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Le tre madri
Martedì, 24 Ottobre 2023 - 01:47 - 274 Letture
Racconti LE TRE MADRI
di Anya Bergman

In un tempo al di là della nostra immaginazione, tre madri vivevano ai piedi di Yggdrasil, il grande albero della vita, nel regno degli Asi, presso la sorgente del fato. Era loro compito nutrire il grande albero con le acque pure della sorgente sacra, preservarne la vita con la sua argilla bianca e cospargere l’erba di rugiada attingendo sempre dalla fonte. I nomi delle tre madri erano Urðr, Verðandi e Skuld, ed erano loro a tessere i destini di tutti.



Per le tre madri, tutti andavano trattati allo stesso modo perché nessuno – nemmeno Odino, il padre di tutti gli dei e gli uomini – aveva dominio su di loro. Ognuno era, invece, soggetto al proprio destino. Le madri, o le Norne, com’erano altrimenti conosciute, erano forse sorelle, o forse no, ma l’una non poteva esistere senza le altre. Era compito delle madri assistere alla nascita di ogni neonato e tessere la storia della sua vita. Non era un’incombenza che prendevano alla leggera e, per ogni anima che veniva al mondo, le madri mettevano cura e considerazione nel creare il percorso della sua esistenza.
Urðr era nota come il Passato o il Destino. Aveva lunghi capelli fluenti che cambiavano colore con le stagioni, passando dall’oro al castano: d’inverno assumevano il marrone scuro dell’acqua delle paludi, mentre d’estate diventavano come un campo d’orzo. Anche la sua pelle cambiava col trascorrere delle stagioni, così come gli occhi: miele e nocciola d’estate, panna e brace ardente d’inverno. Urðr traboccava di luce e risate, e raccontava tante storie diverse sulla vita di una persona mentre ne segnava il percorso cantando. Ogni nota che emetteva si trasformava in un filo, ogni colore illuminava un sentiero per l’anima.
Verðandi era conosciuta come il Presente o il Divenire. Aveva riccioli di mille sfumature di rosso. Pur essendo la più minuta delle tre – pulita e ordinata come uno degli elfi-nani – era quella con più poteri. Era lei a tessere il segreto della gioia nella vita di un’anima. Tuttavia, la sua essenza era il filo più difficile da trovare. Non cantava e non parlava, infatti, ma piuttosto insufflava la vita nel cuore, come un dolce respiro; era come il suono del mare a riva in un tranquillo giorno d’estate, o il lieve ondeggiare del vento tra i rami.
Skuld era conosciuta come il Futuro o la Necessità. I suoi capelli, del nero più nero mai visto, erano striati da un lampo di bianco candido. Lei era la più petulante delle tre. A volte non voleva affatto essere madre e si ribellava alle sorelle. “Che senso ha tessere i destini di ogni anima appena nata quando il nostro futuro è sempre incerto?” si lamentava, agitando un rotolo di pergamena ancora tutto da scrivere. Altre volte, invece, dopo che le altre due madri l’avevano calmata con frutta e vino, Skuld prendeva la pergamena e cominciava a scrivere, scrivere, scrivere. Non raccontava mai a voce le storie sul destino dell’anima appena nata, ma ne dispiegava la vita con l’inchiostro.
Nessuno di noi può evitare le tre madri nel momento in cui nasce alla vita. E non importa se siamo dei, dee, umani, elfi, nani, troll o giganti del gelo. Per le tre madri, siamo tutti uguali. Alcuni di noi avranno destini d’oro, altri faticheranno per uscire dall’ombra, ma tutti veniamo generati, che ci piaccia o no, dal sangue e dal cuore.
Per le tre madri, il dovere più importante era quello di proteggere le donne durante il parto. Traevano elementi curativi dal grande albero della vita e strappavano frutti dai suoi rami per poi bruciarli sul fuoco acceso alle sue radici. Quindi davano questi frutti arsi alle donne in travaglio affinché ciò che avevano dentro potesse uscire.
Le tre madri tessevano in ogni singola anima appena nata il cielo e la terra: Urðr coi fili viola della fede, Verðandi coi fili verdi dell’amore, e Skuld coi fili arancioni della speranza.
Questo era il dono che offrivano a tutti coloro che aprivano il proprio cuore per ricevere la loro saggezza: il fatto che, pur avendo ognuno il proprio destino, possiamo tirare i fili che desideriamo.
Ma il più grande dei doni era la gemma che Verðandi incastonava nel terzo occhio nascosto di tutti coloro che hanno mai respirato su questa terra. La possiede anche Odino dall’unico occhio.
È lì, proprio al centro della fronte.
Chiudete gli occhi e cercatela. Non vedete come brilla? È la pietra più pura e preziosa di tutte, inserita nella trama della vostra vita dalle tre madri.
È la vostra verità.

***


Racconto tratto da Anya Bergman, Il sussurro del fuoco, Casa Editrice Nord, Milano, 2023, pagg. 153-155.

Illustrazione: The Norns, di Andre Kosslick

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