Il Tempio della Ninfa

L'antica Luce di Santa Lucia

Articoli / Archetipi
Inviato da Violet 29 Gen 2012 - 06:31

Santa Lucia il giorno più corto che ci sia.”
Detto popolare italiano

À la Sainte-Lucie, les jour avance du saut d’une puce.”
(“A Santa Lucia il giorno avanza di un salto di pulce.”)
Detto popolare francese

Sospinta da un soffio di neve che danza fra le trine di ghiaccio, arriva la notte di Santa Lucia…

Nel cuore dell’oscurità più fitta le lanterne accese dondolano sui loro ganci arrugginiti, mazzi di vischio, abete e agrifoglio, appesi fuori dalla porta, raccolgono la brina e scacciano i folletti del buio, e una grande candela bianca arde davanti alla finestra. Il suo lume inviterà la santa fanciulla coronata di fiamme ad entrare, per scaldarsi vicino al focolare e lasciare sotto l’albero di Natale i suoi regali: dolcetti speziati, frutta secca e un piccolo raggio di luce.



In molti paesi d’Italia e del Nord Europa, la tradizione vuole che Lucia visiti le case nella notte del tredici dicembre, portando doni nutrienti e luminosi. Ma chi era in origine questa santa misteriosa? E quale volto di luce si cela oltre le sue mitigate sembianze odierne?
Secondo la storia dei santi Lucia fu una vergine che visse verso la fine del III secolo d.C. durante l’impero di Diocleziano, quando ancora esistevano le leggi che proibivano di praticare la religione cristiana. La fanciulla però desiderava ardentemente di consacrare la sua vita al cristianesimo, e così decise di donare tutti i suoi ricchi averi ai poveri e rifiutò il matrimonio, attirando le ire del suo promesso sposo, che la denunciò come cristiana alle autorità dell’epoca. La povera Lucia venne quindi processata, interrogata a lungo e torturata – sebbene gli atti del processo dichiarano che non patì alcun dolore – e infine venne data alle fiamme e poi decapitata. (1)
Alcune versioni medioevali della storia affermano che durante le torture alla giovane fossero stati cavati gli occhi, oppure che lei, per allontanare da sé l’insistente promesso sposo, se li fosse strappata e glieli avesse mandati dentro a un piatto, chiedendogli di essere lasciata in pace.
Questi avvenimenti secondari spiegherebbero la credenza secondo cui Lucia sia protettrice della vista e dei ciechi, nonché l’usanza di raffigurarla con un piattino, una coppa o una tazza, contenente i suoi occhi; ma ciò nonostante non vi è traccia nei documenti originari di quanto queste versioni più tarde affermarono, e quindi probabilmente si trattò di un travisamento lontano dal tema (presumibilmente) nativo, oppure di piccole ma significative aggiunte dettate da leggende anteriori. (2)
Dopo la sua morte, Lucia fu riconosciuta come martire cristiana ed elevata a santa patrona della città di Siracusa, diventando da subito profondamente cara al cuore dei fedeli, che la celebrano ogni anno durante le festività natalizie.

Questo è dunque ciò che riferisce l’agiografia di Lucia, la quale non sembra avere alcun legame con la religione precristiana e soprattutto con quella delle regioni scandinave, dove la festa a lei dedicata è ancora oggi una delle più sentite e onorate. Tuttavia, a differenza della sua storia comune, sono proprio il Giorno di Santa Lucia – Saint Lucy’s Day – e i suoi festeggiamenti ad essersi intrecciati a radici antiche, ovvero ad essersi innestati su festività solstiziali pagane, precedenti il cristianesimo e incentrate sul ritorno della luce nel buio e gelido inverno.
Nei primi tempi, infatti, la notte di Lucia era onorata proprio durante il solstizio invernale, con la chiara intenzione di sostituire le antiche celebrazioni popolari con una nuova ricorrenza accettata dalla chiesa, e solo dopo diverso tempo, a causa del passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano, questa festa risultò anticipata di dieci giorni.
La tradizione di Santa Lucia”, quindi, “è solo un altro esempio della cristianizzazione delle credenze e delle usanze pagane” (3) ed è proprio rivolgendoci a queste che possiamo scoprire, o ritrovare, il volto luminoso e benefico di quelle divinità femminili alle quali Lucia si è sovrapposta, o dalle quali è stata accolta come divina e splendente sorella.
Del resto il suo destino non poteva non essere quello che già il suo nome aveva voluto per lei: Lucia deriva infatti dal latino lux, col significato di “luce”, e si traduce anche con “puro, bianco, radiante”. Inoltre la radice latina lux è parallela alla radice sanscrita lok, che significa “vedere” e dà origine a lokate, “guardare” e locàna, “occhio”.
Lucia è dunque la luce, e rappresenta Colei che è investita di luce, Colei che – nell’oscurità – porta la luce, ma anche Colei che apre gli occhi alla luce, e Colei che vede, poiché ha la luce negli occhi. E per sua stessa imprescindibile natura è lucente, pura, bianca, radiante.

