Il Tempio della Ninfa

Giovanna D'Arco, la Pulzella di Francia

Articoli / Storia
Inviato da ValerieLeFay 13 Ago 2007 - 16:57

Francia, 1412.
Il paese, devastato dalla guerra dei Cent’anni, è in gran parte in mano agli Inglesi. Ben lungi da essere considerato, dagli abitanti, una patria unita, è per di più una serie divisa di province.
Il delfino francese aveva allora il solo titolo di Re di Bourges, e il popolo dubitava della sua legittimità d’erede.
Ma tra la povertà e la guerra, la speranza mai sopita viveva ancora nei cuori dei Francesi, tenuta desta anche da una profezia pronunciata secoli addietro dal famoso mago Merlino.

La profezia, indubbiamente rivisitata dalle varie province col passare degli anni, parlava di una fanciulla di Lorena, destinata a salvare la Francia.
Giovanna nasce il 6 Gennaio a Domremy, un piccolo villaggio nei Vosgi.
La sua terra era, per l’appunto, la Lorena. Una terra, questa, ancora fortemente legata alle tradizioni pagane ed agrarie, nella quale ai figli si attribuiva il cognome della madre e non quello del padre, un fenomeno considerato come un segno di grande arretratezza.
Così Giovanna, che durante il processo dice di essere stata conosciuta, durante l’infanzia, col nome Jheannette, e che dice di non sapere nulla del suo cognome (probabilmente perché preferiva essere riconosciuta solo come Giovanna la Poucelle), veniva chiamata Jeanne D’Arc ma anche Jeanne Romée, in virtù della tradizione presente nel suo paese. Ed è Giovanna stessa a precisarlo in una successiva seduta del processo.

Giovanna crebbe in campagna, vicino ai boschi.
La sua educazione religiosa fu portata avanti da sua madre in modo giudicato davvero scarno. Ella infatti le insegnò solamente il padre nostro e l’ave Maria, ma nessun dettame della chiesa.
Giovanna non imparò quindi una dottrina rigida e fredda. Imparò invece a sentire la voce del suo cuore, a parlare con Dio intimamente, a sentirlo nell’anima e nel corpo. Imparò ad obbedire a lui solo. La sua madrina, che spesso parlò a Giovanna di visioni e di fate, era probabilmente una praticante della vecchia religione ed inoltre uno dei maggiori proprietari terrieri vicino a Domremy si diceva fosse sposato con una Fairy Lady, ossia una donna fatata.
A Bourlemont vi è un albero di Faggio, nei pressi di una fonte, attorno al quale le ragazze del paese sono solite ballare durante le feste estive, adornando i loro capelli sciolti con ramoscelli staccati dalla grande pianta.
E anche Giovanna ballava a capelli sciolti intorno al Faggio, ponendosi sul capo le sue foglie.
L’albero viene chiamato “l’albero delle dame” dagli abitanti del paese, ma Giovanna dice che alcuni erano soliti chiamarlo l’albero delle fate. Molta gente vi si recava per andare alla fonte, dove si diceva che guarigioni incredibili fossero avvenute, ma Giovanna questo non lo sa per certo, lei non ne ha mai viste con i suoi occhi.
Giovanna si abbandona soltanto al fulgore del sole estivo, ballando in cerchio attorno all’albero.
Il boschetto della profezia.
E fu sempre immersa nella natura, nei campi del suo agreste paese, che Giovanna sentì per la prima volta le sue voci all’età di tredici anni.
Le voci. Giovanna, che fin dall’infanzia mai fu educata alle cose della chiesa, non aveva bisogno di intermediari.
La chiesa alla quale era sottomessa non era la chiesa militante, ma solo la chiesa celeste, non capeggiata da uomini, ma da Dio stesso.
Ed i nomi che Giovanna diede alle Voci furono quindi nomi di Santi cristiani.
San Michele innanzi tutto. Il protettore dei combattenti, degli eserciti. Santa Caterina, e Santa Margherita. Ed, in seguito, San Gabriele.
Dalle sue descrizioni queste voci erano, verosimilmente, esseri umani.
San Michele, colui, secondo Giovanna, che per primo le regalò un’armatura completa, potrebbe essere identificato con Jean de Metz o Robert de Beaudicourt. Il primo un uomo del suo paese, il secondo colui che la condurrà a Chinon al cospetto del delfino.
Giovanna ha una fede ed una fiducia cieca in queste voci e nel suo rapporto privilegiato con Dio.
Lei è una sua messaggera.
E sarà questa fede a sostenerla sempre, anche nei momenti peggiori.
Sempre, solo, la cieca fede.

