Il Tempio della Ninfa

FIABE E FAVOLE: Cappuccetto Rosso

Articoli / Racconti
Inviato da Violet 20 Ago 2008 - 04:34

Cappuccetto Rosso
di Jacob e Wilhelm Grimm

Introduzione allo studio della fiaba [1]

C’era una volta una dolce bimbetta; solo a vederla le volevan tutti bene, e specialmente la nonna che non sapeva più che cosa regalarle. Una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso, e poiché le donava tanto che ella non voleva portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso.

Un giorno sua madre le disse: -Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà. Mettiti in via prima che faccia troppo caldo; e, quando sei fuori, va’ da brava, senza uscire di strada; se no, cadi e rompi la bottiglia e la nonna resta a mani vuote. E quando entri nella sua stanza, non dimenticare di dire buongiorno, invece di curiosare in tutti gli angoli.
-Farò tutto per bene,- promise Cappuccetto Rosso alla mamma, e le diede la mano. Ma la nonna abitava fuori, nel bosco, a una mezz’ora dal villaggio. Quando Cappuccetto Rosso giunse nel bosco, incontrò il lupo, ma non sapeva che fosse una bestia tanto cattiva e non ebbe paura. -Buon giorno, Cappuccetto Rosso,- egli disse. -Grazie, lupo. -Dove vai così presto, Cappuccetto Rosso? -Dalla nonna. -Che cos’hai sotto il grembiule? -Vino e focaccia: ieri abbiamo cotto il pane; così la nonna, che è debole e malata, se la godrà un po’ e si rinforzerà. -Dove abita la tua nonna, Cappuccetto Rosso? -A un buon quarto d’ora da qui, nel bosco, sotto le tre grosse querce; là c’è la sua casa, è sotto la macchia di noccioli, lo saprai già,- disse Cappuccetto Rosso. Il lupo pensò fra sé: “Questa bimba tenerella è un buon boccone prelibato per te, devi far in modo di acchiapparla”. Fece un pezzetto di strada con Cappuccetto Rosso, poi disse: -Guarda un po’ quanti bei fiori ci sono nel bosco, Cappuccetto Rosso; perché‚ non ti guardi attorno? Credo che tu non senta neppure come cantano dolcemente gli uccellini! Te ne stai tutta seria come se andassi a scuola, ed è così allegro nel bosco!
Cappuccetto Rosso alzò gli occhi e quando vide i raggi del sole filtrare attraverso gli alberi, e tutto intorno pieno di bei fiori, pensò: Se porto alla nonna un mazzo di fiori, le farà piacere; è così presto che arrivo ancora in tempo. E corse nel bosco in cerca di fiori. E quando ne aveva colto uno, credeva che più in là ce ne fosse uno ancora più bello, correva lì e così si addentrava sempre più nel bosco. Il lupo invece andò dritto alla casa della nonna e bussò alla porta. -Chi è? -Cappuccetto Rosso, ti porto vino e focaccia; apri. –Alza il saliscendi,- gridò la nonna, -io sono troppo debole e non posso alzarmi-. Il lupo alzò il saliscendi, la porta si spalancò e, senza dir motto, egli andò dritto al letto della nonna e la ingoiò. Poi si mise le sue vesti e la cuffia, si coricò nel letto e tirò le cortine.
Ma Cappuccetto Rosso aveva girato in cerca di fiori, e quando ne ebbe raccolti tanti che più non ne poteva portare, si ricordò della nonna e si mise in cammino per andare da lei. Quando giunse si meravigliò che la porta fosse spalancata, ed entrando nella stanza ebbe un’impressione così strana che pensò: “Oh, Dio mio, che paura oggi! E dire che di solito sto così volentieri con la nonna!” Allora si avvicinò al letto e scostò le cortine: la nonna era coricata con la cuffia abbassata sulla faccia, e aveva un aspetto strano. -Oh, nonna, che orecchie grandi! -Per sentirti meglio. -Oh, nonna, che occhi grossi! -Per vederti meglio. -Oh, nonna, che mani grandi! -Per afferrarti meglio. -Ma, nonna, che bocca spaventosa! -Per divorarti meglio! E come ebbe detto queste parole, il lupo balzò dal letto e ingoiò la povera Cappuccetto Rosso.
Poi, con la pancia bella piena, si rimise a letto, s’addormentò e incominciò a russare sonoramente. Proprio allora passò lì davanti il cacciatore e pensò fra sé: “Come russa la vecchia! devo darle un’occhiata, potrebbe star male.” Entrò nella stanza e avvicinandosi al letto vide il lupo che egli cercava da tempo. Stava per puntare lo schioppo quando gli venne in mente che forse il lupo aveva ingoiato la nonna e che poteva ancora salvarla. Così non sparò, ma prese un paio di forbici e aprì la pancia del lupo addormentato. Dopo due tagli vide brillare il cappuccetto rosso, e dopo altri due la bambina balzò fuori gridando: -Che paura ho avuto! Era così buio nella pancia del lupo!- Poi venne fuori anche la nonna ancora viva. E Cappuccetto Rosso andò prendere dei gran pietroni con cui riempirono il ventre del lupo; quando egli si svegliò fece per correr via, ma le pietre erano così pesanti che subito cadde a terra e morì.
Erano contenti tutti e tre: il cacciatore prese la pelle del lupo, la nonna mangiò la focaccia e bevve il vino che le aveva portato Cappuccetto Rosso; e Cappuccetto Rosso pensava fra sé: “Mai più correrai sola nel bosco, lontano dal sentiero, quando la mamma te lo ha proibito”.


