Il Tempio della Ninfa

La discesa di Inanna

Articoli / Antichi manoscritti
Inviato da Violet 26 Nov 2009 - 23:11

Gli antichi poemi della Dea Inanna
Incisi su tavolette d’argilla e risalenti al III millennio a.C.

La discesa di Inanna
(seconda parte)

Il sogno di Dumuzi

Il suo cuore era pieno di lacrime.
Il cuore del pastore era pieno di lacrime.
Il cuore di Dumuzi era pieno di lacrime.
Dumuzi vagava incespicando per la steppa e piangeva:
“O steppa, eleva lamenti per me!
O granchi del fiume, lamentate la mia morte!
O rane del fiume, gridate per me!
O madre mia, Sirtur, piangi per me!

Se non trova i cinque pani,
Se non trova i dieci pani,
Se non sa il giorno della mia morte,
Tu, steppa, diglielo, dillo a mia madre.
Sulla steppa mia madre verserà lacrime per me.
Sulla steppa la mia sorellina piangerà la mia morte”.

Giacque per riposare.
Il pastore giacque per riposare.
Dumuzi giacque per riposare.

Mentre giaceva fra le gemme e i giunchi,
Sognò un sogno.
Si risvegliò dal suo sogno.
Tremò per quella visione.
Si fregò gli occhi terrorizzato.

Dumuzi chiamò:
“Portate… portatela… portate mia sorella.
Portate la mia Geshtinanna, la mia sorellina.
La mia scriba che conosce le tavolette,
La mia musa che conosce molte canzoni,
La mia sorella, che conosce il significato delle parole,
La mia saggia, che conosce il significato dei sogni.
Devo parlarle.
Devo raccontarle il mio sogno”.

Dumuzi parlò a Geshtinanna e disse:
“Un sogno! Sorella, ascolta il mio sogno:
I giunchi crescono tutto intorno a me; i giunchi crescono fitti intorno a me.
Una singola canna trema per me.
Di due canne che crescono insieme, prima l’una, poi l’altra viene portata via.
In un bosco, il terrore di alti alberi mi sovrasta.
Acqua è versata sul mio sacro focolare.
Il fondo della mia zangola si apre.
La mia coppa cade dal suo piolo.
Il mio bastone da pastore è scomparso.
Un’aquila rapisce un agnello dal gregge.
Un falco ghermisce un passero posato sul recinto di giunchi.

Le tue capre, sorella mia, trascinano le loro barbe di lapislazzuli nella polvere.
Le tue pecore grattano la terra con piede piegato.

La zangola tace; non si versa più latte.
La coppa giace infranta; Dumuzi non è più.
L’ovile è abitato dai venti”.

Geshtinanna parlò:
“Non raccontarmi il tuo sogno, fratello.
Dumuzi, non raccontarmi un tal sogno.

I giunchi che crescono tutto intorno a te,
I giunchi che crescono fitti intorno a te,
Sono i tuoi demoni, che ti inseguiranno e ti aggrediranno.
La singola canna che trema per te
È tua madre, che piangerà la tua morte.

Le due canne che crescono insieme, delle quali prima l’una, poi l’altra viene portata via, Dumuzi,
Siamo tu e io; prima l’uno, poi l’altra, saremo portati via.

Il terrore di alti alberi che ti sovrasta nel bosco
Sono i galla; caleranno su di te nell’ovile.

Quando il fuoco si estinguerà nel tuo sacro focolare,
L’ovile diverrà dimora di desolazione.

Quando il fondo della tua zangola si aprirà,
I galla ti afferreranno.

Quando la tua coppa cadrà dal suo piolo,
Cadrai a terra, alle ginocchia di tua madre.

Quando il tuo bastone da pastore sarà scomparso,
I galla faranno avvizzire ogni cosa.

L’aquila che rapisce un agnello dal gregge
È il galla che ti graffia le guance.

Il falco che ghermisce un passero posato sul recinto di giunchi
È il galla che scavalca il recinto per portarti via.

Dumuzi, le mie capre trascinano le loro barbe di lapislazzuli nella polvere.
I capelli mi si agiteranno in capo nel cielo per te.

