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Compendio nato dagli studi del cerchio I Meli di Avalon, dedicato alla Tradizione Avaloniana e a miti, leggende, e fiabe celtiche legate alla simbologia di Avalon.

 

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Il Libro del Mese




Per virtù d'erbe e d'incanti
di Erika Maderna

 

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Il Tempio della Ninfa

Sambuco
Martedì, 14 Agosto 2007 - 19:39 - 14554 Letture
Erbario SAMBUCO
Sambucus nigra

Antico inglese: ellaerm; Anglosassone: ellen; Antico alto tedesco: holuntar, holantar; Bretone: skao; Gallese: ysgawen; Gaelico scozzese: droman; Antico irlandese: ruis.




Riconoscimento e proprietà terapeutiche

Il sambuco appartiene alla famiglia delle Caprifoliacee e cresce un po’ dappertutto, dai campi incolti ai margini di strade, ferrovie e viottoli, vicino a corsi d’acqua e in terreni ricchi d’azoto, come possono essere quelli vicini alle discariche.
Si presenta come un arbusto o un alberello molto ramificato che raramente raggiunge i dieci metri di altezza, con fusto dalla corteccia grigiastra e ramoscelli verdi, pendenti e morbidi, che nascondono un cuore (midollo) morbido e bianco.
Le foglie hanno spesso un odore leggermente sgradevole e sono picciolate, ovali, allungate e seghettate, mentre i fiori, che sbocciano in estate tra maggio e giugno, sono bianchi o color avorio, piccoli e molto numerosi, disposti a formare delle ombrelle grandi e piatte. Il loro inebriante profumo ricorda quello del dolce nettare e del miele.
A settembre poi i fiori vengono sostituiti da grappoli di belle bacche nero violacee, molto lucide, usate per preparare ottime marmellate, succhi e sciroppi.

Una delle tradizioni contadine legate al sambuco e alle sue proprietà medicinali era quella di inginocchiarsi sette volte di fronte alla pianta, perché sette sono le parti del sambuco utilissime per la cura dell’uomo: i germogli, le foglie, i fiori, le bacche, la corteccia, le radici e il midollo.
I germogli sono utili per calmare la nevralgia, preparati in decotto consumato caldo.
Le foglie curano le malattie della pelle, se applicate come impacchi, ma possono anche calmare il dolore e l’infiammazione di scottature e ferite. Insieme ai fiori curano le emorroidi e gli ascessi.
I fiori, invece, sono un ottimo depurativo e diuretico, possono essere adoperati per contrastare il raffreddore e le malattie invernali quali influenze e febbri lievi (sono febbrifughi, rilassanti e stimolano la sudorazione), e sono un buon rimedio contro i geloni e la bronchite. Inoltre sono disintossicanti, curano gli occhi (irritazioni e orzaiolo) e, se usati in lozione, rendono la pelle morbida.
Le bacche curano le infiammazioni di bronchi e polmoni, se consumate in sciroppo; sono ricche di vitamine e quindi utili per prevenire raffreddamenti invernali, rinforzano il sistema immunitario e, sempre consumate in sciroppo, curano le infezioni. Inoltre sono lievemente lassative, e quindi ottime contro la stitichezza.
La corteccia, similmente alle bacche, è lassativa, ma può essere anche emetica (favorisce il vomito), a seconda della quantità ingerita. Posta fresca sugli occhi cura le irritazioni.
La radice bollita e pestata cura la gotta e, infine, il midollo, ridotto in pappa e unito a farina e miele, lenisce il dolore provocato dalle lussazioni.

Ricette curative (e golose!)
(in caso di allergie consultare sempre il medico)

Cataplasma per lenire gli ascessi: sminuzzare e pestare foglie fresche e fiori di sambuco e aggiungere del sale al composto. Applicare una piccola quantità direttamente sull’ascesso.

Infuso per abbassare la febbre: in un litro di acqua bollente lasciare in infusione 40 g di fiori di sambuco, per 10 minuti. Addolcire con un po’ di zucchero o miele, a seconda dei gusti, e bere caldo. Questo infuso provoca la sudorazione e abbassa, così, la febbre.

Cura per i geloni: lasciare in infusione 30 g di fiori di sambuco in un litro di acqua bollente per 10 minuti. Lasciar raffreddare un poco e immergere le dita o tutte le mani nel liquido caldo, per diversi minuti.