Le voci che Giovanna udiva e tanto amava avevano per lei una missione, un compito della massima importanza, che lei unica poteva eseguire. Un sogno che solo lei avrebbe potuto trasformare in realtà.
Sconfiggere inglesi e Borgognoni, liberare la città di Orleans e far consacrare a Reims il delfino Re di Francia col nome di Carlo VII.
Giovanna quindi partì nel 1429, quasi una fuga da casa, poiché suo padre, pur di fermarla, le avrebbe tagliato la testa.
Arrivò a Vaucoleurs e da lì, Robert de Baudicourt, dopo molte preghiere da parte della Pulzella, la condusse a Chinon, alla corte del delfino.
Egli, per tema che Giovanna fosse un sicario, si nascose tra la gente e fece presentare un altro come delfino. Una prova per la giovane vergine della profezia.
Ma la fanciulla, che mai lo aveva incontrato, si diresse decisa verso di lui, riconoscendolo immediatamente, ed abbracciandolo alle ginocchia piangendo, disse che era portatrice di un messaggio rivolto a lui soltanto. La conferma della sua legittimità di erede, la conferma del suo stato di grazia presso Dio.
Carlo, affascinato dalla sicurezza di Giovanna e probabilmente estasiato di avere qualcuno da utilizzare per i suoi fini, da quel momento si affidò a lei, donandole la missione che le sue voci le avevano raccomandato di affrontare.
Tuttavia, sotto pressione della corte, prima di poter partire Giovanna fu fatta esaminare da un collegio di dotti della chiesa per appurare che fosse veramente vergine e che la sua missione fosse santa e non contaminata da elementi non consoni alla religione.
Segno che il paese non era così interamente cristiano come si voleva far credere. La paura delle antiche usanze albergava forte nel cuore degli ecclesiastici.
Interrogatorio e visita ginecologica da parte di altre donne furono superati brillantemente da Giovanna, alla quale fu quindi assegnato un esercito (fu infatti sempre definita Chef De Guerre, Capo di battaglia) e il permesso di partire.

Giovanna e l’esercito partirono alla volta di Orleans il 21 Aprile del 1429. Gli uomini d’arme la consideravano Dio incarnato ed erano disposti a fare qualsiasi cosa per lei. Ed anche agli occhi del popolo era divina, come i documenti dimostrano.
Ad Orleans Giovanna riportò una vittoria schiacciante,incitando sempre l’esercito e portando in ogni dove il suo amatissimo stendardo.
Tuttavia durante un assalto, una freccia la colpì ad una spalla e la ferì in maniera molto grave.
L’assedio che era durato sette mesi (dal 12 Ottobre 1428, al 8 Maggio 1429) fu tolto dalla Pulzella in soli dieci giorni, e la città fu liberata da mani inglesi e restituita alla Francia.
Come Giovanna stessa aveva predetto.