Nel sud dell’Italia, la figura di Santa Lucia riprende i caratteri della martire siracusana, e i suoi festeggiamenti rimangono radicati nella religione cristiana. Nelle regioni del nord, invece, la benevole fanciulla si avvicina maggiormente alle divinità luminose apportatrici di fortuna e benedizioni che appartenevano all’antica religione, e si dice che arrivi nella sua lunga notte in groppa a un asinello, per portare dolci e regali ai bambini buoni.
La tradizione vuole che la sera della vigilia si preparino dei biscotti per lei e, prima di andare a dormire, gliene si lasci un piattino sul tavolo, insieme a qualche arancia, a mezzo bicchiere di vino rosso e a un fascio di paglia per il suo asinello. I bambini però non possono aspettarla alzati, perché se lei li trovasse ancora svegli al suo arrivo, getterebbe la cenere nei loro occhietti per accecarli. (4) La loro attesa verrà certamente ripagata al mattino, quando troveranno i doni desiderati, insieme a dolcetti, monete di cioccolato, biscottini di pastafrolla a forma di cavallini, stelle, cuori e alberelli – che si pensa portino fortuna e scaccino il male – e per i più monelli il carbone dolce.
Secondo alcuni studiosi, la buona Santa Lucia mediterranea non sarebbe altri che l’antica Dea Lucina, Juno Lucina o Lucetia, una divinità italica che era considerata la madre della luce.
Lucina veniva invocata perché elargisse i suoi doni di luce e abbondanza, e si credeva che potesse conferire l’illuminazione e la vista luminosa, probabilmente intesa come capacità di vedere i reami sottili, oltre il velo illusorio delle apparenze.
I simboli con i quali spesso si accompagnava erano la lampada, ovvero il lume che arde e rischiara il buio, la patera e la coccinella rossa; e Lucina era divina protettrice del travaglio e del parto.
Si credeva che fosse lei ad aprire per la prima volta gli occhi dei bimbi appena nati, donando loro la prima visione del mondo, e nel solstizio d’inverno era lei che riaccendeva il Sole e lo aiutava a sorgere. (5)

Portata dai missionari cristiani medioevali nei freddi Paesi nordici, dove la neve, i ghiacci, la fitta oscurità e il freddo pungente regnano sovrani per gran parte del ciclo annuale, la figura di Santa Lucia depose senza rimpianti le sue logore vesti di martire cristiana per rivestirsi della luce antica. Lei è la promessa del sorgere del sole, è il soffio tiepido che annuncia il novello germogliare della vita, e rappresenta non solo la santa, ma anche la strega primitiva dell’inverno e la dea della primavera. (6)
In Svezia i festeggiamenti del solstizio d’inverno iniziano il tredici di dicembre con il Giorno di Santa Lucia, e fino al XII secolo si usava scegliere una fanciulla fra le più giovani, armoniose e belle, perché rappresentasse la Regina Lucia. Nel buio della notte, vestita di un lungo abito candido e con una corona di candele bianche sulla testa, la bella Lucia camminava per i borghi innevati del paese, preceduta da un uomo a cavallo e da un gruppetto di bambine e bambini che personificavano gli spiritelli e i troll dell’inverno, sconfitti dal sorgere del primo sole. Durante il suo luminoso corteo, la Regina Lucia visitava tutte le case, portando simbolicamente la sua benedizione e l’abbondanza di frutti e luce per l’anno a venire.
Nelle abitazioni più isolate, invece, si svolge ancora oggi il rito della Notte di Santa Lucia, riservato alla sola famiglia. Qui, la figlia più piccina si alza di mattina presto, quando fuori è ancora buio, e con la sua lunga camicia da notte bianca, un nastro scarlatto allacciato in vita, e in testa la coroncina di foglie e di sette candele accese, va a svegliare tutta la sua famiglia. Accompagnata dai dolcissimi canti delle sue sorelle, che simboleggiano le stelle luminose, la piccola Lucia porta in ogni stanza la sua luce e un vassoio pieno di biscotti e dolcetti speziati, che rappresentano la prosperità, la ricchezza e la fortuna che ci si augura per il nuovo ciclo annuale. E dopo l’incantato risveglio, tutti si riuniscono in una stanza illuminata da moltissime candele, dove si fa insieme un’abbondante e deliziosa colazione in onore di Lucia e delle sue benedizioni. (7)
Questa usanza nascerebbe dalla credenza secondo cui in Svezia, durante una durissima carestia, Santa Lucia arrivò il tredici di dicembre a rifocillare il paese, portando cibo e luce. Da quel giorno, ogni anno, le piccole Lucie vestite di bianco ripetono i gesti della loro madrina per le proprie famiglie.

