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L'origine della Fata
Giovedì, 22 Luglio 2010 - 19:20 - 8105 Letture
Etimologia Velate, con le trecce color della notte, le Fate porteranno ciò che nessun profeta intuì.
Lord Dunsany

Nel profondo delle grotte sotterranee, fra la roccia brillante di cristalli, la terra soffice e le polverose radici che si attorcigliano fra loro, o sotto a laghi e sorgenti zampillanti, che donano alle pareti rocciose acquei riflessi azzurrini, le Fate filano segretamente, e intrecciano filamenti di candido lino ai raggi di luna, disegnando sulla loro tela il Destino degli uomini.

La loro storia millenaria le ha viste trasformarsi da Dee arcaiche ed immortali a misteriose e fiabesche Filatrici, da Profetesse che conoscevano ciò che avviene oltre il divenire, a minuscole entità luminose, simili a bellissime farfalle dalle ali multicolori, o a batuffoli di luce colorata, che nelle calde notti di mezz’estate danzano in cerchio nelle segrete radure.
Ma chi erano in principio le Fate?
Quale è il vero significato che racchiude il loro nome?

La parola Fata deriva dal latino fata, – orum, neutro plurale di fatum, che significa “fato, destino, sorte”, “fortuna” ed anche “oracolo, predizione, vaticinio”, personificato in forma singolare femminile.
Il termine fatum, a sua volta, deriva dal latino fari, ovvero “parlare, dire, annunciare”, nella forma neutra sostantiva del participio passato, con il senso di “ciò che è stato detto, pre-annunciato, vaticinato”.
La Fata è dunque, prima di tutto, la personificazione femminile degli infiniti intrecci del Fato, di ciò che è stato annunciato, pronunziato, deciso, e il Fato è opera sua.
In altri termini, è “Colei che si occupa del Fato”, “Colei che presiede al Fato”, “Colei che decreta il Fato”, e per facile deduzione una Dea del Fato, Regolatrice dei Destini degli uomini.
È la Filatrice divina, che fila matasse di bianco lino al suo sacro fuso, e con le sue dita agili e sottili dà forma ai filamenti di vita che nascono sulla terra; ed è la Tessitrice divina, che intreccia i fili sul suo sacro telaio e tesse il Destino di coloro che sono posti sotto la sua tutela.
Con una mano fa sbocciare e fiorire la vita, con l’altra la recide quando essa è ormai appassita, o quando è giunto il suo giusto tempo, dopo averne intessuto il misterioso disegno che è il Destino imperscrutabile.
Come Dea che presiede alla Sorte, in ogni sua forma, la Fata è colei che può elargire la Buona Sorte o la Cattiva Sorte, ovvero la sua luminosa Fortuna o la sua implacabile Sfortuna, mai intese come “casualità assolute” ma come dono favorevole oppure sfavorevole, a seconda del comportamento, delle scelte e dell’intento dei suoi protetti.
Sotto questa luce le Fate “sarebbero coloro che danno a ciascuno ciò che gli spetta” (1), poiché ciò che ciascuno riesce ad ottenere è solamente frutto delle proprie azioni, come recita un antico insegnamento, che potrebbe essere attribuito proprio a loro: Quisque Faber Fortunae Suae, “ognuno è artefice della propria Fortuna”.

Il potere magico della Fata è la fatagione – o fatamento o fatatura – che deriva dal verbo fatare, e significa “imporre per fato”, assegnare un Destino o far sì che accada un particolare avvenimento per volere del Destino stesso, facendo in modo che questo si realizzi.
La Fata potrebbe in questo senso essere Colei che favorisce accadimenti fatali, parola che vuol dire “appartenente al Fato”, “proveniente dal Fato” o comunque “che ha a che vedere con il Fato”, e che quindi indica ciò che si manifesta non per propria volontà o per via della casualità, ma per l’intervento magico delle realtà sottili, e soltanto da esse dipendente.
Il verbo fatare significa inoltre “rendere fatato, cioè dotato di straordinaria virtù e quindi invulnerabile” (2), e quindi “incantare”, “infondere in cosa o persona, pure per via d’incantesimo, proprietà meravigliose” (3), da cui si potrebbe dedurre che la Fata sia colei che incanta, colei che ammalia e infonde la meraviglia estatica.