Studio della storia e dei simboli



La pubblica via e il Bosco

Quante strade si diramano attraverso i boschi ombrosi e le valli soleggiate dell’esistenza, imprimendo disegni luminosi nella terra bruna…
Alcune mandano piccoli bagliori fugaci, che si accendono e si spengono velocemente, attraendo con facilità lo sguardo e snodandosi in vie battute dal sole e ben visibili, conosciute, ricche di ogni tipo d’indicazioni e semplici da percorrere; altre brillano di una luce ben più profonda, non superficialmente abbagliante, ma calda e costante, appena nascosta sotto la superficie del terreno, eppure, se non visibile all’occhio umano, percepibile ad occhi diversi, ad occhi che osservano dall’interno.
Questi sentieri d’oro si dispiegano perdendosi in luoghi segreti cosparsi di bellezza, in cui ogni passo posato sull’erba irrorata di rugiada lascia un’impronta di stelle, ed il tempo non esiste più… così è semplice riporre i ricordi della vita vissuta, con i suoi pensieri e i suoi doveri.
Nella fiaba di Cappuccetto Rosso è più che mai evidente questa distinzione, sebbene essa sia stata travisata completamente, ben coperta di polvere e parole fuorvianti dettate da moralismi rigidi, cupi, propri di modi di pensare e di religioni moderne che insegnano a temere ciò che è bello e naturale e a coltivare tutto ciò che è triste e noioso. Ma forse a volte basta richiamare in sé la bimba o il bimbo interiore, per chi ce l’ha ancora, chiedendogli con dolcezza di soffiare forte forte la polvere che ci ostruisce la vista… una, due o tre volte, per scorgere sempre più chiaramente il linguaggio segreto dimenticato, con i suoi insegnamenti intatti, e per intuire che esso è ancora accessibile, seppur non vi siano particolari indicazioni sul modo in cui richieda di essere letto e la maggior parte delle persone, grandi, istruite e serie, insistano nel dire che, in realtà, esso non esista affatto.
Poco male, se il desiderio di scoprire è forte e sincero, poiché in tal modo esso può portare ovunque si voglia. D’altra parte ad ideali “colti e seriosi”, nonché imbrigliati nei loro stessi colti e seriosi limiti, basta rivolgere un poderoso e ridente inchino, giusto prima di volgersi dall’altra parte.
Ma torniamo alla fiaba. Nella storia di Cappuccetto Rosso, come dicevamo, sin dall’inizio è presente e chiara la distinzione fra due strade differenti ben precise: una comune, che spesso si percorre per dovere, ubbidienza e buona educazione, se non per una personale predisposizione; l’altra segreta, misteriosa e spolverata d’incanto in ogni suo angolino, che può essere percorsa solo se si risponde ad un particolare impulso profondo, puro ed istintivo: un impulso forse paragonabile ad un saggio consiglio proveniente dal regno animale, ovvero dal regno che è, letteralmente, vicino all’anima.
Nel racconto la bimba vestita di rosso viene ben istruita dalla sua mamma a percorrere la strada sicura. Riceve un ordine che anche al giorno d’oggi molte mamme darebbero alle proprie figlie, e che appare assolutamente normale ed auspicabile. Ella deve andare dalla nonna che abita nel centro del bosco senza allontanarsi dal sentiero, senza abbandonare la “pubblica via”, altrimenti potrebbe rompersi qualcosa…
La bimba però, piccina ed ancora ingenua, ovvero ancora innocente e capace di abbandonarsi alla spontanea meraviglia della Natura, fa un incontro che cambia il suo piccolo viaggio. Accanto a lei compare infatti il Lupo, un animale che, non certo per sua reale colpa, ma per i timori completamente infondati degli uomini, ha assunto la fama d’essere pericoloso e ambiguo, “una bestia tanto cattiva”. Agli occhi della bimba però, occhi che forse vedono il vero molto più di quanto si pensi, il Lupo non appare affatto cattivo, ed ella decide di parlare con lui, ascoltando ciò che l’animale ha da dirle…
Le parole del Lupo, al di là dei significati distorti e psicologici che sono stati ad esse attribuiti, sono forse, più semplicemente, il richiamo di Madre Natura, il richiamo ad aprire gli occhi alla bellezza, alla naturalità libera e rigogliosa, al sole lucente, al canto degli uccellini, al verde fremere delle foglie degli alberi, ai fiori dal dolce profumo… Egli rimprovera la bambina di andarsene per la via tutta seria, come se andasse a scuola, senza guardare l’allegria che c’è attorno a lei, senza prestare la minima attenzione alla gioia fiorente del Bosco, senza vedere né ascoltare realmente ciò che la circonda, mentre è veramente importante che ella invece lo faccia.
Il suo saggio consiglio risuona come un richiamo profondo, animico, istintivo, ed in effetti, appena Cappuccetto Rosso lo ascolta e lo accetta, un mondo nuovo e fantastico le si dischiude davanti agli occhi! Ella, come risvegliata da un piccolo sonno, come se un velo opaco le si fosse sollevato dal viso, vede finalmente “i raggi del sole filtrare attraverso gli alberi, e tutto intorno pieno di bei fiori”. Come poteva non aver veduto prima una simile bellezza?
Ispirata di nuova gioia, lascia spontaneamente il sentiero battuto e si inoltra nel Bosco misterioso, dove comincia a raccogliere i fiori più belli, i più colorati, i più profumati …
La sua Anima canta con gli uccellini, fremendo felice insieme alle verdi foglie degli alberi.

