Il Tempio della Ninfa

La Leggenda del Lago Delio

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Inviato da Violet 14 Giu 2015 - 02:44

“La pastorella s’avvicinò alla sorgente, immerse gioiosamente le braccia nell’acqua freschissima, la raccolse riunendo le mani come una ciotola, si lavò il viso.
– Sei innamorata – mormorò la fonte.
La fanciulla guardò intorno stupita e fra le piante, lungo il ruscello, sulla riva poco discosta non vide nessuno. Contenuto tra le pendici del Monte Borgna e del Monte Cadrigna, lo specchio trasparente del lago Delio occhieggiava sotto il sole.

La giovinetta immerse nuovamente le mani, attinse e bevve a piccole sorsate golose.
– Sei innamorata – ripeté la sorgente.
Capì allora chi aveva parlato e poiché il suo cuore era nell’età d’amare non si turbò e rispose: – È vero, ma non so di chi.
– Ben presto lo saprai – disse ancora la fonte.
La fanciulla scrollò il capo ridendo: – Oh no! – rispose, perché pensava si trattasse del giovane che da tempo saliva al suo casolare dal fondo della val Casmera e le faceva la corte.
Brutto non era, né antipatico, anzi, aveva franco il volto, profondi gli occhi, forti i muscoli, maschia la voce. Tuttavia… Tuttavia la ragazza sapeva che non era lui l’atteso e le piaceva stendersi sull’erba del prato, dalla quale il Sole traeva innumerevoli profumi frammisti, e sentirsi penetrare dai caldi raggi, che le davano uno strano ardore ed un languore ancor più strano, forse fatto di desiderio.
– Egli verrà – disse la fonte.

L’atteso venne, nel giorno più lungo dell’estate. Il Sole l’aveva notata fra i capretti sui pascoli del Monte Borgna, ed aveva aspettato che i cento anni si compissero, perché ogni cento anni il Sole può assumere forma umana e amare.
Ad una svolta del sentiero la fanciulla scorse un giovane dai capelli d’oro e dagli occhi chiari: che attendesse qualcuno lo si vedeva; che fosse lei lo capì dal modo con il quale la guardò. Il cuore le batté forte e parve scoppiare come il riccio quando le castagne sono mature. Istintivamente andò verso di lui, che la prese fra le braccia.
Tornò nello stesso posto i giorni successivi, ma il tempo era trascorso, e per altri cento anni il Sole non avrebbe potuto assumere forma umana.
– Non puoi vivere senza di lui? – le chiese la fonte.
La pastorella rispose che non poteva vivere.
– Seguimi – disse la fonte.
La fanciulla camminò con il ruscello sino alla sponda sabbiosa, entrò con il ruscello nel lago per fondersi con l’acqua limpidissima, affinché il Sole dall’alba al tramonto la potesse amare.”


(Tratto da Leggende delle Alpi Lepontine, Aurelio Garobbio, Cappelli Editore, Bologna, 1959, pp. 88-90)

***




Nota:

Il Lago Delio è un piccolo specchio d’acqua lambito dai raggi solari che si trova a 930 metri sul livello del mare nei comuni di Maccagno con Pino e Veddasca, in provincia di Varese. Il suo aspetto originario era probabilmente molto diverso da quello attuale, perché la costruzione di due dighe di contenimento lo hanno modificato nel corso degli anni.
Il nome del lago, talvolta mutato in d’Elio, vorrebbe richiamare l’archetipo solare maschile, ma la sua origine greca è alquanto improbabile, ed è più facile che la parola Delio derivi dalla radice latina haedius, o hadiolus, che significa capra o capretta (cfr. Leggende delle Alpi Lepontine, Aurelio Garobbio, pag. 201).
Ciò nonostante, la leggenda di origine sconosciuta e trascritta, forse per la prima volta, da Giovanni Maria Sala in Bozzetti e leggende verbanesi (1923), potrebbe essere una reminiscenza dei culti solari della zona, e più generalmente di un’antica tradizione femminile, naturale e istintiva, che attraverso l’amore spontaneo per la Natura permetteva alle donne di identificarsi con essa, di fondersi estaticamente in essa, e quindi di ricongiungere la propria anima individuale alla sua grande anima divina.
I frammenti di questa antica tradizione sono presenti in moltissime altre leggende di tutto l’arco alpino e della Pianura Padana e rappresentano la preziosa eredità che ci è stata lasciata dalle nostre antenate. Un’eredità che chiede a gran voce di essere ri-membrata e rivivificata.

Sostando in silenzio sulla riva sabbiosa del Lago Delio, passeggiando lungo i verdissimi sentieri che attraversano i folti boschi che lo circondano, o chinandosi per bagnarsi il viso e bere golosamente le fresche acque di una fonte canterina, è ancora possibile percepire quel puro e virgineo innamoramento che la fanciulla della storia provava per il suo amante solare.
Un amore spontaneo, gioioso e totalmente libero, che può ancora essere la chiave per fondersi nel cuore di Madre Natura e tornare finalmente ad essere parte di lei.






Fonte

Leggende delle Alpi Lepontine, Aurelio Garobbio, Cappelli Editore, Bologna, 1959





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