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Le Dee dei Boschi Sacri. Nemetona, Arnemetia e le Matres Nemetiales
Venerdì, 30 Marzo 2018 - 17:30 - 9254 Letture
Archetipi In una radura protetta, o in un rigoglioso boschetto racchiuso nel cuore della foresta, dove i ruscelli scorrono fra le rocce e gli animali selvatici si intrattengono indisturbati, dove sorgono antiche pietre erette in circolo e una grande quercia secolare dai folti rami frondosi, qui, nel verde santuario della natura, vive Nemetona, la dea del sacro nemeton.



Tutto ciò che è rimasto di lei è soltanto il nome, scolpito su cinque pietre votive – talvolta accompagnato da quello di Marte – rinvenute in prevalenza nel territorio gallo-germanico e databili fra il V e il II secolo a.C. (1). Tuttavia, proprio nel significato etimologico del nome si può intuire cosa la dea rappresentasse per i popoli che la onoravano.
La parola Nemetona è la personificazione femminile del termine nemeton, che deriva dalla radice celtica nemeto, simile all’antico irlandese nemed e al latino nemus, e significa “boschetto sacro, santuario boschivo”.
Il nemeton per le popolazioni celtiche era infatti una radura racchiusa nel centro del bosco, oppure un boschetto, che per certe caratteristiche, come la presenza di alberi secolari, di sorgenti purissime, di conformazioni rocciose particolari, e soprattutto di una intensa e percepibile energia naturale, riferita alla divinità che ivi abitava, era considerato particolarmente sacro, e per questo motivo veniva scelto dalle druidesse e dai druidi come santuario silvestre, ove celebrare i rituali, lasciare offerte, oppure discutere e prendere decisioni importanti per tutta la comunità. (2)
In questo contesto, Nemetona era, letteralmente, “colei che abita nel boschetto sacro”, e rappresentava l’incarnazione divina femminile del nemeton stesso, ovvero dei suoi alberi, delle sue rocce, delle sue sorgenti, delle sue pietre, dei suoi fiori, del suo umido manto erboso, e in una dimensione più sottile, era quella presenza viva, verdeggiante e allo stesso tempo protettiva, che vi aleggiava dentro e intorno, rendendolo un luogo diverso dal comune, separato e protetto come un bosco all’interno di un bosco, che per questi motivi era riservato solo a coloro che alla spiritualità avevano votato la propria vita.
L’associazione di Nemetona a Marte, o al gallo-romano Marte Leucetius (3), che traspare da tre epigrafi, potrebbe anche attribuirle un carattere all’occorrenza battagliero, rendendola non solo la dea del silenzioso santuario arboreo, ma anche la sua attiva protettrice, pronta a difenderlo dalle intrusioni e dalle minacce, e a un livello più profondo, capace di addensare gli invisibili margini che lo separano dal resto del mondo (4). In questo senso Nemetona potrebbe essere la signora dei confini che separano la dimensione sacra da quella profana, e che a seconda di chi vorrebbe attraversarli, possono dissolversi come un velo di nebbia, oppure innalzarsi per confondere, celare e proteggere.

Tornando al suo nome, così come alla distribuzione geografica delle sue iscrizioni, che risultano quasi tutte localizzate nel territorio gallico in prossimità del confine con la Germania, si deduce che Nemetona fosse originariamente una divinità germanica, probabilmente la dea tutelare dei Nemeti – letteralmente “il popolo del Boschetto Sacro” – una tribù di provenienza germanica stanziata vicino a Treviri, dove vennero rinvenute due delle epigrafi a lei dedicate.
Altre due iscrizioni, la prima scolpita su pietra e la seconda incisa su una placca di bronzo, vennero trovate rispettivamente ad Altrip e a Klein-Winternheim, nella Germania sud-occidentale – oggi la Renania Palatinato; mentre un’altra importante epigrafe fu scoperta presso il famoso santuario termale romano di Bath, in Inghilterra. Quest’ultima iscrizione, che avrebbe potuto suggerire la presenza del culto di Nemetona in Britannia, venne in realtà commissionata da un dedicante che volle precisare la propria appartenenza al popolo dei Treveri, vicini dei Nemeti in terra gallica. Pertanto, anche questa iscrizione confermerebbe che Nemetona non era una dea britannica, ma che vi era stata portata dai gallo-germani che lì si erano stabiliti in epoca romana.
Ciò nonostante è possibile che la silvestre divinità del nemeton fosse conosciuta anche in Britannia, con un nome lievemente diverso.