Santa Lucia però non è solo una portatrice di luce, calore e abbondanza, ma come accennato, è anche una selvatica e glaciale strega d’inverno.
In Baviera è descritta come un’inquietante megera primitiva con la maschera di uccello, oppure come una donna travestita da capra volante, abituata a solcare nel suo volo ferino le notti gelate.
In Boemia invece, con i capelli acconciati come un cespuglio di agrifoglio “ghermito dal gelo, le labbra cerulee, lo sguardo pietrificante”, Lucia “infesta le bianche notti” alla ricerca di ladri e furfanti da rapire e infilare nella sua gerla, per portarli nelle profondità della terra. E quando raggiunge la sua sinistra grotta sotterranea, uno a uno apre loro la pancia, li imbottisce con la paglia e li aggiunge alla sua macabra collezione di bambole. (8)
Questi aspetti inquietanti, nonché la caratteristica di punire i malfattori, sono stati attribuiti a Lucia ma con ogni probabilità provengono dalla sua antenata nordica, la Lussi, uno spirito femminile dai tratti demoniaci che si diceva infestasse la notte del tredici dicembre portando scompiglio e terrore. Durante la Notte di Lussi, detta Lussinatta, si riteneva fosse meglio non intrattenersi fuori di casa, e soprattutto i bambini che avevano combinato qualche malefatta dovevano avere particolare cura di sé, perché Lussi avrebbe potuto calarsi giù dal camino e rapirli in un batter d’occhio. Inoltre ogni compito o lavoro cominciato doveva assolutamente essere terminato prima del calar del sole, altrimenti lei sarebbe comparsa e avrebbe maledetto la casa e i suoi abitanti.
Fra la Lussinatta e il solstizio d’inverno, si credeva che ogni genere di demoni, troll e fantasmi imperversasse per le campagne e per i villaggi, e spesso la stessa Lussi si accompagnava a tantissime altre Lussi uguali a lei, che componevano la sua terribile orda spettrale, chiamata Lussiferda. (9) E proprio per difendersi da Lussi, nel corso della Lussinatta veniva tramandata la tradizione della Lussiyaka, una veglia notturna che serviva a proteggere se stessi e la propria famiglia, preservandola da ogni male.
Lo spirito di Lussi, che viveva già da molto tempo fra i ghiacci di quelle terre nordiche poco ospitali, e forse ne personificava i rigidi e durissimi inverni, con i loro venti lamentosi e le interminabili tempeste di neve, col tempo si confuse quindi con Santa Lucia, la quale da una parte assunse gli aspetti della sua selvaggia antenata, prendendo il nome di Lucia die dunkle, “Lucia l’oscura”; dall’altra rimase la generosa fanciulla dai caratteri benefici e gentili, ovvero Lucia die helle, “Lucia la luminosa”. (10)
E dove una semina terrore e punisce delinquenti e bambini capricciosi, l’altra rassicura, e porta luce e dolci benedizioni.

