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Fra queste pagine sono raccolti consigli, ricette, riti semplici e naturali dedicati al femminile, e speciali ricerche e racconti sull'antica Via delle Donne.

 

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Compendio nato dagli studi del cerchio I Meli di Avalon, dedicato alla Tradizione Avaloniana e a miti, leggende, e fiabe celtiche legate alla simbologia di Avalon.

 

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Il Libro del Mese




Per virtù d'erbe e d'incanti
di Erika Maderna

 

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Il Tempio della Ninfa

Pan contempla Luna
Venerdì, 23 Gennaio 2009 - 19:28 - 4455 Letture
Archetipi «A form, a face, a wonder to sense and sight,
Grows great as the moon through the month; and her eyes embolden
Fear, till it change to desire, and desire to delight.
»

Algernon Charles Swinburne, A Nympholept

Può accadere, talvolta, di contemplare con adorazione, attraverso i rami di un albero, la bella Luna, dèa ispiratrice di poeti, immagine della divinità e dell’amore, luce nata dalla Notte, la quale è origine di ogni cosa e madre del Sonno e dei Sogni.



Così, nel contemplarla lungamente, può accadere di provare un dolce desiderio che l’astro d’argento si apra come uno specchio ad accogliere per condurre Altrove, quasi in sogno, e si tenta d’immaginare che cosa si potrebbe vedere se ciò accadesse. Talora può persino avvenire che Luna conceda il dono di essere contemplata con occhi antichi…

Chi potrebbe contemplarla così? Forse una donna, una delle sue Figlie, in attesa di volare al suo seguito, oppure un Nume irsuto e smanioso di rapirla, destinati entrambi ad apprendere misteri, l’una nell’accoglimento, l’altro nel rifiuto. E ciò che così è appreso si riflette nel dono di ascoltare i canti sussurrati delle Muse, divenirne il riverbero, pulsare con la vita, e nella gioia, nell’empito di forza colma di meraviglia, riconoscere il numinoso nei contorni sinuosi delle foglie di quercia, nelle curve ferine dei felini, nelle forme tornite delle braccia femminili, e sciogliere il canto notturno, fissando con amore Luna fra i rami, luce d’avorio che trasfigura ogni cosa…

A lungo, attraverso le fronde dei boschi d’Arcadia in cui si cela, Pan con adorazione contempla Luna, atterrito e incantato dalle sue bellezze rotonde, dono della Notte, fulgido riflesso di numinosità nascosta, finché, cessata la paralisi d’amore sconfinato, ricorre all’inganno…

Spargendo una scia d’argento in ogni recesso del denso ammasso tenebroso in cui la Notte ha fuso le valli, i monti boscosi e il cielo, così congiunto in armonioso abbraccio ai confini della Terra per bere quella bellezza dispensatrice di vita e di gioia, la vergine Luna corre senza veli di vapori e di brume, fugge nel firmamento, e d’un tratto, consapevole che le sue membra armoniose sono abbigliate soltanto del candido fulgore da lei stessa irraggiato a palesarne i contorni, cerca rifugio.

Allora le si offre alla vista, bellissima, impigliata nei rami della cima di un pino, una nube assonnata, la quale, bianca e soffice come vello o come neve, pare quasi un suo riflesso. Così, ella n’è attratta e vi si tuffa. Il suo perfetto cerchio discinto vi sprofonda, e la nube lanuginosa, soffice come piuma, si rapprende intorno a lei, in un abbraccio aderente. Quando il vello pregiato, bloccando le braccia tornite, la stringe al petto di colui che attraverso i rami di quello stesso pino l’ha contemplata colmo d’amore, ed ora vi si nasconde in agguato con l’intento di rapirla, ella percepisce qualcosa che non si attende.

Graffiata dalla pelliccia ispida e dalle corna acuminate, perché, sebbene mascherato, Pan rimane irsuto e cornuto, Luna si ritrae, squarcia la nube e fugge. Riprende a correre nuda nel firmamento, come lui è solito correre nudo nei boschi e sui monti. È libera, infatti, e se tale non fosse, egli non l’amerebbe tanto disperatamente. Fugge come cacciatrice nella foresta, vergine pallida che non ama, se non al proprio tempo e alle proprie condizioni. Di certo non può essere rapita, né tantomeno forzata. È lei stessa, infatti, a rapire, per incantare e per accogliere nel suo argenteo regno fatato. È ancora oggi alla sua luce, che forse è possibile, indugiando nei boschi, oppure in sogno, passare Altrove, e vivere ciò che non sempre può essere narrato.

