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Il Tempio della Ninfa

Le Filatrici del Destino
Venerdì, 02 Marzo 2007 - 14:37 - 6710 Letture
Archetipi La vita dell’essere umano è un magico filo che con incanto si dispiega.
Ma può egli esserne artefice?
O il tempo è con arte orchestrato da abili, divine, mani?
Il destino è un tema affrontato da numerose culture che lo collegano, a livello mitologico, all’attività del filare.

Il fuso, simbolo dell’eterno divenire, è infatti collegato alla Natura ed a ciò che nasce, cresce ed infine si sgretola morendo. Esso incarna anche la natura lunare.
L’attività del filare, a cui erano principalmente le donne a dedicarsi, potrebbe essere stata, in passato, un tramite verso l’iniziazione della donna ai misteri della Dea. Nell’Europa Medievale il fuso era simbolo primario della vita contemplativa ed in tal senso i misteri ad esso legati potrebbero avere quindi attinenza con la meditazione.
Non solo nella mitologia, ma anche nelle fiabe il fuso è correlato ai misteri della morte ed al destino.
La vita ed il tempo hanno origine e sono governati da un principio femminile. Hanno una durata stabilita rappresentata dal filo, la trama è il destino che ogni singolo individuo è tenuto a portare a compimento ed infine giunge la morte che conclude un ciclo per iniziarne un altro in un infinito e continuo divenire.
La donna assume un ruolo di determinante importanza nella tela tessuta dal fato.
Tutte femminili sono le figure ad esso preposte.
Esse vengono chiamate con innumerevoli nomi, descritte in numero variabile, ma i loro attributi e la loro funzione sono pressoché identici nella maggior parte della mitologia che di esse canta.

In Grecia prendono il nome di Moire.
In Omero esiste un solo fato e nell’Iliade (20,127) prende la dominazione di Aisa, cioè “la Sorte”.
Ma già nell’Odissea (7,197) le Moire sono più di una e ad esse si da l’appellativo di Klothes “ le Filatrici”.
A Delfi le Moire venivano onorate in numero di due, nello specifico presiedevano alla nascita ed alla morte.
Ma più spesso la Dea originaria venne tripartita e nella forma classica le Moire furono sempre viste in forma trina.
Esse erano Cloto, colei che dipanava il filo; Lachesi colei che misurava ed infine Atropo, colei che tagliava , la Moira inevitabile.
Il numero tre le collega alle fasi lunari.
Negli inni orfici la loro dimora si trova in una grotta, in cielo, presso ad un lago la cui acqua sgorgava luminosa proprio dalla roccia. Ciò richiamerebbe la luce lunare e la natura celeste, ma allo stesso tempo ctonia di queste divinità.
La luna incarna le potenze femminili preposte al destino in un ambito che le collega sia all’aldilà (e quindi alla morte), sia, al contempo, alla rinascita (e quindi alla luce celeste).
Di esse si dice fossero figlie della Notte e del Caos, divinità primigenie. Ma qualcuno fa derivare la loro origine da Temi, la legislatrice.
Esiodo, nello “Scudo di Eracle” sostiene che Atropo sia la più antica ed anche la più bassa di statura.
Questo interessante particolare potrebbe derivare dal fatto che la vecchiaia porta una tendenza a diventare bassi ma a livello simbolico potrebbe rappresentare la piccolezza della vita terrena che ci si appresta a lasciare in favore della vastità della vita che si raggiunge dopo la morte fisica.
In Platone si ha la consapevolezza che il destino è ineluttabile, non è una forza che l’uomo possa governare, ed è dettata esclusivamente dal caso.
I racconti mitologici ad esse legate non sono molti, e tuttavia sono fonte di grande interesse.
Si narra che esse combatterono a fianco degli olimpi nella lotta contro i Titani brandendo pestelli di rame.
Inoltre si sostiene che esse insieme al Dio Ermete composero l’alfabeto, in particolare le prime cinque vocali e le consonanti B e T. Inoltre Ermete ricevette proprio da loro la capacità di percezione necessaria per comprendere l’alfabeto.
Tutte le divinità, Zeus incluso, erano tenute a sottostare a loro.
Ma si racconta che Apollo, per mutare il destino del suo amico Admeto, le ubriacò facendo così tagliar loro il filo di un’altra persona in luogo di quello dell’amico.

Nella mitologia Romana le corrispettive delle Moire sono le Parche, con uguali funzioni ed in egual numero.
I loro nomi erano Nona, Decima (o Decuma) e Morte.
Il sostantivo Parche deriverebbe dal latino Parcae ossia partorienti, ma esse erano anche conosciute come Tria Fatae cioè i tre destini.