Decotto contro la stitichezza: porre 80 g di bacche mature di sambuco in un litro d’acqua fredda e portare il tutto ad ebollizione. Lasciar bollire per 3 minuti e spegnere il fuoco. Consumare mezzo bicchierino di questo decotto prima di andare a letto.

Acqua di sambuco per occhi irritati o arrossati: lasciare in infusione in un litro di acqua bollente 50 g di fiori di sambuco per 15 minuti. Lasciar raffreddare e nel frattempo lavare accuratamente gli occhi con acqua fresca. Imbevere due compresse (panno o cotone) nel preparato e porre su ciascun occhio per 15 minuti.
L’acqua di sambuco è anche utile per lenire le bruciature e come tonico per la pelle.

Succo di bacche di sambuco: questo succo è un ottimo curativo e ostacola le infezioni. Per prepararlo lasciar cuocere per qualche minuto (5 circa) 80 g di bacche mature. In seguito pestare bene le bacche e filtrare. Addolcire la bevanda calda con zucchero o miele e berne un bicchierino.

Frittelle di sambuco: preparare una normale pastella per frittelle e, dopo averli accuratamente lavati e privati degli steli, immergere i fiori nell’impasto (una ombrella di fiori per ogni frittella, o meno a seconda dei gusti).
Cuocere le frittelle con un poco di burro per non farle aderire alla padella. Il profumo dei fiori si diffonderà in tutta la cucina.

Bevanda rinfrescante di sambuco: porre sette grandi ombrelle di fiori di sambuco e due o tre fette di limone in sette litri d’acqua fredda per tutta la notte. Il giorno seguente far bollire la bevanda per qualche minuto e addolcirla con circa un kg di zucchero o con miele, a seconda dei gusti. Imbottigliare e bere nei mesi caldi.
È probabile che la fermentazione renda la bevanda leggermente frizzante.

Miti, tradizioni e usi magici

Il sambuco è un albero molto amato dalle fate e dalle luminose entità che abitano il Sidhe, un magico mondo al di là del velo del visibile.
In molti paesi e culture, soprattutto celtiche e nordiche, esso era considerato una delle maggiori rappresentazioni della Grande Madre perché si diceva che il suo divino potere femminile scorresse nelle dure vene legnose della pianta, e la rendesse quasi un essere animato che incuteva non poco timore.
I suoi colori mostravano soprattutto la Dea nel suo triplice volto, in cui i fiorellini delicati, profumati e bianchi rappresentavano la Fanciulla Vergine, il verde dei rametti e delle foglie la Madre rigogliosa e le bacche nero violacee la Strega oscura. Ma nonostante questo, secondo le tradizioni, era l’aspetto più potente e incontrollato della Strega a prevalere nel sambuco, a tal punto che si credeva che l’albero non fosse realmente un albero, ma una strega trasformata in albero, o un qualche simile essere inquietante e pericoloso.
Per questo il sambuco era associato all’oscurità, alla magia, alla divinazione, ma anche al viaggio verso le profondità della terra bruna e, in particolar modo, alla morte.
Il profumo dei fiori si diceva che portasse nell’Altromondo, e dormire sotto le sue fronte poteva voler dire non svegliarsi mai più: l’anima sarebbe stata rapita dalle creature fatate e non sarebbe più tornata ad abitare il corpo, abbandonato al sonno eterno.
Il sambuco era considerato, quindi, una Porta di Morte, ma anche di rigenerazione e nutrimento, dato che ogni sua parte recava aiuto all’uomo contro malesseri e malattie, e le sue bacche erano fonte di cibo per gli antichi.
Nel calendario arboricolo celtico (del quale però non esiste al cuna prova d’esistenza), il sambuco è l’albero del tredicesimo mese, l’ultimo del ciclo, il cui apice corrispondeva al Solstizio d’Inverno e quindi al buio peggiore, alla sterilità e al freddo, portati dall’orrenda Megera dal volto mortifero.
Lo stesso numero tredici simboleggia la fine di un ciclo, la morte, ma anche l’Iniziazione e la rigenerazione.
Tutti poteri insiti nello spirito del sambuco e connessi alla sua natura oscura.