Il viaggio di Cappuccetto Rosso è un’inoltrarsi in un luogo numinoso che conduce simbolicamente all’iniziazione nell’altro reame. Ella si prepara, accogliendo la Bellezza e facendosi pervadere da essa, a compiere un cammino sempre più profondo, per certi versi molto spaventoso, ma pienamente illuminante. La stessa raccolta dei fiori è parte di questo cammino, poiché ogni fiore è manifestazione di Bellezza divina che viene raccolta e fatta propria, o che viene riscoperta in sé, ricordata e riacquisita alla luce della consapevolezza. Ed in effetti, anticamente, la raccolta di fiori ed erbe che le sacerdotesse compivano, andava di pari passo con un raccoglimento interiore: la bellezza di Madre Natura che veniva colta si rifletteva in un cogliere e coltivare la bellezza al centro del proprio essere.
Cappuccetto Rosso, come una piccola Persefone, raccoglie con amore i suoi fiori, “si raccoglie in se stessa”, apre gli occhi mistici, abbraccia l’incantevole naturalità e, perdendo la nozione del Tempo, si distacca sempre di più dalla ragione e dalle regole del mondo degli uomini, pronta a camminare nel mondo sotterraneo: il mondo della morte che si fa preludio di rinascita.

Il Lupo e la Nonna

Il Lupo che compare accanto alla bimba, mentre lei cammina silenziosa sul sentiero battuto e polveroso, è in realtà la guida del bosco segreto. Anticamente si diceva che fosse un animale sacro che proveniva dal regno dei morti per rapire od accompagnare le anime verso l’Altromondo, verso i tenebrosi reami sotterranei e i segreti boschi dell’essere. Ma era anche colui che recava i messaggi della Dea oscura e lunare che in quei posti nascosti e ombrosi si diceva vivesse…
Si potrebbe quindi pensare che forse il Lupo, ben lontano dall’essere una “bestia cattiva”, nonché un ambiguo tentatore dai turpi fini, sia in realtà un prezioso alleato per Cappuccetto Rosso, poiché la aiuta a sovvertire ed infrangere le cattive regole limitanti ed ispira in lei la voglia di risvegliarsi alla luminosità, di sorridere, di gioire, di ascoltare, di attingere alla bellezza, di contemplare e di prendere una Via diversa da quella pubblica, per giungere laddove ella vuole arrivare. Non bisogna infatti dare per scontato che due vie che apparentemente conducono verso il medesimo luogo portino davvero entrambe in quello stesso luogo… non è assolutamente detto che la via più facile, piana, diritta, oltre che abituale e percorsa da tutti, porti anch’essa dove si desidera pervenire, soprattutto se ciò che si vuole raggiungere non è solo un luogo semplicemente geografico, ma una particolare condizione interiore.
Forse soltanto seguendo una via che al giorno d’oggi quasi più nessuno vorrebbe intraprendere, una via più nascosta, piena di naturalità spontanea, cosparsa di miriadi di fiori, ovvero cosparsa di autentica Bellezza, si potrebbe conoscere qualcosa che altrimenti rimarrebbe celato in eterno…
In ogni caso, Cappuccetto Rosso segue il consiglio proveniente dal magico mondo degli animali e raggiunge - mettendoci un po’ più di tempo, com’è naturale che sia - la casetta della Nonna, al centro del Bosco.

