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Enula campana
Giovedì, 15 Giugno 2023 - 17:31 - 361 Letture
Erbario ENULA CAMPANA
Inula helenium

Riconoscimento e proprietà terapeutiche

L’enula campana è una pianta erbacea perenne che fa parte della famiglia delle Asteracee. Cresce spontaneamente sulle colline e sulle montagne, dai 500 ai 1200 metri, e in Italia si trova in particolare sull’arco alpino. Predilige campi incolti, boscaglie umide, prati e pascoli dal suolo ricco di acqua, e l’argine di fossi, torrenti e laghi.

La sua altezza può superare il metro e mezzo. Ha il fusto eretto, robusto e allungato, e le radici grandi e carnose. Le foglie, disposte in modo alterno, sono lunghe e ovali, irregolarmente dentate, ruvide sulla pagina superiore e tormentose su quella inferiore.
I fiori, riuniti in corimbi, hanno numerosi petali affusolati di colore giallo intenso e sono ermafroditi, in particolare sono femminili i fiori del raggio e bisessuali quelli del disco centrale. Fioriscono da maggio a settembre, e l’impollinazione avviene grazie alle api, alle farfalle e alle falene notturne.
I frutti sono degli acheni glabri provvisti di pappo.



Le radici dell’enula, dal sapore amaro e aromatico, vengono raccolte quando la pianta ha due o tre anni di età, durante l’autunno o all’inizio della primavera, e quindi vengono lasciate essiccare e utilizzate sia per le numerose proprietà medicinali, sia per preparare conserve, vini, liquori e acqua distillata.
Un tempo la radice di enula veniva impiegata da erbarie e medici per aiutare il processo digestivo, come tonico utile a rafforzare l’organismo, come diuretico e vermifugo. Proprietà in gran parte riconosciute anche oggi.
Il rizoma essiccato è ricco di principi attivi e contiene l’enulina, una sostanza dalla forte proprietà fluidificante, utile per le affezioni delle vie respiratorie e in particolare dei bronchi. L’enula campana è infatti usata come espettorante balsamico, per fluidificare il catarro e calmare la tosse, per purificare bronchi e polmoni, e curare asma e bronchite da raffreddamento o cronica.
È un’erba dalla potente azione depurante, permette di espellere le tossine e ripulisce l’organismo;
è anche usata per agevolare la digestione, mitigare l’inappetenza, e come antinfiammatorio e antisettico. Cura alcuni tipi di reumatismi e in particolare è utile come diuretico, in quanto facilita il rilascio dell’urina e purifica le vie urinarie.
Per uso esterno è indicata per lenire herpes labiale, eczema, dermatosi, eruzioni cutanee e prurito.

La pianta di enula veniva utilizzata per tingere stoffe di lino e cotone di colore blu, mentre le radici spezzettate venivano sparse sulle braci per profumare e purificare le stanze della casa.
Erano inoltre utilizzate per aromatizzare il vino e per la produzione di distillati. Ancora oggi in Alsazia viene preparato il reps, una bevanda particolare che si ottiene facendo macerare la radice di enula nel mosto.

Riferendosi all’enula campana, Santa Ildegarda di Bingen scriveva: “Chi ha dolore ai polmoni, ne beva quotidianamente con moderazione prima e dopo i pasti e così toglie dai suoi polmoni il veleno, cioè il pus, e scaccia l'emicrania e pulisce gli occhi. Ma se qualcuno ne bevesse spesso, gli nuocerebbe per la sua forza.
Plinio consigliava di non lasciar passare giorno senza assumere vino di enula, per favorire la digestione, allontanare la malinconia e generare la gioia. Riteneva altresì che curasse il morso dei serpenti.
Per Celso, invece, la radice di enula contusa, cotta nel vino e posta come impacco sulle cosce, calmava il dolore della sciatica.


Ricette curative

Infuso per calmare la tosse:
In caso di raffreddamento o bronchite, preparare un infuso di radice di enula campana, versandone un cucchiaio raso in 100 ml di acqua portata a ebollizione. Lasciar bollire per qualche secondo, quindi spegnere il fuoco, coprire e lasciare in infusione per 10 minuti. Filtrare, dolcificare con del miele e bere ancora caldo, una tazza per tre volte al giorno.
L’infuso può essere assunto anche come diuretico e per purificare l’organismo dalle tossine.
In alternativa, può essere utilizzata la tintura madre di enula campana, 30 gocce tre volte al giorno, lontano dai pasti, diluite in un bicchierino di acqua tiepida.

Decotto contro dermatiti, prurito ed eruzioni cutanee:
Versare 50 g di radice di enula campana essiccata in 500 ml di acqua fredda. Portare a ebollizione e lasciar bollire per 10 minuti. Lasciar raffreddare e filtrare, quindi imbevere nel liquido una garza di cotone o lino e applicarla come impacco sulla cute infiammata. Lasciare per circa 20 minuti e all’occorrenza ripetere.