I nomi con cui veniva chiamato rispecchiano tutti l’amore e il rispetto reverenziale che si provava nei confronti di questo splendido essere vegetale.
Nostra Signora” o “Madre Sambuco”, tra i celti, e “Albero di Holle” (holun tar) tra i germani.
Quest’ultimo epiteto richiamava la leggenda nordica secondo cui una magnifica fanciulla dai capelli color dell’oro abitasse l’albero di sambuco. Ella amava questo albero soprattutto se cresceva vicino a sorgenti e fiumi, cascatelle e ruscelletti, in cui poteva bagnarsi come una ninfa dei boschi.
La misteriosa fanciulla non era altri che Holle (Holda/Holla), la Regina delle Fate e Dea nordica, la quale poteva apparire in queste vesti affascinanti, ma poteva anche mostrarsi nella guisa di una strega terribile, con lunghe e pericolose zanne e lineamenti alquanto selvatici. Ella, infatti, era sì la splendente e luminosa Madre, ma era anche Signora del regno sotterraneo ed infero, ed era quindi legata al potere ctonico e alla Morte.
Nell’aspetto di una bizzarra donnina con lunghe e pericolose zanne, Holle appare nella dolcissima fiaba Frau Holle (Signora Holle), trascritta dai fratelli Grimm, in cui ella (chiaramente più simile ad una strega che ad una fata) rappresenta la madrina nutrice e la Maestra che aiuta le fanciulle meritevoli nel loro cammino iniziatico verso la conoscenza dei mondi sottili.
Ma non solo la bellissima Regina delle Fate abitava il sambuco…
Miriadi di elfi e coboldi si nascondevano al suo interno, e mentre i primi prediligevano i suoi cespugli, i secondi preferivano di gran lunga accoccolarsi nel tenero midollo dei suoi ramoscelli.
Nella bella festa di Mezz’Estate, tra gli abitanti degli antichi paeselli pagani, si usava andare alla ricerca dello spirito del sambuco, danzando intorno alla pianta con coroncine fatte con i suoi fiori tra i capelli, e si può presumere che le fate stesse si divertissero a danzare insieme alle donne e agli uomini, in una splendida gioia condivisa.
In Svezia si diceva addirittura che, durante questa magica festa, se ci si fosse nascosti sotto ad un sambuco, si sarebbe potuto assistere alla processione fatata del Re degli Elfi e della sua corte.
Inoltre si credeva che il succo verde interno alla corteccia di questa magica pianta, se usato esternamente, avrebbe donato la Vista (o seconda vista), potere ottenibile anche soltanto cingendosi la fronte con le sue foglie e la sua corteccia.

I contadini tedeschi, che nutrivano infinito rispetto per il sambuco, quando avevano bisogno di tagliarne un pezzetto si inginocchiavano davanti al suo fusto con le mani giunte in preghiera e invocavano: “Signora Sambuco, dammi un po’ del tuo legno e io te ne darò un po’ del mio, quando crescerà nella foresta”.
Essi credevano anche che lo Spirito materno dell’albero avrebbe lenito i loro dolori, e quando avevano un fastidioso ascesso, si recavano al sambuco per invocare l’aiuto della Signora e per prelevare una scheggia dalla corteccia dell’albero. Tornati a casa, si incidevano le gengive con questa e la sporcavano di sangue. Poi tornavano al sambuco, camminando all’indietro, e riponevano la scheggia laddove l’avevano presa. In questo modo la Fata li avrebbe guariti.

Proprie del sambuco erano anche alcune proprietà divinatorie. Se in estate i suoi fiori fossero stati di un bel colore giallo, o meglio ancora, ruggine, sarebbe arrivato un bimbo; se avesse mostrato, invece, fiori piccoli e sottili, il raccolto sarebbe stato povero, ma se i fiori erano corposi e forti il raccolto sarebbe stato ottimo.
Con i ramoscelli svuotati dal midollo si costruivano i famosi flauti magici, al cui suono, che probabilmente richiamava l’attenzione degli spiriti silvestri, tutte le malie sarebbero scomparse, insieme alla sfortuna, alle negatività e alla tristezza.