La Fata che detiene le chiavi del Destino appariva spesso in triplice forma, ed era allora chiamata Tria Fata, o Fatae.
Si diceva che le Tria Fata, les Fées ou Destinées, ovvero le Parche – dal sanscrito park, “mischiare, collegare, intessere”, o dalla radice del verbo partio, “ripartire” (4), ad indicare coloro che mischiano, collegano e intessono il Destino degli uomini, o coloro che distribuiscono ad ognuno il proprio Destino – si presentassero soprattutto nel momento della nascita dei bambini, presso la loro culla velata, per benedirli e deciderne la Sorte e la Fortuna. (5)
Inoltre si pensava che maggiori erano le Fate che filavano il Destino di un uomo, maggiore sarebbe stata la sua Fortuna. Ma se a filarne il Destino erano poche Fate, o una soltanto, il filo prodotto sarebbe stato molto fragile e incline a spezzarsi, così come la sua vita, che inoltre sarebbe stata poco fortunata. (6)

La Fata è principalmente la Dea del Fato, ma in senso più ampio potrebbe anche essere ciò da cui è nato il Fato stesso.
Come accennato in principio, fatum è il participio passato di fari, che deriva a sua volta dalla radice indo-europea bha, “parlare”, e fari richiama sì il “parlare”, ma anche la “parola” in se stessa, dunque l’espressione della parola, l’arte di dare voce alla parola.
La Fata conosce la parola, è la custode della parola, è la parola.
È colei che dà voce alla parola, che esprime la parola attraverso il suono, che fa vivere la parola tramite il soffio musicale della voce.
Il suo nome potrebbe altresì essere legato al sanscrito pada, che significa “parola” ma anche “canto”, e lei potrebbe essere intuita come figlia della parola, figlia del canto, e colei che conosce il canto della parola.
La Fata è colei che esprime la parola, cantando.

Affine al termine Fata è Fatua, che ha la sua stessa derivazione etimologica, e dunque, in origine, lo stesso significato.
Fatua, o Fauna, era la sposa o la sorella di Fatuo, nome con cui veniva chiamato dai romani il Dio Fauno nel suo aspetto di divinità oracolare, ed era una Dea che poteva pronunciare profezie e rivelare la misteriosa parola del Fato. (7)
Il plurale di Fatua, ovvero Fatuae, indicava le bellissime fanciulle immortali, divinatrici ed amanti dei fauni silvestri, che sapevano leggere ed interpretare i segreti disegni del Destino. Spesso confuse con le languide ninfe boschive, si diceva che a coloro che ne avessero invocato la saggezza divinatoria avrebbero donato i responsi gridando, pervase selvaggiamente dal divino furor profetico.
La Fata e la Fatua sono dunque molto vicine, e se la prima è Colei che fila e tesse il Fato, la seconda è Colei che il Fato lo sa intuire e decifrare, e che di esso si fa voce terrena.
Entrambe divine, sono manifestazioni del Fato stesso e il loro nome è sovente attribuito anche alle loro figlie terrestri, quelle “Donne favolose finte immortali e presaghe dell'avvenire, di grande potenza e di buon genio, che fanno le spese di tutte le novelle da raccontarsi a veglia”. (8)
Le Fate mortali erano infatti coloro che percepivano i disegni del Fato e li esprimevano con la parola ispirata; coloro che erano dotate di capacità fatidiche, dal latino fatidicus, composto da fatum, “destino” e dìc-ere, “dire”, a significare “che rivelano ciò che i destini hanno predisposto”. (9)
Erano le profetesse e le sacerdotesse che, rendendosi dimora del divino, sperimentandolo dentro loro stesse e traendo ispirazione da esso, potevano percepire ed interpretare i messaggi fatali, riconoscendo presagi nella natura circostante o in certi magici avvenimenti, come nel volo degli uccelli, negli incontri con particolari animali del sottobosco, nella crescita di certe piante o erbe spontanee, nel fresco mormorare delle sorgenti, nel cadere improvviso di una stella del cielo, nel luccichio di un raggio di sole sul sentiero, in un soffio di vento improvviso, o in moltissime altre cose ancora.
Le Fate mortali erano anche coloro che, “di grande potenza e di buon genio” (8), quindi infuse di potere magico e dotate di buon intelletto e memoria, conoscevano e ricordavano tutte le antiche novelle. Il verbo fari, infatti, oltre a “parlare, dire”, significa anche “narrare, raccontare”, da cui fatum richiama “ciò che è stato raccontato”, il racconto; e da esso sono nate le parole “favola” e “fiaba”, che richiamano ciò che è narrato oralmente, tramite il “parlare”, il “raccontare”, per far ascoltare la parola antica, custodirla, tramandarla e mantenerne vivo il ricordo.
Le donne fatate sono dunque coloro che ricordano, che raccolgono e narrano i racconti sapienziali, le narratrici del sapere tradizionale, tramandato in segreto a tarda sera, da donna a donna, davanti al fuoco del caminetto.
Infine, le Fate mortali potevano forse essere quelle donne resesi sacre che non solo comprendevano il misterioso ricamo del Destino, ma lo aiutavano a compiersi sulla Terra, dedicandosi ad insegnare e a trasmettere la conoscenza dei Misteri a quelle luminose fanciulle che a un simile cammino interiore erano destinate.
Queste donne agivano quindi in nome del Fato ed erano simili a filamenti d’argento che le Fate divine staccavano dai loro candidi capelli per intesserli nelle tele che, per la natura di coloro a cui appartenevano, mostravano un disegno e dei colori particolarmente belli e brillanti.
Così le Fate inviavano piccole parti di loro stesse sulla Terra, per guidare sui sentieri armoniosi chi di ciò si era reso meritevole, per far sì che la sua tela divenisse ancora più bella, brillante e colorata, e per donare quella magica Fortuna che tutto questo avrebbe reso possibile.

