici nelle nebbiose terre del Nord Europa, così come il loro nome, di evidente origine irlandese. Ma chi era il misterioso Jack di cui narra la loro leggenda? E quali significati simbolici potrebbero nascondersi oltre l’immagine di colui che porta la lanterna?
La storia più conosciuta, diffusa presumibilmente a partire dall’Ottocento e di chiaro carattere cristiano, racconta che molti secoli fa, in un villaggio d’Irlanda, vivesse un vecchio fabbro dalla pessima fama, conosciuto come Stingy Jack – ovvero “Jack l’Avaro” (6). Questi era rinomato per essere un gran truffatore, tirchio e meschino, e soleva trascorrere le sue giornate a ubriacarsi e ad escogitare i suoi malvagi imbrogli.
Una fatidica notte, il Diavolo, che aveva sentito parlare delle cattive azioni perpetrate da Jack e ne era rimasto dubbioso e sconcertato, volle incontrarlo per scoprire da solo se la sua reputazione, in tal modo vile e spregevole, fosse veritiera.
Quella notte Jack, com’era sua abitudine, vagava ubriaco per le vie del villaggio, e proprio mentre stava percorrendo un sentiero di ciottoli, si imbatté nel corpo di un morto, il quale mostrava sul volto una smorfia strana e a dir poco inquietante. Sotto lo sguardo attonito del fabbro, il morto si sollevò e gli rivelò di essere il Diavolo in persona, venuto a reclamare la sua anima oscura.
Resosi conto che era giunta la sua ora, e che presto sarebbe andato all’inferno, Jack finse di accettare la richiesta e gli disse che lo avrebbe certamente seguito, ma prima di partire avrebbe voluto avere almeno il tempo per un’ultima bevuta. Non avendo nulla in contrario con il suo ultimo desiderio, il Diavolo accompagnò il vecchio in un pub, e lasciò che bevesse diversi boccali di birra.
Quando venne il momento di andare, però, Jack disse di aver finito il denaro, e con astuzia convinse il demonio a trasformarsi in una monetina da sei pence per pagare l’oste. Il Diavolo fece come gli era stato suggerito, ma non appena la moneta tintinnò sul bancone Jack l’afferrò al volo e svelto se la intascò. Poiché nella tasca teneva anche un piccolo crocifisso d’argento, il demonio rimase immobilizzato, e non potendo tornare alle sue reali sembianze dovette stipulare un patto: egli sarebbe tornato libero ma non avrebbe dovuto reclamare l’anima di Jack per i successivi dieci anni.
Il tempo passò, e trascorsi i dieci anni il Diavolo si ripresentò puntuale al furbo fabbro per portarsi via la sua anima. Come la prima volta, Jack finse di accettare, ma prima di partire volle che il demonio cogliesse per lui un’ultima mela, dato che aveva molta fame e il viaggio per l’inferno sarebbe stato lungo. Ingenuamente, il demonio accettò ancora, e si arrampicò sui rami di un melo che cresceva poco distante, ma non appena ebbe raggiunto il frutto, il fabbro incise sul tronco un altro crocifisso, così che il Diavolo restò di nuovo immobilizzato e impossibilitato a scendere.
Frustrato e arrabbiato per essere stato ingannato due volte, egli chiese all’uomo di liberarlo, ma questi gli propose la libertà solo se in cambio avesse rinunciato alla sua anima per sempre. Così il Diavolo dovette accettare e il vecchio venne lasciato in pace.
Tuttavia il tempo trascorre per tutti, e anche per Jack giunse l’ora di morire.
Recatosi alle porte del paradiso, egli venne malamente scacciato, poiché con la sua malvagità, i suoi inganni e i numerosi vizi non si era certo guadagnato la grazia; ma quando si rivolse all’inferno e, raggiunte le sue porte fiammeggianti, chiese di entrare, il Diavolo, che aveva promesso di non reclamare mai più la sua anima, non gli aprì e ancora più sgarbatamente lo cacciò via.
A quel punto Jack, ormai triste e sconsolato, chiese al demonio: “Ma allora dove posso andare?”, e lui gli rispose: “Tornatene da dove sei venuto!”.
La strada che gli si prospettava dinnanzi era molto buia e fredda, e il vecchio implorò il re dell’inferno di concedergli almeno una piccola luce per riconoscere la via. Così questi, più per insofferenza che per senso di pietà, gli tirò un tizzone ardente, che Jack raccolse e infilò mestamente dentro la rapa che stava mangiando.
Da quel giorno egli è condannato a vagare per sempre nelle tenebre e nell’oblio fra il reame terrestre e quello oltremondano, con la sua lanternina ad illuminargli il cammino. E secondo la leggenda il suo fantasma irrequieto tornerebbe sulla terra proprio durante la notte degli spiriti, a camminar solitario per le strade deserte alla ricerca di un posto in cui poter finalmente trovare pace.
L’usanza di intagliare le piccole jack-o-lantern in modo terrificante, e di riporle davanti alla porta di casa o sul davanzale delle finestre, serviva quindi a spaventare ed allontanare la sua anima triste e dannata, spingendola a cercar rifugio altrove.

