Il Tempio della Ninfa

Maevee, la Sovranità d'Irlanda

Articoli / Celti
Inviato da ValerieLeFay 26 Apr 2007 - 16:20

I suoi occhi penetrano in profondità nel tuo sguardo.
Languidi ed annoiati ti scrutano mettendoti alla prova.
Hai il coraggio necessario per sostenere quegli occhi?
Per cercare di sfiorare il suo corpo sinuoso ma stabile come roccia?
Lei è donna che conosce la lotta, che comanda lo scontro.
Lei è donna che dona la vita, che offre l’amore.
È dolce e terribile.
È un legame sacro.
Ella attende come un felino pronto al balzo.
Nell’unione con lei il tuo destino si compirà.



Lei è la potente Dea della sacra terra di Irlanda. Da Tara, centro magico dell’isola di smeraldo, domina la provincia del Connaught.
Nessun uomo può esserne il re se non viene scelto da lei.
In questa Terra il suo nome è Maevee. Essa è la Dea del territorio, incarna l’essenza stessa della terra.
Tramite il rituale delle nozze sacre lega il sovrano alle arcaiche armonie, non più un comune Re Mortale, ma un uomo investito di divinità.
Il suo nome si fa derivare dalla parola inglese Mead che significa “ubriacatura”, “donna ubriaca” ed è in relazione con l’idromele, bevanda essenziale nel rituale della Sovranità.
Esso era infatti suddiviso in tre fasi.
In un primo momento la Dea della Sovranità serviva al prescelto una coppa di idromele per sancire il legame tra loro.
Nella seconda fase, la più importante, il Re e la Dea giacevano insieme, ed in quell’atto magico ed appassionato al Re venivano conferiti i doni promessi. La donna elargiva potenza, lo spirito del sovrano veniva elevato e trasmutato.
Il riconoscimento di ciò avveniva nell’ultima fase del rito, nel momento in cui il Re veniva in contatto con la Lia Fail, la Pietra del Destino che aveva la capacità di emettere un suono acutissimo nel momento in cui il legittimo Re, l’Ard Rì, avesse posto il suo corpo su di essa.

Il simbolo più importante della Sovranità, con il quale Maevee viene sempre ritratta, è il braciere, o calderone.
Il braciere e la Dea sono parti l’uno dell’altro, essi partecipano della medesima essenza, agendo allo stesso modo.
Il braciere tramuta la materia grezza in materia aleatoria che, salendo verso il cielo in volute di fumo, diviene spirituale.
Così come il fuoco delle braci commuta la materia in aria sottile, allo stesso modo l’animo del re viene mutato dalla Sovranità. Tutto ciò che era in lui si fonde in un’ essenza nuova pronta ad accogliere il divino.
Egli viene rinnovato.
Ma non solo.
Il braciere, in quanto piccolo calderone rappresenta abbondanza e fertilità ed è infatti nella hyerogamia che la prosperità della Terra viene garantita, il suo benessere è protratto. Durante il regno del sovrano divino nessuna carestia potrà abbattersi nella regione, il cibo non verrà mai a scarseggiare e gli abitanti saranno sempre in armonia e vivranno in felicità. La pace li abbraccerà.
Ma qualora egli perdesse le sue capacità, il suo coraggio, la sua dignità, la sacralità sarebbe a lui tolta e non potrebbe più garantire il benessere alla sua popolazione, la terra diverrebbe arida, le battaglie sarebbero lo sfondo perenne del suo regno ed insieme a lui tutto perirebbe.
La Dea elargisce i suoi doni, ma non lo fa senza discernimento.

La Sovranità poteva apparire bella o brutta, a suo piacimento.
Si narra che fosse Maevee stessa ad essere comparsa sotto forma di vecchia megera a Niall dai nove ostaggi, e dopo essersi accoppiata con lui, che non l’aveva rifiutata nonostante la sua laidezza, si mutò nella più bella creatura mai vista, e tramite lei Niall divenne Re.
L’aspetto oscuro della Dea rappresentato dalla megera è come il lato oscuro della luna che non mostra se stessa nel cielo, che volge se stessa per ritornare come falce crescente luminosa ed affascinante, pronta per tramutarsi in splendida perla sovrana nella sua pienezza.
Il suo mostrarsi brutta oltre ogni dire rappresenta una prova importante per l’uomo, un monito per i tempi difficili.
Infatti assumere su se stessi il potere che la sovranità offre comporta a volte delle scelte non facili, confronti duri, sofferenze.
Ma se invece di fuggire da esse il sovrano rimarrà saldo e coraggioso e le affronterà accettandole, apporteranno linfa vitale al regno ed al sovrano stesso.
Da amari bocconi si trasmuteranno in dolcissimi frutti.

