Il Tempio della Ninfa

La fiamma inquieta di Jack O'Lantern

Articoli / Tradizioni
Inviato da Violet 28 Ott 2012 - 05:35

Nel grigiore del crepuscolo autunnale, turbini di foglie cremisi si rincorrono trasportate dal vento, e un aspro odore di legna bruciata impregna l’aria.
Dai campi mietuti e silenziosi, sottili veli di nebbia si sollevano come orde spettrali, simili a diafane dame bianche dal volto di morte e dalle lunghe vesti striscianti…
Al calare dell’oscurità più fitta il tempo si ferma, il vento tace, le soglie fra i mondi si schiudono, e all’ultimo rintocco della mezzanotte spiriti inquieti e lamentosi fantasmi sorgono dai loro giacigli di polvere, scivolando oltre i vecchi cancelli dei cimiteri a infestare le vie solitarie.

È la vigilia di Ognissanti, e i segreti confini che separano la realtà dei vivi da quella dei morti si dissolvono, permettendo ai mortali di incontrare i trapassati, e concedendo a questi ultimi il conforto di una breve visita alle loro vecchie dimore.
Nei villaggi, fuori dalle porte delle case e sui davanzali delle finestre, le zucche intagliate brillano nei loro ghigni beffardi, mentre il lumicino acceso al loro interno proietta ombre danzanti sui muri di pietra e sulle strade deserte.
Sono le guardiane della notte degli spiriti, e testimoniano il sopravvivere di una tradizione antica e molto potente.




La tradizione delle lanterne vegetali

L’usanza di intagliare certi particolari ortaggi e di utilizzarli come lanterne ha origini celtiche, ed era diffusa soprattutto in Irlanda, in Scozia e in Britannia. Questi vegetali, soprattutto tuberi ripuliti e mondati da foglie, gambi e radici, venivano svuotati accuratamente, probabilmente forati, e al loro interno veniva inserita una piccola candela accesa, in modo che la fiamma, protetta e riparata dalla scorza, non si spegnesse per ogni folata di vento.
Nei primi tempi queste piccole lampade dalla luce calda e persistente venivano usate di notte, quando ci si attardava fino a tarda sera ai banchetti o alle fiere dei villaggi confinanti, e avevano lo scopo di rischiarare la strada di ritorno, guidando il viandante verso casa. (1)
Per la stessa ragione venivano anche preparate in modo tradizionale nel periodo della festività di Samhain – l’antica Ognissanti – durante il quale si credeva che gli spiriti dei morti e le entità oltremondane ritornassero dall’oltretomba a vagar sulle terre dei viventi, e si recassero a far visita alle loro vecchie abitazioni.
La sera della vigilia, quando le prime nebbie si alzavano dai torrenti e dalle brughiere immerse nel silenzio, le lanterne vegetali venivano accese e riposte davanti alla porta di casa e sui davanzali delle finestre, con l’intento di richiamare, invitare e ricondurre a casa i cari defunti. (2) Allora si usava anche lasciare sulla tavola imbandita un piatto di zuppa calda di legumi e verdure, preparata apposta per loro; prima di coricarsi, la porta non veniva mai chiusa con il chiavistello, e il fuoco nel camino veniva ravvivato con cura, perché i silenziosi ospiti potessero scaldarsi alla sua tiepida luce. (3)
Nelle fredde lande gallesi, invece, si usava lasciare il pasto funebre accanto alla porta, vicino a una piccola lucerna accesa, così che i morti, di passaggio nella loro lenta processione notturna, potessero saziarsi prima di riprendere il lungo viaggio.
Con il trascorrere del tempo, però, le genti iniziarono a temere la notte degli spiriti, con i suoi pallidi fantasmi e le altre entità ultraterrene… Oltre il calar delle prime ombre nessuno osava più metter piede fuori casa, e se in principio si propiziava il ritorno dei defunti con luci accese e cibi invitanti, ora le stesse visite erano spesso motivo di terrore, e col tempo divennero quasi del tutto indesiderate.
Del resto, le presenze che aleggiavano in questa fatidica notte non sempre erano innocue, perché a volte poteva trattarsi di esseri dispettosi e pericolosi, che nel caso non avessero ricevuto le attenzioni adeguate avrebbero potuto maledire le abitazioni, rovinare i raccolti, portare sfortuna oppure far impazzire coloro che, a loro giudizio, lo meritavano (4). Ma peggiori e ancora più spaventosi erano i resti spettrali di chi aveva condotto una vita scellerata, ovvero le cosiddette larve e le altre entità demoniache che potevano annidarsi nelle case, portandovi malattie sottili, angoscia, tristezza, deperimento e altre temibili influenze infernali.
Proprio per difendersi dalla loro agghiacciante intrusione, si cominciò quindi a intagliare le lanterne vegetali in modo che non avessero più l’aspetto originario e confortante di caldi lumi, che brillavano nella notte per guidare a casa le anime disperse nel buio; ma quello inquietante di piccoli volti sinistri, sogghignanti e spesso terrificanti, poiché si credeva che demoni e spettri, scorgendo vicino alle case il feticcio di un’anima dannata, potessero allontanarsene.
Gli ortaggi che inizialmente venivano utilizzati nella creazione di queste piccole luci erano quelli più diffusi nelle terre celtiche, ovvero le rape, le patate, le rutabaga – rape svedesi più grandi di quelle comuni e di colore violaceo – le barbabietole e addirittura le cipolle. In Scozia si usavano invece degli spessi gambi di cavolo, che venivano svuotati e illuminati all’interno con una candela infilata alla base. Il loro nome scozzese era kail-runt torches, ovvero letteralmente “torce cavolo”. (5)
Fu solo intorno all’anno 1837, che le lanterne intagliate presero il nome comune di jack-o-lantern, con il quale sono conosciute ancora oggi. Questo termine, che si potrebbe tradurre con “lanterna di Jack” o “Jack con la sua lanterna”, ad indicare un uomo che porta in mano una lanterna, era in uso già nel 1660 in East Anglia, Inghilterra, e all’epoca veniva dato alle sentinelle e ai guardiani notturni, che vegliavano sui villaggi e camminavano per le vie reggendo una lampada ad olio.
Col tempo venne poi associato anche ai fuochi fatui e ad altre pericolose entità che si credeva emergessero dai tumuli e vagassero senza posa durante la notte degli spiriti, ma soprattutto venne attribuito alla leggenda irlandese del vecchio fabbro Stingy Jack, che aveva osato ingannare il diavolo e per questo era stato condannato all’eterna dannazione.

