Il Tempio della Ninfa

La Leggenda dell'Uomo antico

Articoli / Racconti
Inviato da Violet 09 Ago 2009 - 01:02

C’era una volta l’Uomo antico…
Splendidi, i suoi occhi riflettevano la luce radiosa del purissimo Amore,
si incantavano dinnanzi alle infinite manifestazioni della Natura selvaggia,
lasciavano cadere lacrime luminose per la profonda gioia del poter contemplare la bellezza,
e brillavano… brillavano come dorate stelle nel cielo nero,
come raggi solari che si specchiano sulle immobili e trasparenti acque di un lago di montagna.

Guardandoli vi si poteva scorgere e percepire la quiete imperturbabile che animava le antiche foreste immerse nel silenzio, la calma profondità dei mari e degli immensi oceani, la possente forza delle querce secolari e la loro pace stabile, inattaccabile, per sempre costante.
Eppure nel loro brillio selvaggio ed imprevedibile era la certezza che essi avrebbero potuto, in ogni momento, divorare come fiamme ribelli ed inarrestabili, attaccare come bestie feroci, distruggere come vento sferzante, tempesta furente, tuono assordante e fulmine, che cade implacabile e colpisce senza pietà.
La sua vita aveva un senso sacro, poiché egli la dedicava a preservare le Antiche Armonie, ma soprattutto a difenderle con tutto se stesso, accettando anche di morire per esse, se questo si fosse rivelato necessario, poiché non v’era morte più nobile, bella e desiderata, per lui, di quella sopraggiunta per un simile elevato scopo.
Quanto amore dolce e impetuoso portava in sé l’Uomo antico, quale caldo e luminoso fuoco lo avvolgeva e gli scaldava il petto…
quanta bellezza egli riusciva a trovare solamente volgendo lo sguardo intorno a sé, sulla morbida terra rigogliosa, poiché ogni cosa naturale era divina e magica, sacra e incantevole,
ed egli lo sapeva.
Di poche parole, preferiva il silenzio ammirato, il limpido ascolto, la contemplazione.
E quanto amore in quelle poche parole, quanto amore in quel silenzio… quanto amore in quella sua forza contemplativa, centrata e perenne, che nasceva e scaturiva dal suo profondo radicamento all’interno di se stesso, nel centro numinoso del suo essere.
Egli percepiva la divina Terra come il corpo sacro di una Madre androgina e amorevole, sapiente maestra di saggezze taciute, che pure Ella mostrava in ogni istante a chi avesse saputo osservarla con gli occhi dell’anima. Ed anche nella sua efferata spietatezza egli ne riconosceva l’Amore.
Il suo cuore batteva per Lei e per le sue amate Figlie, le meravigliose Donne che ne rispecchiavano la bellezza immortale, che erano portatrici della sua luce e conoscenza ultraterrena, e ne emanavano tutte le sacre e magiche energie sottili.
Le meravigliose Donne che egli sentiva chiaramente come Origine della sua stessa vita, come Dispensatrici di sacralità, Iniziatrici ai Misteri sotterranei, Madri che lo avevano partorito, e tenere, dolcissime Amanti, che lo accoglievano nella rosea ed ebbra morbidezza del loro ventre.
Egli le amava immensamente, senza condizioni, senza brama di possesso, in un completo e beato abbandono… ed il suo amore era tanto puro, forte e bello che egli ne diveniva a sua volta una lucente e degna emanazione. Così comprendeva cosa poteva significare partecipare dell’Armonia divina ed esserne parte indissolubile ed eternamente devota.
La protezione che l’Uomo antico offriva, a cui dedicava la sua vita e la sua morte, era sempre rivolta a ciò che è sacro e naturale, a ciò che, sebbene sapesse difendersi da sé, con le proprie segrete armi, poteva comunque essere invaso e violato da forze brute e disarmoniche, le quali imponendosi con la propria cieca e crudele violenza, avrebbero potuto disseminare le loro sporche ed oscure influenze, dissacrando e portando la rovina.
Le Donne, come la Natura, erano creature intoccabili da dita profane.
La loro sacralità rifulgeva di luce propria e nasceva dalla loro perenne vicinanza e contatto con le dimensioni spirituali, ove la Madre era presente in tutta la sua libera magnificenza. La loro forza, resistenza e coraggio, mantenuti saldi interiormente, erano sempre attivi, ma il loro corpo non sempre avrebbe potuto resistere agli attacchi di uomini invasori, robusti e prepotenti, numerosi e tutti animati da istinti rabbiosi, snaturati e profananti…
Con l’avanzare dell’Era Oscura esse iniziarono a subire violenze gravissime, ad essere in continuo pericolo, e mentre molte di loro si addestrarono alla battaglia ed indossarono le armi, le altre si nascosero e continuarono a vivere isolate e protette da quegli ultimi Uomini antichi che ancora conoscevano il vero e profondo significato della Difesa arcaica. Ovvero della Difesa mantenuta non perché la Terra e le sue Donne fossero deboli, indifese e bisognose, ma per ciò di cui esse erano sublimi emanazioni e portatrici.
Proteggendo loro, con tutto il timore reverenziale che provavano spontaneamente nei loro confronti, essi sapevano di proteggere l’essenza stessa dell’Amore, della Bellezza, della Libertà e della Gioia divini.
Essi proteggevano così le Antiche Armonie e le loro Leggi divine.

