Il Tempio della Ninfa

Luci nel bosco

Articoli / Racconti
Inviato da Violet 26 Dic 2022 - 21:56

LUCI NEL BOSCO
di Martin Sandkühler

Si era nell’anno prima che scoppiasse la seconda Grande Guerra. Ai margini della Foresta Nera stava un guardaboschi che faceva la guardia nella crescente oscurità.
Non era venuto per cacciare, aveva acceso la lanterna che teneva in mano e aspettava. Davanti a lui si stendevano i campi, coperti da una spessa coltre di neve, fino ai paesi vicini; la neve scricchiolava ancora per il gelo dei giorni precedenti, ma le nuvole e il vento che stavano arrivando portavano con sé un cambiamento del tempo.

Regnava una profonda tranquillità, i rumori del mondo non si udivano più, la neve attutiva ogni rumore e la pace discese nel cuore del guardaboschi. A poco a poco, il giorno cedette il passo alla notte e nei paesi tutt’intorno iniziarono a risuonare le campane. Dapprima piano piano, poi sempre più intenso, il coro delle svariate campane accompagnava la vigilia di Natale. La luce solitaria del guardaboschi non restò a lungo sola. In lontananza, nell’ombra delle case, ben presto si accesero altre luci che ballavano sopra i campi di neve verso il margine del bosco. Alcune formavano una fila, mentre altre si raggruppavano tutte insieme, e a volte nelle fila o nei gruppetti di luci che si avvicinavano sempre di più si riusciva a riconoscerne i proprietari: erano i bambini dei paesi vicini che portavano le luci, mentre i genitori li seguivano al chiarore delle loro lanterne.
In poco tempo tutte le lanterne, con i loro piccoli proprietari, avevano raggiunto il guardaboschi e non appena lo ebbero salutato e si furono accertati che non mancasse nessuno, le luci scivolarono all’ombra dei grandi abeti, condotte dall’esperto guardaboschi. Tranquilla e costante la fila di luci proseguiva sullo stretto sentiero, sempre più avanti, fino a quando gli alberi si fecero un po’ meno fitti, per aprirsi infine sullo scenario di una radura quasi circolare.
Nel mezzo della radura vi era un unico abete cresciuto in maniera maestosa, sebbene non raggiungesse grandi altezze. Senza particolari indicazioni, i bambini e i loro accompagnatori si disposero in cerchio attorno all’albero, mantenendosi sempre un poco in movimento. Il chiarore lieve delle lanterne faceva risplendere l’albero in tutta la sua maestosità e i rami innevati scintillavano.
A un lieve cenno del guardaboschi i bambini diedero le lanterne agli adulti e ognuno di loro prese dalla tasca una candela con il portacandela. Con cautela, le candele furono accese dai lumi delle lanterne e non appena furono tutte accese, i bambini iniziarono a muoversi in fila formando una grande spirale nel cui centro si ergeva l’abete. Una volta giunti in centro, il guardaboschi prese la candela del primo bambino e la attaccò ai rami dell’albero con una lunga asta a forcella.
Una luce dopo l’altra passava dalle mani dei bambini ai rami dell’abete, fino a quando l’albero innevato fu illuminato dallo splendore di tutte le candele.
Nel frattempo i bambini erano rientrati nel grande cerchio, alcuni avevano tirato fuori dalla tasca un flauto e ben presto risuonarono in coro le voci di grandi e piccini condotte dalle note dei flauti, che intonavano canzoni di Natale intorno al grande albero risplendente di luci. Nonostante il gran freddo, i cuori si scaldarono, lo splendore delle candele si rispecchiava negli occhi delle donne e degli uomini e fu come se la luce brillasse dalla loro interiorità.
In risposta ai festosi canti, i venti soffiarono e portarono nelle altezze del cielo la scura coltre di nuvole, così che la chiara luce della luna piena si diffuse sull’abete scintillante di neve, facendolo brillare di una bellezza ultraterrena. Le candele rilucevano come gioielli sull’abito argenteo dei rami, fu come un’apparizione da un sogno celeste.
Nessuno seppe dire più tardi per quanto tempo rimase l’immagine lucente poiché all’improvviso, così come era apparsa, di nuovo scomparve. Il cerchio di persone rimase attonito, come incantato. L’effetto dell’albero illuminato fu così forte che le persone neppure si accorsero che ai margini del bosco, protetti dagli alberi, gli animali si erano riuniti. Anche loro si erano fermati, stupefatti, senza paura.
Di quando in quando soffiava come un alito che passava tra le persone in cerchio. Dapprima lieve e titubante, un flauto intonò Adeste Fideles. Altre voci si unirono, e la melodia viaggiò nell’aria invernale e risuonò festosa come una preghiera.
Tutti erano raccolti nel silenzio e non appena ripresero i primi movimenti nel cerchio, si udì un ramo spezzato. Le ombre guizzarono da sotto gli alberi e gli animali cercarono di nuovo i loro nascondigli.
A poco a poco sull’abete tutte le candele si consumarono fino alla fine e quando l’ultimo punto di luce si estinse, si sciolse il cerchio delle lanterne. Una luce dopo l’altra scivolò nell’oscurità del bosco su stretti sentieri, fino a che la striscia di luci raggiunse di nuovo i margini del bosco. E mentre grandi e piccini si allontanavano tra gli alberi, videro che nel frattempo il vento aveva spazzato via le nuvole in cielo. Luna e stelle riempivano il firmamento con il loro mite chiarore.
Tutti presero congedo e si avviarono lieti alle case addobbate a festa. Le piccole lanterne tenute dai bambini che avevano danzato sui campi si rispecchiarono come un eco nelle luci celesti, lassù.

***

Racconto liberamente tratto da AA.VV., Leggende per l’Avvento, Editrice Antroposofica, Milano, 2022, pagg. 14-17.








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