A causa della perdita dei raccolti e di una grave carestia delle patate avvenuta in Irlanda nel 1845-1850, settecentomila Irlandesi dovettero abbandonare la loro amata isola ed emigrare in America, dove insieme a tutte le loro sacre tradizioni, portarono anche l’usanza di intagliare le piccole jack-o-lantern. Nella loro nuova terra, però, le rape e gli altri tuberi che avevano sempre utilizzato non erano affatto diffusi, mentre al contrario crescevano moltissime zucche, le quali apparvero da subito belle, grandi e perfette per diventare delle lampade. Così, di lì a poco, presero completamente il posto dei vecchi ortaggi, e se inizialmente vennero associate soltanto alla rigogliosa stagione del raccolto, durante la quale venivano accese per onorarne e ringraziarne l’abbondanza, in seguito – intorno al 1866 – divennero il simbolo della magica notte degli spiriti, che ora veniva chiamata All Hallows Night, o più comunemente, Halloween.


La leggenda di Jack O’Lantern

La tradizione delle jack-o-lantern americane affonda dunque le sue vere radici nelle nebbiose terre del Nord Europa, così come il loro nome, di evidente origine irlandese. Ma chi era il misterioso Jack di cui narra la loro leggenda? E quali significati simbolici potrebbero nascondersi oltre l’immagine di colui che porta la lanterna?
La storia più conosciuta, diffusa presumibilmente a partire dall’Ottocento e di chiaro carattere cristiano, racconta che molti secoli fa, in un villaggio d’Irlanda, vivesse un vecchio fabbro dalla pessima fama, conosciuto come Stingy Jack – ovvero “Jack l’Avaro” (6). Questi era rinomato per essere un gran truffatore, tirchio e meschino, e soleva trascorrere le sue giornate a ubriacarsi e ad escogitare i suoi malvagi imbrogli.
Una fatidica notte, il Diavolo, che aveva sentito parlare delle cattive azioni perpetrate da Jack e ne era rimasto dubbioso e sconcertato, volle incontrarlo per scoprire da solo se la sua reputazione, in tal modo vile e spregevole, fosse veritiera.
Quella notte Jack, com’era sua abitudine, vagava ubriaco per le vie del villaggio, e proprio mentre stava percorrendo un sentiero di ciottoli, si imbatté nel corpo di un morto, il quale mostrava sul volto una smorfia strana e a dir poco inquietante. Sotto lo sguardo attonito del fabbro, il morto si sollevò e gli rivelò di essere il Diavolo in persona, venuto a reclamare la sua anima oscura.
Resosi conto che era giunta la sua ora, e che presto sarebbe andato all’inferno, Jack finse di accettare la richiesta e gli disse che lo avrebbe certamente seguito, ma prima di partire avrebbe voluto avere almeno il tempo per un’ultima bevuta. Non avendo nulla in contrario con il suo ultimo desiderio, il Diavolo accompagnò il vecchio in un pub, e lasciò che bevesse diversi boccali di birra.
Quando venne il momento di andare, però, Jack disse di aver finito il denaro, e con astuzia convinse il demonio a trasformarsi in una monetina da sei pence per pagare l’oste. Il Diavolo fece come gli era stato suggerito, ma non appena la moneta tintinnò sul bancone Jack l’afferrò al volo e svelto se la intascò. Poiché nella tasca teneva anche un piccolo crocifisso d’argento, il demonio rimase immobilizzato, e non potendo tornare alle sue reali sembianze dovette stipulare un patto: egli sarebbe tornato libero ma non avrebbe dovuto reclamare l’anima di Jack per i successivi dieci anni.
Il tempo passò, e trascorsi i dieci anni il Diavolo si ripresentò puntuale al furbo fabbro per portarsi via la sua anima. Come la prima volta, Jack finse di accettare, ma prima di partire volle che il demonio cogliesse per lui un’ultima mela, dato che aveva molta fame e il viaggio per l’inferno sarebbe stato lungo. Ingenuamente, il demonio accettò ancora, e si arrampicò sui rami di un melo che cresceva poco distante, ma non appena ebbe raggiunto il frutto, il fabbro incise sul tronco un altro crocifisso, così che il Diavolo restò di nuovo immobilizzato e impossibilitato a scendere.
Frustrato e arrabbiato per essere stato ingannato due volte, egli chiese all’uomo di liberarlo, ma questi gli propose la libertà solo se in cambio avesse rinunciato alla sua anima per sempre. Così il Diavolo dovette accettare e il vecchio venne lasciato in pace.
