Il Tempio della Ninfa

Cailleach, antica Dea celtica dell'inverno

Articoli / Archetipi
Inviato da Elbereth 30 Gen 2013 - 02:47

È nel gelido vento scozzese, nella maestosità delle Highlands e nei laghi fatati, incupiti da scure nuvole che minacciano tempesta, che si avverte la presenza della Cailleach. L’aria fredda ti sferza il volto e la pioggia scende copiosa sulle colline, sui fiumi, su di te. Lei è lì, ti osserva, ti chiama, ti sorride nonostante il suo volto sia velato dal mistero e segnato da una saggezza eterna che forse tu temi.



La parola “Cailleach” ha diversi significati: “velata”, “donna anziana”, “megera”, “vecchia”. Questa Dea si discosta dagli altri Dei celtici che conosciamo, lei è molto più antica, non partecipa alle loro saghe, ma scopriamo tutta la sua potenza nelle antiche leggende che ci raccontano delle sue interazioni con la terra, gli uomini, gli animali.
Questa antichissima Dea Anziana, che controlla le forze della natura e plasma la terra con il suo potere, ha forse origini lontane dalle Isole Britanniche. Lo storico greco Erodoto nel V° secolo a.C. ci parla di una tribù celtica in Spagna che chiama “Kallaikoi”. L’autore romano Plinio scrive del popolo dei Callaeci, tribù da cui deriva il nome Gallaecia (Galizia) e Portus Cale (Portogallo). Il nome Callaeci viene fatto risalire ad “adoratori della Cailleach”.
Ci sono legami molto forti anche con la Dea-Gigante “Sansuna” di Malta, che secondo la leggenda costruì un tempio megalitico sull’isola di Gozo trasportando sulla propria testa e nelle sue mani le enormi pietre che lo compongono. Il dolmen da lei costruito ha una lunga tradizione come pietra sacra alle partorienti.
Secondo altre leggende, invece, la Cailleach giunse in Scozia dalla Norvegia. Durante il suo viaggio la gigantessa trasportava delle grandissime pietre all’interno del suo grembiule. I legacci del grembiule si ruppero e le rocce precipitarono sulla Scozia, creando montagne, colline, laghi e fiumi.

Il culto di questa Dea si perde nella notte dei tempi, era considerata antica già quando i celti giunsero nelle terre in cui lei regnava. Non si sa se era già una Dea Anziana o se venne trasformata in Vecchia Saggia dalle nuove popolazioni per indicare la sua antichità.
L’ Irlanda e la Scozia sono costellate da luoghi che ne riprendono il nome o che ricordano vicende che la vedevano protagonista. Sembra quasi che la Cailleach sia onnipresente in quelle terre, che permei tutto il territorio, che ne sia la vera incarnazione. Numerose sono le leggende che ci parlano di lei e analizzandole possiamo evidenziare delle caratteristiche ricorrenti:
- La Cailleach dà forma alla terra sia in modo volontario che involontario (il suo grembiule carico di pietre ritorna in moltissime leggende celtiche), creando laghi, colline, isole e costruzioni megalitiche.
- Una costante associazione con l’acqua attraverso pozzi, laghi e fiumi di cui è spesso guardiana.
- Il legame con la stagione invernale.
- La sua mole gigantesca.
- La sua antichissima età, essendo fatta risalire a uno dei primi esseri presenti sulla terra.
- La funzione di guardiana di particolari animali come il cervo e l’airone.
- La capacità di trasformarsi ed assumere diverse forme come quella di fanciulla, airone e pietra.

