Il Tempio della Ninfa

La Leggenda del Lago delle Streghe

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Inviato da Violet 15 Feb 2011 - 05:21

Esiste una leggenda di origine sconosciuta e misteriosa, che narra di come un tempo molto lontano nacque il bellissimo Lago delle Streghe, o Lago Azzurro, “uno specchio d’acqua cristallina, circondato da alti larici e da folte macchie di mirtilli” che si trova nella Val d’Ossola, in provincia di Verbania.
Pur non essendo l’unica, e certamente non la più conosciuta, questa è forse una delle più belle storie della tradizione piemontese; una storia magica e antica che ogni fanciulla che si pone per suo ardente desiderio sull’antico sentiero che porta al vero Amore, dovrebbe ascoltare e imparare, per poterla ricordare ogni volta che la vita la conduce nelle grigie paludi dei tristi affanni e per aggrapparsi ad essa come ad una sottile fune luminosa che l'aiuti a trarsene fuori con tutte le sue forze.
In questo modo è forse possibile riconoscere la strada perduta, ricordare dove si desiderava pervenire e ricominciare a camminare, con gli occhi felici e limpidi come le acque del lago.



La Leggenda del Lago delle Streghe
(Tratta da Entità Fatate della Padania, Alberta Dalbosco e Carla Brughi)

“Si racconta di una bella fanciulla che, disperata perché il fidanzato da qualche tempo preferiva la compagnia di un’altra ragazza, incontrò una strana vecchia, forse una strega, che filava seduta su di un masso a lato del sentiero. Quando la vecchia le rivolse un saluto guardandola negli occhi, alla giovane parve di diventare trasparente come l’acqua tanto era forte l’impressione che la donna stesse vedendo sin nel fondo della sua anima. Sentitasi così scoperta, la giovane finì col raccontarle tutti i suoi dolori osando persino chiederle aiuto. La donna non parve troppo sorpresa per quella richiesta, nemmeno quando la fanciulla le chiese di far sparire la rivale affinché l’amato tornasse a lei. A nulla valsero gli ammonimenti della donna, la ragazza era, in quel momento, accecata dalla passione e non voleva sentire nessuna ragione. Fu così che la strega acconsentì ad operare quella magia ma solo a condizione che la fanciulla accettasse di vedere, almeno una volta, un bellissimo uomo che, secondo la strega, avrebbe potuto farla felice. Certa che mai avrebbe amato nessun altro oltre il suo fidanzato la fanciulla accettò e così, dopo qualche giorno, si trovò a percorrere il sentiero che portava verso il luogo dell’appuntamento con la strega. Mentre camminava si sentiva felice come da molto tempo non le accadeva, sentiva l’aria intorno pulita e fresca, era incantata dai mille colori dei fiori e si trovò addirittura a sorridere, per un attimo dimentica di tutti i suoi affanni. Giunse così all’ingresso di una grotta sulla cui soglia stava la vecchia maga. Insieme si incamminarono all’interno della caverna che divenne sempre più stretta e buia, finché non fu altro che un basso cunicolo senza fine. Dopo molti e molti passi il cunicolo si allargò e apparve una vasta caverna sotterranea, dove brillava un grande fuoco sopra il quale altre due streghe stavano mescolando, in un grosso calderone, strani ingredienti. Si sedettero vicino al fuoco e quando tutto fu pronto la maga chiese alla fanciulla di guardare in due minuscole pozze formate da una sorgente di acqua pura e cristallina che sgorgava dalla roccia.
Poiché le pozze erano specchi magici, alla fanciulla apparve, nella prima, il suo fidanzato nel pieno della sua vigorosa giovinezza a cui seguirono altre immagini del fidanzato sempre più vecchio fino a che comparve un uomo canuto con la pelle cascante, i denti gialli e gli occhi spenti. Inorridita da quell’immagine la fanciulla fece per fuggirsene via ma la vecchia la invitò a guardare nell’altra pozza dove apparve un signore bellissimo, dai lineamenti perfetti, vibrante e trionfante dell’eterna giovinezza degli Dei.
Dopo un attimo di sgomento la fanciulla comprese il significato di quelle visioni: da un lato l’amore umano, caduco, passeggero e destinato a sicura morte, dall’altra l’Amore divino, sacro ed eterno, e che a lei toccava la scelta. Restò immobile a lungo, come soppesando le due possibilità che le erano state poste innanzi, ed infine, senza più dubbi, scelse l’Amore eterno e, sorridendo felice, si mise a danzare con le streghe. Come per incanto la grotta svanì nell’aria e la fonte di acqua pura e cristallina crebbe d’intensità fino a diventare un saltellante torrente che in breve tempo riempì il pianoro fino a creare quello che fu poi chiamato il Lago delle Streghe.”


(Entità Fatate della Padania, Alberta Dalbosco e Carla Brughi, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1993, pp. 138-139)




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