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Il Matrimonio di Ser Galvano e Dama Ragnell
Lunedì, 25 Luglio 2011 - 20:40 - 8711 Letture
Antichi manoscritti Il Matrimonio di Ser Galvano e Dama Ragnell
The Weddynge of sir Gawen and Dame Ragnell, tardo XV secolo d.C., traduzione di Gabriella Agrati, contenuta in Galvano il primo cavaliere, a cura di Gabriella Agrati, Oscar Mondadori

Ascoltate e prestate orecchio alla vita di un grande Lord che, finché visse, non trovò eguale né in villa né in castello. Quest’avventura ebbe luogo al tempo di Artù, il re cortese e leale, e parla di una sua nobilissima impresa.

Si separarono così, con modi cortesi, e il sovrano si affrettò a tornare a Carlisle. Aveva il cuore greve, e chi incontrò per primo se non Ser Galvano, che subito gli chiese:
“Sire, avete riportato qualche buon risultato?”
“In verità, l’esito non poteva essere peggiore” rispose il re “Ahimè, non c’è scampo, dovrò perdere la vita!”
“Non sia mai!” ribatté Galvano “preferirei morire io al vostro posto. Mi date notizie terribili!”
“Galvano, oggi ho incontrato la donna più brutta che abbia mai visto. Ha promesso di salvarmi se ti avessi dato a lei come marito. Per questo sono desolato e il mio cuore è tanto oppresso.”
“Tutto qui?” chiese Galvano “La sposerei una prima e una seconda volta, anche se fosse un demonio e somigliasse a Belzebù. Per la croce, giuro che la sposerò, altrimenti non chiamatemi più vostro amico. Siete il mio signore e legittimo sovrano, mi avete onorato in ogni modo: non esiterò. È mio dovere salvarvi la vita, se non voglio essere sleale verso di voi e il più grande codardo. Inoltre sarà a mio maggior credito.”
“In verità, la incontrai a Inglewood” precisò Artù “Prima di separarci, mi disse di chiamarsi Dama Ragnell; mi disse pure che, senza la sua risposta, tutti i miei sforzi sarebbero stati vani. Tuttavia, se il suo responso non mi avesse salvato la vita, avrebbe rinunciato alla sua pretesa di essere tua sposa. Questo fu il nostro accordo. Se la sua risposta si rivelerà l’unico rimedio, non desisterà affatto dal suo intento!”
“Non affliggetevi” rispose Galvano “La sposerò nel giorno che vorrete. Ve ne prego, non datevene pena. Fosse anche la creatura più mostruosa che si possa immaginare, non mi mancherebbe il coraggio, per amor vostro.”
“Molte grazie Galvano” disse il re “Di tutti i cavalieri che ho conosciuto, sei il più audace. Hai salvato per sempre il mio onore e la mia vita; per questo il mio affetto non verrà mai a mancare, te lo giuro, fintanto che sarò sovrano di questa terra.”
Entro cinque o sei giorni il re sarebbe dovuto partire per riportare il giusto responso, così lasciò la città con Ser Galvano e nessun’altra compagnia. Quando poi furono nella foresta disse:
“Addio, Ser Galvano, devo andare verso occidente. Voi non potete proseguire.”
“Dio protegga il vostro viaggio. Vorrei venire con voi, ché mi duole lasciarvi.”
Il re non percorse che un breve tratto, un miglio o poco più, che incontrò Dama Ragnell.
“Re Artù, sei il benvenuto!” gli disse la dama “So che mi rechi la promessa di Galvano.”
“Ebbene” rispose il re “poiché non vedo altra via, ti prego di darmi il responso che mi risparmierà la vita. Galvano ti sposerà, lo ha promesso per la mia salvezza. Potrai vedere soddisfatto il tuo desiderio, in camera come a letto. Dimmi dunque la risposta al quesito che mi è stato posto. Fa presto, non posso indugiare.”