È tuttavia nella sua veste benevola che Santa Lucia è più conosciuta e onorata. In Alsazia appare “col viso diafano, i lunghi capelli di canapa bionda” e una corona dorata ornata di candele e rose profumate. In molte regioni settentrionali, invece, nel suo luminoso e lungo abito bianco, Lucia esce dalle verdi e fitte foreste di conifere, “coronata di agrifoglio e luce”, per portare cibo e fuoco in ogni focolare. Lei è la buona Dama di Natale, che distribuisce regali e risveglia le gemme addormentate e i piccoli spiriti della natura, facendo tintinnare la sua piccola campana d’argento, o i mille campanellini che si racconta fossero cuciti sull’orlo del suo lungo strascico bianco. (11)
In alcuni racconti popolari, questa fanciulla di luce è la dolce vergine della primavera, che dorme di un sonno incantato per tutto il periodo invernale, o che ogni anno viene “imprigionata in una cella sotterranea da una delle vecchie orchesse dell’inverno: la Berchta, la Befana o Cailleach Bheur. Talvolta riesce a uscire da sola, altre volte invece il figlio della malvagia carceriera, perso d’amore per lei, la aiuta a fuggire”. (12)
E non appena riesce a liberarsi, o a destarsi, “ovunque si posi il suo delicato piedino la Natura si sveglia, il suolo indurito rinverdisce, la foresta morta germoglia, il fiume gelato che ella attraversa si rimette a vivere, a cantare, a serpeggiare fra le rive di una campagna che il sole inonda man mano che il flusso avanza liberato. E al ritorno del mazzo d’oro delle primule, il cucù becca i tronchi e canta: Santa Lucia si fidanza! Santa Lucia si sposa! Ecco le damigelle d’onore di Santa Lucia! ” (13)
Così la bella sposa bianca, portatrice del lume della vita, apre alla luce gli occhi del mondo. E laddove lei stessa era blu di gelo e avvolta da cristalli di ghiaccio e neve, ecco che ad ogni nuovo raggio dorato muta d’aspetto: “la pelle di marmo diventa rosata, il sangue affluisce e la bocca rifiorisce. I capelli brinati ritrovano l’oro del levante e si incoronano di fiori campestri, di rose e di sette candele.” (14)
Santa Lucia, ormai dimentica del suo passato da martire torturata e immolata, torna ad essere ciò che era sempre stata: bianca bambina di ghiaccio, selvaggia strega delle nevi, e al contempo ninfa di boschi e sorgenti e radiante regina di maggio. (15)
E Colei che nell’inesorabile tenebra della notte più lunga dell’anno, scocca la scintilla della vita, e dona la speranza del risveglio, benedetto dalla luce antica.

***

Per approfondire:
I Dolci di Santa Lucia: Lussekatter e Paste Frolle [1]
I Canti di Santa Lucia [2]


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Note:

1. Gli atti del suo martirio, il cosiddetto Codice Papadopulo, riferiscono che Lucia nacque nel 283 d.C. da una ricca famiglia di Siracusa. Orfana di padre, crebbe con la madre e divenne una giovane donna segretamente devota alla religione cristiana, ma promessa sposa di un uomo pagano. La madre di Lucia, Eutychie, soffriva da molto tempo di una grave malattia che non era riuscita a curare nemmeno grazie alle dispendiose cure mediche, e proprio per invocarne la guarigione, madre e figlia si unirono a un pellegrinaggio che portava al sepolcro di Sant’Agata di Catania. Qui Lucia invitò sua madre a toccare con fiducia la tomba della santa, e subito dopo fu presa da una visione nella quale Sant’Agata le annunciava l’avvenuta guarigione di Eutychie e le profetizzava il suo martirio e il conseguente patronato su Siracusa.
Sulla via del ritorno, Lucia confessò alla madre di volersi consacrare a Cristo, rifiutando il matrimonio e offrendo la sua ricca dote in beneficenza. Questa scelta però non piacque al suo promesso sposo, il quale, profondamente risentito per la perdita non solo della sposa, ma anche del suo patrimonio, denunciò Lucia come cristiana all’arconte Pascasio, e lei venne arrestata e processata.
Durante il processo la giovane donna seppe tener testa ad ogni provocazione del suo interrogatore, che avrebbe voluto condurla alla prostituzione per scacciare dal suo corpo lo Spirito Santo, e quando questi ordinò ai suoi uomini di costringere Lucia con la forza, lei divenne tanto salda e pesante da sembrare fatta di pietra, e da rendere impossibile a decine di soldati di spostarla di un solo passo. Allora l’arconte, adirato, iniziò a infliggere a Lucia dolorose torture, che però non riuscirono a scalfirla, e anche quando venne data alle fiamme la giovane non bruciò né provò dolore.
Infine, messa in ginocchio, venne decapitata, ma poco prima di morire annunciò la caduta di Diocleziano.
La data della sua morte sembra essere stata il 304 d.C. circa, ma su questo particolare non c’è concordanza fra le varie fonti.
È comunque importante precisare che gli stessi atti del martirio di Lucia, rinvenuti in due diverse redazioni, non sarebbero da considerarsi attendibili. La versione più antica, che risale al V secolo d.C. e venne rielaborata in greco da un agiografo anonimo sulla base dei racconti orali, non contiene dati storici ed è stata considerata da molti studiosi come un’opera del tutto fantasiosa. La seconda versione pare essere semplicemente una traduzione latina della prima, trascritta nel VI secolo circa.
Si potrebbe quindi affermare che la storia agiografica di Lucia sia, come spesso accade, una pura invenzione operata dai missionari cristiani, atta a nascondere o rielaborare le tradizioni e le divinità precedenti il cristianesimo, per renderle accettabili dalla nuova religione dominante.