Dopo il ratto fallito, forse la prima eclissi, la bianca nube lacerata cade lentamente a lasciare spogli i rami del pino, poi si disfa, si sparge come piuma e si disperde spiraleggiando come neve, mentre il Nume, bicorne come la Dèa nella sua forma falcata, nuovamente respinto nonostante l’inganno perpetrato, indugia a guardare la nuda e candida bellezza in fuga attraverso i rami spogli dei pini, come, attraverso le fronde degli alberi procombenti sulla sponda di un lago inargentato che la riflette, fra lucciole, vento e fuoco, la fissa una donna, una delle sue Figlie…

Sola, con la capigliatura fluttuante, la donna cammina lungo la riva del lago d’argento, lasciando cadere foglie scritte e sassi scolpiti. Traccia e compone segni di sassi presso il fossato, canta con voce d’arpa, danza lentamente sul posto, scuotendo la lunga chioma, i fianchi quietamente ondeggianti. Fluido azzurro si addensa e pulsa, mentre ella guarda la Luna e protende le braccia, piccolo fuoco in un piccolo cerchio di sassi, cinque piccole spirali di sassi all’intorno, e danza e canta intorno al fuoco, fissando la Luna nel lago e nel cielo, attraverso i rami frondosi. Pulsa e trabocca di fluido azzurro, ascolta caprimulgo e civetta, e come Strega che sogna, illuminata d’argento dalla Luna velata di fronde in cui s’è addormentata, esce da se stessa per volare ad unirsi al suo corteo di donne, così ella, sola, s’innalza e vola, e volando vede, e sussurra ad ispirare un canto.

Così Luna si apre quale Specchio o Porta alla donna solitaria, e l’accoglie per rapirla Altrove, come si apriva alle Streghe riunite nel bosco a fissarla attraverso il velame delle fronde o dei rami spogli, per accoglierle tutte insieme Altrove, nel proprio regno incantato. E là, distolto lo sguardo dall’antica Dèa, la donna solitaria si trova insieme a loro, leggiadre fanciulle pallide, sue sorelle, in una radura fuori del tempo, dove le attendono le Ninfe bellissime. Intanto si diffonde nell’aria notturna, sul prato verde inargentato e fra gli alberi foschi della selva, sfiorando le acque mormoranti dei rivi e delle fonti, la musica di Pan, il dio capro, il quale, seminascosto in disparte, al confine fra la verdecupa ombra del bosco e la bianca luce della radura, corna e zoccoli di quando in quando sfavillanti, ammira le Figlie della Dèa Bianca, mentre tutte insieme intrecciano danze. Non canta, e tuttavia suona con lo strumento che prende nome da colei che un tempo l’ha respinto e fuggito, poiché ha ricevuto il dono della musica proprio accettando il rifiuto di colei che bramava. E intanto le Ninfe si uniscono alle pallide fanciulle in una danza a spirale, fra le pietre grigie, nella radura bianca di Luna, e tutto splende nell’abbraccio argenteo dell’Armonia…

Al termine della danza, la musica cessa e Pan si congeda, si allontana nel bosco con la sua siringa, giacché il convegno è come il ricordo di un inizio fuori del tempo: il mistero che unisce le Donne alla Dèa, il vero Viaggio, avviene Altrove ed è segreto. Non può assistervi neppure un Nume appartenente al corteo della Grande Madre, nativo degli stessi boschi in cui nacque Luna, la quale lo rivela esclusivamente alle sua Figlie. Così, una volta lontano, solo, presso la grotta in cui dimora, nella selva che è suo palazzo, Pan solleva lo sguardo al firmamento notturno, e il suo cuore si colma di quiete nell’osservare con adorazione, attraverso le fronde d’autunno, il corteo di Donne in volo verso luoghi remoti, e sempre, fra i rami, l’amatissima Luna, vergine dèa, in attesa ch’ella discenda finalmente nel bosco ad accoglierlo…

