Il Tempio della Ninfa

La Zuppa delle Nove Erbe

Articoli / Cucina
Inviato da LaZiaArtemisia 28 Giu 2011 - 03:04

Il giorno del solstizio d'Estate è il giorno della ruota dell'Anno in cui, fin dai tempi antichi, per la congiunzione astrale di Sole e Luna, è sempre stato fortemente percepito il massimo potere delle Erbe.
Gli umani, che da sempre traggono benefici dal mondo di Flora, in questa precisa notte compiono con le erbe al culmine del loro potere i rituali più delicati in cui vengono usate le piante, gli incantesimi erbari più profondi e le protezioni più sentite.



Molte creature diverse in passato, nella notte di San Giovanni, il 24 giugno, si accingevano nei prati e nei boschi, muniti di falcetti e cestini, per raccogliere grandi quantità di mazzetti di erbe differenti, che venivano poi appese all’ombra dei solai ad essiccare. Grande importanza in questa tradizione aveva la Zuppa delle Nove Erbe, detta proprio di San Giovanni, preparata con le erbe fresche raccolte in quella notte speciale. La Zuppa rappresentava prima di tutto il massimo potere di vitamine e sali della Natura al risveglio primaverile, al quale attingere con gioia per rigenerarsi dopo la pausa invernale.
L'acqua gelata delle fonti veniva raccolta nei calderoni e messa a bollire sul fuoco, e le Donne gettavano le piante appena colte nel liquido, estraendone in questo modo le proprietà speciali che ogni dono di Flora porta nel suo grembo: proprietà nutritive, vitamine, infinite doti curative e rigeneranti.
La Zuppa scaldava i cuori che si apprestavano al Risveglio, infondendone benefici assolutamente necessari per riacquistare le forze, per il freddo e per lo scarso cibo conservato, consumato dall’autunno fino alle prime luci di Beltane.
Un vero toccasana per le Anime segnate dall’inverno della campagna.
Le Erbe che la componevano tradizionalmente, ma con le mille varianti di ogni zona e clima, sono: Malva, Iperico, Lavanda, Artemisia, Tarassaco, Ortica, Borsa del Pastore, Nasturzio e Acetosella (ma anche Crescione, Camomilla, Equiseto, Primule e Violette).

Ogni pianta possiede energie preziose, ed ognuna rappresenta un elemento insostituibile in erboristeria, ma anche nella tradizione della magia contadina.
Una ricetta precisa della Zuppa delle Nove Erbe non esiste, perché ogni luogo, ogni regione, ogni paese e ogni prato ha le sue erbe spontanee. È inutile preparare una zuppa con piante fatte arrivare da lontano, perderebbero la vitalità e l'Energia Sottile nel lungo trasporto.
Ascoltando un po’ le mie “sciure di campagna”, cercando sui libri e in rete, ho provato una ricetta che può essere considerata una base buona per tutti.

Fate un bel soffritto nel pentolone con l'olio e un trito di quello che vi piace – aglio, cipolla, carote, sedano – per dare un buon sapore, poi aggiungete se non siete vegetariani, un bel pezzo di pancetta tritato (o guanciale, o prosciutto crudo); quindi prendete le foglie e i germogli delle erbe scelte, pulite e lavate, e tuffatele nel soffritto. Aggiungete acqua calda in abbondanza, fino a coprire bene tutto. Lasciate sul fuoco per un’ora, mescolando ogni tanto, finché tutta la forza delle erbe viene estratta, e il sapore diventi una meraviglia.
A questo punto si può spegnere il fuoco, aggiungendo, se piace, grana o pecorino, e versare la zuppa in ciotole di coccio, dove riposa una bella fetta di pane casereccio abbrustolito.

La zuppa è buona e profumata, ed è un vero toccasana per ritrovar le forze, prendere per mano Blodeuwedd, la Dama della Primavera, e lasciarsi condurre alla Luce del Risveglio.




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