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I Meli di Avalon |
Compendio nato dagli studi del cerchio I Meli di Avalon, dedicato alla Tradizione Avaloniana e a miti, leggende, e fiabe celtiche legate alla simbologia di Avalon.
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Il Libro del Mese |
Per virtù d'erbe e d'incanti di Erika Maderna
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Il
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Il Latte della Regina delle Nevi |
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Martedì, 05 Febbraio 2019 - 02:33 - 1013 Letture |
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L’inverno infuriava sulle alte montagne innevate, e nel castello di cristallo che si ergeva fra gli eterni ghiacciai era gran festa, poiché dal grembo della Regina delle Nevi era nato un bambino. La sovrana era stanca e spossata dopo il parto, eppure non poteva fare a meno di ammirare la sua piccola creatura, mentre la cullava dolcemente fra le braccia e la riempiva di teneri baci.
Le giornate erano ancora gelide, ma nell’aria si avvertiva l’approssimarsi del cambiamento, con il primo tepore dei raggi di sole che presto avrebbe portato la primavera. La Regina lo percepiva, e non appena si sentì meglio si alzò dal grande letto regale e, sporgendosi dalla finestra, respirò a pieni polmoni il profumo del risveglio della natura, desiderando che anche il suo bambino potesse sentirlo. Così lo avvolse in una calda coperta bianca e uscì dal palazzo.
Scese le ripide scale di ghiaccio che conducevano al mondo di sotto e si trovò in una distesa di neve soffice e candida, che proteggeva la vallata dalle rigide gelate invernali.
Il bambino sorrideva felice, allungando le manine per afferrare qualche rado fiocco di neve che fluttuava leggero nell’aria, e la Regina lo guardava divertita, stringendolo a sé per ripararlo dal freddo. Improvvisamente stanca, si sedette su una roccia per riposare.
Il candore ovattato riempiva di magia la quieta vallata, e il silenzio permeava tutta la natura.
Presto il piccolo cominciò a gemere, affondando il visetto nel morbido petto della madre. Aveva fame, e la Regina gli offrì il suo candido seno perché si saziasse.
Mentre il piccolo beveva avidamente, addormentandosi di tanto in tanto, qualche goccia di latte cadde a terra.
Il lieve tepore sciolse la neve, finché ogni piccola goccia, perforando lo strato ghiacciato, giunse fino al suolo terroso, e non appena lo sfiorò germogliò in un candido e fresco fiorellino dai petali congiunti.
La Regina sorrise a quella pura creatura nata dal suo seno, e in breve tempo il piccolo fiore si moltiplicò ai suoi piedi, circondandola di fresca bellezza.
Per salutarla e ringraziarla d’aver dato loro la vita, tutti i fiorellini chinarono dolcemente il capo, e così rimasero per sempre.
Erano i bucaneve, le candide gocce di latte nate nel cuore della neve.
***
Nota:
La fiaba è ispirata al nome botanico del bucaneve, Galanthus nivalis, che significa letteralmente “latte della neve”.
Bibliografia
La fiaba è interamente tratta dal libro Le Vergini Fiorite. Leggende e Racconti di Fiori e Fanciulle, di Laura Rimola, Pettirosso Edizioni, Novara, 2017, pagg. 127-128.
È vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.
Per acquistare il libro contattare direttamente la casa editrice Pettirosso Edizioni
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