Tuttavia il tempo trascorre per tutti, e anche per Jack giunse l’ora di morire.
Recatosi alle porte del paradiso, egli venne malamente scacciato, poiché con la sua malvagità, i suoi inganni e i numerosi vizi non si era certo guadagnato la grazia; ma quando si rivolse all’inferno e, raggiunte le sue porte fiammeggianti, chiese di entrare, il Diavolo, che aveva promesso di non reclamare mai più la sua anima, non gli aprì e ancora più sgarbatamente lo cacciò via.
A quel punto Jack, ormai triste e sconsolato, chiese al demonio: “Ma allora dove posso andare?”, e lui gli rispose: “Tornatene da dove sei venuto!”.
La strada che gli si prospettava dinnanzi era molto buia e fredda, e il vecchio implorò il re dell’inferno di concedergli almeno una piccola luce per riconoscere la via. Così questi, più per insofferenza che per senso di pietà, gli tirò un tizzone ardente, che Jack raccolse e infilò mestamente dentro la rapa che stava mangiando.
Da quel giorno egli è condannato a vagare per sempre nelle tenebre e nell’oblio fra il reame terrestre e quello oltremondano, con la sua lanternina ad illuminargli il cammino. E secondo la leggenda il suo fantasma irrequieto tornerebbe sulla terra proprio durante la notte degli spiriti, a camminar solitario per le strade deserte alla ricerca di un posto in cui poter finalmente trovare pace.
L’usanza di intagliare le piccole jack-o-lantern in modo terrificante, e di riporle davanti alla porta di casa o sul davanzale delle finestre, serviva quindi a spaventare ed allontanare la sua anima triste e dannata, spingendola a cercar rifugio altrove.

Secondo altre leggende, comuni ancora fino a pochi decenni fa nel Nord Italia e in diverse zone dell’Inghilterra e della Svezia, Jack O’Lantern sarebbe invece un’anima perduta – simile ad uno spettro che cerca qualcosa con la sua lanterna, o ad un fuoco fatuo che si sposta ripetutamente intorno al luogo in cui ha commesso i propri crimini – condannata a non trovare riposo a causa di una grave colpa commessa in vita, ed in particolar modo per aver spostato i termini che un tempo segnavano il limite delle proprietà e le dividevano da quelle dei vicini. (7)
A tal proposito si credeva, infatti, che coloro che in vita avevano avuto la cattiva idea di estendere i propri possedimenti a scapito degli altri, spostando i termini – landmarks – che ne segnavano i confini, sarebbero stati condannati a sorgere ogni notte, all’ultimo rintocco della mezzanotte, e a camminare con in mano un lucernino nel punto in cui i termini erano stati rimossi.
Nel raggiungere questo luogo, essi erano spinti dallo stesso malvagio desiderio che in vita li aveva istigati a commettere il misfatto, e ripetevano con voce bassa e rauca: “È giusto! È giusto! È giusto!”. Ma quando, poco prima dell’alba, tornavano ai loro tumuli, scrupoli, sensi di colpa e terribili angosce li tormentavano senza tregua, facendoli ripetere: “È sbagliato! È sbagliato! È sbagliato! ”.
L’unico modo in cui avrebbero potuto trovar pace, era far sì che i termini di proprietà fossero riposizionati nel posto da cui erano stati tolti, ristabilendo così il giusto ordine originario. (8)

Come suggeriscono questi racconti, Jack O’Lantern rappresenta dunque un’anima persa, reietta e condannata all’eterno oblio, e simbolicamente ritrae l’archetipo del cattivo viandante, ovvero di colui che sceglie, con consapevolezza e senza alcun desiderio di redimersi, la strada della menzogna, della meschinità, dell’inganno e dell’oscurità, opponendosi alle vie luminose della verità, dell’onore e della nobiltà d’animo, e camminando inevitabilmente verso un destino triste e maledetto.
Incontrare questo spettro e i suoi simili, che apparivano spesso come piccoli fuochi fatui fluttuanti fra fanghi e nebbie (9), non era solo terrificante, ma il più delle volte era anche molto pericoloso, poiché si diceva che il passatempo preferito di Jack O’Lantern e dei suoi compagni fosse quello di farsi seguire, spesso inebetendo gli ignari viandanti per attirarli su sentieri abbandonati e rovinosi, fino a farli perdere. Nei casi peggiori, inoltre, essi li conducevano a morire nelle paludi nebbiose e nelle buie e maleodoranti torbiere, oppure li trascinavano fino al margine di qualche dirupo, oltre il quale precipitavano e non venivano mai più ritrovati.