Qui, tuttavia, il sogno si scioglie nel risveglio e nel sorriso, grato per il dono ricevuto, e colmo d’amore nel contemplare Luna attraverso i rami, senza desiderare null’altro, perché già sono stati dispensati doni generosi, il più prezioso dei quali è proprio quello di poterla sempre ammirare così, fra un velario di rami, velata o nuda nel suo fulgore, e nel vento e nelle fronde fruscianti, nel crepitare delle foglie cadenti, sentire la sua voce, il suo respiro, la sua carezza d’argento, la luce che scioglie in Lei, e spogliarsi di tutto, come i rami delle foglie, affinché ricrescano novelle a primavera. Allora, forse, lo Specchio un giorno si schiuderà davvero per coloro che la contemplano, come forse si dischiude affettuosamente adesso per alcune, e come, in un tempo immemorabile, si dischiuse amorevolmente per molte…


Fonti

Browning, Robert, «Pan and Luna», in «The Poetical Works of Robert Browning», 2 voll., London, John Murray, 1929, II, pp. 628-629.
d’Ariès, Ada, «Alla ricerca della Luna», Milano, Edizioni della Terra di Mezzo, 2001.
Davies, Corinne, «Two of Elizabeth Barrett Browning's Pan Poems and Their After-Life in Robert Browning's “Pan and Luna”», «Victorian Poetry», Vol. 44, N. 4, Winter 2006, pp. 561-569.
Gimbutas, Marija, «The Language of the Goddess», New York, Thames & Hudson, 2001.
Graves, Robert, «The White Goddess», New York, Farrar, Straus and Giroux, 1966.
Hillman, James, «Saggio su Pan», Milano, Adelphi, 2005.
«Inni Omerici», XIX, «A Pan».
Jong, Erica, «Witches», illustrato da Joseph A. Smith, New York, Harry N. Abrams, 1981.
Kerényi, Karoly, «Gli Dèi e gli Eroi della Grecia», 2 voll., Milano, Garzanti, 1982, I, pp. 164, 182, 183.
Merivale, Patricia, «Pan the Goat-God: His Myth in Modern Times», Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 1969.
Ovidio, «Fasti», II, 267 ss.
Ovidio, «Metamorfosi», I, 689-714.
Pindaro, «Pitiche», III, 76-78.
Rush, Anne Kent, «Della Luna», Milano, Ottaviano, 1980.
Swinburne, Algernon Charles, «A Nympholept» e «The Palace of Pan», in «Poems», London, Chatto & Windus, 1909, VI, pp. 127 ss. e 178 ss.
Virgilio, «Georgiche», III, 391-393.


Racconto scritto da Alessandro Zabini. Tutti i diritti riservati. E' severamente vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autore e senza citare la fonte.

Pan contempla Luna | Login/crea un profilo | 4 Commenti
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Re: Pan contempla Luna (Punti: 1)
da Elke 23 Gen 2009 - 22:50
(Info utente | Invia il messaggio) http://)
Un bellissimo viaggio oltre lo Specchio, fra i rami e la Bellezza...
Grazie, è davvero qualcosa di molto bello questo tuo scritto...

Re: Pan contempla Luna (Punti: 1)
da Violet 24 Gen 2009 - 01:40
(Info utente | Invia il messaggio) http://www.tempiodellaninfa.net)
Magia pura... dolce e delicato incantamento... bellezza lasciata fluttuare leggera... le parole non sembrano nemmeno tali... solo sono aliti di vento che innalzano la bellezza stessa...
Un Dono raro...
Un inchino gentile per ringraziarti, Alessandro, di questa incomparabile meraviglia...

Re: Pan contempla Luna (Punti: 1)
da fabiola (favola61@libero.it) 24 Gen 2009 - 22:40
(Info utente | Invia il messaggio) http://.....)
BELLISSIMO! Il maschile ed il femminile nel loro rapporto con la Dea perfettamente rappresentati ed una promessa in cui tutti crediamo.Grazie Alessandro

Re: Pan contempla Luna (Punti: 1)
da fairymoon 12 Feb 2009 - 16:08
(Info utente | Invia il messaggio) http://ladimoradellasignoradelbosco.blogspot.com/)
Ma che meraviglia, sono senza fiato... ho viaggiato nel dolce canto della notte al seguito della bella Luna e con le ninfe danzato al suo chiarore.... Grazie, stupendo!



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