Il Tempio della Ninfa

Il Serpente e il Potere Femminile

Articoli / Simboli
Inviato da Violet 29 Mar 2007 - 08:41

Con movenze sinuose emerge dalle profondità terrestri, sorgendo dagli oscuri anfratti nascosti e protetti. La sua dimora sono i grovigli di radici intricate, le cavità terrose, ma anche le sorgenti, i corsi d’acqua e le paludi, i margini dei sentieri battuti dal sole e i rami degli alberi, delicatamente ombreggiati dal fresco fogliame.

Animale ctonico e misterioso, custode di un immenso potere primordiale, il serpente ama celarsi nel tepore del ventre profondo della Grande Madre, luogo primigenio in cui tutti i segreti sono conservati con cura, e le antiche energie terrestri scorrono e si concentrano.
Di queste energie il serpente è figlio e simbolo antichissimo, legato ai movimenti del sottosuolo, ai moti nascosti che danno origine al mutamento interno, alla trasformazione lenta o repentina; dolce e cullante come il battito del cuore terrestre, o tremenda e impetuosa come le violente vibrazioni che generano i terremoti.
Similmente alla travolgente forza vitale partorita dalla madre divina all’origine dei tempi, il serpente è la vita stessa, è lo slancio che dal basso si innalza verso l’alto, emergendo vorticosamente dall’oscurità verso la luce, dalle tenebre dell’ignoranza al lume della conoscenza.
Ed è proprio la conoscenza ancestrale che il serpente custodisce e protegge, poiché ne è la manifestazione vivente e, al contempo, è il guardiano di ciò che dimora nell’intimo e caldo mondo sotterraneo, laddove l’incantevole respiro della dea può ancora essere chiaramente percepito, e nessuna falsità nata dall’illusione che governa il mondo umano, può insinuarsi.
Ma il mondo sotterraneo non è solamente luogo di terriccio umido e tiepido, ma anche di sorgenti e grandi corsi d’acqua. Per questo il serpente è signore non solo della terra, ma anche delle acque, che dalle profondità tendono a salire verso l’alto e ad emergere alla luce del sole. Le acque primordiali in cui la vita ha avuto inizio.
Il suo letargo stagionale e, soprattutto, la sua muta, rappresentano il perenne ciclo di rigenerazione della natura, che mostra come la vita si trasformi lentamente in morte, e la morte in nuova vita. In questo ciclo immutabile, il serpente richiama in particolare il passaggio che unisce la morte alla rigenerazione, il sonno al risveglio, ovvero il cambio di pelle, la metamorfosi da uno stato precedente a quello successivo, la trasmigrazione dell’anima da un corpo che cessa di vivere ad un altro concepito nel ventre materno, oppure la morte iniziatica, la trasformazione interiore nata dal pieno raggiungimento della consapevolezza divina, alla quale consegue una rinascita spirituale.
Per questo il serpente incarna il potere della guarigione, intesa sia come annullamento e liberazione da ogni stato d’animo pesante e oscuro, così come da ogni malattia spirituale, che avviene in seguito al contatto diretto col divino; sia come semplice eliminazione dei mali fisici. Il suo veleno, infatti, anticamente era unito a particolari erbe medicinali e usato, in piccolissime dosi sapientemente preparate, per curare certe malattie.
Come richiamo alla forma fallica, e anche a quella uterina, il serpente è un animale connesso anche alla capacità generativa, alla fertilità, alla nascita e alla crescita, ma soprattutto alla sessualità, all’erotismo estatico e all’unione degli opposti, ovvero dell’essenza femminile e di quella maschile, rappresentate non solo dall’uomo e dalla donna, ma anche da quelle sacre energie che vivono dentro di loro.
Queste energie o polarità opposte sono state raffigurate in diverse culture proprio come due serpenti, uno rosso, corrispondente all’energia maschile, e uno blu o bianco, corrispondente all’energia femminile, i quali si intrecciano armoniosamente su per la spina dorsale, creando quella misteriosa corrente trasformatrice che nella spiritualità induista viene chiamata kundalini.
Anche kundalini è rappresentata come un serpente tre volte arrotolato alla base della spina dorsale – in un punto particolare tra l’ano e i genitali – dove si dice che dimori, addormentata; il suo risveglio, che può seguire a pratiche misteriche segrete, si dice che possa condurre l’iniziata-o in uno stato di percezione luminosa e ad una ricongiunzione animica con la madre divina e con il suo grembo di gioia ed estasi.
Si tratta quindi di una profonda mutazione interiore, di un risveglio assoluto, di una comunione perfetta e meravigliosa con la dea primigenia, e quindi di una rinascita ad una nuova vita illuminata dalla saggezza che è scaturita proprio dal potere del serpente.
L’armonia dei serpenti è l’intima armonia dell’iniziata-o, il loro equilibrio è il suo equilibrio, il loro potere è il potere che, reso nuovamente attivo, traspare da lei-lui e permea la sua vita rendendola realmente sacra, ovvero legata alla divinità.
Emergendo dal suo mondo ombroso, il serpente non emerge quindi da ciò che è malvagio, ma semplicemente da ciò che è sconosciuto alla limitata mente umana, e porta con sé la sapienza arcaica.
Abbracciare il serpente significa riabbracciare la saggezza della terra ed essere in grado di sentire la sua voce. E coltivare il potere del serpente significa alimentarlo per far sì che si risvegli, e che conduca in quei mondi in cui la sorgente primaria, intatta e purissima, può ancora essere contemplata e conosciuta.

