Il Tempio della Ninfa

Biancospino

Articoli / Erbario
Inviato da Violet 07 Mag 2007 - 13:54

BIANCOSPINO
Crataegus Monogyna (Biancospino comune); Crataegus Oxyacantha (Biancospino selvatico)

Antico inglese: hagg; Bretone: spern-gwenn; Gallese: draenen wen; Gaelico scozzese: sgitheach; Gaelico: sceach (gheal); Antico irlandese: huath.




Riconoscimento e proprietà terapeutiche

Appartenente alla famiglia delle Rosacee Pomoidee, il biancospino è un arbusto dalle spine chiare che cresce sporadicamente nei campi e nelle zone boschive e può vivere anche oltre i 500 anni. Il suo legno, di colore giallo-grigiastro chiaro, è molto duro e resistente e diventa bruno con l’invecchiamento della pianta; le sue foglie sono caduche, a 3 o 7 lobi molto profondi e non dentellati nella specie comune (Crataegus monogyna), e a 3 o 5 lobi poco profondi e dentellati nella specie selvatica (Crataegus oxyacantha).
Il biancospino possiede uno o più fusti che, crescendo, si ritorcono e si intrecciano, formando particolari e bellissime sculture; i suoi fiori, bianchi o rosati, a cinque petali, appaiono a fine maggio, mentre i suoi frutti, molto amati dagli uccelli, come il merlo, il tordo, il pettirosso e il colombo, si presentano come bacche che maturando cambiano colore, e da verdi diventano rosse a fine estate. Nella specie comune esse contengono un solo nocciolo, mentre in quella selvatica ne contengono anche due o tre.
Le radici dell’albero penetrano e si radicano profondamente nella terra, rendendo l’arbusto molto stabile. Il terreno che esso preferisce per crescere è molto fertile e l’albero stesso contribuisce a mantenerlo tale.
Sembra sia stato Teofrasto a chiamare il biancospino selvatico “Crataegus Oxyacantha”, da “kratos”, ovvero “forza, durezza”, “oxus”, che significa “aguzzo” e “anthòs” corrispondente di “fiore”.

Il biancospino costituisce un ottimo tonico per il cuore e per la circolazione: rafforza il muscolo cardiaco ed equilibra la pressione del sangue, sia quella troppo alta sia quella troppo bassa. È considerato un valido rimedio per le nevrosi cardiache, per le affezioni dell’aorta e per le vene varicose.
Il fiore è utile contro l’indurimento delle arterie, perché le ammorbidisce, mentre i frutti, astringenti, si usano per fare gargarismi contro il mal di gola, oltre che, anticamente, per ricavare una bevanda fermentata particolarmente inebriante.
Le foglie e i fiori, in decotto o tintura madre, sono consigliati a chi soffre di insonnia, vertigini, accessi di angoscia, nervosismo e ronzii alle orecchie, data la loro proprietà sedativa per il sistema nervoso. Sono anche indicati per sedare i disturbi della menopausa.
Il bagno con fiori di biancospino ha un effetto tranquillante.
Un eccessivo utilizzo del biancospino può, a lungo andare, provocare bradicardia, ovvero il rallentamento del battito cardiaco, e l’uso dell’intera pianta è sconsigliato durante la gravidanza.


Ricette
(in caso di allergie consultare sempre il medico)

Tonico per il cuore e per equilibrare la pressione del sangue: in una tazza d’acqua bollente versare due cucchiaini di foglie, fiori essiccati o bacche (le bacche vanno prima bollite) e lasciare in infusione per 10 minuti. Zuccherare con un po’ di miele e bere l’infuso per due volte al giorno. La cura dovrebbe durare almeno tre mesi.

Infuso per curare l’ipertensione: lasciare in infusione per 10 minuti 50 grammi di fiori in un litro di acqua bollente. Bere tre tazze al giorno per tre giorni al mese.

Infuso per sonni tranquilli: prima di coricarsi preparare un infuso lasciando 30 grammi di fiori in un litro d’acqua bollente. Zuccherare con un pochino di miele e bere caldo.

Infuso per calmare l’angoscia: lasciare in infusione per 15 minuti, in un litro d’acqua bollente, 50 grammi di fiori e foglie, aggiungendo una prugna secca. Bere l’infuso per tre volte al giorno, due durante la giornata e una prima di dormire. Proseguire la cura per un mese.

Vino per calmare i nervi: lasciar macerare 20 grammi di foglie e fiori in un litro di vino bianco per una settimana. In seguito filtrare spremendo bene e conservare in bottiglia. Assumere due bicchierini al giorno come sedativo del sistema nervoso.