Filatrici incantate, Tessitrici dell’eterna tela del Fato, e Guardiane dell’intreccio perenne.
Boschive veggenti che urlano e cantano ispirate dalla divinità, e materne narratrici di fiabe dagli occhi profondi e sorridenti.
Questa è la storia che si nasconde, e che può a tratti essere intuita, dietro al nome delle Fate, nonché ciò che forse esse erano in principio e al di là del tempo sono ancora.
Luminose e bellissime divinità, potenti ed inquietanti, fatte della stessa natura del Fato e sempre indissolubilmente legate ad esso, sia che lo creino, sia che lo rivelino, sia che ne siano le figlie terrestri che lo aiutano a compiersi.
E Madri creatrici che vegliano e osservano, che filano e tessono, e di nuovo osservano, che donano o negano, ed ancora osservano, pazienti ed eterne, il cammino dei loro protetti.

E sebbene quasi più nessuno ci voglia credere, è dolce poter pensare che, da qualche parte, una Fata compaia ancora accanto ad una culla, da cui provengono teneri vagiti, per dare il benvenuto al nuovo nato, donargli la sua amorevole benedizione e spargere su di lui un pizzico della sua magica Fortuna, che proteggerà la sua vita e, forse, gli mostrerà la strada per compiere un gioioso e felice Destino.

***

È l’oscura Dea che sta sotto la bruna terra, in un’ampia caverna, dove tesse a due telai. Con una mano tesse la vita verso l’alto attraverso l’erba, con l’altra tesse la morte verso il basso attraverso il tumulo, e il suono dei telai è Eternità, ed il suo nome nel mondo verde è Tempo. E di continuo Orchil tesse la trama dell’Eterna Bellezza, che mai finisce, benché la sua anima sia Cambiamento.”
The Silence of Amor, Fiona MacLeod


Note:

1. Cfr. Mario Negri, All’origine delle parole, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2002, pag. 99

2. Citazione dal Vocabolario Etimologico di Ottorino Pianigiani: Fata

3. Citazione dal Vocabolario Etimologico di Ottorino Pianigiani: Fatare

4. Cfr. Mario Negri, All’origine delle parole, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2002, pag. 99

5. Fra i Galli esistevano le antichissime Fatae, Dee del Fato in triplice forma che proteggevano la maternità e rappresentavano il potere generativo della Grande Madre, identificabili con le Matres o Matronae celtiche (Cfr. Alberta Dalbosco e Carla Brughi, Entità Fatate della Padania, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2002, pag. 93).

