Il Tempio della Ninfa

Campanella

Articoli / Erbario
Inviato da Violet 23 Giu 2009 - 01:03

CAMPANELLA
Campanula rotundifolia

Riconoscimento e proprietà terapeutiche

La campanella, o campanula, è una piantina che appartiene alla famiglia delle Campanulacee e prende il suo nome dalla forma dei suoi fiori, simili a piccole campane che dondolano dolcemente per ogni flebile soffio d’aria. Fiorisce da maggio a settembre e cresce un po’ dappertutto, dai terreni ricchi ai prati aridi, dalle impervie zone d’alta montagna ai sentieri secchi battuti dal sole; cresce persino nei ruderi e su rocce spoglie e muri.



Il suo rizoma, ovvero il fusto che cresce e si sviluppa sottoterra, è strisciante. Presenta due tipi di foglie diversi: quelle alla base del fusto sono verde scuro, arrotondate, ampiamente dentate e a forma di cuore, mentre quelle che crescono lungo il fusto fin verso l’infiorescenza (foglie cauline) sono lanceolate, via via sempre più sottili e lineari. I fiori caratteristici sono penduli e d’un intenso color blu, ma possono anche essere viola o azzurro-lilla. I frutti sono piccole capsule pendenti.

Le campanelle venivano usate un tempo come rimedio curativo perché si credeva guarissero dall’epilessia; inoltre venivano anche apprezzate in cucina, preparate in insalata come il raperonzolo (o raponzolo, Campanula rapunculus). Tuttavia oggi non se ne fa più alcun uso.

Miti, tradizioni e usi magici

Nelle calde notti d’estate, profumate di erbe selvatiche, tra le lucciole che illuminano il quieto sottobosco e la bianca Luna, che tutto avvolge nel suo beato candore, può a volte succedere di percepire lievissimi tintinnii, come di campanellini magici, nascosti tra i fili d’erba rugiadosa… Sono le piccole campanelle blu, che chiamano le fate e tutti i folletti del bosco alle loro feste segrete, scoccando l’inizio dell’ora incantata.
Questa splendida magia avviene soprattutto dopo il crepuscolo del solstizio d’estate, quando tutte le luminose entità silvestri si radunano per celebrare la bellezza esuberante della terra in fiore, la maturazione dei succosi frutti, la gioia irrefrenabile della vita, danzando in cerchio sino all’aurora. Ed in queste occasioni le campanelle vengono forse anche usate come lanternine ricurve, dalla tenue luce azzurrina, per accompagnare e rischiarare le lunghe processioni fatate tra le invisibili vie dei boschi, verso le piccole radure incantate….

Sono pur sempre visioni fiabesche quelle evocate dalle delicate campanelle, e si dice che siano fiori che portano molta Fortuna e felicità, eppure le leggende conosciute che le riguardano sono tutte pervase d’inquietudine e di cupe atmosfere, nate probabilmente dalla paura per l’ignoto, per l’inspiegabile razionalmente, per la magia della natura; paura che anticamente non esisteva e che solo i tempi relativamente recenti hanno suscitato e alimentato negli animi umani.
Così la bella e serena campanella è stata chiamata “campana dei morti”, perché si credeva che il viandante che ne sentisse i lontani rintocchi fosse prossimo a morire; oppure “campana del diavolo”, nelle credenze popolari scozzesi. Si pensava anche che fosse abitata da una fata malvagia, e che prati pieni di campanelle fossero luoghi maledetti, da cui sarebbe stato convenevole allontanarsi il prima possibile, perchè pervasi di sortilegi e stregonerie.
Ma in queste credenze appare molto chiaramente l’influenza cristiana, che tramutò, nelle concezioni del popolo, tutto ciò che era pervaso di magia in qualcosa di pericoloso e malevolo, nonché aborrito da Dio.
La campanella divenne un fiore ambiguo e nefasto, proprio perché strettamente legato ai regni incantati, all’armonia lunare e anche ai modi per raggiungerla. Si narrava infatti che nel suo capolino pendulo si celasse un’apertura verso l’Altromondo, e che le anime pure potessero riuscire ad attraversarla…
Ma per fare ciò bisognava forse diventare molto piccoli… piccoli tanto da riuscire ad entrare nel loro calice azzurro e da tale luminoso azzurro farsi avvolgere e travolgere, fino a raggiungerne il cuore brillante.
Solo allora le porticine invisibili che danno sul regno luminescente si sarebbero aperte…
Solo allora si sarebbero udite le note argentine delle dolci campanelle…
E forse in origine era proprio questo che si intendeva, quando si diceva che chi riuscisse a sentire il suono della campanella era prossimo alla morte… non ad una morte fisica e definitiva, ma ad una morte solo apparente, che nascondeva l’estasi animica che sopraggiunge nel momento di maggiore sintonia, vicinanza e identificazione con la natura numinosa, interiore ed esteriore.
Si può credere a buon diritto che chi fosse riuscito in questa difficilissima impresa sarebbe stato accolto con gioia da tutte le fate nel loro mondo, ed invitato a fare parte delle loro feste… nelle piccole radure incantate, immerse nella bianca luna, che tutto avvolge nel suo beato candore….


Fonti

Florario, Alfredo Cattabiani, Ed. Oscar Saggi Mondadori
Fate, Brian Froud e Alan Lee, a cura di David Larkin, BUR, Milano, 2005
Wikipedia – Campanula rotundifolia [1]
Flora [2]



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