Il Tempio della Ninfa

Santa Brigida e il Lupo del Re

Articoli / Racconti
Inviato da Violet 08 Feb 2021 - 02:40

SANTA BRIGIDA E IL LUPO DEL RE
di Abbie Farwell Brown
Traduzione italiana di Laura Violet Rimola

Di certo tutti hanno sentito parlare di Brigida, la santa bambina d’Irlanda. Il suo nome è noto quasi quanto quello di San Patrizio, che scacciò tutti i serpenti dall’isola.
Santa Brigida aveva lunghi capelli dorati, ed era molto bella. Le successero tante cose magnifiche, come scrivono libri famosi, ma dubito che abbiate mai sentito cosa fece con il Lupo del Re. È una strana storia, ed ecco cosa accadde.

Il Re d’Irlanda aveva un lupo addomesticato che alcuni cacciatori avevano catturato per lui quando era solo un cucciolo. E questo lupo correva a suo piacimento nel parco del Re vicino al palazzo, e si divertiva molto. Ma una mattina saltò oltre l’alto muro che circondava il parco e si allontanò da casa, il che era una cosa folle da fare, perché in quei giorni i lupi selvatici erano temuti e odiati dal popolo, di cui spesso rubavano il bestiame, e se un uomo riusciva a uccidere un lupo malvagio si considerava davvero molto intelligente. Inoltre, lo stesso Re avrebbe offerto un premio a chiunque gli avesse portato un lupo morto, poiché voleva che il suo regno fosse un luogo sicuro e felice, nel quale i bambini potessero giocare nei boschi tutto il giorno senza temere grandi occhi e grandi denti.
Di certo potete quindi indovinare cosa successe al lupo del Re. Un grosso e sciocco abitante del regno stava camminando con il suo arco e le sue frecce, quando vide una grande bestia marrone saltare al di là una siepe e lanciarsi di corsa nel prato oltre stante. Era solo il lupo del Re, che scappava di casa e si sentiva molto esaltato perché era la prima volta che faceva una cosa del genere, ma l’uomo non lo sapeva.
“Aha!”, si disse, “Presto ti avrò, mio bel lupo; e il Re mi darà una moneta d’oro con cui mi comprerò un cappello e un vestito nuovo per le feste.” E senza pensarci sopra, o guardare da vicino il lupo, che aveva il marchio del Re sull’orecchio destro, l’uomo scoccò la sua freccia dritta come una corda. Il lupo del Re fece un grande balzo in aria e poi cadde morto sull’erba, poveretto.
Il cacciatore era molto contento. Trascinò il suo premio direttamente fino al palazzo del Re e batté un colpo sul portone.
“Aprite!”, gridò, “Aprite all’uomo valoroso che ha colpito un lupo per il Re. Aprite, affinché io possa entrare per ricevere la ricompensa.”
Molto rispettosamente venne invitato a entrare, e il Lord Ciambellano lo scortò davanti al Re in persona, che sedeva nel salone su un grande trono di velluto rosso. L’uomo entrò, trascinando per la coda il corpo inerte del lupo del Re.
“Cosa abbiamo qui?”, ringhiò il Re, mentre il Lord Ciambellano faceva un profondo inchino e indicava con il suo bastone lo straniero.
Il Re aveva un gran brutto carattere e non amava ricevere visitatori la mattina., ma lo sciocco era troppo fiero della propria grande impresa per notare lo sgradevole cipiglio sul suo volto.
“Hai qui un lupo, Sire”, disse con orgoglio. “Ho ucciso per te un lupo e vengo a reclamare la ricompensa promessa.”
Ma in quell’infausto momento il Re balzò in piedi con un grido rabbioso, poiché aveva notato il suo marchio sull’orecchio del lupo.
“Prendete quel furfante!”, gridò ai suoi soldati, “Ha ucciso il mio lupo addomesticato; ha colpito il mio compagno! Portatelo in prigione, e domani morirà!”
A nulla serviva che l’uomo urlasse e piangesse, e cercasse di spiegare che era stato tutto un equivoco, il Re era furioso. Il suo lupo era stato ucciso e il suo assassino doveva morire.
A quel tempo era questo il modo in cui i re punivano gli uomini che in qualche modo li avevano offesi, e non erano ammessi ritardi, le cose sono accadevano molto velocemente. Così il cacciatore venne trascinato in una prigione buia e umida e venne lasciato lì a lamentarsi e a strapparsi i capelli, mentre desiderava che i lupi non fossero mai esistiti.

