Il Tempio della Ninfa

Convolvolo

Articoli / Erbario
Inviato da Violet 28 Lug 2010 - 19:23

CONVOLVOLO
Convolvulus sepium

Riconoscimento e proprietà terapeutiche

Il convolvolo è una bella pianta rampicante, perenne, che fa parte della famiglia delle Convolvulacee. Cresce spontaneamente nei prati e nei boschi, nei campi e al margine dei sentieri di campagna e bassa montagna, fino a 1000 metri, e si arrampica a spirale sulle recinzioni, sui pali, e sui tronchi degli alberi, anche se preferisce le siepi alte e robuste, da cui deriva il suo nome convolvulus, dal latino “avvolgere, avviluppare”, e sepium, “siepe”, a significare “che si avvolge alla siepe”.



Il fusto della piantina è verde, flessibile e molto resistente; le foglie sono oblunghe, verde scuro, a forma di punta di freccia o di cuore.
I grandi fiori, a forma di imbuto e color bianco neve, talvolta rosati o striati di rosa, si aprono la mattina, quando il sole è alto, e si chiudono verso sera, o quando il cielo è nuvoloso o piovigginoso, anche se talvolta si aprono anche durante la notte, per essere visitati dagli insetti notturni; e sbocciano per tutta l’estate, da giugno fino a settembre.
I frutti sono capsule globulose e contengono da tre a quattro semi, mentre i rizomi sono striscianti, lunghi, carnosi e bianchi.

Sin dall’antichità le foglie e le radici del convolvolo si usano per i loro effetti lassativi. Le foglie, che rimangono efficaci anche per molto tempo dopo l’essiccazione, vengono anche preparate in infusione per curare e alleviare i fastidi della leucorrea, ed inoltre sono utili per far lavorare bene il fegato, in quanto aumentano la produzione e la secrezione di bile.

Ricette curative
(consultare sempre il medico)

Infuso contro la stitichezza: portare ad ebollizione mezzo litro d’acqua e porre in infusione 6 grammi di foglie essiccate di convolvolo. Filtrare bene e dolcificare con zucchero. Bere in due volte durante l’arco della giornata.

Infuso per aumentare la produzione di bile: in un litro d’acqua bollente mettere in infusione 5 grammi di foglie di convolvolo, lasciando riposare per 10 minuti. Filtrare e zuccherare, e bere due tazze al giorno, di cui una a digiuno.