Secondo altre leggende, comuni ancora fino a pochi decenni fa nel Nord Italia e in diverse zone dell’Inghilterra e della Svezia, Jack O’Lantern sarebbe invece un’anima perduta – simile ad uno spettro che cerca qualcosa con la sua lanterna, o ad un fuoco fatuo che si sposta ripetutamente intorno al luogo in cui ha commesso i propri crimini – condannata a non trovare riposo a causa di una grave colpa commessa in vita, ed in particolar modo per aver spostato i termini che un tempo segnavano il limite delle proprietà e le dividevano da quelle dei vicini. (7)
A tal proposito si credeva, infatti, che coloro che in vita avevano avuto la cattiva idea di estendere i propri possedimenti a scapito degli altri, spostando i termini – landmarks – che ne segnavano i confini, sarebbero stati condannati a sorgere ogni notte, all’ultimo rintocco della mezzanotte, e a camminare con in mano un lucernino nel punto in cui i termini erano stati rimossi.
Nel raggiungere questo luogo, essi erano spinti dallo stesso malvagio desiderio che in vita li aveva istigati a commettere il misfatto, e ripetevano con voce bassa e rauca: “È giusto! È giusto! È giusto!”. Ma quando, poco prima dell’alba, tornavano ai loro tumuli, scrupoli, sensi di colpa e terribili angosce li tormentavano senza tregua, facendoli ripetere: “È sbagliato! È sbagliato! È sbagliato! ”.
L’unico modo in cui avrebbero potuto trovar pace, era far sì che i termini di proprietà fossero riposizionati nel posto da cui erano stati tolti, ristabilendo così il giusto ordine originario. (8)

Come suggeriscono questi racconti, Jack O’Lantern rappresenta dunque un’anima persa, reietta e condannata all’eterno oblio, e simbolicamente ritrae l’archetipo del cattivo viandante, ovvero di colui che sceglie, con consapevolezza e senza alcun desiderio di redimersi, la strada della menzogna, della meschinità, dell’inganno e dell’oscurità, opponendosi alle vie luminose della verità, dell’onore e della nobiltà d’animo, e camminando inevitabilmente verso un destino triste e maledetto.
Incontrare questo spettro e i suoi simili, che apparivano spesso come piccoli fuochi fatui fluttuanti fra fanghi e nebbie (9), non era solo terrificante, ma il più delle volte era anche molto pericoloso, poiché si diceva che il passatempo preferito di Jack O’Lantern e dei suoi compagni fosse quello di farsi seguire, spesso inebetendo gli ignari viandanti per attirarli su sentieri abbandonati e rovinosi, fino a farli perdere. Nei casi peggiori, inoltre, essi li conducevano a morire nelle paludi nebbiose e nelle buie e maleodoranti torbiere, oppure li trascinavano fino al margine di qualche dirupo, oltre il quale precipitavano e non venivano mai più ritrovati.