Le mie pecore grattano la terra con piede piegato.
Dumuzi, mi graffierò le guance per il dolore per te.

La zangola tace; non si versa più latte.
La coppa è infranta; Dumuzi non è più.
L’ovile è abitato dai venti”.

Aveva appena pronunciato queste parole,
Quando Dumuzi gridò:
“Sorella mia! Presto, Sali sulla collina!
Non salire con passo nobile e lento;
Corri, sorella!
I galla, odiati e temuti dagli uomini,
Arrivano sulle loro navi.
Portano legni per legare le mani;
Portano legni per legare il collo.
Corri, sorella!”
Geshtinanna salì sulla collina.
L’amico di Dumuzi andò con lei.

Dumuzi gridò:
“Li vedete?”

L’amico gridò:
“Vengono;
I grandi galla, che portano legni per legare il collo,
Vengono a prenderti”.

Geshtinanna gridò:
“Presto, fratello!
Nascondi il capo nell’erba.
I tuoi demoni vengono a prenderti”.

Dumuzi disse:
“Sorella mia, non rivelare a nessuno il mio nascondiglio.
Amico mio, non rivelare a nessuno il mio nascondiglio.
Mi nasconderò nell’erba.
Mi nasconderò fra le piante basse.
Mi nasconderò fra le piante alte.
Mi nasconderò nei fossi di Arali”.

Geshtinanna e l’amico di Dumuzi risposero:
“Dumuzi, se dovessimo rivelare il tuo nascondiglio,
Che i tuoi cani ci divorino,
I tuoi cani neri da pastore,
I tuoi regali cani da re,
I tuoi cani ci divorino!”

I piccoli galla parlarono ai grandi galla:
“Voi, galla, che non avete madre né padre,
Né sorella, fratello, moglie o figli,
Che svolazzate come custodi sul cielo e sulla terra,
Che vi attaccate ai fianchi di un uomo,
Che non favorite nessuno,
Che non distinguete il bene dal male,
Diteci:
Chi ha mai visto l’animo di un uomo spaventato
Vivere in pace?
Non cerchiamo Dumuzi a casa del suo amico.
Non cerchiamo Dumuzi a casa di suo cognato.
Cerchiamo Dumuzi a casa di sua sorella, Geshtinanna”.

I galla batterono le mani gioiosamente.
Andarono alla ricerca di Dumuzi.
Giunsero alla casa di Geshtinanna.
Gridarono:
“Indicaci dov’è tuo fratello!”

Geshtinanna non parlò.

Le offrirono il dono dell’acqua.
Lo rifiutò.
Le offrirono il dono del grano.
Lo rifiutò.

La avvicinarono al cielo.
La avvicinarono alla terra.
Geshtinanna non parlò.

I piccoli galla dissero ai grandi galla:
“Quando mai, dall’inizio dei tempi,
Una sorella ha rivelato il nascondiglio del fratello?
Venite, cerchiamo Dumuzi a casa del suo amico”.

I galla si recarono dall’amico di Dumuzi.
Gli offrirono il dono dell’acqua.
Lo accettò
Gli offrirono il dono del grano.
Lo accettò.
Disse:
“Dumuzi si nasconde nell’erba,
Ma non so dove”.

I galla cercarono Dumuzi nell’erba.
Non lo trovarono.
L’amico disse:
“Dumuzi si nasconde fra le piante basse,
Ma non so dove”.

I galla cercarono Dumuzi fra le piante basse.
Non lo trovarono.
L’amico disse:
“Dumuzi si nasconde fra le piante alte.
Ma non so dove”.

I galla cercarono Dumuzi fra le piante alte.
Non lo trovarono.
L’amico disse:
“Dumuzi si nasconde nei fossi di Arali.
Dumuzi è caduto nei fossi di Arali”.

Nei fossi di Arali, i galla presero Dumuzi.
Dumuzi impallidì e pianse.
Gridò:
“Mia sorella mi ha salvato la vita.
Il mio amico mi ha portato alla morte.
Se il figlio di mia sorella vaga per le strade,
Che sia protetto, che sia benedetto.
Se il figlio del mio amico vaga per le strade,
Che si perda, che sia maledetto”.

