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Il Tempio della Ninfa

Il Castello delle Dame Bianche
Domenica, 26 Luglio 2020 - 18:24 - 1350 Letture
Luoghi “Il capraio era salito con il gregge all’alpe di Cignana. Da poco era passato il solstizio [d’estate]. Chiazze di neve rigavano ancora le cime, si attardavano negli anfratti, penetravano con gelide lame dentro l’azzurro degli alti laghi. Una prodigiosa fioritura profumava la sottile erba montanina.
Quando fu il plenilunio, anziché scendere a dormire nella baita, il giovane restò sulle alture accanto al gregge. Pecore e capre accovacciate intorno a lui, ruminavano o dormivano. Dietro la costa del monte, un palpitante pulviscolo d’oro annunciava il sorgere della luna.



Nell’incontrastata calma dell’alpeggio dormiente, il pastore era inquieto. Da mesi attendeva, da quando aveva udito il racconto dei vecchi, ed era stata una grigia sera d’inverno. Sopra l’alpe di Cignana – essi avevano detto – sulla montagna che s’alza nuda a picco e svetta in un castello diroccato, abitano le Dame Bianche. Nelle notti lunari si scorgono i lunghi strascichi delle vesti scintillanti come il cristallo e sembrano nebbie che turbinano in preda al vento, si sfasciano, si ricompongono, scompaiono, ritornano più in alto, più in basso, sulla sommità dei picchi, a metà delle pareti o dentro i canaloni.
Non sono nebbia, le Dame Bianche, ma creature inebrianti dai volti dolcissimi, dai corpi flessuosi. Sanno librarsi nell’aria, come volando. Non c’è passato per loro, né futuro, e sono sempre giovani. Conoscono i tesori nascosti nelle viscere della montagna, si ornano di mirabili collane, i loro vestiti sono trapunti d’oro e di gemme.
Quella sera d’inverno il giovanotto aveva ascoltato in silenzio: troppo acerbo era per intervenire nel discorso degli anziani, né voleva palesare il disegno che andava in lui maturando.
Ed ora stava all’alpe di Cignana, solo.
La luce della luna toccò le punte del Castello delle Dame, pennellò il ghiacciaio sottostante, scese lungo la parete granitica cacciando le ombre nella valle, inondò la valle stessa, mentre macchie oleose dilagavano più scure tra dossi e cavità.
Nel cielo le stelle si stemperavano. La voce delle cascate che rigano la costa giungeva intermessa, più intensa e vicina, più vaga e lontana, e pareva il respiro della montagna.
Fu dapprima una striscia di nebbia sospesa a metà dell’abisso – i vecchi l’avevano pur detto – una fascia orizzontale e sfilacciata come il fumo dotto il vento. Sembrava ferma, immobile, ma fissandola il capraio notò che si muoveva, o così gli parve, e sentì il sangue scorrere più rapido. Allora la visione si fece nitida, la bruma biancastra cominciò a turbinare, salì su per la parete, toccò la cima del castello diruto, ridiscese in una sella, risalì, parve spezzettarsi, ma erano le Fate che si tenevano per mano, i veli splendenti che il vento scomponeva. La corsa delle Dame Bianche si fermò, riprese, girò come un mulinello, scomparve dietro uno spuntone nero, riapparve sul ghiacciaio concavo, sostò sotto il castello e la danza ebbe inizio.
Il giovane balzò in piedi. Le pecore restarono immobili, dormendo o ruminando.
Le Fate ballavano in giro tondo, i veli si scioglievano e si riallacciavano intorno ai corpi sottili.
Irresistibilmente attratto, il ragazzotto audace incominciò a salire verso il castello sgretolato sotto il quale il ghiacciaio si inarca dolcissimo, verso il pianoro gelato dove le Dame danzavano al chiarore della luna.
Si arrampicava senza sosta per le pareti perpendicolari, ansioso di giungere prima che la luna scendesse dietro i monti e la luce schiarisse l’aria, nascendo da oriente, dai sassi, dai pascoli, da tutta la terra e da tutto il cielo.
Udiva anche il canto delle Dame Bianche, una melodia penetrante ora vicina, ora lontana, come quella delle cascate che rigano la montagna.
Più saliva, più la valle si inabissava alle sue spalle, mentre dietro le cime note, altre cime ignote si alzavano in una insospettata chiostra scintillante.
Sul ghiacciaio sotto il castello, le Dame Bianche danzavano e cantavano, ebbre di gioia. Ormai ne scorgeva i volti, le chiome fluenti, i corpi fasciati dai veli ondeggianti.
Forse egli è giunto al pianoro incantato delle Dame Bianche, o forse invece l’alba ha schiarito troppo presto il cielo e non è riuscito a cogliere il premio del suo ardimento. Forse è scomparso inghiottito da qualche crepaccio insidioso, o forse vive con le Dame Bianche, su quella cima che sembra un castello diroccato, e sotto la quale il ghiacciaio si inarca dolcissimo.”

***

La leggenda è liberamente tratta da Aurelio Garobbio, Montagne e valli incantate, Cappelli Editore, Rocca San Casciano, 1963, pagg. 87-90.

***


Nota al testo:

L’alpe di Cignana si trova in Val d’Aosta, non lontano da Valtournenche, ai piedi del Monte Cervino. Oggi, un lago artificiale – il Lago di Cignana o Lac de Tsignanaz – rispecchia i colori del cielo e trattiene il turchese intenso delle sue acque, immobili come una gelida lastra di vetro. La sua creazione, tramite la costruzione di due dighe, risale solo al 1928, mentre prima di questa data esisteva al suo posto un piccolo villaggio. Cignana è dunque, in tutto e per tutto, un piccolo mondo sommerso, al centro del quale sorgeva la vecchia chiesetta dedicata alla Madonna delle Nevi – un possibile retaggio cristianizzato delle antiche Dame Bianche di cui narra la leggenda. Nel 1929, dopo la creazione del lago e la sommersione del villaggio, venne costruita la nuova chiesa, che si erge su un promontorio panoramico proprio sopra le acque. Anche questa è dedicata alla Madonna delle Nevi.

La leggenda delle Dame Bianche è chiaramente da riferirsi a un tempo precedente la creazione del Lago di Cignana, quando al suo posto vi erano pascoli e dolci pendii. Il castello diroccato descritto nella storia è probabile che in realtà fosse una particolare conformazione della montagna. È proprio attorno a questi picchi simili a torri diroccate che si diceva comparissero e danzassero le candide entità alpine, nelle notti di luna piena.

***


I Luoghi della Leggenda

Il Lago sotto il quale sorgeva il vecchio villaggio di Cignana
Fotografia di Diska – Laghetti Alpini




Il Lago di Cignana e la Chiesetta della Madonna delle Nevi







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