In questo modo d’essere e di concepire, l’Uomo ritrovava la ragione per cui la Natura lo aveva creato. La sua forza era rivolta ad onorare e preservare la Natura stessa, dalla quale non si distaccava mai, pretendendo di innalzarsi al di sopra di essa e credendo di esserne superiore e padrone, in un atto di tradimento imperdonabile, ma rimaneva a Lei interiormente connesso in ogni istante, sentendosi come un umile e sincero servitore al cospetto della Divinità.
Questo era il suo vero e giusto compito di Uomo e Guerriero Antico.
Questo era il vero spirito della Protezione e della Difesa arcaici.

Ma l’Era Oscura continuava ad avanzare come un morbo infestante, sempre più…
Pochi erano gli Uomini antichi rimasti, pochi i Protettori delle Antiche Tradizioni che prestavano ancora il loro servizio in modo limpido ed impeccabile, e mentre moltissimi guerrieri, già intaccati e guastati dal germe dell’odio, del marciume e della disarmonia, abbracciavano gli ideali patriarcali – che così bene si adattavano alle loro insane inclinazioni – e violavano, ferivano e stupravano la Natura e le sue Donne, profanandole terribilmente, gli altri persero di vista la ragione vera per cui si dedicavano alla Difesa degli antichi valori e delle antiche Leggi.
Costoro iniziarono, infatti, a non vedere, non riconoscere e non sentire più nelle manifestazioni naturali e femminili, delle sacre espressioni della purissima Sorgente originaria, che andavano protette semplicemente per ciò che rappresentavano e per ciò che emanavano; e non vedendo più il nucleo luminoso che le animava, essi decisero di vedere solamente la superficie ingannevole e fasulla, ovvero l’immagine svuotata di semplici donne e territori che abbisognavano di aiuto e tutela perché indifesi, ovvero dotati di poca forza e resistenza fisiche, e dunque deboli, incapaci di sopravvivere a lungo, di fare la guerra e di badare a sé in modo autonomo.
Tali uomini seguirono a lungo il loro nuovo e corrotto modo di intendere le cose, a lungo continuarono a cercare di impersonare gli antichi Difensori di Madre Terra, o a credere di esserlo, ma purtroppo, inconsapevolmente – o subdolamente consapevoli – non ci riuscirono più.
Essi non riuscivano più a vedere oltre l’aspetto esteriore e materiale delle cose, non accettavano e non avvertivano più il Sacro e traevano alimento per il proprio ego nel sentirsi protettori di coloro che erano deboli, ovvero inferiori.
Pur restando, a volte, migliori di altri, e certamente migliori di coloro che erano diventati causa di violenze inaudite, essi diffusero, a modo loro, altrettanta rovina… una rovina che agiva sottilmente, che si annidava dietro alle apparenze e che continuava anch’essa ad avanzare come morbo putrido di pari passo con le invasioni e il dilagare mortifero e abominevole del patriarcato.