Ma qualcosa di diverso dal solito percepisce la bambina, non appena, trovando la porta aperta, mette piede nella casetta… Tutte le volte che era andata a trovare la Nonna si era sentita tranquilla, mentre questa volta c’è qualcosa di strano, sebbene ella non riesca a capire lucidamente di cosa si tratti.
Ed in effetti, questa volta, differente da tutte le altre, Colei che attende nella casetta non è semplicemente la nonna, ma una Donna Anziana che simbolicamente veste le pelli del Lupo. Una Sciamana forse, connessa ed intimamente identificata con le energie selvatiche del mondo animale.
Questa potente e saggia presenza, di cui la timida bimba ha giustamente un pochino di timore, richiama alla memoria riti magici e misteriose figure appartenenti alle realtà sciamaniche, nelle quali si praticava il travestimento rituale per assumere le sembianze di certi animali sacri. Le donne, così come gli uomini, indossavano le pelli e si ornavano con le ossa del loro Animale Antenato, del loro Totem, imitandolo nei versi e nei gesti per entrare in comunicazione interiore con lui e con le dimensioni sottili dalle quali proveniva. Superando i limiti umani ed ordinari, l’anima della sciamana si librava in regni ultraterreni, viaggiando nella forma dell’animale a cui era animicamente legata sin dalla nascita, abbracciandolo, lasciandosi pervadere dalla sua potentissima energia e divenendo una cosa sola con esso, in entrambi i regni. Tale animale diventava, quindi, un suo alter ego che le permetteva di attingere conoscenza, consapevolezza e luminescente energia direttamente dai reami divini, ovvero dalla Sorgente primigenia.
L’indossare le pelli e le ossa, nonché la maschera, dell’Animale mitico, aiutava quindi a diventare l’Animale mitico stesso, a vedere coi suoi occhi lungimiranti, a sentire con le sue infallibili orecchie, ad odorare con il suo naso, in grado di captare il minimo profumo nascosto, a toccare la terra muschiata con la sensibilità delle sue zampe e a gustare con le sue fauci e le sue zanne forti e appuntite. Occhi, orecchie, naso, bocca e “mani” più sviluppati, emblematicamente più evidenti, più grandi di quelli normali, come la stessa Cappuccetto Rosso intuisce e scopre nella Nonna.
Questa capacità di sciogliersi nella Natura selvaggia ed animale, diventando la Natura stessa, che nell’antichità era propria delle Sacerdotesse e dei Sacerdoti della Grande Madre, nonché delle Streghe, delle Sciamane, delle Profetesse, delle Maghe, e di tutte le altre simili figure femminili e maschili in possesso di una reale conoscenza divina, era data probabilmente da una sintonia forte e purissima con tale mondo, una sintonia totale che permetteva di avere accesso a poteri magici incantevoli, alla più assoluta ed inebriante libertà di volare tra i mondi, a Conoscenze che colmavano di luce il cuore, lo sguardo e le parole.
La Donna Lupa che sta dinnanzi alla bambina vestita di rosso, è portatrice di questi poteri meravigliosi, di questa Conoscenza e Libertà illimitate; le sue radici verdi si assottigliano e si protendono sino a raggiungere il caldo cuore della Grande Madre, nel centro d’origine di ogni istintività, di ogni affinata sensibilità, di ogni sapienza innata e naturale.