Particolarmente radicato al mondo femminile, figlio della terra, delle acque e dei cicli perenni, il serpente è intimamente legato alla luna, che con i suoi continui passaggi dalla luce all’ombra ne rappresenta il simbolo celeste. La luna, signora della ciclicità, dei ritmi, delle maree e dell’utero femminile, è anche protettrice dell’eterno susseguirsi di nascita e morte, e come il serpente cambia il suo aspetto, la sua pelle d’avorio, e segue l’eterno cammino del tempo, che pur essendo immutabile nella sua natura, continuamente cambia e dà luce al divenire.
Celato nelle sue fitte oscurità terrestri, il serpente rappresenta soprattutto l’aspetto della luna nera e il suo potere di trasformazione, che avviene proprio nel passaggio dalla fine di un ciclo all’inizio di quello successivo, illuminato da una luce rinnovata.
Se lo si guarda mentre si morde la coda, come nell’immagine dell’uroboro mitologico, si scorgerà proprio il simbolo dell’eterno mutamento. E il suo morso è l’istante stesso in cui avviene il passaggio, di morte in vita.

In diverse tradizioni antiche il serpente era considerato colui che risveglia il grembo, e a tal proposito era associato al momento in cui alla donna comparivano i primi segni del sangue mestruale, il fluido purpureo che infondeva in lei la nuova e immensa capacità di generare e di mutare insieme alla luna, risvegliandosi a diversi tipi di consapevolezza che sempre cambiavano e sempre si ripetevano. Alcuni popoli credevano addirittura che la causa della comparsa del ciclo femminile fosse proprio il morso di un serpente, e che durante il mestruo le donne potessero attirare l’amore dei serpenti, che sentendo il loro stato particolare avrebbero desiderato fecondarle.

Come custode dei segreti terrestri, il serpente percepisce ogni movimento del suolo e del sottosuolo, prima ancora che i suoi effetti si verifichino e si mostrino sulla superficie della terra e agli occhi degli uomini. Esso era quindi considerato l’animale della profezia, ed era proprio la profezia ciò di cui si occupavano le antiche sacerdotesse che venivano chiamate pythie (serpi), pitonesse o drakaine, e che erano particolarmente affini all’aspetto della primitiva dea serpente, raffigurata nei reperti archeologici con la testa di serpe, gli arti serpentini e il corpo decorato con simboli di spire – emanatrici di forza rigenerativa – spirali e linee ondulate, a imitare il movimento del rettile e i segni che questo lascia sulla sabbia al suo passaggio.
Attraverso la loro sapienza misteriosa e il loro intimo legame con la terra e le dimensioni divine, le pitonesse percepivano la voce del divino, i suoi messaggi, e ciò che sarebbe successo in un prossimo futuro. Guardiane e mantenitrici del potere del serpente, che in loro era risvegliato e attivo, interagivano direttamente con esso e ne offrivano le sacre emanazioni, come mostrano le antiche statuette cretesi di donne che tengono serpenti tra le mani, sui fianchi o sul ventre, oppure, nel caso delle baccanti, li ripongono in un canestro – forse simbolo del grembo femminile, luogo per eccellenza in cui l’energia divina della dea madre potrebbe far sentire la sua presenza.
Queste potenti sacerdotesse-serpente erano pertanto le messaggere della dea terrestre e lei parlava tramite loro, facendone le sue dirette intermediarie con il mondo degli uomini. Gli stessi uomini che si recavano ai loro templi e nei loro boschi sacri, recando generose offerte e chiedendo umilmente consigli e responsi.