“Sire, ora saprai ciò che le donne desiderano sopra ogni cosa, siano esse nobili o contadine. Ascolta, non altererò la verità. Alcuni dicono che desideriamo essere belle; alcuni che vogliamo essere libere di trastullarci con uomini diversi, o di trarre piacere a letto, o che desideriamo sposarci più volte. In realtà, voi uomini non capite. Desideriamo ben altro! Dite che noi donne vogliamo essere considerate giovani e fresche, così che con l’adulazione, qualche lusinga e un po’ di astuzia, possiate avere da noi quel che volete. Una risposta arguta, non posso negarlo. Ma ora saprai qual è la cosa che dentro di noi desideriamo sopra ogni altra: avere signoria sopra gli uomini, i nobili e gli umili. Quando abbiamo tale potere, ogni altra cosa è nelle nostre mani, anche se l’uomo dovesse essere il cavaliere più coraggioso e riportasse il premio di ogni torneo. È proprio sui più potenti che vogliamo avere imperio. A questo tendiamo con tutta la nostra sagacia ed abilità. Perciò, signore, va pure a riferire a quel cavaliere quanto ti ho detto, perché è il desiderio supremo di noi donne. Sarà furioso e irritato, e maledirà colei che te lo ha insegnato, perché vedrà vanificato ogni suo sforzo. Và, re, mantieni la promessa: la tua vita sarà ormai salva, te lo assicuro.”
Il sovrano partì e tanto cavalcò per acquitrini, brughiere e pantani, lanciando il cavallo alla massima velocità, che giunse al luogo fissato per l’incontro. Ser Gromer gli si rivolse con sguardo fiero e parole dure.
“Orsù, signore re, fammi sapere quale sarà la tua risposta. Io sono pronto.”
“E io vi dico, signore, eccola. Almeno una di queste deve pure venirmi in soccorso.”
Su quelle parole il re trasse i suoi due tomi, e Ser Gromer scorse da cima a fondo il lungo elenco.
“No, no, signor re” disse poi “sei un uomo morto. Ora scorrerà il tuo sangue.”
“Solo un minuto, Ser Gromer” ribatté Artù “ho un’ulteriore risposta, che assicurerà la mia salvezza.”
“Vediamo” disse Ser Gromer “altrimenti, mi aiuti Iddio, ti garantisco che il tuo compenso sarà la morte.”
“Sta bene” disse il re “in nome di Dio che ci soccorre, vedo e comprendo che in te c’è ben poca cortesia. Ecco la risposta, per quel che vale, a quello che le donne desiderano di più sulla terra, le libere come le serve. Non dico altro se non che, sopra ogni altra cosa vogliono il potere: è questa la loro ambizione e il supremo desiderio. Anelano al predominio sugli uomini più forti e virili; allora sono felici. Questa verità mi hanno detto: vogliono dominare, Gromer, Signore!”
“Possa colei che te lo ha rivelato bruciare sul rogo! È mia sorella, Dama Ragnell, la vecchia megera, Dio la svergogni! Senza di lei, saresti stato nelle mie mani. Ora tutti i miei sforzi sono vanificati. Và pure dove vuoi, re Artù: d’ora innanzi non dovrai più temermi. Per mia sventura ho visto questo giorno. Ormai so che mi sarai nemico e che mai più ti farai acciuffare. Per me è una triste canzone, le cui parole suonano addio per sempre.”
“Di una cosa puoi essere certo” rispose re Artù “Non mi troverai più in questa condizione. Se mai accadrà, meriterò di essere legato e percosso. Porterò sempre su di me l’armatura, lo prometto a Dio! Puoi ben crederlo.”
“Allora và per la tua strada” concluse Ser Gromer.
“Arrivederci” disse re Artù “Sulla mia testa, sono felice del mio successo.”
Voltò il cavallo sulla piana, e, dopo poco, nello stesso luogo desolato, incontrò nuovamente Dama Ragnell.
“Signore re, mi rallegro della tua buona riuscita” gli disse la dama “Tutto è andato come avevo predetto. Ora devi mantenere la promessa. Dal momento che io, e nessun’altra, ti ha salvato la vita, devi far sì che sia la sposa di Galvano, il nobile cavaliere.”
“Signora, l’ho promesso e non verrò meno alla mia parola. Ma, se solo voleste seguire il mio consiglio, vi sposereste in segreto.”
“Giammai, signor re, non cercate di raggirarmi! Voglio essere sposata con pompa e alla luce del sole, o sarà a tua vergogna. Tornatene a corte, io ti seguirò da vicino. Ricorda, ti ho salvato la vita, non devi disputare con me. Altrimenti, ne avresti il biasimo.”
