La Porta del Tempio


Se dalla Porticina vuoi passare,
il tuo abitino dovrai abbandonare e molto piccola dovrai diventare...



 

Viandanti online

Ci sono 466 visitatori e
1 utente on-line

Sei un utente non registrato. Puoi loggarti qui o registrarti liberamente cliccando qui.

 

La Via Femminile




Fra queste pagine sono raccolti consigli, ricette, riti semplici e naturali dedicati al femminile, e speciali ricerche e racconti sull'antica Via delle Donne.

 

I Meli di Avalon




Gruppo di studio dedicato alla Tradizione Avaloniana e a Miti, Leggende, e Fiabe Celtici legati alla simbologia di Avalon.

 

Login

 Nickname

 Password

 Ricordami


Non hai ancora un account?
Registrati subito.
Come
utente registrato potrai
cambiare tema grafico
e utilizzare tutti i servizi offerti.

 

Messaggi Privati

Solo per gli utenti registrati!
 

Il Libro del Mese




Per virtù d'erbe e d'incanti
di Erika Maderna

 

Cerca nel Tempio


 

Il Tempio della Ninfa

Shahmaran, la Regina dei Serpenti
Mercoledì, 01 Marzo 2023 - 16:38 - 1031 Letture
Archetipi Migliaia di anni fa, la terra anatolica era popolata da miriadi di serpenti che vivevano nel sottosuolo. Erano chiamati maran, ed erano esseri intelligenti e pacifici. La loro regina era Shahmaran, una creatura semi-divina con il corpo di donna nella metà superiore, e di sinuoso serpente in quella inferiore.
La leggenda narra che il primo essere umano a incontrare Shahmaran fu un giovane uomo di nome Tahmasp (1). Era alto e di bell’aspetto, figlio di una famiglia povera che vendeva legname per vivere.

Un giorno il ragazzo era andato con alcuni amici a raccogliere legna nel bosco, quando insieme trovarono una grotta al cui interno scorsero un pozzo pieno di miele. I giovani decisero di prendere il miele per venderlo, e dopo averlo estratto quasi tutto, Tahmasp si offrì di scendere sul fondo a raccogliere quello che restava. Quando però il prezioso nettare fu tutto raccolto, e Tahmasp lo ebbe consegnato ai suoi compagni, questi invece di aiutarlo a uscire dal pozzo lo abbandonarono e se ne andarono, con l’intento di vendere anche la parte di miele destinata all’amico e ottenere più denaro.
Quando il ragazzo realizzò che i suoi compagni non sarebbero tornati, si accasciò a terra e perse ogni speranza, finché si accorse che alla base della cavità c’era un buco da cui filtrava una debole luce. Con il coltellino che teneva in tasca scavò la terra e la roccia fino a quando il buco fu abbastanza grande da potervi strisciare dentro, e non appena lo ebbe attraversato si ritrovò in una ampia e ombrosa caverna. Esausto per gli sforzi fatti, Tahmasp si sdraiò e cadde addormentato.
Quando si svegliò, vide attorno a sé una gran moltitudine di serpenti dalle scaglie bianche come il latte. Lo fissavano immobili, e non appena lo videro muoversi, gli si avvicinarono cautamente. Il ragazzo temette di venire morso e ucciso, e per la paura strinse gli occhi, ma non accadde nulla. Così li riaprì, e ciò che vide allora lo lasciò esterrefatto. Attorniata dai serpenti, si ergeva davanti a lui una creatura di inenarrabile bellezza. Per metà era donna, con la pelle candida, i capelli neri lucidi e gli occhi scuri e profondi, e per metà era serpente. Il ragazzo non osò fiatare, ma la serpentessa gli parlò con voce gentile:
Non avere paura, non ti faremo del male. Io sono Shahmaran, la Regina dei Serpenti, e tu sei nostro ospite. Ora che sei qui con noi sei al sicuro, e puoi riposare. Parleremo domani.
Detto questo, la serpentessa si allontanò, lasciandolo solo.
Tahmasp, pensando di aver sognato, chiuse di nuovo gli occhi e si riaddormentò.