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Re: La fiamma inquieta di Jack O'Lantern (Punti: 1)
da LaZiaArtemisia 29 Ott 2012 - 17:50
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Quante cose ho imparato sulla lanterna di Samhein! E dire che avevo sempre sottovalutato la storia di Jack.. vista sotto questi aspetti e attraverso le antiche tradizioni e i folklore, è decisamente affascinante e carica di significati inaspettati!
Vado a intagliare la mega zucca che abbiamo comprato al mercato.. e racconterò ai bimbi anche la storia di Jack, perchè Samhain è aspettare i morti e abbattere i confini tra i mondi, e non solo.. pappare dolcetti!
Vio stupendo lavoro.. come sempre!

Re: La fiamma inquieta di Jack O'Lantern (Punti: 1)
da mausci 29 Ott 2012 - 23:59
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che fantastica sei Violetta..proprio speciale :)

Re: La fiamma inquieta di Jack O'Lantern (Punti: 1)
da Rebecka 31 Ott 2012 - 08:52
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Mi ci sono voluti due giorni per riuscire a leggere l'articolo interamente. E' bello scoprire quante cose i paesi europei abbiano in comune. E' bello notare che molte tradizione sono ancora vivissime...
Brava Violettina, che pazientemente intessi pagine intere di tradizioni e di magia.

Re: La fiamma inquieta di Jack O'Lantern (Punti: 1)
da Alessandro 01 Nov 2012 - 03:06
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Ho letto in un momento in cui mi trovavo come a un incrocio, angosciato dinanzi alla scelta della via da seguire, e la figura di Jack mi ha disorientato, intorpidito, ossessionato. Figura angosciante, viandante sul sentiero che porta a perdersi, evoca l’oscurità che incombe sempre su tutti, il rischio perenne di prendere la via sbagliata, di smarrirsi. Soltanto dopo la rilettura, l’angoscia e l’apatia si sono dissolte come nebbia. La sua presenza ossessiva e angosciante mostra che l’oscurità è sempre in agguato e che bisogna sempre essere attivi verso i propri stati d’animo. La sua lanterna può indicare il sentiero da evitare, soprattutto nella difficoltà, quando è più alto il rischio di perdersi ed è più facile cadere nelle paludi dei sentimenti cupi, se non oscuri. Bisogna evitare le luci ingannevoli e illusorie. Le leggende sono frammenti della figura di Jack. Qui, in una forma lieve che rende l’angoscia in modo sottile e quindi ancora più efficace e più preciso, i frammenti ne compongono la figura completa e rivelano un percorso circolare di trasformazione, che parte dalla lanterna come guida e vi torna, dal percorso esteriore giunge a quello interiore, dal ritorno alla casa materiale al ritorno alla casa spirituale, mostrando che i comportamenti di Jack, come girare intorno, possono essere visti come immagini di stati d’animo e suggerendo come reagirvi. Così, nella loro completezza, sono raccolti e composti tutti i frammenti, emergono i significati di Jack, come non ricordo che altri abbiano fatto. Non c’è divisione tra forma e contenuto. Il senso è nella forma, come lo è nelle immagini di Jack. È magnifico, Violetta!

Re: La fiamma inquieta di Jack O'Lantern (Punti: 1)
da Danae 10 Nov 2012 - 12:57
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La lettura è stata lunga poiché a ogni passo occorreva prendere coscienza delle tante verità fra le righe. E' un articolo denso di significati nascosti che vanno interpretati alla luce della nostra piccola lanterna... seppur sia un viaggio non proprio fisico, noi Viaggiamo...
Grazie Amorina :))



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