Ella viaggia sulla spirale del Tempo e conosce il passato ed il futuro, sebbene si radichi nell’eterno presente. I suoi occhi di vecchia rugosa, contornati di ispido pelo nero, penetrano le cortine d’apparenza, oltre le quali hanno veduto molte cose e molte ancora ne vedranno… per cogliere e conservare le sacre memorie, per preservare le tradizioni femminili delle antenate e delle figlie, delle madri e di coloro che non sono ancora nate.
La sua casetta, raggiungibile attraverso il bosco fiorito, è “quel posto nel tempo in cui lo spirito delle donne e lo spirito della lupa si incontrano” (1), dove si impara a percepire e a comportarsi come gli animali, a distinguere con chiarezza infallibile e a riconoscere accuratamente e senza dubbio alcuno ciò che è buono da ciò che fa male. È un luogo che muta ed appare diverso a seconda del sentiero che si decide di percorrere per raggiungerlo, a metà fra la realtà della materia e quella del sogno. E la casetta sorge infatti “sotto le tre grosse querce” e “sotto la macchia di noccioli”. Le querce, imponenti ed antichissime conservatrici della Conoscenza secolare, sono le portatrici della colmante e piena realizzazione del Sé, le guardiane delle nascoste porte che si aprono sul regno delle Antenate, le “custodi dei ricordi ancestrali” (2); i noccioli, dolci instillatori di segrete saggezze, sono gli ispiratori delle arti divine e della profezia di ciò che è stato, che è e che sarà, i maestri nella ricerca di quel nucleo immutabile e luminosissimo che, una volta trovato, come una nocciola finalmente privata del guscio durissimo, dona il nutrimento immortale.
La dimora di questa misteriosa Nonna, nascosta nel più fitto del bosco, pare quindi essere già di per sé ricca di indizi particolari e simbolici che fanno intendere e confermano la vera natura di Colei che, altrimenti travestita da donna normale, vecchia e malata, vi abita da immemore tempo, in attesa di fanciulle dall’animo puro che vogliano apprendere da lei qualcosa di segreto… qualcosa che altrimenti non potrebbero mai conoscere. Ed esse giungono a lei portandole in dono mazzi dei fiori più belli e più profumati, passando per sentieri invisibili che solo l’anima può riconoscere. Giungono a lei che porta in sé lo spirito della Lupa, signora e madre di tutti gli animali selvatici, il cui grembo è generoso di vita, ma è anche foriero di morte e trasmutazione.
Secondo alcuni miti, una simile misteriosa presenza la si incontrava prima della discesa negli inferi, prima della morte iniziatica, poiché ella è la Guardiana dell’oscura soglia che conduce nell’interiorità più buia, nel centro stesso della terra dove risiede la luce della Verità; ma è anche colei che, forse proprio in forma di lupo, guida durante il cammino, portando tra i denti la torcia fiammeggiante che illumina il nero sentiero, seppur non possa - e non voglia - dissiparne del tutto le oscurità. Ed il luogo profondo nel quale si svolge la più segreta trasformazione non è altro che il suo stesso ventre.
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Nella Pancia del Lupo…