Il mattino seguente il giovane si svegliò, e guardandosi intorno si rese conto di essere in un magnifico giardino, nel quale crescevano piante rigogliose e fiori dai profumi inebrianti. Acque limpide scorrevano in cascatelle che formavano polle trasparenti, e migliaia di serpenti si muovevano indisturbati nel loro regno armonioso e tranquillo.
Poco distante, Shahmaran sedeva a una tavola imbandita di ogni prelibatezza, e vedendo che Tahmasp si era alzato, lo invitò a unirsi a lei. Timidamente, il giovane le si sedette accanto, e insieme fecero colazione. La regina gli narrò molte storie sull’origine dell’umanità, mentre il ragazzo la ascoltava rapito e ammaliato dalla sua bellezza e dalle cure che lei mostrava nei suoi riguardi. In breve tempo Tahmasp si innamorò di Shahmaran, e lei ricambiò il suo amore.
I due trascorsero molto tempo insieme, durante il quale la Regina dei Serpenti gli trasmise antiche saggezze, gli insegnò a riconoscere le erbe curative e lo istruì sull’arte della medicina.
Passarono alcuni anni, e nonostante il suo amore per Shahmaran, Tahmasp divenne triste. Sentiva la mancanza della sua famiglia e desiderava tornare nel mondo a cui apparteneva. La Regina non voleva lasciarlo andare, ma poiché lo amava molto e desiderava la sua felicità, gli concesse di tornare a casa, a patto che non rivelasse mai a nessuno dove si nascondesse la sotterranea terra dei serpenti. Shahmaran lo avvertì anche del fatto che, poiché aveva passato molto tempo insieme a lei, egli aveva assunto alcune caratteristiche del popolo dei serpenti. Per questo non avrebbe mai dovuto bagnarsi davanti ad altri uomini, poiché a contatto con l’acqua, la sua pelle avrebbe preso le sembianze di quella dei serpenti, e il suo segreto sarebbe stato scoperto.
Tahmasp accettò, e promise di fare tutto quello che la Regina gli aveva chiesto, quindi fece ritorno a casa.
Dopo qualche tempo, il re della città di Tarso si ammalò gravemente. Il suo più fidato consigliere affermò che l’unico modo per guarire dalla sua malattia era nutrirsi della carne di Shahmaran. La terra dei serpenti abitata dalla Regina era nascosta, ma il consigliere aggiunse che, secondo certe dicerie, sarebbe stato possibile riconoscere chi vi aveva soggiornato versando acqua sul suo corpo, poiché la sua pelle si sarebbe mutata in pelle di serpente. In questo modo si avrebbe scoperto chi poteva rivelare dove si trovasse Shahmaran.
Immediatamente il re ordinò che tutti coloro che abitavano le sue terre si recassero ai bagni pubblici, per immergersi nelle acque sotto lo sguardo attento delle guardie.
Quando Tahmasp lo seppe cercò di fuggire e nascondersi, ma i soldati lo trovarono, e dopo averlo trascinato ai bagni, lo gettarono nelle vasche. Subito la sua pelle mostrò i riflessi delle squame di serpente, e le guardie lo afferrarono con forza, lo legarono e lo portarono al cospetto del re.
Poiché si rifiutava di parlare e di rompere la sua promessa, il giovane venne sottoposto a tortura, finché, stremato dal dolore, cedette e rivelò dove si trovasse il regno di Shahmaran.
I soldati vi si recarono e catturarono la Regina, che consapevole il proprio destino non oppose resistenza.
Condotta al palazzo del re, poco prima di essere uccisa, Shahmaran disse:
Poiché sto per morire, vi svelerò il mio segreto. Chiunque mangi la carne della mia coda otterrà grande saggezza e una lunga vita, ma chi mangerà la carne della mia testa morirà.” (2)
La Regina dei Serpenti venne uccisa e il consigliere del re tagliò il suo corpo in tre parti. Insieme al re si nutrì avidamente della coda di Shahmaran, poiché voleva conoscere i segreti del mondo, mentre Tahmasp, distrutto per l’uccisione della sua amata e desideroso di morire, si nutrì della sua testa. Ma a lui non accadde nulla. Al contrario, il re e il suo consigliere morirono avvelenati dalla carne del serpente, e Tahmasp acquisì tutta la sua sapienza. Il vero volere di Shahmaran si era compiuto.
Tahmasp divenne un sapiente medico, ma la sofferenza causata dalla la perdita di Shahmaran lo accompagnò per tutta la vita. Lasciò per sempre la sua casa e si mise in viaggio, attraversando villaggio dopo villaggio, montagna dopo montagna, e offrendo a chiunque ne avesse bisogno la sua conoscenza e le sue cure miracolose.
Ma si dice che i serpenti sappiano come Shahmaran sia stata uccisa,
e che da allora siano diventati mortali nemici dell’uomo.
(3)