Miti, tradizioni e usi magici

Con i suoi grandi fiori giallo-dorati che ricordano il sole e i suoi innumerevoli raggi, l’enula campana – chiamata anche elenia, elenio, enolo, erba ella, e in altri modi ancora – è una pianta solare dall’intensa energia purificatrice e rigenerante.
Il suo nome botanico, inula helenium, richiama la sua funzione medicinale, ma anche la sua origine mitica. La parola inula, da cui enula, deriva dal greco inàein o inein, ovvero “purgare, svuotare, evacuare, purificare”, per via delle proprietà medicinali depuranti e in certi casi lassative delle sue radici; mentre il termine helenium deriverebbe dal greco helénion, che significa “di Elena”, in riferimento alla bellissima Elena di Sparta. Secondo Plinio l’enula campana era infatti la pianta sacra a Elena poiché era nata dalle sue lacrime.
Racconta il mito che, dopo essere stata liberata dai greci e condotta alle navi, Elena si volse a guardare le rovine in fiamme della città di Troia, la cui distruzione era stata provocata dalla sua bellezza, che aveva indotto il suo rapimento, e pianse amaramente. Le sue lacrime caddero a terra, e gli dèi impietositi le tramutarono in piante di enula dai fiori dorati. Una variante di questa storia vuole che le lacrime stillassero dagli occhi di Elena dopo che lei ebbe raggiunto l’isola di Faro, e che da allora l’enula campana cresca abbondante sulle sue sponde.
Una versione diversa dell’origine della pianta narra invece che dopo la morte di Menelao, Elena venne cacciata da Sparta dai suoi figli e trovò riparo a Rodi, presso la sua parente e regina dell’isola, Polisso. La donna però era vedova di Tlepolemo, caduto nella guerra di Troia, pertanto considerava Elena responsabile della sua morte e la odiava a tal punto da escogitare per lei una morte crudele. Mentre Elena si stava bagnando nuda in un fiume, Polisso la fece assalire dalle sue ancelle travestite da Furie, le quali la trascinarono fuori dall’acqua e la impiccarono a una quercia. Poco prima di morire, Elena pianse, e le sue lacrime assorbite dalla terra germogliarono e diedero origine alla dorata enula. Fu in questa occasione che i Rodiani, per espiare il terribile gesto di Polisso, costruirono un tempio e lo dedicarono a Elena Dendritis, ovvero a Elena dell’albero, o Elena arborea, dal greco dendron, “albero”. (1)
Plinio riferì quindi che la bellezza di Elena doveva appartenere anche alle proprietà dell’elenio che lei stessa aveva generato, tanto da scriverne che “si tiene faccia bella la persona, e che mettendolo sul viso alle donne e nel resto del corpo, conservi la pelle da corruzione. Credesi oltre di ciò, che con l'usarlo vengano esse ad acquistare una certa grazia e leggiadria.” (2)
Il termine helenium, così come il nome Elena, proviene a sua volta dal greco helene, che significa “fiaccola, torcia”, a indicare ciò “che brilla”, che è “brillante, scintillante, fiammante, rilucente come il sole”. Parola che ben si adatta tanto allo splendore di Elena, quanto ai fiori solari e luminosi dell’enula campana.

Oltre alla sua origine mitica, l’enula campana era per la tradizione popolare una pianta molto amata dagli elfi e da tutto il popolo fatato. La sua radice è protettiva e può essere usata per contrastare malefici e sfortuna. Portarne un pezzetto con sé protegge dalle malattie.
Si dice, infine, che berne un decotto poco prima di dormire favorisca i sogni divinatori, e che possa essere utilizzata magicamente per entrare in contatto con gli spiriti della natura, e ricevere i loro preziosi messaggi.

***


Nota:

1. Cfr. Enciclopedia Italiana e Dizionario della Conversazione, Vol. VII, pag. 929; e Ottorino Pianigiani, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, alla voce Dendrite.
2. Cfr. Caio Plinio Secondo, Naturalis Historia, Vol. II, Libro XXI, pag. 134, e Libro XXI, pag. 178.


Bibliografia

AA.VV., Flora Alpina, Vol. II, Bologna, Zanichelli, 2004
Aulo Cornelio Celso, De Medicina. Libro VIII, Vol. II, Salvatore de Renzi, Leonardo Targa, Sebezio Editore, 1852
Caio Plinio Secondo, Naturalis Historia, Vol. II, traduzione di Lodovico Domenichi, Tipografia Giuseppe Antonelli Editore, Venezia, 1844
Capello Luigi, Dizionario mitologico di tutti i popoli e sue relazioni colla storia, Vol. I, Giuseppe Pomba e Comp., Torino, 1837
Enciclopedia Italiana e Dizionario della Conversazione, Vol. VII, Stabilimento Enciclopedico di Girolamo Tasso Tip. Ed., Venezia, 1844
Erbe che curano. La Farmacia di Gaia, Demetra Editrice, Verona, 2002
Lapucci Carlo, Antoni Anna Maria, La simbologia delle piante. Magia, leggende, araldica e curiosità del mondo vegetale, Edizioni Polistampa, Firenze, 2016
La Rovere Gabriella, Le piante della bellezza, L’Airone Editrice, Roma, 2006
Maderna Erika, Le mani degli dèi. Mitologie e simboli delle piante officinali nel mito greco, Aboca, Sansepolcro, 2016
Nicolini Giacomo, Enciclopedia Botanica Motta, Vol. II, Federico Motta Editore, Milano, 1960
Pianigiani Ottorino, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Albrighi & Segati, Milano, 1907

Acta Plantarum
Erbavitale


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