[pagebreak]
Will o’the Wisp, i fuochi fatui e il destino della palude

Nel folklore delle fredde campagne del Galles e dell’Inghilterra, Jack O’Lantern veniva associato o confuso con Will o’the Wisp, uno spirito ritenuto malvagio che appariva nella forma di una fiammella irrequieta che lambiva la superficie delle paludi e degli acquitrini.
Il suo nome, ancora oggi comunemente usato per indicare i fuochi fatui, significa letteralmente “Will con un fascio [di paglia] acceso”, o “Will con un mazzetto [di paglia] infuocato”, dove Will, seppur inteso come nome proprio, deriva dalla parola sassone wile, che significa “inganno”, “trappola”, “bugia”; e Wisp ha origine dal termine svedese wisp, che indica un mazzetto, un ciuffo o un piccolo fascio di paglia infiammato.
Will o’the Wisp sarebbe dunque una luce ingannevole, la personificazione di un inganno, di una menzogna o di un’illusione che invita il viandante a farsi inseguire per condurlo alla rovina e al nulla, come un richiamo irreale, insidioso e al contempo fatale, che porta inevitabilmente ad arenarsi nei fanghi ristagnanti della palude allegorica, o a cadere nell’oscurità degli abissi. (10)
La palude, infatti, come anche gli stagni fangosi, le torbiere e in genere i luoghi tetri e desolati, simboleggia la perdizione e l’impossibilità a proseguire lungo il sentiero, poiché il fango inibisce ogni passo e la nebbia, pesante e maleodorante, intontisce i sensi ed impedisce di vedere. E la rovinosa caduta nel precipizio richiama la perdita di se stessi, l’abbandono all’oblio e il ritorno al punto dal quale si era partiti. In entrambi i casi si tratta di un destino sventurato e funesto.

Una delle caratteristiche più temute di Will o’the Wisp era quella di provocare in coloro che avevano la sfortuna di incontrarlo una strana malattia chiamata Led-by-Will – ovvero “Guidati da Will”, o meglio, “Guidati dall’Inganno” – che portava le sue vittime, solitamente ritenute persone assolutamente sane, serie e normali, a perdere loro stesse su strade abituali e ben conosciute. Sotto ai folli influssi di questa influenza, i contadini e gli abitanti dei villaggi prendevano a camminare in circolo per ore e ore intorno ai loro campi e lungo sentieri perfettamente familiari, senza però riconoscerli, girando ripetutamente senza trovarne la via d’uscita e tornando costantemente al punto di partenza. L’unico modo per riuscire a rinsavire era rivoltare i propri vestiti e il cappello, indossandoli al rovescio (11). E considerando una lettura simbolica di questa malattia e della sua cura, si potrebbe pensare che per uscire dall’inganno e dall’illusione provocati da Will si dovrebbe sovvertire il proprio modo d’essere abituale e cambiare rotta, uscendo dal circolo vizioso della normalità, della sobrietà e della severa razionalità, per ritrovare la strada di casa.

La strana malattia di Will, nonché il fatale incontro con lui, è tuttavia possibile che non fossero del tutto casuali, ma che spettassero solo ad alcuni viandanti, ovvero a coloro che in un certo senso li avevano cercati.
Tale ipotesi potrebbe essere suggerita da una variante molto particolare della leggenda di Will o’the Wisp, raccolta nel North Riding dello Yorkshire, in Inghilterra.
In questi territori spesso nebbiosi lo spirito notturno di Will assumeva le sembianze di una fanciulla bellissima, eterea e delicata, che scivolava silenziosa per le vie dei villaggi reggendo fra le mani una lanterna sempre accesa. La storia vuole che lei avesse ingannato e portato alla rovina un vecchio sarto arrogante e maleducato, il quale aveva affermato con gran vanto che, se solo fosse riuscito a trovare una Fata, l’avrebbe catturata e sigillata dentro una bottiglia. Dopo questo triste sfoggio l’uomo era infatti misteriosamente scomparso, e a tal proposito si racconta che sulla via di ritorno verso casa, egli avesse incontrato la bella fanciulla con la lanterna, e che lei l’avesse indotto dolcemente a seguirla, per trascinarlo a perdersi in qualche putrida palude oppure a scivolare da quale dirupo immerso nella bruma, sparendo subito dopo come una fiammella che si estingue per un soffio di vento. (12)