Le terribili fauci del Lupo, come un’immensa apertura sull’ignoto più nero, si spalancano di fronte agli occhi attoniti di Cappuccetto Rosso ed in men che non si dica la piccola viene divorata senza pietà dalla spaventosa bestia. Oltre a questa immagine intravediamo la Sciamana ricoperta di ruvide pelli bigie che simbolicamente smembra ed uccide la bambina, riconducendola alla pancia della Grande Madre, nella quale ella trascorre del tempo prima poter riemergere.
Durante questo tempo indeterminabile, la bimba è tra le braccia della morte, scomparsa al mondo conosciuto, invisibile ed irraggiungibile per la comprensione della mente umana poiché ha abbandonato il Divenire ed è discesa nel centro divino dell’Essere. Ella è negli inferi, nell’Altrove sotterraneo… sul suo corpicino si è steso un manto di sonno profondo ed esso dorme teneramente, mentre la sua anima rivive la percezione delle Origini, avvolta dal morbido ventre femminile, umido, tiepido e ombroso, gravido e traboccante dell’Amore più grande.
Il ritorno al Grembo divino a cui la bambina si abbandona è il ritorno alla danza arcaica di creazione, è lo sciogliersi e dissolversi nella tenerezza più calda ed avvolgente, il ritrovare il perenne incantamento della propria parte più profonda che vive indipendentemente dal corpo: l’Anima Antica brillante più dell’oro che si nutre dei dolcissimi frutti che nascono e maturano quando si coltivano i semi della bellezza rigogliosa, dell’amore trascendente, dell’armonia cristallina, della libertà piena di meraviglia, della gioia lucente quanto i raggi del Sole…
Ma come la fiaba suggerisce, per ritornare a questo sacro Grembo, ovvero per trattenersi nella più candida beatitudine e cogliervi quella consapevolezza sublime che una volta trovata non si abbandonerà mai più, occorre prima incontrare la morte iniziatica, la rottura implacabile di una condizione d’essere solamente umana - forse proprio quel “qualcosa” che Cappuccetto Rosso rischia di rompere se abbandona il sentiero comune - per abbracciarne una più alta; bisogna vivere il sacrificio e lo smembramento simbolico -eppure impietoso - del corpo e della mente per elevarsi ad una comprensione più ampia e numinosa, poiché “ritornare nel grembo è al contempo una rinascita dello spirito e una morte dell’ego” (3). Ed infatti il grembo divino della Grande Madre contiene la duplice natura di far germinare la vita e la morte, le origini e la rigenerazione che avviene tramite il ricordo delle origini stesse; esso è la soglia misteriosa in cui la luce e l’ombra perdono i loro netti contorni, ed anticamente era sentito e celebrato sia come culla che come tomba.
Per questo motivo le grotte, profondamente sentite quali manifestazioni naturali dell’umido ventre materno e suoi eterni simboli, erano luogo sia dei sacri riti iniziatici che del seppellimento dei defunti: in entrambi i casi si celebrava la morte che si tramutava in rigenerazione. Il mistero del seme che, nato dal deperimento di un frutto, ed interrato, dava vita ad un nuovo, splendido albero.

Il modo in cui la piccola Cappuccetto Rosso varca le porte che conducono agli inferi, ovvero tramite l’emblematico sbranamento ferino, richiama ancora una volta le magiche credenze sciamaniche, secondo le quali si affermava che i futuri sciamani dovevano simbolicamente venire divorati da un Animale magico, fatti a pezzi, inghiottiti e poi rigettati ‘osso per osso’, dopo essere passati al contempo attraverso la pancia della fiera e la morte. Questo Animale magico era considerato l’immagine dell’anima antica, ed il fatto che questi mangiasse il corpo da esso abitato, aveva forse il senso di una lacerazione mortale della parte caduca e personale, ovvero il liberarsi e l’ergersi del Sé divino al di sopra dell’Io umano, il quale, riconoscendo la propria inferiorità, ad esso si sottometteva totalmente, lasciandosi annullare senza più alcuna resistenza. (4)
Si richiamava al contatto spirituale con l’antenato totemico e alla trasmutazione che avveniva al suo interno anche costruendo particolari capanne iniziatiche a forma di animale. E forse entrare in una di queste strane capanne poteva quasi apparire come entrare nella bocca spaventosa della belva stessa, venirne ingoiati per vivere la morte temporanea, trattenendosi nel tepore del suo interno come in una pancia gravida. Una sensazione simile a quella che poteva far provare il farsi avviluppare nelle pelli di un lupo, o di un altro animale sacro nel quale l’anima profonda si identificava completamente, secondo un’altra ritualità sciamanica.
Tutte queste antiche pratiche misteriche si ricollegano in modo sorprendente alla nostra fiaba, suggerendo significati profondi alla storia e a ciò che accade alla bimba dal vestitino rosso.
Senza più alcun dubbio si potrebbe intravedere l’avventura di Cappuccetto come un viaggio verso l’iniziazione ai reami sottili e l’acquisizione della Conoscenza conservata dalla Signora dei Lupi, la trasmutatrice, colei che attira a sé, che sparge il suo richiamo nei boschi per far cantare le foglie e farsi ‘sentire’ da chi sia ancora in grado di sentirla; colei che, una volta raggiunta, simbolicamente uccide per poi ridonare la vita: la vita ora illuminata dalla luce della consapevolezza.
Nello stesso rito dell’avvolgimento nelle pelli sembra di intravedere, sbirciando dalle finestre della casetta nel mezzo del bosco, la strega che, come parte del rito sacro, passa tradizionalmente gli ornamenti dell’animale mitico alla bambina, come un’anziana che, cosciente di essere vicina al trapasso, trasmette le proprie conoscenze e la propria lunga tradizione a colei che, per la sua nobiltà e bellezza d’animo, è destinata a riceverle, a farle proprie e a proseguire la stirpe di Donne magiche. Di Donne che, all’occorrenza, possono tramutarsi in lupo, o in altri animali ad esse più connaturali, per aggirarsi furtivamente nei boschi incantati alla ricerca di altre bimbe da risvegliare e da allontanare dai vuoti sentieri della gente comune, per spingerle, con vivaci colpi di muso, sulla Via più giusta per loro.