I galla circondarono Dumuzi.
Gli legarono le mani; gli legarono il collo.
Percossero il marito di Inanna.
Dumuzi levò le braccia al cielo, verso Utu, Dio della Giustizia, e gridò:
“Utu, tu sei mio cognato,
Sono il marito di tua sorella.
Sono colui che ha portato cibo al sacro tempio.
Sono colui che ha portato i doni nuziali ad Uruk.
Ho baciato le sacre labbra.
Ho danzato sulle sacre ginocchia, le ginocchia di Inanna.

Muta le mie mani in mani di gazzella,
Muta i miei piedi in piedi di gazzella.
Lasciamo fuggire ai miei demoni;
Fammi fuggire a Kubiresh!”

Il misericordioso Utu accettò le lacrime di Dumuzi.
Mutò le sue mani in mani di gazzella.
Mutò i suoi piedi in piedi di gazzella.
Dumuzi sfuggì ai suoi demoni.
Fuggì a Kubiresh.

I galla dissero:
“Andiamo a Kubiresh!”

I galla giunsero a Kubiresh.
Dumuzi sfuggì ai suoi demoni.
Si rifugiò presso la Vecchia Belili.

I galla dissero:
“Andiamo dalla Vecchia Belili!”

Dumuzi entrò nella casa della Vecchia Belili. Le disse:
“Vecchia, io non sono un semplice mortale.
Sono il marito della dea Inanna.
Versami acqua da bere.
Spargimi farina da mangiare”.

Dopo aver versato a Dumuzi acqua da bere
E avergli sparso farina da mangiare,
La vecchia uscì di casa.
Quando i galla la videro uscire, entrarono nella casa.
Dumuzi sfuggì ai suoi demoni.
Si rifugiò nell’ovile di sua sorella, Geshtinanna.

Quando Geshtinanna trovò Dumuzi nell’ovile, pianse.
Portò la bocca al cielo.
Portò la bocca a terra.
Il suo dolore aprì l’orizzonte come una veste.

Si graffiò gli occhi.
Si graffiò la bocca.
Si graffiò le cosce.

I galla scavalcarono il recinto di giunchi.
Il primo galla colpì Dumuzi sulla guancia con un chiodo appuntito.
Il secondo galla colpì Dumuzi sull’altra guancia con il bastone da pastore,
Il terzo galla fracassò il fondo della zangola,
Il quarto galla gettò a terra la coppa dal suo piolo,
Il quinto galla fece a pezzi la zangola,
Il sesto galla frantumò la coppa,
Il settimo galla gridò:
“Levati, Dumuzi!

Marito di Inanna, figlio di Sirtur, fratello di Geshtinanna!
Levati dal tuo falso sonno!
Abbiamo preso le tue pecore! Abbiamo preso i tuoi agnelli.
Abbiamo preso le tue capre! Abbiamo preso i tuoi capretti!
Togliti la sacra corona dal capo!
Spogliati degli abiti-me!
Lascia cadere al suolo il tuo scettro regale!
Togliti i sacri sandali dai piedi!
Nudo, verrai con noi!”

I galla presero Dumuzi.
Lo circondarono.
Gli legarono le mani. Gli legarono il collo.

La zangola taceva; non si versava più latte.
La coppa giaceva infranta; Dumuzi non era più.
L’ovile era abitato dai venti.
[pagebreak]*

Il ritorno

Un lamento si levò nella città:
“La Mia Signora piange amaramente per il suo giovane sposo.
Inanna piange amaramente per il suo giovane sposo.
Sventura per il suo sposo! Sventura per il suo giovane amore!
Sventura per la sua casa! Sventura per la sua città!

Dumuzi è stato fatto prigioniero in Uruk.
Non si bagnerà più in Eridu.
Non si insaponerà più presso il sacro tempio.
Non si rivolgerà più alla madre di Inanna come a sua madre.
Non assolverà più al suo dolce compito
Fra le ragazze della città.

Non gareggerà più con i giovani della città.
Non leverà più la spada più in alto dei ministri del kurgarra.
Grande è il dolore di coloro che lamentano la morte di Dumuzi”.