Shahmaran, la regina anatolica dei serpenti

Shahmaran è una donna-serpente mitologica che appartiene alla tradizione della Turchia, in particolare alle regioni dell’Anatolia Orientale e Sud Orientale e a quella del Mediterraneo, ma anche delle zone montuose del Kurdistan, dell’Armenia, dell’Iran, dell’Iraq e in piccola parte, della Siria. La sua presenza sembra particolarmente radicata nella cultura della popolazione curda, della quale si dice sia protettrice. (4)
La sua storia, di cui esistono diverse versioni a seconda del luogo, è conosciuta e tramandata soprattutto nelle città di Tarso e Adana, nella Turchia mediterranea, e di Mardin, in quella orientale.
Si credeva che Shahmaran vivesse in questa vasta area, che abitasse nei pressi di Tarso, dove una sua statua di bronzo decora la piazzetta di fronte agli Shahmaran Hamam (5) – i Bagni di Shahmaran – oppure nel castello Yılankale – il Castello del Serpente – di Adana (6). Tuttavia è a Mardin che la sua immagine sembra più diffusa, e la sua presenza nella vita quotidiana delle genti del posto è più forte. Qui viene raffigurata in dipinti murali per le strade, ed è facile trovarla esposta nelle botteghe artigiane, ritratta in colori vivaci e con varie tecniche, come la pittura stratificata su vetro o la pirografia su tavole di legno. La sua immagine è minuziosamente incisa su vassoi di rame, intarsiata nel legno, ricreata in preziosi gioielli, dipinta su piatti di ceramica, tessuta dalle donne sui tappeti o ricamata a punto croce.
La maggior parte degli abitanti di Mardin tiene il ritratto di Shahmaran appeso alle pareti domestiche, poiché si crede che protegga la famiglia dal male, allontani le sventure, e porti benedizione alla casa, prosperità e fortuna.

Nonostante la scarsità di informazioni sulle origini antropologiche di Shahmaran, la sua immagine e la sua storia contengono elementi che raccontano molto di lei.
Innanzitutto il suo nome, nelle diverse grafie Shahmaran, Şahmaran, o Samaran in lingua persiana e curda, e in lingua turca Shahmeran o Şahmeran, è composto da shah, termine regale usato come appellativo per i sovrani persiani che significa “re” – e dunque “regina” – e maran o meran, ovvero “serpenti” – singolare mar, “serpente”. Shahmaran è quindi, letteralmente, la “regina dei serpenti”.
Il suo aspetto è quello di una donna con il corpo di serpente o di drago, dotato di sei zampe, e una seconda testa di serpente posta all’estremità della coda. Il serpente porta al collo uno spesso collare, ha la bocca aperta e la lingua, che tutto sente, esposta. Si tratta di un serpente velenoso, in quanto secondo la leggenda, la sua carne è mortale. Le sei zampe sono spesso raffigurate come altrettante testine di serpenti, anch’esse con la bocca aperta e la lingua esposta.
Entrambe le teste di Shahmaran indossano la corona, a simboleggiare la sua regalità sul regno ofidico e terrestre, ma la corona della donna è più grande, elegante ed elaborata. L’elemento umano femminile prevale su quello ferino – e forse maschile – rappresentato dal serpente (7). Inoltre la donna possiede due corna di ariete, che rafforzano la sua natura terrigena.
Sul suo dorso, sopra un ramoscello fogliato, spesso è posato un uccellino o una colomba.
I capelli di Shahmaran, lunghi e neri, seguono il profilo del suo corpo nella parte inferiore, e si ergono in due alte punte sopra la testa. Il suo collo è sempre abbellito da preziose collane, e lunghi orecchini pendono dalle sue corna.
I suoi occhi sono grandi, e il volto è sempre sorridente, pacifico e benevolo.