In base a questa leggenda appare chiaro il vile sarto avesse in un certo senso cercato l’infelice e sventurato incontro con la bellissima Will, la quale probabilmente appariva solo a coloro che, per via di azioni o intenzioni malvagie, avevano attirato su di sé lo sguardo feroce della sfortuna, e dunque di coloro che come ruolo ne eseguivano le trame.
Del resto questa occupazione era anche la preferita di certi antichi spiriti, luminosi ma al contempo temibili, come il folletto Pwca del folklore gallese, che nelle notti particolarmente buie e fosche compariva con un lumino in forma di fuoco fatuo e attirava i viaggiatori perduti nel fitto delle nebbie e nelle paludi, condannandoli a vagare per l’eternità alla ricerca di una casa che non avrebbero mai più ritrovato. Nelle leggende francesi, invece, lo stesso compito era riservato ai terribili Feux Follet – letteralmente “Fuochi Fatui” – ovvero spiriti maligni che si mostravano come fuochini dai bagliori azzurri o rossi e ingannavano i viandanti, inducendoli a seguirli per gettarli giù dai burroni. (13)
In modo simile si comportavano anche i Piskeys irlandesi, spiritelli molto dispettosi che apparivano sia come uomini che camminano con una lanterna, sia come piccoli lumi che brillano dalla misteriosa finestra di un cottage inesistente. Chi li avesse inseguiti, o avesse cercato di raggiungere il cottage-fantasma, si sarebbe trovato immerso nella palude e sarebbe scomparso per sempre nei suoi fanghi soffocanti. (14)

Nella maggior parte delle tradizioni popolari gli spiriti sinora descritti erano considerati dannosi, malefici e perversi, eppure è possibile dedurre che la loro natura non sia realmente – o completamente – malvagia, ma piuttosto, necessaria. Letale e spietata, ma giusta, nonché adatta a realizzare un certo tipo di destino, quello sfavorevole.
Con il loro lume tremolante, queste fatali entità ingannano i cattivi viandanti, ovvero coloro che si lasciano guidare dai peggiori istinti umani, come la cattiveria, il vizio, l’avarizia e l’attaccamento a ciò che è basso e miserabile, e li conducono alla rovina, alla dannazione e alla follia. Poiché chi inganna è guidato dall’inganno, e a sua volta è ingannato.
Simbolicamente esse rappresentano i trickster – o ingannatori – e coloro che assicurano il compiersi del tragico destino della palude e dell’abisso, una strada ostile e sventurata che pur tuttavia non è affatto fortuita e involontaria, ma il più delle volte è ricercata, e dunque tristemente meritata.
La loro lanterna, spesso associata ai fuochi fatui – dove “fatuo” deriva non a caso da fatuus, ovvero vuoto, sciocco, falso – è il lume del nulla, una luce vacua che non porta da nessuna parte, e al contempo porta a perdersi negli infiniti meandri di un labirinto senza meta, ovvero a camminare in cerchio senza poter più ritrovare se stessi.
Condotti dai fantasmi della perdizione, le vittime diventano viaggiatori perduti, e sebbene credano di proseguire, di aver compiuto molta strada e di aver a lungo viaggiato, non hanno mosso un passo. (15)
L’unico modo per potersi liberare di questi temibili trickster, o meglio per indurli a non presentarsi mai sulla propria strada, è forse quello di evitare di seguirli, e dunque di seguire ciò che essi personificano, scegliendo di rimanere fedeli alle vie dell’armonia, della nobiltà d’animo e dell’amore, e cercando, sempre e senza mai arrendersi, la verità, unica vera luce salda e perenne sul cammino del viandante.


I buoni lumi di Jacky Lantern e di Joan the Wad

Fra gli innumerevoli fantasmi con la lanterna che vagavano irrequieti per i campi e per le strade, e accompagnavano Jack O’Lantern nel suo infausto peregrinare notturno (16), poteva a volte succedere che taluni si mostrassero meno ostili nei confronti di certi viandanti, e molto raramente potevano addirittura diventare benevoli.
Uno di questi era conosciuto come Jacky Lantern, e come si deduce dal nome potrebbe essere considerato il volto femminile – e un poco più comprensivo – di Jack.
In certe regioni dell’Inghilterra Jacky appariva nelle sembianze di una donna vecchia, ricurva e grinzosa, che si aggirava con la sua fredda lanternina vicino ai luoghi di sepoltura, e sebbene solesse indurre i viaggiatori a smarrirsi nelle paludi e nelle tenebre, si racconta che in certe rarissime occasioni, e solo se ben invocata e raddolcita, scegliesse invece di condurli sulla strada giusta, indicando a chi suscitava la sua benevolenza la via che porta a casa.
Nelle leggende della Cornovaglia, invece, un’entità simile era la regina dei Piskeys, Joan the Wad – traducibile come “Joan la Torcia”, dove l’antica parola cornica wad significa appunto torcia o fiaccola – uno spirito femminile che si mostrava come un brillante fuoco fatuo e trascorreva le notti a disperdere i viandanti per le lande solitarie. A detta di alcuni racconti popolari, Joan era la sposa di Jack O’Lantern e sebbene il più delle volte fosse ritenuta avversa e dispettosa, pare che in certe situazioni particolari potesse decidere di donare benedizione e buona fortuna a chi riteneva lo meritasse.
Ancora oggi in Cornovaglia si usa portare indosso le sue effigi con lo scopo di propiziare la sua benevolenza e la preziosa fortuna dei reami sottili; e un comune detto cornico recita:

Good Fortune will nod
If you carry upon you Joan the Wad
”. (17)

Infine, è interessante ricordare che in alcune tradizioni nordiche, specialmente appartenenti a Danimarca, Finlandia, Lituania, Estonia e Svezia, gli spiritelli dei fuochi fatui, chiamati laegtemaend – “uomo-lanterna” – apparivano come piccoli folletti benevoli che, soprattutto durante l’autunno e nel periodo della notte degli spiriti, si divertivano a sotterrare ricchissimi tesori fra i fanghi delle paludi e nei fondali dei laghi, accendendo poi una fiammella nel punto esatto in cui si nascondeva il loro bottino. Coloro che, guidati dalla fortuna, avessero intravisto brillare queste piccole luci, e avessero provato a scavare in profondità sotto di esse, avrebbero trovato il grande tesoro del quale erano a guardia, ottenendo la preziosa ricchezza dei regni fatati.

***

Attraverso le tradizioni popolari qui raccolte, lo spirito di Jack O’Lantern appare dunque ingannevole e ambivalente, e se da una parte le sue storie portano a conoscere i tetri e abbandonati paesaggi della palude e dell’abisso, così come lo smarrimento, la solitudine e la dannazione, dall’altra sembrano mostrare una via più nascosta e luminosa, che però a pochi è dato percorrere.
Questa via è ciò che riconduce a casa coloro che cercano, ed è probabile che simbolicamente non portasse solamente alla propria abitazione, fatta di tetto e solide mura, ma piuttosto a quella casa antica e profonda che rappresenta il vero focolare della vita.
In alcune filastrocche del folklore inglese si invocava vivamente l’aiuto di Jack O’Lantern per ritrovare la strada perduta, e sebbene fossero soprattutto alcuni spiriti suoi simili a svolgere il raro compito di guide benefiche, si potrebbe pensare che un tempo anche lui conducesse il viaggiatore sul sentiero luminoso.
Sotto questa luce, Jack diverrebbe, o tornerebbe ad essere, un caro volto amico: l’antico guardiano notturno, che protegge durante il viaggio e guida oltre l’oscurità, con la sua rapa accesa a far da lume lungo la via.
Come lui, la sua lanterna vegetale è in egual modo ambivalente, e a seconda del modo in cui viene o meno intagliata svolge la magica funzione di terrorizzare gli spettri e i servi delle tenebre, di scacciare i cattivi influssi infernali, e al contempo di regalare ai dispersi la speranza e agli amati defunti la promessa di un ritorno a casa.
In ultimo, essa rappresenta la lampada perpetua del viandante, che come una brillante fiaccola lo accompagna nel suo cammino di discesa nei reami dell’inverno e delle terre interiori, gettando la sua luce a trafiggere le nebbie…
Un tesoro davvero prezioso, che si nasconde oltre il ghigno danzante di una zucca accesa.

***

Jack O’lantern! Joan the wad!
Who tickled the maid and made her mad;
Light me home, the weather's bad
.” (18)
(Filastrocca inglese)

***

La magia delle Lanterne degli Spiriti [1]


[pagebreak]Note:

1. Non esiste alcuna notizia riguardo al modo in cui venissero intagliate le prime lanterne vegetali, ma senza dubbio non mostravano alcun volto ghignante come le tipiche jack-o-lantern, che risalgono ad un epoca successiva. Si potrebbe ipotizzare che venissero forate per far sì che la luce della candela si proiettasse all’esterno, oppure che venissero semplicemente svuotate tanto da lasciar intatta soltanto una scorza molto sottile, dalla quale filtrava debolmente la luce che illuminava la strada del viandante.

2. Il significato simbolico di riporre una lanterna vegetale sul davanzale, specialmente nella notte degli spiriti, è lo stesso dell’usanza ancora più diffusa di accendere una candela bianca e di lasciarla ardere davanti alla finestra per tutta la notte. In entrambi i casi si offre una luminosa guida alle buone entità e ai cari defunti in visita dall’oltretomba.

3. Ancora oggi nel Trentino, durante la vigilia di Ognissanti, viene preparata una gustosa zuppa di orzo, patate, fagioli e rape, la quale viene lasciata sulla tavola imbandita per i morti che giungono in visita dall’aldilà (Maria Savi-Lopez, Leggende delle Alpi, pag. 112)
Per preparare una versione rivisitata dell’antica zuppa dei defunti, potete consultare la ricetta di Rebecka Sendroiu: La Zuppa degli Antenati [2]

4. Queste leggende stanno alla base della tradizione più leggera e giocosa del Trick or Treat (Dolcetto o Scherzetto), che i bambini americani ripetono ogni anno alla vigilia di Halloween.