Miti, tradizioni e usi magici

Tu sei il cespuglio di biancospino:
in primavera ti vesti di bianco,
al tempo della raccolta sei vestito di rosso sangue.
Tu raccogli la lana della pecora che passa sotto di te,
allo stesso modo, porta via da questo iniziato,
che cammina attraverso il cancello [della tua siepe],
ogni male, impurità e collera degli dèi
.”
Preghiera ittita risalente al 1500 a.C. (la prova più antica della venerazione del biancospino).

Il biancospino è il messaggero della stagione calda, dell’estate, dei mesi in cui si iniziano a raccogliere i primi frutti di ciò che è stato seminato.
Viene associato alla crescita della vegetazione, ai riti di primavera, come quelli che si svolgevano durante la festa di Beltane (1 maggio), alla fertilità, al matrimonio, o più semplicemente all’Amore puro che sboccia nell’unione degli opposti. Questa unione è compresa nell’albero stesso, nel quale si intrecciano armoniosamente sia il fuoco che l’acqua, sia la mascolinità che la femminilità, rappresentate dalle spine e dalla delicatezza inebriante dei fiori.
Secondo gli antichi, il biancospino era sacro alla Grande Madre nel suo aspetto di Vergine Cacciatrice, libera, sensuale eppure spietata guerriera; una Dea che mantiene e difende l’equilibrio superiore delle cose naturali, l’Armonia non solamente fatta di luce ed ordine, ma anche di oscurità e mutamento. L’essenza che il biancospino incarnava era quella più femminile, istintiva, intuitiva, puramente selvatica, e quindi apparentemente caotica, contrapposta a quella più razionalmente ordinata e maschile. Ma considerare l’essenza femminile come una rappresentazione del Caos forse significava semplicemente che questa, diversa da ciò che è umanamente conosciuto e conoscibile, pensabile e ordinato, fosse legata alle sfere sottili dell’Anima, a ciò che sta oltre la mente umana e che quindi non è da essa raggiungibile, comprensibile e “catalogabile”.
Il Caos, in questo senso, appare quindi come qualcosa che è semplicemente sconosciuto, apparentemente lontano, non conoscibile con mezzi puramente umani, ma non per questo disarmonico e “caotico”; al contrario, potrebbe essere infinitamente armonico, estremamente equilibrato, perfetto.
Presso i Celti il biancospino veniva chiamato Huath, che significa “terribile”. Questo nome richiamava lo spavento, il timore reverenziale verso ciò che è sconosciuto e che possiede un’energia magica molto potente. Non a caso l’albero era considerato la dimora segreta delle fate, degli spiriti del bosco e delle entità che abitano i mondi incantati, le quali potevano mostrarsi giocose e benevole verso coloro che le trattavano con rispetto, ma anche terribilmente ostili e dispettose verso coloro che non si curavano di loro, o peggio, le offendevano. Per questo il biancospino era molto onorato ed era assolutamente vietato abbatterlo. Coloro che volevano coglierne i rami avrebbero potuto farlo solamente la mattina di Beltane, perché solo in quel momento le fate avrebbero concesso di prenderne la quantità desiderata senza arrabbiarsi.
La presenza del biancospino sulla cima di una collina, inoltre, indicava che quel sacro luogo era popolato dalle creature magiche, e che forse poteva essere un accesso segreto all’Altromondo, alle dimensioni sovrasensibili ove è possibile ottenere la Conoscenza trascendente.
Ancora oggi si fa molta attenzione nel passare accanto a tre alberi di biancospino disposti a formare un angolo acuto, perché si pensa che essi sprigionino un potere magico molto forte, e probabilmente anche molto pericoloso.

Una delle proprietà magiche del biancospino è quella di proteggere dai fulmini. Si dice, infatti, che questo albero non venga mai colpito da essi e che quindi ci si possa riparare sotto ai suoi rami durante i temporali.
Sempre per proteggere dai lampi, ma anche dagli spiriti cattivi, si usava appendere i suoi rametti alle porte delle case, delle stalle e dei fienili. Così facendo ci si assicurava la presenza di armonia, gioia e amore, i doni delle fate.
Ma il compito forse più importante del biancospino era quello di proteggere le sorgenti e le polle di acque sacre, posto a difesa di esse come un inquietante e imprevedibile Guardiano.
In Irlanda, ancora oggi, le fonti sono attorniate e protette da alberi di biancospino e molte sono adorne di offerte, lumini e statuette votive donate al magico arbusto, in cambio della sua sottile e potente benedizione e della benevolenza degli spiriti naturali che in esso dimorano.

A Roma il biancospino era consacrato a diverse divinità femminili, come Flora, Dea della primavera e della vegetazione rigogliosa e lussureggiante, Cardea, Dea del parto e protettrice dei neonati, e Maia, che regnava nel mese di maggio, considerato il mese delle purificazioni, e quindi, della castità. In questo caso l’albero rappresentava la purezza.
La ninfa Carna, inoltre, veniva raffigurata con in mano un ramo di biancospino, ed era la protettrice dei cardini delle porte. Con il ramo spinoso ella scacciava gli spiriti maligni e le influenze negative che volevano penetrare nelle case attraverso gli usci.