Come molti altri Dei ed esseri soprannaturali della tradizione celtica, anche la Cailleach è strettamente legata all’acqua, sia come creatrice di laghi e fiumi, sia come guardiana di pozzi e ruscelli. Si credeva infatti che avesse il compito di mettere o togliere un’enorme pietra, a mo’ di coperchio, su pozzi e laghi, in modo da sbloccare o bloccare la discesa di acqua nelle valli e nei villaggi.
Secondo una leggenda scozzese, una sera la Dea, stanca per aver fatto pascolare tutto il giorno le sue mucche magiche per le valli, si addormentò esausta, e si dimenticò di chiudere il pozzo di cui era guardiana. L’acqua sgorgò potente e fece affogare gli abitanti del villaggio e tutto il bestiame, fino a fermarsi in una cavità nella terra che diede forma al lago Loch Awe. La Dea, distrutta dal rimorso e dal dispiacere per il suo fatale errore, si trasformò in pietra in segno di lutto.
Nelle tante leggende sulla Cailleach ritroviamo spesso la sua identificazione con pietre e massi, considerati una sua vera incarnazione. Si diceva che queste giganti pietre potessero parlare, muoversi e influenzare il tempo, per cui venivano riverite e accudite con grande cura e rispetto.
Esiste una bellissima storia che ha origine in Scozia, a Glen Lyon. Lì si trova “Tigh na Caillich”, la casa della Cailleach, una piccola casetta o tempietto coperto di paglia e giunchi. Al suo interno vi sono tre grandi pietre lisce, rozzamente modellate a ricordare delle figure umane. La più grande è chiamata Cailleach, quella media è conosciuta come Bodach (Vecchio Uomo), e la terza pietra più piccola è la Nighean (Figlia).
La leggenda racconta che un giorno di neve e tempesta, una coppia di persone dalle proporzioni gigantesche si presentò nella valle. Cercavano un riparo dalla tempesta e la gente del villaggio fu subito disponibile ad aiutarle. La coppia si trovò così bene che decise di stabilirsi nel villaggio. Gli abitanti della valle costruirono per loro una casa e nel corso degli anni la donna-gigante ebbe una bambina. Durante quegli anni il tempo fu sempre clemente con gli abitanti del villaggio, i raccolti erano abbondanti e il bestiame prosperava. Un giorno la famiglia di giganti decise che era il momento di andare via, ma promise ai buoni vicini che avrebbero sempre avuto inverni miti ed estati calde, se nella valle avessero sempre mantenuto vivo il loro ricordo. Ci sarebbero sempre state pace ed abbondanza se le persone del villaggio si fossero occupate di tenere in ordine il piccolo tempio, e se avessero portato all’aperto le tre pietre per il periodo estivo, a Beltane, e di nuovo al caldo della casetta in inverno, a Samhain.



Questa storia si ricollega ad altre credenze legate al ciclo delle stagioni. Secondo alcune tradizioni la Cailleach regnava da Samhain a Beltane, per poi trasformarsi in roccia nella stagione estiva e riacquistare forma umana solo con l’arrivo della stagione fredda. Secondo altre storie la Dea teneva prigioniera la giovane Bride (che incarna lo spirito della primavera e della giovinezza) nei mesi invernali in cui regnava sovrana, finché la fanciulla non veniva salvata da un eroe che la liberava, permettendo alla primavera di sbocciare. Secondo altre leggende ancora, la Cailleach stessa si trasformerebbe in Bride a Imbolc o a Beltane, bevendo da un pozzo magico che dona la giovinezza. Queste tradizioni ci raccontano l’eterno alternarsi delle stagioni, in questa danza-lotta tra l’anziana Dea dell’Inverno e la giovane Dea dell’Estate.
La trasformazione della Cailleach in giovane fanciulla la ricollega alla Dama Ripugnante presente nei racconti arturiani. La Dea simboleggia la Sovranità che l’eroe saggio e meritevole deve saper conquistare guardando al di là dell’aspetto esteriore delle cose, e rispettando la donna in quanto incarnazione della Terra stessa. Anche la Dama Ripugnante è legata all’inverno e in particolare al suo Solstizio.

La Cailleach ha un grande potere sui cambiamenti climatici e sugli elementi, in particolare sulle forze atmosferiche legate all’acqua e all’inverno, come la pioggia, la neve, i fulmini e i tuoni. Per alcuni aspetti ci ricorda la Dea germanica e dell’arco alpino Perchta/Berchta/ Holle/Holda, soprattutto per il suo aspetto che cambia da anziana a fanciulla e il suo legame con le streghe, la tessitura, l’inverno e l’acqua.
Si diceva che il clima riflettesse l’umore e le attività della Cailleach. Ad esempio, se nell’acqua si vedeva della schiuma o delle piccole onde significava che la Dea stava facendo il bucato, mentre se si sentiva un suono simile a un tuono era la Cailleach che starnutiva. In modo analogo, se nevicava significava che Holle stava scuotendo il suo cuscino di piume, e se c’era nebbia, questa era il fumo proveniente dal suo camino.