Miti, tradizioni e usi magici

Si arrampicano serpentini ai tralicci, agli alberi e alle siepi, ai vecchi pozzi e ai muri dei ruderi di pietra, e invadono i prati verdissimi e i campi assolati, spargendoli di tanti piccoli e delicati calici bianchi, che si aprono a raccogliere la luce del sole, e poi lentamente si richiudono, come per trattenerla dentro e custodirla, colmati di calore luminoso.
Sono i piccoli convolvoli, piantine considerate temibili ed infestanti dai coltivatori, che le detestano e tentano invano di sradicarle ed avvelenarle per liberare i loro campi coltivati, sebbene in realtà siano un dono delle fate dalla bellezza semplice e pura, che spesso copre tante brutture e artificialità disseminate in natura dall’uomo, avvolgendole e nascondendole dietro a foglie e fiori.
La piantina attira molte farfalle, che volano leggere bevendo dai nivei calici il nettare dolce, mentre i bruchi vivono fra foglie e radici, ed in particolare è visitata dalla sfinge del convolvolo (Herse convolvuli), una grande falena grigia, crepuscolare e dall’aspetto inquietante. Forse è per questo se qualcuno crede che essa in realtà sia una fata misteriosa, dai grandi occhi neri e dalle vesti grigio perlacee come la polverina che ricopre le sue ali…
Del resto non sarebbe la sola entità magica legata al convolvolo, infatti si dice che nel fiore abiti un’entità fatata maliziosa e capricciosa, che bisogna stare attenti a non far arrabbiare.
Per via della sua crescita spiraliforme, che tende perennemente verso l’alto, il convolvolo potrebbe simboleggiare la crescita profonda spirituale ed è legato al cammino interiore, come si narra in una fiaba molto breve e semplice raccolta dai Fratelli Grimm e intitolata La tazzetta della Madonna.
La fiaba racconta di come un povero carrettiere, che viaggiava tranquillo per la via, fosse rimasto impantanato con il suo carro, e per quanti sforzi facesse non riusciva proprio a liberarlo. In quel momento passava lì vicino la Madonna, che vedendo in che condizioni si trovava l’uomo gli si avvicinò e disse che era molto stanca e che se egli le avesse offerto un bicchiere del suo buon vino lei gli avrebbe liberato il carro. Il carrettiere accettò volentieri, ma non aveva con sé un bicchiere per il vino, così la Madonna colse un fiorellino di convolvolo, che sembrava proprio una tazzina, e glielo porse. L’uomo vi versò un po’ di vino e la Madonna si dissetò, e in un istante il carro era libero dal fango ed egli poté riprendere il suo viaggio.
Sebbene il racconto sia stato apparentemente coperto dalla patina cristiana, è ancora possibile, e con poca difficoltà, intuire come fosse narrato in principio. Si potrebbe infatti pensare che il viaggio del carrettiere per il sentiero corrisponda al cammino di consapevolezza profonda che si svolge nelle vie interiori, il quale è costellato di ostacoli e prove difficoltose da superare, proprio come lo è un mucchio di fango che blocca il proprio carro e impedisce di proseguire. La Madonna doveva essere originariamente una Fata, simile a quelle che spesso compaiono nelle fiabe per offrire o rifiutare il loro aiuto, ovvero per donare o negare la loro preziosa Fortuna, a seconda del comportamento che rivolgono nei loro confronti coloro che esse decidono di incontrare. E dato che il carrettiere è un uomo d’animo buono e gentile, ed è felice di dare alla Fata ciò che lei chiede, ella gli concede il suo favore e come per magia gli libera la strada. In tal modo l’uomo supera l’ostacolo che lo aveva bloccato e può riprendere il suo viaggio.
La fiaba potrebbe inoltre suggerire che alcuni impedimenti che si trovano lungo la via non possono sempre essere affrontati e superati solo con le proprie umane forze, ma talvolta necessitano del magico intervento di un’entità divina – forse richiamata e attirata da modi d’essere armoniosi e gentili – che giunge per indicare la via e per aiutare a percorrerla, o a procedere oltre certi limiti che altrimenti sarebbero invalicabili.

Tornando al convolvolo, come ricorda l'antica tradizione fiabesca, il suo fiore è la tazzina delle fate, piccina e delicata, da cui le creature dei boschi e dei prati fioriti bevono acqua sorgiva e dolce rugiada…
e forse imitare le fate e provare a bere dal convolvolo una goccina di rugiada donata dal fresco mattino, nella quale si sia specchiato il sole facendola brillare e facendo sembrare il candido calice ripieno di liquida luce, potrebbe avere il senso di bere la luce stessa, dissetandosi, custodendola dentro, e colmandosi del suo tepore luminoso.


Fonti

Florario, Alfredo Cattabiani, Oscar Saggi Mondadori, Milano, 1996
Le Fiabe del Focolare, Jacob e Wilhelm Grimm, Mondolibri, Milano, 2005
Segreti e Virtù delle piante medicinali, Selezione dal Riders Digest
Fitoterapia, Jean Valnet, Giunti Editore, Firenze – Milano, 2005
Erbario, a cura di Bernardo Ticli, De Vecchi Editore, Milano, 2004
Il grande libro delle piante magiche, Laura Rangoni, Xenia, Milano, 2005
La fauna in Italia, Alessandro Minelli, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Roma, 2002
http://www.actaplantarum.org [1]
http://www.linnea.it/lepidoptera-farfalle-falene/agrius-convolvuli.php [2]


Testo di Violet. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.




Questo articolo è stato inviato da Il Tempio della Ninfa
  http://www.tempiodellaninfa.net/public/

La URL di questo articolo è:
  http://www.tempiodellaninfa.net/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=200

Links in questo articolo
  [1] http://www.actaplantarum.org
  [2] http://www.linnea.it/lepidoptera-farfalle-falene/agrius-convolvuli.php