La strega procede lungo il suo sentiero notturno, presente a se stessa, consapevole dei suoi passi. I doni innati crescono insieme a lei, e accanto a essi si radicano i suoi intenti.
Conoscenza
Libertà
Verità
La conoscenza è la fiamma che muove lo spirito della strega e illumina il suo cammino. È un cercare costante, senza posa, è apprendimento, integrazione e comprensione, alimentati dallo studio e insieme da pratica ed esperienza.
Accrescendo il sapere, la strega impara a vedere nel buio, a penetrare l’oscurità con lo sguardo, a distinguere nel caos. Conoscere infatti non significa detenere la conoscenza assoluta, ma essere disposte a studiare, a imparare da qualsiasi situazione, e fare il possibile per comprendere ciò che sta oltre le apparenze. La strega è curiosa e non si accontenta, non si ferma alla superficie, vuole toccare con mano la sostanza delle cose, scavare nella terra fino a raggiungere le radici.
Lei incarna la saggezza, e la porta nel mondo attraverso la sua voce, la sua arte, la sua presenza.
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“(...) quante più cose cierchi de inparare tante più sonno quelle che trovi da ‘nparare, che prima nemanco ne tenevi sentimento, e più vai inanti più vo’ ire e nun te ne cuntenti. Cusì è la strearia.”
Bellezza Orsini, Strega di Fiano Romano, 1528
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La strega è una creatura libera, indipendente, che sceglie per se stessa e cammina da sola. Non importa se parte del suo cammino lo condivide con anime simili alla sua, i suoi passi appartengono a lei soltanto, e lei sola ne è responsabile.
La libertà è un valore imprescindibile per lei. Una libertà che nasce dalla conoscenza di se stessa e del mondo attorno a lei. Una condizione esteriore e soprattutto interiore da proteggere e accrescere ogni giorno, in virtù della quale è possibile dispiegare le ali dell’anima e librarsi in volo.
Non vi sono catene né gabbie che possano costringere lo spirito di una strega. Il tocco delle sue dita ha il potere di spezzarle.
Nel suo percorso la strega si dedica alla ricerca della verità. In ogni istante, riconosce le proprie intime verità, e cammina restando fedele ad esse come a se stessa. Le sue verità la guidano e la sostengono, talvolta per molto tempo, talaltra solo per brevi momenti. Brillano ai suoi occhi, eppure sono mutevoli, mai statiche e vincolanti, sempre in evoluzione. Quando una verità si dissolve, la strega la lascia andare, e procede. Accoglie una nuova verità e cresce insieme a essa.
Di verità in verità, la strega si muove verso una verità più grande. Di verità in verità, i veli cadono, e la verità si lascia intravedere.
La strega la riconosce e in essa si riconosce.
Nel mistero della notte, la custodisce segretamente.
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La parola intento deriva dal latino intèntus, participio passato di intendere, composto dalla particella in, che in questo contesto ha il senso di “verso”, e tèndere, propriamente “tendere”, con il significato di tendere verso un termine, essere volte al raggiungimento di un fine, dirigersi verso una destinazione. Il fine da raggiungere è la realizzazione dell’intento stesso, in questo caso l’acquisizione di conoscenza, libertà e verità. Per quanto non sia umanamente possibile detenere queste tre virtù, è tuttavia possibile ricercarle, rendersi consapevoli di quelle che si trovano già dentro di noi e integrare quelle conquistate e sperimentate durante il proprio percorso di vita.
Inoltre, se alla particella in dessimo il suo proprio significato di “dentro”, l’intento diventerebbe un tendere verso l’interno, un volgersi dentro di sé, uno spingersi nelle profondità delle proprie terre interiori, dove le forme più pure di conoscenza, libertà e verità si celano e possono essere trovate.
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Nota:
Per i riferimenti etimologici è stato utilizzato il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana [1], di Ottorino Pianigiani, Albrighi & Segati, Milano, 1907
Testo di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questo testo può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo e con alcun mezzo senza il permesso scritto dell’autrice e senza citare la fonte.
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