È probabile che nei tempi precedenti la religione islamica la regale serpentessa fosse una divinità potente e onorata, e ancora oggi si ritiene che sia ciò che è sopravvissuto della grande dea terrestre e montana delle vaste regioni anatoliche, e in particolare dei territori montuosi abitati dai curdi.
Osservando la sua storia sotto questa luce, è effettivamente possibile riconoscere in lei diverse caratteristiche che lasciano trasparire la sua natura divina originaria.
Shahmaran appare infatti come signora dei serpenti che vive nel sottosuolo, nascosta nei recessi più inaccessibili della terra, ovvero in ampie caverne, che tuttavia non sono fredde, buie e inospitali, ma rivelano segreti giardini e frutteti, dove regna l’abbondanza e l’acqua fecondatrice scorre libera e copiosa.
È una divinità della conoscenza e della saggezza, poiché tutto sa dal tempo delle origini. Depositaria dei misteri del mondo, custodisce le storie dell’umanità. (8)
È altresì dea della medicina e quindi della guarigione, in quanto conosce le proprietà di tutte le erbe, delle radici e delle cortecce, e i modi in cui utilizzarle per produrre farmaci adatti a curare ogni malattia. Del resto è donna e serpentessa, e in lei coesistono tanto il veleno quanto la cura, il potere di provocare la morte, e quello di guarire e rigenerare la vita.
Di tutto il suo sapere Shahmaran non è affatto gelosa o possessiva. Come emerge dalla sua storia, non solo è disposta a insegnare, e quindi a consegnare ciò che conosce, a chi le dimostra amore incondizionato, ma anche dopo essere stata tradita e uccisa trasmette la sua saggezza attraverso la propria stessa carne. In questo modo colui che la riceve può metterla a disposizione di chi ne ha bisogno. Attraverso di lui, la potente serpentessa continua a esistere, ad agire, e a portare beneficio alle creature che abitano sulla terra.
Shahmaran è generosa, è benefica e pacifica, e inoffensivi sono in principio i suoi serpenti. È una creatura antica, che incarna i valori naturali di armonia, equilibrio, prosperità e pace.
Le sue radici più profonde potrebbero trovarsi addirittura nella dea serpente neolitica, rappresentata su numerosi reperti antico europei e in particolare mediterranei, come i vasi antropomorfici anatolici, con forme sinuose, gambe e braccia a spire di serpente, testine di serpi dipinte sul corpo e sul volto, e diversi simboli serpentiformi come spirali, zig-zag e cerchi concentrici. (9)
Ma Shahmaran ricorda anche la cosiddetta Potnia mediterranea, la Grande Madre delle origini, Signora degli animali, spesso dotata di attributi ferini, e divina medichessa, conoscitrice del potere salutifero o mortale di erbe e farmaci. (10)
Come loro, Shahmaran incarna intimamente la terra, la sua forza vitale, il suo potere creativo e rigenerativo, la sua anima viva.
E della terra condivide sempre il destino, poiché pur portando abbondanza e benessere agli esseri umani, viene da essi ripetutamente tradita, maltrattata e uccisa.
Ad oggi la storia e le raffigurazioni di Shahmaran sono considerate un patrimonio nazionale della Turchia, eppure il suo messaggio stenta ad essere compreso e messo in pratica.
Solo quando insieme ai colorati ritratti della regina dei serpenti, sarà portato fra le mura domestiche anche ciò che lei rappresenta, la sua vera presenza ricomincerà ad abitare la casa.
Solo quando il suo volto gentile si rifletterà su quello delle donne e degli uomini, lei potrà riemergere dalle remote caverne in cui è costretta a nascondersi, e camminare di nuovo per le strade.
Solo quando la terra sarà di nuovo rispettata, la smembrata serpentessa risorgerà dalla propria stessa pelle.
Allora i serpenti sapranno che Shahmaran è rinata
e da allora torneranno a essere benevoli amici dell’uomo.