5. Il tipo specifico di cavolo utilizzato per creare le kail-runt torches scozzesi potrebbe essere il Brassica oleracea acephala (Webster Dictionary)

6. Altre varianti del suo nome sono Jack the Smith, ovvero “Jack il Fabbro”, e Drunk Jack, “Ubriaco Jack”.

7. Sulle Alpi di Vaud questi fuochi fatui legati a persone che in vita avevano violato le proprietà altrui vengono chiamati chandelettes – candelette – mentre in alcune zone dell’Inghilterra prendono il nome di Hobbledy’s Lantern. (Maria Savi Lopez, Leggende delle Alpi, pag. 201 e Katharine Briggs, Dizionario di fate, gnomi, folletti e altri esseri fatati)

8. Benjamin Thorpe, Northern Mythology, pag. 97

9. I fuochi fatui sono fiammelle mobili che prendono origine dalla combustione del metano e del fosfano, provocata dalla decomposizione di resti organici, ovvero nascono dalla decomposizione di uomini, animali e vegetali e si aggirano soprattutto nelle paludi, nelle torbiere e, naturalmente, nei cimiteri. Questi fuochini fluttuanti, che a seconda delle correnti d’aria seguono chi li fugge e fuggono chi li segue, dando l’impressione di inseguire e di farsi seguire, scaturiscono dunque dai morti e dalla morte, e sono simbolicamente legati al loro reame misterioso.

10. A questa interpretazione si potrebbe anche far derivare il detto comune “seguire un fuoco fatuo”, che descrive il modo di agire di coloro che rincorrono – per ingenuità o per scelta consapevole – l’illusione, la bugia o la semplice e vuota apparenza.

11. Elizabeth Mary Wright, Rustic Speech and Folk-lore, Oxford University Press, London, 1913, pag. 201

12. Katharine Mary Briggs, The fairies in tradition and literature, Routledge, 2002, pag. 73

13. Secondo l’interpretazione cristiana i Feux Follet erano le anime dei bambini morti prima di aver ricevuto il battesimo, oppure quelle di uomini che in vita erano stati malvagi. Entità simili erano i Feau Boulanger – fuochi roteanti – dell’isola di Guernsey, sulla costa francese, anch’essi creduti le anime perdute, tristi e penose dei bambini morti senza battesimo.

14. Robert Hunt, Popular Romances of the West of England, Chatto and Windus, London, 1881, pp. 81-82

15. Nel libro Il meraviglioso Viaggio del Viaggiatore Turchino viene descritto il triste destino di coloro che, per via di comportamenti sbagliati, presuntuosi o arroganti, vengono abbandonati nel viaggio della vita e, privati delle buone guide e della Fortuna in modo molto simile a coloro che nelle leggende qui riportate inseguono Jack O’Lantern e gli altri fuochi fatui, inevitabilmente si perdono senza mai più ritrovare la strada giusta:
Altri ancora si erano incamminati per la strada dei Viaggiatori Perduti, la via sbagliata che avevano imboccato lo Straniero So Tutto e lo Straniero Maleducato, che erano approdati con il Gabbiano Grigio qualche tempo prima di Viaggiatore Turchino ed erano presto ripartiti da Porto Allegro senza scorta e senza alcun addestramento.
Questa strada portava direttamente a Nord ma, di norma, non consentiva di andare al di là del Monte Labirinto o dei Campi del Tempo Perduto e coloro che la percorrevano finivano per camminare in tondo, senza mai giungere da nessuna parte.
Giravano e camminavano, camminavano e giravano e poi, smarriti tra le vallette scoscese del Monte Labirinto o tra i complicati sentieri del Tempo Perduto, finivano per perdere il senno al punto di credere che il girare in tondo senza meta o scopo, fosse la cosa più giusta da fare.
Alcuni tra loro, particolarmente motivati da questa personale convinzione ed autoproclamatisi Maestri, erano anche stati in grado di affermare che, fondamentalmente, non era importante il dove si arrivasse, quanto piuttosto l’aver a lungo camminato.
‘Ciò che conta maggiormente’ – dicevano – è l’essere partecipi di molti giochi, non necessariamente vincerli; pensare molto, non risolvere dei problemi; combattere molte battaglie, non ottenere molte vittorie’.
Va però detto, ad onor del vero, che il destino di costoro, dopo aver lungamente vagato per quei sentieri, era che il loro passo rallentasse e si muovessero sempre più lentamente, fino a che ogni loro gesto diventava impercettibile, ed essi cominciavano a trasformarsi nelle pietre dalla forma vagamente umana di cui i sentieri dei Campi del Tempo Perduto erano fittamente costellati.