Dopo l’assedio e la presa della città Giovanna e l’esercito scortarono il delfino sino a Reims, e sulla strada conquistarono ancora altre città, tra le quali quella di Troyes.
Ed a Reims il delfino fu incoronato Re di tutti i Francesi, con Giovanna ed il suo stendardo al suo fianco, il 17 Luglio del 1429.
Il primo atto del Re fu decidere che bisognava attaccare Parigi, e Giovanna lo seguì, consapevole del suo destino di vittima divina.
Poiché la sua morte non fu un atto passivo, subito. Giovanna era ben consapevole che dopo Orleans e l’incoronazione a Reims il suo compito, ciò per cui si considerava nata su questa terra, era finito.
Sapeva che il suo momento sarebbe presto giunto, messa in guardia anche dalle Voci.
La sua morte era voluta, premeditata. Ed ella fu attiva, sempre, sino all’ultimo. Piena di coraggio.
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L’assalto a Parigi ebbe inizio l’8 Settembre, il giorno della natività della Madonna, e subito per i Francesi non ci fu speranza.
Giovanna fu nuovamente ferita, in modo sempre più grave.
Tuttavia durante l’Inverno pose assedio alla città di Saint Pierre Le Moustier e la liberò.
Quindi pose ad assedio Compiegne, e qui il suo destino si compì.
Il 23 Maggio 1430 fu catturata dal bastardo di Vendome (questo il nome con il quale era riconosciuto) e venduta al duca di Louxembourg, e da quel momento rimase in mano dei Borgognoni.
Nessuno chiese il riscatto per lei.
Non il Re che ella aveva reso tale.
Non Gilles de Rais, la cui vita fu tanto legata a quella di Giovanna nell’esercito.
Lui, scelto dalla Pulzella in persona come guardia personale, parimenti legato alle antiche usanze, parimenti vittima divina nove anni dopo Giovanna. In un gioco di destini speculari.
E nemmeno la città di Orleans che pure aveva molte ricchezze.
Giovanna fu lasciata al suo destino perché così doveva essere, poiché così ella aveva deciso. Poiché ella sapeva che la sua fine sarebbe giunta al momento stabilito, e non era sua intenzione fuggirla.
Dopo vari mesi, rifiutandosi di consegnarla al tribunale di Parigi, il vescovo di Bauvais la consegnò in mano agli inglesi che la portarono nella città di Rouen e la processarono per eresia, con procedimento inquisitoriale.
Volevano farla bruciare strega ed eretica.
Volevano che ogni atto da lei compiuto fosse invalidato con la loro sentenza.
Il re che lei aveva consacrato ne sarebbe stato delegittimato, e la Francia avrebbe avuto il suo sovrano inglese.
Questo, almeno, nei loro pensieri.

Il processo ebbe inizio il 3 Gennaio 1431 e l’interrogatorio venne condotto dal vescovo Cauchon e dal vice inquisitore Jean Le Maitre, sempre riluttante a presenziare ed a formalizzare le accuse.
Giovanna fu processata in primo luogo per la sua fede, per la sua credenza nelle voci. E ben presto venne definita strega, eretica e scismatica.
Le accuse a lei rivolte furono molto grossolane. Ciò che durante il processo appare con più frequenza è l’accusa di vestire abiti maschili.
Sempre viene imposto a Giovanna di mettere veste da donna, e sempre lei rifiuta.
Rifiuto dettato da pudore, anche. In una prigione di soldati inglesi pronti a disonorarla, l’abito maschile era la sua unica difesa.
Ed a Dio non sarebbe dispiaciuto vederla a messa con tali abiti. Non era il suo aspetto che contava. Non il suo corpo, ma la sua anima.
Ma ciò gli ecclesiastici non lo compresero mai.
Inoltre a Giovanna non fu nemmeno concesso di avere un difensore, procedura in linea con i dettami dell’inquisizione.
Tuttavia dai documenti appare evidente che Giovanna fosse guidata nelle risposte da qualcuno presente in sala e Giovanna stessa ammise più di una volta che Santa Caterina si trovava lì e le suggeriva le risposte e riusciva a parlarle anche mentre era in cella, attraverso lo spioncino comunicante con la stanza accanto.
Coi giudici fu sempre molto brusca e li trattò con irriverenza,così come le sue voci le suggerivano di fare, rifiutandosi spesso di rispondere alle domande asserendo ad alcune che la risposta sarebbe stata dilazionata a giorni successivi, il che dimostra che riceveva aiuto e consigli dall’esterno, magari da luoghi anche lontani.
Nel processo appare evidentissima la sua particolare devozione ai Santi, e la sua ferma volontà di non sottomettersi alla chiesa militante, seppur consapevole dell’autorevolezza del Papa e dei vescovi.
Le sue azioni nessun uomo le poteva giudicare. Nemmeno lei stessa.
Solo Dio, solo il Cielo poteva.
Si rifiutò con fermezza di pronunciare il padre nostro poiché non le era permesso di assistere alla messa, o di andare a casa, da sua madre. Rifiutò inoltre di giurare sui vangeli e solo dopo molti tentativi di persuasione si decise a giurare sul messale.