***


Note:

1. Il giovane taglialegna è chiamato anche Cemshab, Camasb, Yada Jamsab, Jamasp, Jamisav e con nomi simili in altre varianti della storia.

2. Esistono diverse versioni di questo tratto della leggenda. Secondo una di queste Shahmaran disse a Tahmasp: “Bollimi in un piatto di argilla, poi dai il mio estratto al consigliere e la mia carne al re.” Il consigliere bevve quindi l’estratto e morì, mentre il re mangiò la carne e guarì dalla sua malattia. Tahmasp invece bevve l’acqua in cui era stata bollita la serpentessa e ne ottenne la saggezza. (Cfr. Irmak Irem, The legend of Shahmaran)

3. La leggenda è stata raccolta e tradotta da diverse versioni simili in lingua inglese e italiana, e rinarrata nel modo più fedele possibile ai testi utilizzati (vedi la Bibliografia). Purtroppo non è stato possibile attingere alle fonti originali in lingua turca.
Si consiglia la visione del breve filmato turco con sottotitoli inglesi diretto da Jeroen Koffeman, in cui è narrata la storia di Shahmaran nei luoghi che le appartengono: The Legend of Sahmaran

4. Negli ultimi anni l’immagine di Shahmaran è stata utilizzata dalle artiste, attiviste e femministe curde Zehra Doğan e Canan Senol per simboleggiare la coraggiosa resistenza delle donne curde che combattono contro la repressione del proprio popolo. Zehra Doğan, anche scrittrice e giornalista, è stata incarcerata dal governo turco il 21 luglio 2016 con l’accusa di “propaganda terrorista” per aver disegnato e condiviso sui canali social la distruzione per mano dei turchi della città di Nusaybin, nella provincia di Mardin. È stata rilasciata dopo aver scontato la pena, il 24 febbraio 2019.
Nella fotografia, il ritaglio di una delle opere di Zehra Doğan su Shahmaran:



5. Lo Shahmaran Hamam è un hamam o hammam – un bagno turco – storico, situato nel centro della città di Tarso. Si dice che sia il luogo in cui Shahmaran venne uccisa e smembrata.

6. Lo Yilankale, il “Castello del Serpente” o “Castello dei Serpenti”, della città di Adana, risale al XII secolo e sorge sulla cima di una collina, dalla quale è possibile osservare lo sconfinato territorio circostante. Esistono diverse versioni sull’origine del suo nome: alcuni sostengono che un tempo vi abitasse un incantatore di serpenti, mentre altri dicono che sia chiamato così per via della sua architettura contorta, che ricorda le spire di un serpente. La credenza più comune, tuttavia, vuole che sia il luogo in cui Shahmaran viveva. Per questo è chiamato localmente “la casa di Shahmaran”.