Fu così che nacque il misero uomo moderno.
Anche quando è più sensibile e gentile di altri, egli, che a suo modo è un poco coraggioso, determinato e volitivo, crede di trovare scopi vitali e realizzanti nel proteggere la “propria” donna, nel difenderla e tenerla sotto una piccola e sorvegliata campana di cristallo, quasi come un oggettino di raffinato arredamento.
Spesso bada a lavorare e a guadagnare del denaro per “permettere” alla sua metà di fare ciò che preferisce, perché in tal modo egli può affermare che “di lei si prende cura lui”, come se ella, poverina, fosse invalida e afflitta da una qualche strana malattia inibente e immobilizzante, mentre magari ella vorrebbe soltanto respirare l’aria pura della sua legittima libertà.
E se ella desiderasse addirittura impegnarsi nella ricerca della propria verità profonda, della propria felicità indipendente da cause o persone esterne, della propria equilibrata e stabile completezza al di là del maschio, ovvero al di là di lui, egli raramente potrebbe anche solo in minima parte comprendere il significato di questa sacra e libera scelta, ed anzi, il più delle volte, egli si mostrerebbe infastidito, geloso, contrariato, disinteressato – anche perché appagato dalla vita mediocre che conduce – diffidente, e potrebbe ritenere un simile nobile anelito come una vera offesa nei suoi confronti ed in quelli della sua indiscussa virilità.
Così cerca di soffocare la dolce fiamma femminile, l’intima voce dell’anima della donna, senza lasciare che ella invece possa cantare, fiorire, divampare selvaggiamente; senza lasciare che ella possa realizzarsi come bellissima femmina divina, indipendente, salda e centrata in se stessa, come lo erano le sue sagge antenate.
E mentre lei perde a sua volta la propria originaria fierezza, accettando il compromesso impostole e con esso l’identificazione con la debolezza, egli si sente sempre più forte, soddisfatto ed egoisticamente realizzato.
Trova la sua ragione d’esistenza nel luogo sbagliato e nel modo sbagliato perché, ormai irrimediabilmente cieco e accecante, sordo e assordante per chi gli sta intorno, non vede né può vedere più oltre l'apparenza.
Così a volte egli nega persino che dietro l'apparenza vi sia qualcosa.

Come potrebbe, dunque, incarnare ancora lo spirito puro e luminoso dell’Uomo antico?
Se non conosce, non accetta, né vuole conoscere ed accettare il Sacro, l’essenza divina che vive dentro le cose naturali, così come nelle donne che egli pensa di amare, come potrebbe anche solo credere o sperare di raggiungere quella consapevolezza silenziosa e incantevole che animava i veri Guerrieri?
Come potrebbe avvicinarsi alla comprensione di cosa fosse la vera Difesa arcaica?
Non è, né mai sarà, con una insipida e svilente protezione, ormai priva di qualsiasi significato, che egli potrà dare un degno scopo alla propria vita, anche se questo è ciò che egli crede e di cui spesso ama vantarsi.
E non è accudendo la propria fragile compagna, ormai ridotta ad una mesta e distorta eco di ciò che avrebbe potuto essere, che la aiuterà veramente… Al contrario, la spegnerà, porterà ancora di più la sua rovina senza fine e nemmeno si renderà conto del suo terribile errore e della sua imperdonabile colpa.
E nello sfoggiare la sua presunta grandezza, la sua fiera mascolinità di protettore delle sue amate, egli non farà altro che mostrarsi sempre più piccolo, sempre più limitato, sempre più inquinante, scomodo e fastidioso per la Natura Madre e per quelle Donne che, forse, ancora si identificano in essa, o cercano la Via per farlo.

C’era, dunque, una volta, l’Uomo antico…
ma un giorno egli smise di esistere,
e divenne solo una lontana e dimenticata leggenda.




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