Inanna pianse per Dumuzi:
“Andato è il mio sposo, il mio dolce sposo.
Andato è il mio amore, il mio dolce amore.
Il mio amato è stato portato via dalla città.
O mosche della steppa,
Il mio amato sposo mi è stato tolto
Prima che potessi avvolgerlo in un degno sudario.
Il toro selvaggio non vive più.
Il pastore, il toro selvaggio, non vive più.
Dumuzi, il toro selvaggio, non vive più.

Interrogo le colline e le valli:
‘Dov’è il mio sposo?’
Dico loro:
‘Non posso più portargli il cibo.
Non posso più versargli da bere’.
Lo sciacallo giace nel suo letto.
Il corvo abita il suo ovile.
Mi chiedete del suo flauto di canna?
Il vento lo suona in sua vece.
Mi chiedete delle sue dolci canzoni?
Il vento le canta in sua vece”.

Sirtur, madre di Dumuzi, pianse per il figlio:
“Il mio cuore suona il flauto di canna del lutto.
Il mio ragazzo, che un tempo vagava così libero per la steppa,
È ora prigioniero.
Dumuzi, che un tempo vagava così libero per la steppa,
È ora legato.
La pecora deve cedere il suo agnello.
La capra deve cedere il suo capretto.
Il mio cuore suona il flauto di canna del lutto.

Steppa traditrice!
Là dove un tempo egli disse
‘Mia madre chiederà di me’,
Ora non può muovere le mani,
Non può muovere i piedi.

Il mio cuore suona il flauto di canna del lutto.
Voglio andare da lui,
Voglio vedere mio figlio”.

La madre si recò nel luogo desolato.
Sirtur si recò dove Dumuzi giaceva.
Guardò il toro selvaggio trafitto.
Lo guardò in volto. Disse:
“Figlio mio, questa è la tua faccia.
Ma lo spirito è fuggito”.

C’è lutto nella casa.
C’è dolore nelle stanze interne.

La sorella vagò per la città, piangendo il fratello.
Geshtinanna vagò per la città, piangendo Dumuzi:
“Fratello mio! Chi è tua sorella?
Io sono tua sorella.
O Dumuzi! Chi è tua madre?
Io sono tua madre.
Il giorno che si leva per te si leverà anche per me.
Il giorno che tu vedi anche io vedrò.

Troverò mio fratello! Lo consolerò!
Condividerò il suo destino!”

Quando vide il dolore della sorella,
Quando Inanna vide il dolore di Geshtinanna,
Le parlò dolcemente:
“La casa di tuo fratello non c’è più.
Dumuzi è stato portato via dai galla.
Ti porterò da lui,
Ma non so dov’è”.

Allora apparve una mosca.
La sacra mosca descrisse dei cerchi nell’aria sopra il capo di Inanna e parlò:
“Se ti dico dov’è Dumuzi,
Cosa mi darai?”

Inanna disse:
“Se me lo dici,
Ti lascerò frequentare le birrerie e le taverne.
Ti lascerò soggiornare in mezzo ai discorsi dei saggi.
Ti lascerò soggiornare in mezzo ai canti dei menestrelli”.

La mosca parlò:
“Leva gli occhi verso i confini della steppa,
Leva gli occhi verso Arali.
Là troverai il fratello di Geshtinanna.
Là troverai il pastore Dumuzi”.

Inanna e Geshtinanna andarono ai confini della steppa.
Trovarono Dumuzi che piangeva.
Inanna prese Dumuzi per mano e disse:
“Tu abiterai il mondo sotterraneo
Metà dell’anno.
Tua sorella, poiché lo ha chiesto,
Lo abiterà l’altra metà dell’anno.
Il giorno in cui sarai chiamato,
Quel giorno sarai portato via.
Il giorno in cui Geshtinanna sarà chiamata,
Quel giorno sarai liberato”.

Inanna mise Dumuzi nelle mani dell’eterno.


Sacra Ereshkigal! Dolce è la tua fama!
Sacra Ereshkigal! Io canto le tue lodi!



La discesa di Inanna - Prima parte [1]


Fonte

Tratto da La Grande Dea. Il viaggio di Inanna regina dei mondi, di Sylvia Brinton Perera, Red Edizioni, Como, 1987




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