7. Cfr. Alireza Korangy, Kurdish Art and Identity, pagg. 92-93.

8. Cfr. Toru Nakamura, Snakes, Birds and Dreams, pag.64.

9. Come scrive Marija Gimbutas, “La donna-serpente appare anche sui vasi antropomorfici di Hacilar I, 6000 a.C., nell’Anatolia centrale. Le sue gambe sono spire di serpente dipinte e le sue braccia semicerchi concentrici fitti di punti; gli zig-zag sulla sua faccia e sul petto ne suggeriscono l’associazione con l’acqua.” (Cfr. Marija Gimbutas, Il Linguaggio della Dea, pag. 127)
E in merito a uno dei vasi antropomorfici che mostrano la dea serpente in posizione seduta, rinvenuto ad Hacilar, in Anatolia centrale, e risalente al 6000-5500 a.C., l’archeologa scrive: “La Dea Serpente seduta compare sovente in Anatolia (…). Ha il motivo a zig-zag/testa di serpente sulla fronte, occhi di ossidiana incastonati, mezzelune sul petto e arti spiraliformi.” (Cfr. Marija Gimbutas, op. cit., pag. 128, fig. 205)
Qualcuno suppone anche che vi siano legami fra Shahmaran e i numerosi serpenti scolpiti sulle superfici dei monumenti di pietra della misteriosa Göbekli Tepe, risalente a circa 12000 anni fa. (Cfr. Toru Nakamura, Snakes, Birds and Dreams, pag. 64 ss.)

10. Secondo il grande studioso Uberto Pestalozza, la Potnia è la Grande Madre mediterranea, ovvero la divinità femminile che sotto varie sembianze venne onorata in tutta l’area del Mar Mediterraneo. Riguardo agli aspetti ferini della Potnia e alla sua similitudine con le divinità anatoliche, Pestalozza scrive: “si potrebbe dire che ella (…) ricomponga intorno a sé le fattezze della Signora delle belve minoica, anatolica e preellenica.” (Cfr. Uberto Pestalozza, Eterno Femminino Mediterraneo, pag. 57)


Bibliografia

Bițună Gabriel, Shahmeran - Queen of the Serpents, in Romano Arabica XVII. Fictional Beings in Middle East Cultures, Editura Universitãții din București, Bucarest, 2017
Edgecomb Diane, A Fire in My Heart: Kurdish Tales, Libraries Unlimited Inc, Exeter, 2007
Gimbutas Marija, Il Linguaggio della Dea, Venexia, Roma, 2008
Korangy Alireza, Kurdish Art and Identity. Verbal Art, Self-definition and Recent History, De Gruyter, Berlin/Boston, 2020
Nakamura Toru, Snakes, Birds and Dreams. Göbekli Tepe and Caduceus, Dorrance Publishing Company, Pittsburgh, 2019
Pestalozza Uberto, Eterno Femminino Mediterraneo, Neri Pozza Editore, Venezia, 1954
Rimola Laura, La Regina dei Serpenti. Raccolta di fiabe, leggende e racconti popolari, Pettirosso Edizioni, Novara, 2017

Sitografia

Göbekli Tepe and the Legend of the Shahmaran, in Eastern Turkey Tour
Irmak Irem, The legend of Shahmaran
Pavesi Francesca, La leggenda di Şahmeran, la regina dei serpenti, in Viaggi Cultura, 17 settembre 2020
Snake Castle, in Daily Sabah, 18 Maggio 2018
Yilankale (Snake Castle), in Adana Baska


Ricerca e testo di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questo testo può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo e con alcun mezzo senza il permesso scritto dell’autrice e senza citare la fonte.


Shahmaran, la Regina dei Serpenti | Login/crea un profilo | 0 Commenti
I commenti sono di proprietà dei legittimi autori, che ne sono anche responsabili.



© Il Tempio della Ninfa 2006/2024
Sito internet con aggiornamenti aperiodici, non rientrante nella categoria Prodotto Editoriale.
Nessuna parte di questo sito può essere riprodotta senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
Tutti i lavori pubblicati sono protetti dalla legge n. 633 e s.m.i. in tutela dei diritti d'autore.
Tutti i loghi e marchi in questo sito sono di proprietà dei rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.

Questo sito è stato creato con MaxDev e utilizza MD-Pro 1.0.76
Il sito web e il tema grafico sono stati creati da Laura Violet Rimola. Le immagini appartengono ad Alan Lee.

Powered by MD-Pro