Nella mitologia norrena incontriamo invece le Norne, divinità scandinave.
Esse vivevano ai piedi dell’albero del mondo Yggdrasil ed avevano il compito di bagnarlo ogni giorno con l’acqua della fonte Mimir, ma nella giusta quantità. Non troppo, ma nemmeno troppo poco. Poiché esso presiedeva al destino stesso della Terra ed al suo benessere.
Neppure gli Dei, cioè gli Esir, potevano disfare ciò che esse avevano tessuto o compiere atti che Esse non volessero.
Urd rappresentava il passato, cioè il destino nel momento in cui esso viene stabilito.
Verdandi rappresentava invece il presente, cioè il divenire.
Ed infine Skuld rappresentava il futuro, la colpa, in una simbologia simile al karma indiano.
Oltre a queste tre figure fondamentali, si sosteneva che ogni uomo avesse la sua Norna personale, venuta al mondo insieme a lui e destinata ad accompagnarlo per tutta la vita.
Un po’ come i numi tutelari o i geni dei romani.

Anche nell’antica civiltà etrusca vi era una forza del destino collegata al tempo.
Essa aveva nome Norzia e, secondo le sue leggi, non soltanto gli uomini avevano una durata prefissata della vita, ma anche ogni creatura, ogni nazione e finanche ogni stato.
Il suo tempio più importante si trovava a Volsinii (Bolsena) ed ogni anno vi veniva infisso un chiodo nella parete in modo da sapere esattamente quanti anni erano passati, sia nella vita di ogni singolo individuo, sia nella vita collettiva dell’Etruria.

Queste Potenti Dee tessono, dunque, il destino.
Trama ed ordito, filo singolo e disegno complesso, in un continuo intrecciarsi e svolgersi simile alla tela del ragno.
Questo tesse una rete che sembra a prima vista innocua ed affascinante, ma che in realtà cattura ed imprigiona, portando alla morte.
E spesso alle filatrici dei destini vengono attribuite funzioni negative, connotati cupi, ricordando solo la morte e dimenticando il dispiegarsi di eventi luminosi che attraversano la vita di ogni individuo.
Ma tornando alla domanda iniziale, può l’essere umano essere l’artefice del proprio destino?
Secondo René Guénon l’ordito rappresenterebbe la parte immutabile della vita e del tempo umano, mentre il filo che attraverso l’ordito si dipana simboleggerebbe l’elemento variabile e contingente, ciò sul quale l’uomo può agire.
Nel silenzio e nella meditazione, aprendo la nostra mente al divino, si potrà quindi percepire il suono del telaio delle filatrici del destino che interagisce col nostro intento, in un dipinto multicolore di incomparabile bellezza.


Fonti

I simboli, Le Garzatine
Dizionario di mitologia, Giunti
Dizionario delle dee e delle eroine, Patricia Monaghan
Tessere e filare, articolo di Miriam Alessandrina
Lo scudo di Eracle, Esiodo
I miti greci, Robert Graves

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Ringrazio le ragazze del forum L’Isola incantata delle Figlie della Luna per le loro preziose riflessioni, ed infine Maria ed Estevan per il contributo ed un essenziale confronto.

Articolo scritto da ValerieLeFay. E' vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.

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Re: Le Filatrici del Destino (Punti: 1)
da Violet 02 Mar 2007 - 14:43
(Info utente | Invia il messaggio) http://www.tempiodellaninfa.net)
Davvero un bell'articolo Fatina! ;-)
Pieno di spunti interessantissimi e analogie bellissime!
Bravissima e grazie per averlo pubblicato ;-)

Re: Le Filatrici del Destino (Punti: 1)
da Amarillis 05 Mar 2007 - 19:11
(Info utente | Invia il messaggio)
Valerie che bello grazie!
Era proprio qualcosa di importante adesso per me da conoscere.
Il tuo articolo e' pura poesia...
Ancora grazie :-)
Amarillis

Re: Le Filatrici del Destino (Punti: 1)
da fairymoon (alphazulu@interfree.it) 28 Ago 2007 - 15:02
(Info utente | Invia il messaggio)
un articolo splendido che invita a meditare sulla vita e sulla morte, sull'eterno ciclo che da sempre si dispiega, cerchio che mai si estingue. Grazie, un gran bel lavoro!

Re: Le Filatrici del Destino (Punti: 1)
da Danae 19 Dic 2008 - 15:59
(Info utente | Invia il messaggio)
Le conoscevo soltanto dalla mitologia greca (la mia preferita!) e romana.. ma ero sicura che fossero un pò ovunque^^



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