Il Cristianesimo consacrò questo albero alla Madonna, per sostituire gli antichi culti rivolti alle divinità femminili, e nel Medioevo i suoi rami venivano usati come amuleti per allontanare il malocchio, le streghe e i vampiri.
Appartiene sempre al Cristianesimo la storia del Biancospino di Giuseppe di Arimatea, che narra di come il Santo, dopo aver raccolto il sangue di Gesù nella coppa che era stata usata nell’Ultima Cena, si recò in Britannia e dopo essere sbarcato sulle sue sponde giunse a Glastonbury. Qui piantò il proprio bastone nella terra e da esso nacque un grande e bellissimo biancospino che per secoli continuò a fiorire ogni Natale.

Le proprietà curative e le leggende che ruotano intorno al biancospino svelano, inoltre, la sua intima connessione col sonno, non quello comune che coglie ogni vivente, ma quello magico e consapevole, durante il quale si può giungere nell’Altromondo.
Il suo nome in islandese significa “spina dormiente” e secondo i miti nordici Odino usò una spina di biancospino per far cadere Brunilde in un sonno incantato. Ma non solo; anche nelle leggende celtiche legate ad Avalon si dice che Viviana, con una malìa, fece addormentare Merlino sotto ad un albero di biancospino, dove forse egli sta ancora dormendo, in attesa di risvegliarsi in tempi propizi al suo ritorno.
Nella fiaba della Bella Addormentata nel Bosco, la principessa Rosaspina cade in un sonno incantato che dura cento anni, dopo essersi punta con un fuso, che nei tempi antichi veniva costruito proprio con il legno del biancospino.
Infine, in un’altra storia, questa volta proveniente dalla Scozia, il giovane Thomas the Rhymer viene colto da un sonno irresistibile dopo essersi seduto sotto a un biancospino. Allora giunge ad incontrarlo la radiosa Regina delle Fate, che dopo essersi amorosamente unita a lui più e più volte, lo guida verso l’Altromondo, dove egli apprenderà molte cose di cui non è dato sapere.
Da questi racconti e antiche tradizioni traspare il potere sottile del biancospino di indurre ad un sonno magico che porta a distaccarsi dalla realtà quotidiana ed a ritrovarsi nelle dimensioni ultraterrene, sconosciute alla mente umana che, vigile e affollata di pensieri, è ben lontana dalla pace e dal silenzio. Questo splendido albero rappresenta uno degli accessi misteriosi che, se varcati da coloro che si affidano al sonno e lasciano senza rimpianti l’ordine razionale conosciuto, offrono le meravigliose visioni dell’Altromondo.
Ma il biancospino non è solamente l’albero del Sonno fatato, ma anche Colui che protegge i Dormienti, perché nulla di male accade loro mentre dormono serenamente sotto le sue fronde, ed essi sono liberi di lasciarsi trasportare dall’estasi, di viaggiare nell’Incanto senza temere pericoli.
Esso è il Guardiano dei luoghi e dei riti sacri e può mostrarsi meravigliosamente benevolo, donando benedizioni, doni magici e protezione, oppure offrire le sue spine acuminate, con tutte le loro spiacevoli conseguenze.
Come le fate che lo abitano, è un albero ambivalente, imprevedibile, indecifrabile.
È l’Inconoscibile che si rivela nell’intreccio complesso delle sue ramificazioni.
L’intrico “caotico”, che nel suo essere incomprensibile spalanca le porte della percezione profonda.
I suoi rami ritorti, i suoi numerosi fusti avviluppati, sembrano nascondere una sapienza preziosa.
Sapienza che potrebbe svelarsi soltanto a coloro che con fiducia si offriranno allo spirito del bianco arbusto e si lasceranno guidare da esso… abbandonati al suo sonno incantato, protetti dal suo sereno abbraccio.


Magia del Biancospino [1]


Fonti:

Lo spirito degli alberi, Fred Hageneder, Ed. Crisalide
Il Vischio e la Quercia, Riccardo Taraglio, Ed. L’Età dell’Acquario
Le erbe officinali, antica medicina dei celti, Plinio il Vecchio, Diancecht, Ed. Keltia
Segreti e Virtù delle piante medicinali, Selezione dal Riders Digest
Florario, Alfredo Cattabiani, Ed. Oscar Saggi Mondadori
Il grande libro delle piante magiche, Laura Rangoni, Ed. Xenia
La farmacia di Gaia, Demetra Edizioni
Il libro completo delle Erbe, Deni Bown
Alberi, La Biblioteca della Natura
Erbe, La Biblioteca della Natura
Il grande libro delle piante medicinali, Roberto Michele Suozzi. Grandi Manuali Newton


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