La Riemersione

Nel buio della pancia del lupo, lontano dallo scandire lento del tempo, la bambina riceve qualcosa che riluce come un’inestinguibile lanterna nell’oscurità, qualcosa di segreto che ella custodirà come il più prezioso dei tesori per il resto della sua vita. Tuttavia non si può rimanere nel tiepido grembo in eterno, e deve giungere il momento in cui si abbandona il reame numinoso per riemergere alla vita; il momento in cui qualcuno, o qualcosa, offre la propria salda mano per far sì che la bimba vi si aggrappi e riesca ad uscire dal sacro utero primitivo.
Nella nostra fiaba la mano è offerta dal cacciatore, che sopraggiunge dal folto del bosco e taglia la pancia del lupo con un paio di grandi forbici, per trarne fuori Cappuccetto Rosso e la nonna. La figura del cacciatore, però, è l’unica a non essere data per scontata nel racconto, ed infatti in certe versioni è sostituita dal padre della bambina, che corre in suo soccorso, mentre in altre è addirittura inesistente, nel qual caso la piccola riesce da sola, con sforzo e fatica, ad uscire dall’animale sana e salva (5). Che si tratti, quindi, di un simbolico cacciatore oppure di una forza sottile che la bimba già possiede in se stessa, ciò che questa intercessione rappresenta per lei è la positiva energia di emersione, lo slancio vitale che la porta a riaffiorare dal sonno consapevole, a risvegliarsi riprendendo piena lucidità e coscienza di se stessa, a “balzare fuori” dalle profondità degli inferi.
Con questa energia ella ritorna alla vita di tutti i giorni, che però ora vivrà illuminata da una comprensione che valica ogni confine, che vede non più soltanto l’aspetto esteriore delle cose ma anche la loro irradiante natura spirituale; una comprensione immensamente più elevata di quella di tutte le persone normali, perbene, serie, affaccendate ed abituate a passeggiare sulle loro vie comuni. Ella ritorna alla sua normalità, che sarà soltanto un’apparenza, una maschera dietro la quale si celerà un’esistenza intrisa di magia, di visioni sublimi, di voli tra le stelle, di bagni nel candore perlaceo della Luna, di abbandono alle sacre energie animali e boschive, ovvero di fusione assoluta con l’antica armonia naturale e selvatica della quale la fanciulla è divenuta manifestazione, nonché portatrice e trasmettitrice, mediatrice fra i mondi dell’eterno presente e quelli dell’eterno divenire… e nella sua vita solo pochissimi noteranno quel lampo di fuoco nei suoi occhi.
Questa stessa energia, è ciò che permetterà alla bimba dal cappuccio rosso di contenere e custodire con cuore saggio la Fiamma del Nume, di conservare la percezione del Grembo d’Armonia, di mantenere vivide le divine esperienze vissute con la propria anima, integrandole e centrandole sempre di più nella sua interiorità, ed alimentandole con costanza e fedeltà imperiture.