Col tempo, la voce dell’antica madre scaturita dalla terra e conosciuta tramite il potere del serpente, prese ad affievolirsi e tornò quasi completamente nelle profondità del sottosuolo. Allo stesso modo il serpente, che danzando l’arcaica creazione era emerso dagli ombrosi anfratti terrestri alla luce del sole, scivolò in essi nuovamente non appena la meschinità e l’ignoranza del mondo umano iniziarono a prevalere, e pretesero di schiacciare sotto i piedi la divina sapienza femminile.
Di tutte le culture, solo quella ebraica ripudiò il serpente e lo scacciò dalla sua primaria posizione, provocando una perdita inestimabile e il prevalere dell’oscurità e dell’illusione di possedere verità che invece si erano ben nascoste nelle cavità delle rocce, degli alberi, della terra e di tutti quei luoghi naturali che avrebbero potuto occultarle e proteggerle, mantenendole però a disposizione di coloro che le avrebbero cercate e risvegliate in sé.
L’ultima immagine che ci appare del serpente è quella della tanto temuta tentazione.
Lo vediamo mentre tenta in modo subdolo la prima donna creata dalla costola di un uomo, Eva, e accanto a lui vive una succosa e rossissima mela, il frutto per eccellenza che in tempi passati era stato simbolo della dea madre e del sacro intimo femminile.
La tentazione del serpente alla donna è la tentazione di lei di riafferrare la conoscenza che da sempre le era stata accessibile, ma che adesso le veniva preclusa da un ordine impartito da un dio padre celeste, che dall’alto dei cieli non poteva più avere nessun contatto con la sacralità della terra.
La mano di Eva, che tocca la mela rossa e, con un gesto deciso, la stacca dall’Albero della Conoscenza, è l'atto del rifiuto della donna di sottostare ai voleri di una divinità misogina e maschilista, e la sua ferrea volontà di mordere la saggezza, di nutrirsi nuovamente di essa e di riappropriarsi di quella languida percezione muliebre che un tempo era considerata magica, ma che ora veniva disprezzata come il peggiore dei mali.
E non appena il serpente viene da lei ascoltato, ecco che dal suo grembo riprendono a sgorgare i flussi di sangue che il dio maschio le aveva tolto. Il sangue sacro che è il suo mistero, il suo potere, il suo sapere, la sua eredità lasciatale dalla splendida madre primigenia.

L’atto della donna è stato considerato l’atto della disubbidienza, e per questo motivo lei è stata schiacciata insieme al serpente in una condizione di totale subordinazione all’uomo padrone.
Ma la sua natura è la natura dell’ascolto di ciò che è nascosto. La sua indole ereditaria volge alla Grande Madre. La sua volontà tende al ricordo della sorgente della saggezza.
La sua danza è la sinuosa danza serpentina.
Lei ama il serpente e il serpente ama la donna.
E nel momento della loro ricongiunzione le Antiche Armonie sono in lei ricostituite, ed ella torna ad essere ciò che era stata nelle epoche remote. Una meravigliosa espressione della divinità, e una manifestazione del suo incorruttibile potere.

***




Fonti

Il linguaggio della Dea, Marija Gimbutas, Longanesi, Milano, 1989
Le dee viventi, Marija Gimbutas, Medusa Edizioni, Milano, 2005
La femmina sacra. Sheela, la dea dei celti, Maureen Concannon, Arkeios, Roma, 2006
Luna Rossa, Miranda Grey, Macroedizioni, Diegaro di Cesena (FC), 2004
Animali di potere, Nicki Scully, Il Punto d’Incontro, 2003
Le Maschere di Dio: Mitologia Occidentale, Joseph Campbell, Oscar Mondadori, Milano, 1992
Il Corpo della Dea, Selene Ballerini, Atanòr, 2002
Alla ricerca della Luna, Ada D’Ariès, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1997
La casa delle Donne dagli occhi luminosi, Ada D’Ariès, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2006
Le Vergini Arcaiche, Leda Bearne, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2006
Figure di donna nei miti e nelle leggende, Patricia Monaghan, Edizioni Red, Milano, 2004
Il vischio e la quercia, Riccardo Taraglio, Edizioni L’Età dell’Acquario, Torino, 2001
Ladies of the Lake, Caitlin Matthews, Harper San Francisco, London, 1992
http://www.robertolapaglia.com/animalistreg.htm [1]


Articolo scritto da Violet. E' vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.



Questo articolo è stato inviato da Il Tempio della Ninfa
  http://www.tempiodellaninfa.net/public/

La URL di questo articolo è:
  http://www.tempiodellaninfa.net/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=60

Links in questo articolo
  [1] http://www.robertolapaglia.com/animalistreg.htm