2. Questo episodio della vita di Lucia, sebbene non appartenga alla sua storia originaria, assomiglia in modo sorprendente a quello riguardante un’antica santa irlandese legata alle leggende delle sorellanze sacerdotali femminili precristiane: Santa Modwenna. Secondo uno degli avvenimenti, anche qui secondari, della sua storia, la giovane donna era perseguitata da un soldato che desiderava sposarla contro la sua volontà, dal quale desiderava fuggire.
La leggenda afferma che la fanciulla e le sue compagne giunsero ad una roccia nel mare, che per le preghiere di lei divenne una barca e le portò oltre trenta miglia, a Farnes, ora parte del comune di Glasserton al lato est di Luce Bay. Ciò nonostante, il suo ammiratore la seguì e la ritrovò. Arrampicatasi su un albero, ella chiese “Cosa vedi in me che eccita tanto la tua passione?”
“Il tuo viso e gli occhi” rispose lui. Immediatamente lei si strappò gli occhi e li gettò ai suoi piedi! Inorridito e pieno di rimorso il soldato se ne andò, e Modwenna, scesa dall’albero, si lavò il viso in una sorgente zampillata miracolosamente
.” (Archaeological light on the early Christianizing of Scotland, George Alexander Francis Knight, p. 250, citato in The Quest for the Nine Maidens, Stuart McHardy, p. 44, traduzione di Violet)
La stessa storia è raccontata per [Santa] Triduana”, che per Barbara Walker (The Woman’s Enciclopedia of Myths and Secrets, p. 555) personifica la cristianizzazione di Diana Triformis, “alla quale era stata dedicata una sorgente, a Restalrig, in Edimburgo, che era conosciuta in lungo e in largo per la sua efficacia nel curare le malattie degli occhi.” (Stuart McHardy, op. cit.)
Secondo l’autore del testo citato esisterebbe un legame fra queste sante, protettrici e guaritrici della vista, e il simbolo degli occhi della Grande Madre. Si potrebbe pensare che gli occhi che verrebbero guariti, nonché la vista che si potrebbe recuperare bagnandosi in una di queste sacre sorgenti, non siano tanto quelli che si usano comunemente, ma quelli che permettono di Vedere oltre le apparenze e oltre la realtà materiale, ovvero che si aprono sul mondo invisibile ed eterno degli spiriti e delle divinità arcaiche.

3. Cfr. Stig A. Eriksson, Christmas traditions and performance rituals [3], pp. 5-6

4. Questo particolare ricorda la credenza secondo cui non si potesse assistere alla visita delle antiche dée della Luce, che portavano doni e Fortuna durante le feste solstiziali, perché il loro splendore e la loro bellezza divina avrebbero accecato chiunque si fosse attardato per vederle. (Cfr. Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna [4], ricerca di Violet per Il Tempio della Ninfa [5])

5. Cfr. Barbara Walker, The Woman’s Encyclopaedia of Myths and Secrets, pp. 554-555; anche la storia della martire Lucia sembra essere la rinarrazione della distruzione di una statua di Juno Lucina che avvenne nel tempio che era stato costruito per lei sul colle Esquilino nel 735 a.C. Si racconta che questa statua avesse gli occhi fatti di bellissime pietre preziose, e che un saccheggiatore cristiano si arrampicò fino alla sua testa e glieli rubò. La statua fu poi distrutta, ma non fu affatto semplice, perché era talmente pesante che non si poteva spostare di un passo. Anche darla alle fiamme non servì a nulla, e così alla fine venne fatta a pezzi a colpi di spada. Vedi nella nota 1 il processo a Lucia.