Ed ella nasconderà la sua vera vita in una casetta al centro del bosco, ombreggiata da querce e noccioli, allietata dal melodioso canto degli uccellini, circondata da un bosco misterioso e da prati punteggiati dei fiori più belli, i più colorati, i più profumati…
Ed attenderà di veder brillare su di un lontano sentiero un altro cappuccetto rosso, dolce e vivace macchia di colore, pennellata d’amore e bellezza in mezzo a tante presenze scolorite…
E con i suoi occhi lungimiranti capirà che è giunto il momento di vibrare il suo richiamo…
Attraverso le finestrelle della sua casetta, brillerà il suo sorriso.



Note:

1. Cfr. Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Frassinelli, Milano, 1993, pag. 30
2. Cfr. Quercia, ricerca di Violet per Il Tempio della Ninfa
3. Cfr. Caitlìn Matthews, Sophia, Goddess of Wisdom Bride of God, Quest Books, Wheaton, IL, 2001, pag. 6
4. Per approfondire confronta Davide Melzi, Ipotesi sulla Guarigione, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1998, pag. 157 e seguenti
5. La versione della fiaba di Perrault, che è la prima ad essere stata trascritta e pubblicata in Francia nel 1697, è l’unica a finire con la morte della bambina, senza alcun lieto fine, ma sebbene questa sia una versione molto importante abbiamo deciso di non tenerne da conto poiché ci appare riduttiva ed incompleta, forse trascritta in tal modo di proposito, per alimentare la morale rigida e limitante.


Bibliografia

Le Fiabe del Focolare, Jacob e Wilhelm Grimm, Mondolibri, Milano, 2005
Fiabe, Charles Perrault, RCS Libri, Milano, 2000
I Racconti della Vecchina del Bosco, Barbara Fiore, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2001
Ipotesi sulla Guarigione, Davide Melzi, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1998
La strana storia di Garolfo, Fulvio Martini, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano
La Via dello sciamanesimo boreale, Davide Melzi, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1996
Entità Fatate della Padania, Alberta Dal bosco e Carla Brughi, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2001
Dioniso e le Donne, Leda Bearnè, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2008
The Women Encyclopedia of Myths and Secrets, Barbara Walker,
Donne che corrono coi lupi, Clarissa Pinkola Estés, Frassinelli, Milano 1993
Le Dee viventi, Marija Gimbutas, Edizioni Medusa, Milano, 2005
Le streghe nell’Europa occidentale, Margareth Murray, Garzanti, Milano, 1978
Sophia, Goddess of Wisdom Bride of God, Caitlìn Matthews, Quest Books, Wheaton, IL, 2001
Poesia e magia, Anita Seppilli, Einaudi, Torino, 1971
Morfologia della fiaba - Le radici storiche dei racconti di magia, Vladimir Ja. Propp, Newton, Roma, 2003
The Classic Fairy Tales, Iona Opie e Peter Opie, Oxford University Press, USA, 1980
Per le vie dell'altro mondo. L'animale guida e il mito del viaggio, Carlo Donà, Rubettino, 2003
Il treno per Altschiksal, Irmine Zinne, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1998
La Casa delle Donne dagli occhi luminosi, Ada D’Ariès, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2006
Ritorno alle caverne – Iniziazione e Rinascita, Giulio Cagliuno, Edizioni Agarttha, 1989
Lo Spirito degli Alberi, Fred Hageneder, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT), 2001
Vischio e la Quercia, Riccardo Taraglio, Edizioni L’Età dell’Acquario, Torino, 2001
Parole d’Autore: http://www.paroledautore.net
Sur la Lune: http://www.surlalunefairytales.com/index.html
Forum L’Isola Incantata delle Figlie della Luna: http://freeforumzone.leonardo.it/forum.aspx?c=59706&f=59706
Quercia, ricerca di Violet per Il Tempio della Ninfa: http://www.tempiodellaninfa.net
Immagine 1: Little Red Riding Hood, Richard Hermann Eschke
Immagine 2: Little Red Riding Hood, Scott Gustafson

Un ringraziamento di cuore ad Alessandro e ad Elke per l'aiuto nella ricerca delle fonti, per la ricerca condivisa e per le loro splendide intuizioni.


Articolo scritto da Violet. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.



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