Ma da potente Dea Maevee fu relegata, nella tarda mitologia, a semplice regina mortale.
Tuttavia il suo ruolo non diminuì di importanza poiché le caratteristiche divine non poterono essere tolte dalle sue possenti mani.
Le sue imprese ed il suo carattere vengono descritti nel TAIN BO CUILLAGNE (la razzia del bestiame di Cooley).
La regina ci viene descritta come una donna da caratteristiche sovraumane, essa è in grado di correre più veloce di qualsiasi cavallo, sulle spalle e tra le sue braccia vi sono sempre animali e in particolare le è caro lo scoiattolo, del quale si dice possa assumere l’aspetto.
Essa non ha un marito fisso, ma giace con chi le aggrada e per quanto tempo lei voglia. Si dice di lei che ceda a chi desideri il favore delle sue cosce.
La vicenda del Tain Bo Cuillagne vede Maevee contrapposta al marito del momento, Ailill.
Essa non lo ha scelto a caso, ma poiché egli era l’unico ad avere in se le caratteristiche che Maevee si aspetta di trovare in un marito degno di lei.
Citando il testo della razzia essa infatti dice:
Pretesi il dono di nozze più raro che mai donna avesse preteso in tutta Eriu: che il mio sposo non conoscesse meschinità, gelosia e timore. Se avessi sposato un uomo meschino, sarebbe stato un connubio sbagliato, perché io sono molto generosa e munifica.
Se fossi stata più libera del mio sposo, sarebbe stata un’onta, non così se lo fossimo stati entrambi.
Se il mio sposo fosse stato un pavido, la nostra unione sarebbe stata altrettanto sbagliata, perché io prospero in ogni tipo di battaglia e contesa.

Ed ancora : “Non ho mai avuto un uomo senza che un altro aspettasse nella sua ombra”*.
Emerge qui il carattere forte ed estremamente volitivo della regina, ciò che fa di lei ben più di una comune donna mortale.
Ma tornando allo svolgersi della vicenda, mentre i due sono a letto insieme Ailill inizia a numerare i suoi possedimenti, asserendo di averne di maggiori rispetto alla sua regina.
Ma ad ogni possedimento di Ailill Maevee ne contrappone uno suo.
Finchè egli non menziona un toro bruno sommamente possente e dalle magiche qualità.
Non possedendo tale animale Maevee perde momentaneamente la disputa, ma non dandosi per vinta riesce a scoprire che nella provincia dell’Ulster si trova un toro bianco paragonabile a quello di Ailill. Così la regina raduna il suo esercito, e ponendosi a capo di esso parte verso l’Ulster decisa a rubare il toro per se stessa.
In quel momento gli eroi dell’Ulster erano colpiti dalla maledizione della dea Macha per la quale essi dovevano subire i dolori delle doglie ogni qual volta un nemico attaccasse le loro terre. Quindi il solo eroe Cu Chulain, immune da tale sortilegio, poté schierarsi a favore dell’Ulster per cercare di fermare i piani della risoluta regina.
In campo aperto è la stessa Maevee a combattere contro Cu Chulain riuscendo infine a conquistare il toro, ma la vicenda ebbe esito negativo in quanto, portato il toro nel Connaught e messo a confronto con il toro di Ailill le due bestie iniziarono una cruenta lotta e si uccisero a vicenda.
Né Maevee né tantomeno Ailill poterono vantarsi di avere il toro più possente.
Ma Ailill non rimase molto a lungo nelle grazie di Maevee ed egli fu fatto da lei uccidere dall’eroe Conall Cernach nella notte di Beltane.
La sovranità aveva abbandonato il suo Re.

Ma anche Maeve era destinata a perire sotto il giogo della nascente cristianità, che non vedeva di buon occhio gli antichi rituali tradizionali né, tanto meno, poteva sopportare una donna così indomita e libera, seppur presente in racconti mitologici.
Un manoscritto dell’ XI secolo narra che essa venne uccisa dal nipote Furbaidhe, per vendicare la madre Clothra, uccisa da Maevee.
La sua fine è la più ignobile e meschina possibile.
Ad eliminarla fu un pezzo di formaggio indurito lanciato da una fionda.
La grandezza della Sovranità, ed il rispetto per essa, furono definitivamente sepolte.


* Cfr. Saghe e racconti dell’antica Irlanda, Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini. Ed. Mondolibri, Milano, pag. 267 e seguenti.


Fonti

Saghe e racconti dell’antica Irlanda, Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini. Mondolibri, Milano
Figure di donna nei miti e nelle leggende, Patricia Monaghan. Edizioni Red, Milano, 2004
Dizionario di mitologia celtica, Miranda Green. Bompiani, Milano, 2003
Il vischio e la quercia, Riccardo Taraglio. Edizioni L’Età dell’Acquario, Torino, 2001
La femmina sacra, Maureen Concannon. Arkeios, Roma, 2006
King Arthur and the Goddess of the Land: The Divine Feminine in the Mabinogion, Caitlin Matthews. Inner Traditions, Rochester, Vermont, 2002
Le Vergini Arcaiche, Leda Bearnè. Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2006


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