La devozione nei confronti del sambuco era dimostrata anche dai molti doni che venivano posti ai suoi piedi.
In Scozia si portavano dolci e latte all’ombra del sambuco e anche in altri paesi nordici si usava portare il latte, ma anche pane e birra.
Tra i celti il sambuco veniva piantato vicino a case, stalle e castelli, perché avrebbe protetto la famiglia da malefici e serpenti velenosi. Le fate che lo abitavano avrebbero mostrato benevolenza se fossero state coccolate con amore e cure costanti, ma se fosse capitato il contrario avrebbero portato sfortuna e incidenti. La cura inoltre doveva procedere di generazione in generazione, come una tradizione tramandata di madre in figlia, di padre in figlio, a cui tutti dovevano partecipare attivamente.
Naturalmente era vietato sradicare o tagliare la pianta, e bruciare la stessa avrebbe recato una grave offesa alla Dea, che tra tutti gli alberi desiderava che questo fosse preservato dal fuoco.
Un’altra precauzione nei confronti del sambuco consisteva nell’evitare che i bimbi piccoli dormissero in culle fatte con il suo legno. Avrebbero, infatti, patito i dispetti delle fate, che potevano prenderli a morsetti e pizzicotti fino a far loro uscire il sangue.

Con l’avvento del cristianesimo, poi, il sambuco seguì il destino della Signora che lo abitava e delle donne che lo adoravano.
Se prima esse erano guaritrici e conoscitrici di erbe e cure mediche, e il sambuco era rispettato come Madre di vita e di morte, con il sopraggiungere della nuova religione le une e l’altro furono deprivati del loro potere e della loro sacralità, e la conoscenza delle erbarie fu scacciata.
Il sambuco divenne un albero legato solamente alla morte in senso fisico, al dolore e alla malattia, e si iniziò ad usarlo nei riti di sepoltura.
Il becchino poneva, infatti, una corona di foglie e corteccia sul capo del defunto, perché così, si diceva, sarebbe stato aiutato nel suo viaggio verso l’aldilà.
In Tirolo si portava invece una croce di sambuco davanti alla bara fino al luogo di sepoltura e poi la si conficcava sulla terra, laddove il corpo era stato interrato.
Molte tradizioni e leggende furono (com’è risaputo) rigirate e rivisitate dai primi cristiani che, non riuscendo ad estirparle non potevano far altro che appropriarsene, manipolandole a proprio vantaggio.
Così, se prima il succo del sambuco aiutava ad acquisire la Vista dei popoli fatati, ora si diceva che spalmandolo sugli occhi (o usandolo come collirio) si sarebbero potute vedere le streghe, per scovarle ed ucciderle; se prima bruciarne il legno avrebbe offeso la Dea, ora bruciarlo avrebbe portato il Diavolo in casa.
Chiare manipolazioni delle antiche leggende per sostituire i vecchi “idoli” con quelli nuovi, almeno laddove era possibile.
Ma dove non era possibile gli adoratori del Cristo cercavano in tutti i modi di vietare e proibire, anche con la forza, il persistere delle antiche memorie.
Così, ancora nel XIII secolo, in Francia, un monaco lamentava il perdurare, nonostante i divieti, dell’usanza secondo cui le donne portavano i loro bambini ai piedi del magico sambuco per recarvi doni e offerte, mentre le fanciulle incinte continuavano a baciarne la corteccia per ottenere un parto facile.
E nonostante tutti i tentativi, ciò che si voleva eliminare continuò a vivere, giungendo fino a noi.

Interessantissima, infine, è la leggenda russa legata al sambuco, secondo la quale tutte le malattie mortali si credeva fossero personificate dalle Dodici Vergini (ma a volte erano Nove). Queste giungevano dall’oceano come spiriti e salivano la montagna sacra fino a giungere dai Tre Sambuchi Anziani, dai quali ottenevano la conferma che ogni essere vivente che appartenesse alla terra era soggetto alla morte.
Questa storia veniva raccontata dalle donne quando i loro villaggi erano minacciati da epidemie e malattie mortali, e mentre raccontavano tracciavano con l’aratro un profondo solco intorno al loro abitato, perché così, dicevano, sarebbe stato il più possibile protetto dalla sciagura e dagli spiriti del male.
Il loro canto narrava:

In questi calderoni bollenti
Brucia con un fuoco inestinguibile (acceso dalle Vergini)
Ogni vita sotto il cielo.