(Hal Belson, Il meraviglioso Viaggio del Viaggiatore Turchino, pag. 68)

16. Esistono moltissime varianti di Jack O’Lantern, in base alle diverse regioni in cui è diffusa la sua leggenda, e tutte descrivono spiriti che portano una lanterna o che si manifestano nella forma di fuochi fatui. Quelli che seguono sono solo alcuni esempi:
Billy-wi’-t’-wisp (West Yorkshire), Corpse candle (“Candele cadavere”, Scozia, Lancashire), Fire Faery (“Fata di Fuoco”, Isole Ebridi, Isole Shetland e Orkney), Friar Rush with a lantern (Milton), Gyl burnt tail (“Gyl coda bruciata”, Inghilterra), Hob-and-his-Lanthorn (Inghilterra), Hobby Lantern (Hertfordshire, Warwickshire e Gloucestershire), Jacky o’Lantern, Jenny-burnt-tail (“Jenny coda bruciata”, Northantshire e Oxfordshire), Jenny-with-the-Lantern (Northumbria e Yorkshire), Joan-the-Wad (Somerset e Cornovaglia), Kitty-candlestick (Wiltshire), Kitty-with-the-Wisp (Northumberland), Lantern man (East Anglia), Meg o’the Lantern (Derbyshire), Nimble man (Scozia), Peg-a-Lantern, (Lancashire), Spunkie (Scozia), Will o’the Wykes (Northfolkshire, Lincshire). (Elizabeth Mary Wright, Rustic Speech and Folk-lore, pp. 200-201 e James Hardy, The Denham Tracts: A Collection of Folklore by Michael Aislabie Denham, pp. 77-80)

17. “La buona Fortuna ti farà un cenno, se porti su di te Joan the Wad”.

18. “Jack O’Lantern! Joan the Wad! Che faceste il solletico alla fanciulla fino a farla impazzire; Fatemi luce fino a casa [illuminatemi la strada di casa], il tempo è brutto.” (Filastrocca tratta da Jonathan Couch, History of Polperro)


Fonti:

Leggende delle Alpi, Maria Savi Lopez, Editrice il Punto - Piemonte in Bancarella, Torino, 2007
A Dictionary of British Folk Customs, Christina Hole, Helicon, 1995
The Silver Bough, Marian McNeill, William MacLellan, Glasgow, Vol. III
Folklore of Guernsey, Marie de Garis, 1986
Popular Romances of the West of England, Robert Hunt, Chatto and Windus, London, 1881
The fairies in tradition and literature, Katharine Mary Briggs, Routledge, 2002
Rustic Speech and Folk-lore, Elizabeth Mary Wright, Oxford University Press, London, 1913
Dizionario di fate, gnomi, folletti e altri esseri fatati, Katharine Mary Briggs, Avagliano, 2009
The Denham Tracts: A Collection of Folklore by Michael Aislabie Denham, James Hardy, The Folklore Society, London, 1895, Vol. II
On the ancient British, Roman and Saxon antiquities and folk-lore of Worcestershire, Jabez Allies, Ayer Publishing, 1852
On the Ignis Fatuus, or Will-O’-the-Wisp, and the Fairies, Jabez Allies, Simpkin, Marshall and Co., London, 1846
Northern Mythology, Benjamin Thorpe, Edward Lumley, London, 1851, Vol. II
The Penny magazine of the Society for the Diffusion of Useful Knowledge, Charles Knight & Co., London, 1845
History of Polperro, Jonathan Couch, Polperro Heritage Press, 1871
Il meraviglioso Viaggio del Viaggiatore Turchino, Hal Belson, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1994
Entità fatate della Padania, Alberta Dalbosco e Carla Brughi, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1996

http://it.wikipedia.org/wiki/Jack-o'-lantern [3]
www.settimatorre.com/page.php?pagina=articoli&sezione=leggi&idMat=251 [4]
www.halloweenight.it/origini/jack_o_lantern/jackolantern.asp [5]
www.bambinopoli.it/Halloween/Jack.php [6]
http://en.wikipedia.org/wiki/Joan_the_Wad [7]
http://www.answers.com/topic/joan-the-wad [8]

Immagini:
1. Halloween Pumpkins, di Marta Lopez
2. Will O'the Wisp, di Larry McDougall


Testo di Violet sulla base delle ricerche svolte all'interno della mailing list I Meli di Avalon [9], da Violet, Syama, Alessandro, Danae, Niviene, Morgwen, Misaela e Fulvia.
E' vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.




Questo articolo è stato inviato da Il Tempio della Ninfa
  http://www.tempiodellaninfa.net/public/

La URL di questo articolo è:
  http://www.tempiodellaninfa.net/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=254

Links in questo articolo
  [1] http://www.tempiodellaninfa.net/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=255
  [2] http://www.tempiodellaninfa.net/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=256
  [3] http://it.wikipedia.org/wiki/Jack-o'-lantern
  [4] http://www.tempiodellaninfa.net/public/www.settimatorre.com/page.php?pagina=articoli&sezione=leggi&idMat=251
  [5] http://www.tempiodellaninfa.net/public/www.halloweenight.it/origini/jack_o_lantern/jackolantern.asp
  [6] http://www.tempiodellaninfa.net/public/www.bambinopoli.it/Halloween/Jack.php
  [7] http://en.wikipedia.org/wiki/Joan_the_Wad
  [8] http://www.answers.com/topic/joan-the-wad
  [9] http://it.groups.yahoo.com/group/IMeliDiAvalon/