Sotto la promessa di Couchon di venire liberata, Giovanna abiura alla sua fede ed alle sue voci il 24 Maggio 1431, accettando di indossare abiti femminili in luogo di quelli maschili sempre portati, cosa che Giovanna aveva rifiutato di fare numerose volte lungo il corso del processo.
Dopo l’abiura Giovanna ovviamente non fu liberata, ma condannata ad essere rinchiusa per tutto il resto della sua vita. “Giovanna, noi vi condanniamo per grazia e moderazione a passare il resto dei vostri giorni in prigione, al pane di dolore e all’acqua di tristezza, per piangervi i vostri peccati.”
Saputo questo, Giovanna, infuriata, nega la sua abiura, torna ad indossare abiti maschili e riprende con maggior fervore ad invocare le sue voci ed a proclamarsi inviata da Dio.
Il processo riprende quindi il 28 Maggio, giudicando Giovanna come una relapsa, cioè come ricaduta in errore. “Come un cane ritorna ai suoi rifiuti”.
Tale processo durerà solo due giorni ed il 30 maggio 1431 Giovanna venne arsa sul rogo, a Rouen, nella piazza del mercato.
Salì sul patibolo con fierezza, e quando il fuoco prese ad ardere non una parola di condanna verso chi l’aveva abbandonata. Non biasimo, non vendetta.
Solo pena per la città di Rouen, che avrebbe avuto a soffrire per averla mandata al rogo.
Solo questo, e l’invocazione a Gesù ed ai suoi Santi.

Fin dall’inizio Giovanna fu definita Pulzella, fanciulla.
Una vergine pura e casta. Una bambina nell’animo e nel corpo. Una donna eternamente giovane.
In un primo momento non fu che la pulzella d’Orleans, ma successivamente, quando vestì i gigli reali, divenne la Pulzella di Francia.
Titolo, questo, che può essere spiegato considerando il Re come Dio incarnato della vecchia religione, la cui Congrega era il suo consiglio e Giovanna, in quanto fanciulla della congrega, ne era la Pulzella.
Modello che sovente si ripeté in Scozia vari secoli più tardi.
Giovanna non era certo cristiana nel senso più tradizionalmente medievale del termine.
Scelse come suo protettore un uomo della sua stessa fede e dichiarò di aver visto le sue voci tra i cristiani ma che essi non potevano vederle poiché, come nelle storie di fate, esse potevano essere riconosciute solo dagli iniziati.
Giovanna durante la sua breve vita rivestì molti ruoli, venne considerata in svariate maniere.
E quali che siano vere di queste, a noi non è dato sapere.
Ciò che sappiamo è che Giovanna fu una giovane piena di amore, di fede e di coraggio.
Una stella brillante che rischiarò il cielo di Francia durante una lunga ed estenuante guerra.
Una stella brillante, che rese la Francia al suo re che rimase tale anche dopo la sua morte.
Una stella brillante in grado di far avverare ogni profezia ed ancora capace di accendere, con la sua storia, il cuore di ogni persona.

Jheanne La Poucelle 1412-1432.




Fonti

Il Dio delle streghe, Margaret Murray. Astrolabio
Streghe, Vanna de Angelis. Piemme
Giovanna d’Arco Jules Michelet. Ed. Filema
Il processo di condanna di Jeanne La Pucelle, Luciano e Marco Paolo Verona
Giovanna D’Arco, Luc Besson


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