Il Tempio della Ninfa

Il Ceppo di Natale

Articoli / Tradizioni
Inviato da Violet 28 Mag 2006 - 05:23

Una delle usanze di chiara derivazione pagana ancora presenti al giorno d’oggi, è la suggestiva accensione del ceppo natalizio. Questo grande blocco di legno era ricavato prevalentemente dal tronco di una quercia e la sua accensione rituale ebbe origine dalle grandi feste solstiziali del fuoco, celebrate dagli antichi popoli nelle radure innevate e sulla cima delle colline.
Le fiamme che divampavano dal possente ciocco simboleggiavano, e allo stesso tempo propiziavano, la rinascita del sole e il lento ritorno della luce, che permetteva alla terra di germogliare nuovamente dopo l’apparente sterilità invernale.



A differenza dei grandi falò che venivano accesi negli ampi spazi aperti durante le festività di mezz’estate, il fuoco del ceppo bruciava nei camini delle case e le celebrazioni solstiziali che lo accompagnavano avevano un carattere più familiare, intimo e tranquillo, contrapposto a quello estivo, più vivace e condiviso con tutti gli abitanti del villaggio.
La sera della vigilia di Natale, dopo averlo cercato e scelto nei boschi circostanti, il ceppo veniva portato in casa e sistemato nel camino, spruzzato di vino e, in alcuni casi, decorato con foglie e rami di sempreverdi. Poi, il parente più vecchio, o quello più giovane della famiglia, lo accendeva, e per il resto della notte lo si lasciava ardere indisturbato. La mattina presto veniva quindi spento, e al tramonto del sole veniva riacceso. Così accadeva per ogni sera fino all’Epifania.
Ciò che rimaneva del ciocco al termine delle festività solstiziali sarebbe servito per accendere quello dell’anno successivo, rappresentando così il passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo e una nuova rinascita del Sole dopo la sua ciclica morte.
Le ceneri, invece, erano sparse sulla terra da coltivare per il loro potere fertilizzante e benefico.

In alcuni paesi europei si riteneva che i tizzoni, posti sotto il letto, avrebbero protetto la casa non solo dai parassiti, ma anche dai danni del temporale, della grandine e dagli incendi che sarebbero potuti scoppiare a causa dei fulmini. Le donne, invece, ne conservavano un po’ per le galline, poiché credevano che avrebbero partorito tanti pulcini quante erano le scintille emesse dai carboni ardenti; e questo valeva anche per i maiali, i capretti, i vitelli e gli agnelli.
I tizzoni meno bruciati, inoltre, venivano riaccesi quando nascevano i bachi da seta, per propiziarne una crescita sana e forte.

Dal punto di vista cristiano l’accensione rituale del ciocco serviva simbolicamente a scaldare il bambino divino e si credeva che portasse fortuna. In Toscana le famiglie si riunivano intorno al ceppo e cantavano:
Si rallegri il ceppo, domani è il giorno del Pane; ogni grazia di Dio entri in questa casa; le donne facciano figliuoli, le capre capretti, le pecore agnelletti, abbondi il grano e la farina, e si riempia la conca di vino”.
Dopodiché i bambini, bendati, dovevano battere le molle sul grande ciocco e cantare una canzoncina chiamata “Ave Maria del ceppo”, che avrebbe compiuto la magia di far piovere regali e dolcetti.

Una delle usanze più golose perpetuate ancora oggi, è la preparazione del delizioso tronchetto di Natale, il dolce tipico del periodo natalizio.

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Per approfondire:
Una variante francese dell’accensione del ceppo di Natale è descritta in riferimento alla tradizione della Dama Verde. Vedi: Le Dame del Natale [1]


Bibliografia

Il Ramo d’Oro, James Frazer. Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 1999
Florario, Alfredo Cattabiani. Oscar Saggi Mondadori, Milano, 1997
Winter Solstice. The sacred traditions of Christmas, John Matthews, Quest Books, Wheaton, Illinois, 2003
Feste Pagane, Roberto Fattore. Macroedizioni, Diegaro di Cesena (FC), 2004


Testo e ricerca di Laura Violet Rimola. E' vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.



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