6. Ibidem, pag. 94. In molte fiabe viene narrato dell’intervento di filatrici e fate che decidono e tracciano il Destino di fanciulle e fanciulli. La fiaba più conosciuta che porta in sé questo tema è certamente Rosaspina, dei Fratelli Grimm, dove la fanciulla, quando è ancora nella culla, riceve la predizione del suo Destino dalle Fate. Inoltre, ovunque in una fiaba compaia una misteriosa Filatrice o Tessitrice, si potrebbe affermare senza paura di sbagliare che ci si trovi sempre innanzi ad una Fata, apparsa per offrire o negare la sua Fortuna, a seconda dell’atteggiamento di coloro a cui si rivolge.

7. Fatua era un altro aspetto di Bona Dea. Con l’avvento del cristianesimo le Fatuae e i Fatui vennero demonizzati e divennero i succubi e gli incubi.

8. Citazione dal Vocabolario Etimologico di Ottorino Pianigiani: Fata

9. Citazione dal Vocabolario Etimologico di Ottorino Pianigiani: Fatidico


Fonti:

Avviamento all'Etimologia Italiana. Dizionario Etimologico, Giacomo Devoto, Edumond Le Monnier, 1966
Webster’s Encyclopedic Unabridged Dictionary of the English Language, New York, Portland House, 1989.
Nuovo vocabolario illustrato della lingua italiana, Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, Milano, Selezione dal Reader’s Digest, 1991
Dizionario di Latino-Italiano, Conte, Gian Biagio, Pianezzola, Emilio, Tanucci, Giuliano Firenze, Le Monnier, 2004
The Origins of English Words: A Discursive Dictionary of Indo-European Roots, Joseph Twadell Shipley, The Johns Hopkins University Press , 2001
All’origine delle parole, Mario Negri, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2002
Entità Fatate della Padania, Alberta Dalbosco e Carla Brughi, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2002
Les Fées ai Moyen Age: Morgane et Mélusine, La naissance des fées, Laurence Harf-Lancner, Paris, Champion, 1984
La Strega di Pian del Lago, Anonima, a cura di Hal Belson, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1992
I Fasti, Ovidio, a cura di Luca Canali e Marco Fucecchi, Milano, Rizzoli, 2001

Vocabolario Etimologico, Ottorino Pianigiani: www.etimo.it
My Etymology: www.myetymology.com
Etymonline: www.etymonline.com
http://www.datanumeric.com/dravidian/page026.html
L'Isola incantata delle Figlie della Luna
Gruppo di studio Ynis Afallach Tuath

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Testo di Violet, scritto sulla base delle ricerche svolte nell'Isola Incantata delle Figlie della Luna, con il contributo di Violet, Alessandro ed Elke, e nell'associazione culturale Ynis Afallach Tuath, con il contributo di Violet, Alessandro, Euphorbia, Berkana, Elys, Lady Dierna, Fairymoon.
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Re: L'Origine della Fata (Punti: 1)
da LaZiaArtemisia 22 Lug 2010 - 22:10
(Info utente | Invia il messaggio) http://laziaartemisia.blogspot.com/)
Siamo abituati a classificare: la Fata cambia il destino, l'Oracolo lo interpreta, la Sacerdotessa insegna, attraverso la parola, il suo sapere.
L'unione di queste tre figure è l' immagine fortissima, che hai materializzato con le tue parole, carica di potere e illuminante nella sua stessa missione..
Grazie per questo tesoro, Violetta!
Zia Art