Ebbene, non lontano da lì abitava la piccola Santa Brigida. Quando scelse il bel posto per la sua casa non c’erano altre abitazioni vicino, solo una grande quercia, sotto la quale lei costruì una minuscola capanna. Aveva una sola stanza e il tetto era ricoperto di erba e paglia, ed era così piccola che sembrava la casa di una bambola. E la stessa Brigida somigliava a una grande bambola di cera dai capelli dorati; la più carina che aveste mai visto.
Era così bella e così buona che le persone volevano vivere vicino a lei, dove potevano vedere spesso il suo dolce viso e sentire la sua voce. Quando trovarono dove aveva costruito la sua cella, gli uomini arrivarono a frotte da tutto il paese con le loro mogli, i loro figli e le loro masserizie, così come le loro mucche, i maiali e le galline; e accampandosi sull’erba verde sotto la grande quercia dicevano: “Abiteremo qui anche noi, dove è Santa Brigida”.
Così, una casa dopo l’altra, attorno alla sua piccola cella crebbe un villaggio; ed ebbe nome Kildare, che in irlandese significa “Cella della Quercia”. Presto Kildare divenne così conosciuta che anche il Re volle avere un palazzo e un parco proprio lì. Ed era in questo parco che il lupo del Re era stato ucciso.
Ora, Brigida conosceva l’uomo che aveva ucciso il lupo, e quando seppe in quale terribile guaio era caduto fu molto dispiaciuta, perché era una bambina di buon cuore. Sapeva che era stato uno sciocco, dal momento che aveva ucciso il lupo addomesticato, ma si era trattato di un malinteso, e lei pensava che non avrebbe dovuto essere punito così severamente. Desiderava poter fare qualcosa per aiutarlo, per salvarlo se possibile. Ma sembrava difficile, perché sapeva che brutto carattere avesse il Re, e sapeva anche quanto fosse stato orgoglioso di quel lupo, che era l’unico addomesticato in tutto il paese.
Brigida chiamò il suo cocchiere con il suo carro e un paio di cavalli bianchi, e partì per il palazzo del Re, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare per soddisfarlo e fargli rilasciare l’uomo, che non aveva intenzione di fargli del male.
Ma ecco che, mentre i cavalli galoppavano sulle torbiere irlandesi, Santa Brigida vide una grande sagoma bianca correre verso di lei. All’inizio pensò che fosse un cane, ma no, nessun cane era così grande. Ben presto vide che era un lupo, con grandi occhi e con una lingua rossa che gli penzolava dalla bocca. La bestia raggiunse i cavalli spaventati, e con un gran balzo saltò sul carro dove era seduta Brigida, accucciandosi ai suoi piedi in silenzio, come avrebbe fatto un cane. Non era un lupo addomesticato, ma uno selvatico, che non aveva mai sentito la mano di un essere umano sopra di lui. Tuttavia lasciò che Brigida lo accarezzasse, lo stropicciasse e dicesse cose dolci al suo grande orecchio. E rimase perfettamente immobile al suo fianco, finché il carro non si mise a rumoreggiare fino alla porta del palazzo.
Allora Brigida tese la mano e chiamò il lupo, e la grande bestia bianca la seguì silenziosamente attraverso il cancello, su per le scale e giù per il lungo corridoio, finché non si trovarono davanti al trono di velluto rosso, dove il Re sedeva con aria severa e imbronciata.
Dovevano essere una coppia dall’aspetto ben strano, la fanciulla con la sua veste verde e i capelli dorati che le ricadevano come una cascata fino alle ginocchia, e l’enorme lupo bianco, alto quasi quanto lei, con i suoi occhi gialli che scrutavano ferocemente intorno e la sua lingua rossa ansimante.
Brigida posò delicatamente la mano sulla testa della bestia, che era accanto alla sua spalla, e si inchinò al Re, mentre questi si limitò a sedersi e a fissare la scena, stupefatto. La fanciulla prese quindi il suo silenzio per un permesso di parlare:
“Hai perso il tuo lupo addomesticato, oh Re”, disse. “Ma ti ho portato un lupo migliore. Non c’è nessun altro lupo addomesticato in tutto il paese, ora che il tuo è morto. Ma guarda questo! Non esiste un altro lupo bianco in alcun luogo, ed è anche docile. L’ho domato io, mio Re. Io, una fanciulla, l’ho addomesticato così che sia gentile, come puoi vedere. Guarda, posso tirare le sue grandi orecchie e non ringhierà. Posso mettere la mia manina nella sua grande bocca rossa e non morderà. Sire, io te lo dono. Risparmia per me la vita del povero, sciocco uomo che ha involontariamente ucciso la tua bestia. Dai a me la sua stupida vita in cambio di questo caro, amabile lupo”. E sorrise supplichevole.