Il sovrano si vergognava di lei, ma la dama continuò a cavalcargli dietro ignorando il suo imbarazzo finché giunsero a Carlisle. Quando poi furono entrati nel castello, si portò al suo fianco, ché per niente al mondo avrebbe cambiato posizione. Artù non ne fu affatto felice. E la corte, che guardava con disgusto, si chiedeva dove mai il sovrano avesse trovato una creatura così laida ed odiosa.
“Re Artù, portami Ser Galvano” disse la dama quando furono entrati nella grande sala. “Convocalo subito innanzi a me, alla presenza di tutti i tuoi cavalieri, così che io possa essere certa della tua promessa. Di fronte alla tua corte riunita ci prometterai in matrimonio, in salute e in malattia. Tale fu il nostro accordo, re, vediamo ora il tuo responso. Conducimi all’istante Ser Galvano, l’amore mio. Non farmi attendere.”
In quel momento si presentò Ser Galvano.
“Sire, sono pronto” disse “terrò fede ai miei impegni, come vi promisi.”
“Dio sia ringraziato!” gridò Dama Ragnell “Per amore vostro, e perché siete così ben disposto, vorrei essere bella.”
Galvano le giurò fedeltà in salute e in malattia, da leale cavaliere qual’era e Dama Ragnell ne fu lieta.
“Ahimè povero Ser Galvano” si lamentò invece la Regina Ginevra.
E lo stesso grido fu ripetuto dalle dame che piansero più di una lacrima per il bel cavaliere.
“Ahimè” fecero eco il sovrano e i suoi cavalieri “che Galvano debba essere maritato a quella strega!”
Perché Dama Ragnell era davvero orribile e sconcia. Aveva due denti, uno per ogni angolo della bocca, due zanne di cinghiale lunghe un buon palmo, una rivolta verso l’alto, l’altra verso il basso; la bocca straordinariamente larga, le labbra cascanti sul mento dal quale spuntavano molti peli grigi; e una grossa gibbosità al posto del collo.
Insomma, era brutta come il peccato, eppure non voleva essere sposata che con pubblico proclama in tutte le contee, in ogni città e in ogni singolo villaggio. Tutte le donne del paese piansero all’annuncio, e furono ancora più afflitte quando giunse il giorno in cui l’odiosa dama doveva essere unita a Ser Galvano. E la regina a supplicare dolcemente Dama Ragnell perché si sposasse almeno di buon mattino, con discrezione.
“Il più segretamente possibile” le chiese.
“Niente affatto!” replicò l’altra “Nel nome del Signore del cielo, non lo farò per niente al mondo. Non sprecate altre parole: voglio essere sposata pubblicamente. Strinsi questo patto con il sovrano e, vi sia chiaro, voglio che sia rispettato. Non mi recherò in chiesa finché non sarà l’ora della messa solenne, poi siederò al banchetto nella grande sala, in mezzo a tutta la corte.”
“D’accordo allora” convenne dama Ginevra “Tuttavia, un matrimonio discreto mi parrebbe più onorevole per voi.”
“In quanto a questo, signora, mi salvi Iddio! Oggi avrò tutti gli onori che desidero, lo dico senza vanto.”
Dama Ragnell si preparò per andare in chiesa, e tutti i nobili si posero al suo fianco. Ebbene, ve lo giuro senza esagerazione: era abbigliata e adornata con più pompa della stessa regina, ché i suoi abiti valevano almeno tremila marchi d’oro sonante. Ma, nonostante tutto lo sfarzo, era di una bruttezza inaudita. Per farla breve, era la donna più ripugnante che si fosse mai vista!


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Re: Il Matrimonio di Ser Galvano e Dama Ragnell (Punti: 1)
da Violet 25 Lug 2011 - 20:52
(Info utente | Invia il messaggio) http://www.tempiodellaninfa.net)
Tesora mia grazie per questo immenso lavorone che hai fatto... è splendido e importantissimo... grazie grazie grazie :-****

Re: Il Matrimonio di Ser Galvano e Dama Ragnell (Punti: 1)
da Danae 02 Ago 2011 - 00:34
(Info utente | Invia il messaggio) http://)
Rileggerla nella sua interezza gratifica e sorprende sempre. Bellissima *.* è una storia sulla piena e vera sovranità..
grazie carissima Valerie :*



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