Re: L'origine della Fata (Punti: 1)
da Alessandro 23 Lug 2010 - 02:24
(Info utente | Invia il messaggio) http://creviceweeds.over-blog.net)
L’origine della Fata s’intreccia con l’origine del parlare e della parola, con il senso del parlare, e forse anche dello scrivere. Come la Fonte dalla Terra, scaturisce dal testo una voce che si ode alla lettura, e parla in armoniosa compenetrazione il linguaggio etimologico e quello fiabesco, conduce a ritroso sul sentiero al confine fra storia e sogno, sino a quel tempo oltre il tempo che possiamo soltanto immaginare, e che i più fortunati possono intuire, in cui tutto aveva voce e parlava, in cui il parlare era un filo della tela di cui la Natura era l’ordito e l’Altromondo era la trama, in cui si potevano udire le voci delle Fate che ne erano le Tessitrici; e mostra ciò che questo può significare: nelle radici stesse delle parole è custodita una capacità, oggi perduta, di intuire e di trasmettere significati, di intrecciare la voce e il segno al visibile e all’invisibile; in esse è custodita come ricordo, come intuizione, come possibilità, l’Armonia arcaica da cui è sgorgato il parlare, l’Armonia che ha permesso di vedere e di udire la Fata. Il tuo dono bellissimo, Violetta, ci mostra tutto questo e molto altro, ci aiuta a capire le immagini della Fata che sono apparse e che sono state tramandate nel corso del tempo, ci aiuta a distinguerle dalle deformazioni con cui si è tentato di annullarle, e a riconoscerle nei loro sensi originari. È un dono da rileggere e meditare costantemente. Grazie! *.*

Re: L'origine della Fata (Punti: 1)
da fabiola (favola61@libero.it) 23 Lug 2010 - 21:04
(Info utente | Invia il messaggio) http://.....)
Quante riflessioni e quante immagini mi regali sempre con i tuoi articoli che uniscono poesia, erudizione e passione. Sei il lume nel sentiero che percorro. Grazie

Re: L'origine della Fata (Punti: 1)
da fairymoon 26 Lug 2010 - 10:38
(Info utente | Invia il messaggio) http://ladimoradellasignoradelbosco.blogspot.com/)
Meraviglioso, così ricco di significati e di genuina bellezza, incanta e nutre, come sempre. Grazie, splendido lavoro!

Re: L'origine della Fata (Punti: 1)
da Tana81 26 Lug 2010 - 11:25
(Info utente | Invia il messaggio)
Che bel lavoro Violet... mi emozionano sempre le visioni di fate accanto alle culle dei bambini ma spesso le loro figure sono cosi avvolte nel mistero che è impossibile classificarle come buone o cattive... i loro poteri e ciò che simboleggiano prevede vita e morte, sono le Signore del Fato e tanto mi hanno sempre lasciato perplessa tanto mi affascinano da sempre...questo tuo articolo mette un po' di luce in alcuni punti bui che avevo nei loro confronti... ;-)
brava come sempre Violet!

Re: L'origine della Fata (Punti: 1)
da Danae 28 Lug 2010 - 00:31
(Info utente | Invia il messaggio)
Fanciulle, ma è un lavoro magnifico :)) vien voglia di leggerlo e leggerlo, fino a quando non sia pienamente assorbito interiormente..

Re: L'origine della Fata (Punti: 1)
da hex 19 Ago 2010 - 18:54
(Info utente | Invia il messaggio) http://Tumulosegreto.blogspot.com)
E' un vero "incanto"! *.*
Davvero, grazie Violetta, non ho parole... solo emozioni
sensazioni, immagini che si presentano alla mente e
soprattutto nel cuore!
E' da leggere e rileggere davvero!!! E non ci si stanca mai :-*
Grazie .... :D

Re: L'origine della Fata (Punti: 1)
da mausci 24 Apr 2012 - 04:31
(Info utente | Invia il messaggio) http://comemistermagoo.blogspot.com)
come ho scritto altrove, pian pianino li leggo tutti ;)
per una come me che crede nelle fate, insegna alla propria figlia a crederci (e si sente dire dalla propria madre che sono tutte menate.. >.>) leggere le tue parole è un vero toccasana..grazie dolcissima Violet..smack



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