6. Cfr. Pierre Dubois, La Grande Encyclopédie des Fées et autres petites créatures, p. 34

7. Cfr. John Matthews, Winter Solstice. The sacred traditions of Christmas, pp. 102-103
Quella che segue è una dolcissima testimonianza riportata da chi ha realmente vissuto la magia di questo rituale: “Nel buio della notte, quando tutt'attorno c'è solo silenzio e neve, a un certo punto, in lontananza, un canto lieve e soave che si avvicina. Poi la porta si apre e alla tremula luce di quelle candeline traballanti sulle loro teste, figure bianche e bionde mi porgono il vassoio. (…)
Non si può dimenticare: il silenzio della neve nel buio delle notti invernali, rischiarato tenuamente da questa piccola processione casalinga: luci fioche, voci dolcissime, e il sogno che si confonde con ciò che non sembra reale…
” (Tratto da Evolvendo - Santa Lucia nel Nord dell'Europa [6], con la gentile concessione dell’autrice Carla Fleischli Caporale)

8. Citazioni da Pierre Dubois, op. cit. p. 34. Traduzione dal francese di Lidia Pianta

9. Questo selvaggio corteo richiama le varie leggende sulla Caccia Selvaggia, che in Scandinavia prende il nome di Oskoreia o Jolaskreia. Cfr. Stig A. Eriksson, op. cit.

10. Cfr. Stig A. Eriksson, op. cit.

11. Citazioni da Pierre Dubois, op. cit. p. 34

12. Ibidem

13. Ibidem

14. Ibidem

15. Appare chiara la vicinanza, se non addirittura l’identificazione, di Santa Lucia con le antiche Madri del solstizio d’inverno e del Natale, fra cui spiccano la germanica Frau Holle, la nordica Frigg e la celtica Berchta. Non solo, Lucia assume anche le caratteristiche della candida Sposa della Primavera, che talvolta è descritta come l’aspetto primaverile della vecchia megera dell’inverno, talaltra come la sua prigioniera che si libera, o viene liberata, intorno al tempo di Imbolc – i primi di febbraio – quando ha inizio la rinascita della Natura. Lucia quindi è anche assimilabile alla scozzese Bride, o all’irlandese Brighid, e come ognuna di queste antiche divinità porta in sé il duplice volto di dea dell’inverno e dell’estate, della vita e della morte, della luce e dell’oscurità.


Fonti

La Grande Encyclopédie des Fées et autres petites créatures, Pierre Dubois, Hoebeke Editeur, Paris, 1996
Winter Solstice. The sacred traditions of Christmas, John Matthews, Quest Books, Wheaton, Illinois, 2003
Tante Arie, bonne fée et mère Noël, Hervé Thiry-Duval, Cabédita, 2007
The Woman Encyclopaedia of Myths and Secrets, Barbara Walker, Harper One, NY, 1983
Figure di donna nei miti e nelle leggende, Patricia Monaghan, Edizioni Red, Milano, 2004
The Quest for the Nine Maidens, Stuart McHardy, Luath Press, Edinburgh, 2003
Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Ottorino Pianigiani: Etimo [7]
Christmas traditions and performance rituals: a look at Christmas celebrations in a Nordic context [8], Stig A. Eriksson
Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna [9], ricerca di Violet per Il Tempio della Ninfa [10]
St. Lucy [11]
Saint Lucy’s Day [12]
Santa Lucia. Vergine e martire [13]
Lucia da Siracusa [14]
Santa Lucia nel Nord dell’Europa [15]
Perchta/Berchta [16]


Testo di Violet. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.




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  [5] http://www.tempiodellaninfa.net
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  [14] http://it.wikipedia.org/wiki/Lucia_da_Siracusa
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