Attorno ai calderoni bollenti
Ci sono vecchi sambuchi.
I vecchi sambuchi cantano
Cantano la vita, la morte,
tutta la razza degli uomini.

I vecchi sambuchi donano
Lunga vita a tutto il mondo,
ma all’altro, la morte cattiva
i vecchi sambuchi comandano
un viaggio lungo e lontano.

I vecchi sambuchi promettono
Vita eterna
All’intera razza degli uomini
.”*

…e mentre il canto si librava nel cielo, verso i Vecchi Sambuchi, gli Spiriti e gli Dei, la loro magia si compiva sulla terra.

L’essenza del sambuco è mutevole, inafferrabile.
È un’essenza in cui il volto della Strega oscura e quello della Fata luminosa si uniscono in un unico essere dalla magia ambivalente, pericolosa da un lato e estremamente benevola dall’altro.
La Strega che lo abita ricorda i rapaci notturni, la cui vista è in grado di penetrare il buio più nero, e l’albero stesso forniva, con la sua linfa, una magica sostanza che avrebbe mostrato la verità oltre il visibile.
Il sambuco cela tra le sue venature e i solchi della sua ruvida corteccia gli Occhi Nascosti, quelli in grado di vedere oltre il velo della materia.
Il suo Dono è la Visione Divina, la magia che fa scostare i veli della nebbia e fa intravedere il Mondo al di là di essi e le eteree creature che lo abitano.
Ma per mostrare l’Incanto, esso mette alla prova il corpo e lo spirito di coloro che intraprendono il Cammino, anche con malattie e dolore, al di là dei quali, però, si cela la chiave della Vita e della Guarigione.
È chiamato albero di Morte, ma anche Madre Sambuco, ed è proprio la Madre Colei che potrà aiutare le Anime fortunate che sceglieranno come unico scopo nella vita la Conoscenza e la Visione.
Basterà accogliere ciò che il sambuco vorrà donare loro, e chiudendo gli occhi, tra i suoi fusti e le radici aggrovigliate, potrebbe apparire una piccola Porta Incantata…


* Orest. Miller, Opuit istoriczeskago Obozrjenija Russkoi Slovenosti, St. Petersburg 1866, citato in Lo Spirito degli Alberi, Fred Hageneder, pag. 373.


Fonti

Lo spirito degli alberi, Fred Hageneder, Ed. Crisalide
Il Vischio e la Quercia, Riccardo Taraglio, Ed. L’Età dell’Acquario
Le erbe officinali, antica medicina dei celti, Plinio il Vecchio, Diancecht, Ed. Keltia
The Healing Power of Celtic Plants, Angela Paine
Segreti e Virtù delle piante medicinali, Selezione dal Riders Digest
Florario, Alfredo Cattabiani, Ed. Oscar Saggi Mondadori
Il grande libro delle piante magiche, Laura Rangoni, Ed. Xenia
La farmacia di Gaia, Demetra Edizioni
Il libro completo delle Erbe, Deni Bown
Erbe, La Biblioteca della Natura
Il grande libro delle piante medicinali, Roberto Michele Suozzi. Grandi Manuali Newton


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Re: Sambuco (Punti: 1)
da Twilight 15 Ago 2007 - 13:11
(Info utente | Invia il messaggio) http://crepuscolooscuro.splinder.com)
Complimenti, è veramente un articolo bellissimo!
Il sambuco è davvero un albero meraviglioso! *__*

Buonissima anche la ricetta delle frittelle di fiori di sambuco... mio padre ogni tanto li faceva... com'erano buoni!! ^^


Re: Sambuco (Punti: 1)
da Elke (elke.janas@libero.it) 19 Ago 2007 - 18:28
(Info utente | Invia il messaggio)
Il mio adortato sambuco!Splendido articolo Violetta (a che serve dirlo ormai visto che è scontato che le tue creazioni siano sempre bellissime!?)
La canzone russa,soprattutto è molto bella,non sapevo della sua esistenza!
:* stella luminosa!

Re: Sambuco (Punti: 1)
da fabiola (favola61@libero.it) 16 Gen 2008 - 00:49
(Info utente | Invia il messaggio) http://.....)
quamdo finisce maggio e la primavera è innoltrata il profumo del sambuco al crepuscolo ha sempre destato una nota di gioia inesprimibile dentro di me. ora so il perchè. grazie e complimenti



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