Il Re osservò prima la grande bestia bianca, profondamente ammirato per il suo aspetto, e poi la bellissima fanciulla i cui occhi azzurri lo guardavano così malinconicamente. Ed era profondamente ammirato anche per essi. Quindi invitò Brigida a raccontargli tutta la storia, di come era stata raggiunta dalla creatura, e quando, e dove. E appena lei ebbe finito, prima fischiò per lo stupore, poi rise. Era un buon segno – poiché voleva dire che era rimasto colpito dalla sua storia. Oltretutto, per il Re ridere di prima mattina era una cosa talmente bizzarra che il Ciambellano quasi svenne per la sorpresa; e Brigida fu certa che la sua preghiera sarebbe stata ascoltata.
Non si era mai visto il Re così di buon umore, perché era un uomo vanitoso, e l’idea di possedere tutta per sé questa enorme bestia, di cui non ve ne era di simile in tutto il paese, e la cui storia era così meravigliosa, gli piaceva moltissimo. E quando Brigida lo guardò implorante, non poté rifiutare la supplica che vedeva in quei dolci occhi azzurri, per paura di vederli riempirsi di lacrime. Così, come chiedeva la fanciulla, perdonò il cacciatore e diede a lei la sua vita, ordinando ai suoi soldati di liberarlo dalla prigione. E Brigida, dopo aver ringraziato molto dolcemente il Re, ordinò al lupo di sdraiarsi accanto al trono di velluto rosso e di essere, da quel momento in poi, fedele e gentile con il suo nuovo padrone. Poi, con un’ultima pacca sulla sua testa arruffata, lasciò il lupo e corse fuori per portare sul carro lo stupido compaesano, prima che il Re avesse il tempo di cambiare idea.
L’uomo era molto felice e grato, ma mentre tornavano a casa lei gli diede una severa lezione, intimandogli di non essere più così precipitoso e malvagio la prossima volta.
“Sciocco signore”, disse mentre lo lasciava al cancello della sua casa, “è meglio non uccidere affatto che togliere la vita a povere docili creature. Questa volta ti ho salvato la vita, ma la prossima dovrai patire. Ricorda, è meglio che due lupi malvagi fuggano piuttosto che un solo animale gentile venga ucciso. Non possiamo permetterci di perdere le nostre amabili bestie. Stupido uomo, al meglio possiamo permetterci di perdere uno stolto come te.”
E se ne tornò alla sua cella sotto la quercia, lasciando lo sciocco a pensare a quello che aveva detto e a vergognarsi di se stesso.

Quanto al lupo del Re, questi visse felice e contento nel parco del palazzo, e Brigida andò spesso a trovarlo, così che non avesse mai il tempo per soffrire di nostalgia o di solitudine.


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La storia è tratta da Abbie Farwell Brown, The Book of Saints and Friendly Beasts, Houghton, Mifflin and Co., Boston and New York, 1900, pagg. 1-10. La traduzione italiana è a cura di Laura Rimola.

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Illustrazione originale di Fanny Y. Cory

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Traduzione italiana di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questo testo può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo e con alcun mezzo senza il permesso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.




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