La Cailleach non sempre viene descritta come una gigantessa, a volte appare come una vecchia strega molto saggia, che con risposte sagaci sa sorprendere (anche con uno spiccato senso dell’umorismo) chi non la rispetta, e sa proteggere chi cerca il suo aiuto con reverenza. In quanto strega, la Dea è una vera maestra di incantesimi, soprattutto legati ai cambiamenti atmosferici. In alcune leggende è dotata di una bacchetta magica che è in grado di ricoprire tutto di neve e ghiaccio, in altre è capace di scatenare tempeste usando la tecnica magica dei nodi e delle corde. Nelle tradizioni celtiche compaiono a volte le Cailleachan, streghe delle tempeste in grado di controllare gli elementi naturali e causare tempeste inaspettate, soprattutto in primavera.

La Cailleach è anche Signora degli Animali e in particolare è collegata ad alcuni di essi.
- Durante la stagione invernale si diceva che la Dea si spostasse cavalcando un enorme lupo.
- La Dea è legata agli uccelli e in particolare agli aironi, di cui prende spesso le sembianze. L’airone è anche collegato al dio del mare Manannan, che in alcuni miti è considerato il marito della Cailleach.
- In Scozia, la Dea era protettrice dei cervi, li accudiva e li difendeva dai cacciatori. A volte dettava delle nette condizioni ai cacciatori indicando loro quando e come cacciarli. Esistono leggende scozzesi che parlano di streghe protettrici dei cervi che vivevano nelle foreste. Esse trattavano con i cacciatori per assicurarsi che cacciassero solo quando necessario ed elargivano loro benedizioni e amuleti per aiutarli. Alla fine le prede venivano spartite tra cacciatori e streghe. Secondo alcuni studiosi queste streghe sono ciò che resta di un’antichissima tradizione di sacerdotesse devote alla Dea Cailleach.
- In Irlanda l’animale sacro alla Dea è la mucca. Cailleach stessa si occupava del suo bestiame e mungeva le sue mucche fatate ricavandone del latte magico, che usava per ridare la vita ai morti. La Dea appare quindi sia come signora della morte che della vita.

Il periodo per sentire più vicina la Cailleach è ovviamente il periodo invernale, ma possiamo connetterci a lei anche nei momenti di luna calante, quando avvertiamo il bisogno di guardarci dentro, di ritrovare la nostra forza interiore, di ritirarci in un rifugio accogliente per sentirci al sicuro, coccolate come in un grembo materno. Connettersi alla Cailleach ci porta inevitabilmente a riflettere su argomenti come la morte e la vecchiaia.
Come vorremmo invecchiare? Che eredità spirituale vorremmo lasciare ai nostri nipotini? Cosa ci hanno lasciato i nostri antenati?
Ricordiamo loro e i loro insegnamenti quando veneriamo la Cailleach.
Offriamole del latte, alimento a lei sacro, e poniamo sul nostro altare delle pietre o dei sassi che abbiamo raccolto pensando a lei… in riva al mare, in un bosco, in un posto a noi caro. Quelle pietre ci ricorderanno l’eternità della Madre, il potere della Terra, la forza di ferro che serbiamo in noi e che non dobbiamo mai dimenticare di possedere.


Fonti

Visions of the Cailleach – Exploring the Myths, Folklore and Legends of the pre-eminent Celtic Hag Goddess, Sorita D’Este e David Rankine, Avalonia, 2009
Il Vischio e la Quercia, Riccardo Taraglio, Edizioni l’Età dell’Acquario, Torino, 2001
King Arthur and The Goddess of the Land. The divine feminine in the Mabinogion,, Caitlin Matthews, Inner Traditions, Rochester, Vermont, 2002
The Goddess Path. Myths, Invocations & Rituals, Patricia Monaghan, Llewellyn Publications, 1999

http://www.tairis.co.uk [1]
http://en.wikipedia.org/wiki/Cailleach [2]

Immagine 1: Cailleach, di Mairin-Taj Caya
Immagine 2: Il "Tigh na Caillich", Scozia


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