Nella valle oggi occupata dalla città di Buxton, nel Derbyshire, un tempo scorrevano libere due sorgenti, vicine l’una all’altra e sgorganti acque termali dalle proprietà minerali diverse. Le due fonti erano probabilmente immerse in un rigoglioso boschetto, circondato dalle colline, da un vivace torrente e da folte macchie di alberi, ed erano tutelate da una divinità femminile onorata dalla tribù locale dei Corieltauvi, la dea Arnemetia.
Anche in questo caso, il suo nome è tutto ciò che resta di lei, eppure può bastare a rivelarne non solo la natura ma anche la forte somiglianza, se non la vera e propria identificazione, con Nemetona. Arnemetia, deriva infatti da are, ovvero “davanti, vicino” e dalla stessa radice celtica nemeto vista in precedenza, e significa letteralmente “Colei che abita davanti – o vicino – al boschetto sacro”. Anche Arnemetia era dunque una dea che incarnava il nemeton, che vegliava davanti ad esso come una attenta guardiana, ed era inoltre legata alle abbondanti sorgenti che vi scorrevano attraverso. Per questo era riverita come dea delle fonti termali, e dunque della purificazione, della guarigione e della rigenerazione.
In epoca romana, la zona che probabilmente aveva ospitato il suo nemeton venne occupata da tre bagni termali e da un tempio dedicato alla dea, il quale si affacciava proprio sulle sorgenti e ospitava un altare con incisa un’iscrizione a lei intitolata, nella quale veniva appellata Deae Arnomect(a)e. (5)
La città termale venne chiamata Aquae Arnemetiae, e con la successiva cristianizzazione le fonti vennero poste sotto la protezione di Sant’Anna, con lo scopo di nascondere e adattare alla nuova religione il culto dell’antica dea del nemeton e delle sorgenti curative.
Anche oggi le acque di Arnemetia vengono abbondantemente raccolte per il loro potere curativo, poiché filtrate naturalmente dalle rocce calcariche presenti nel distretto di White Peak prima di riversarsi in valle, acquisiscono preziose proprietà minerali che curano artrite, dolori reumatici, e diversi altri disturbi e malattie. (6)

In base a questi ritrovamenti, appare chiaro che la verdeggiante dea del boschetto sacro era presente – seppur poco conosciuta e limitata a certe regioni – sia nel territorio germanico sia in quello britannico, ma sembra che in una certa forma fosse onorata anche nella parte della Gallia celtica che oggi corrisponde alla Francia.
Nel cimitero dell’antica chiesa di Saint Jean, a Grenoble, venne trovata nel 1822 un’iscrizione risalente al II secolo d.C. circa, dedicata da una donna alle Matres Nemetiales, ovvero le Madri del Nemeton, o le Madri del Boschetto Sacro. (7)
Questa epigrafe rivela che anche in questa particolare zona il nemeton era associato a divinità femminili boschive, materne e protettive, paragonabili a Nemetona e Arnemetia, e identificabili anche con le numerose Matres-Matronae celtiche che venivano celebrate soprattutto nei boschi.

Nemetona, Arnemetia e le Matres Nemetiales furono dunque divinità che, seppure conosciute con nomi diversi e in luoghi diversi, incarnavano tutte la stessa cosa: lo spirito divino femminile che abitava il nemeton, e allo stesso tempo ne delineava i confini, proteggendolo.
Per incontrarlo bastava inoltrarsi in un boschetto lieto e soleggiato, in un cerchio di pietre millenarie, in una radura racchiusa nel verde intreccio degli alberi, vicino a una sorgente fresca e rigenerante, oppure calda e curativa, o persino in un giardino spontaneo, pieno di fiori e animali selvatici. Per sentirne la voce bastava chiudere gli occhi, allinearsi alla sua armonia, e lasciarsi incantare dallo stormire delle foglie, dal gorgogliare delle acque, dal canto degli uccelli.
Ovunque si avesse la sensazione di entrare, con passo leggero e in rigoroso silenzio, in un santuario naturale permeato dalla magia, oltrepassando una linea invisibile al di là della quale il tempo smetteva di scorrere e il mondo esterno veniva temporaneamente dimenticato, la dea del nemeton era lì. E lo è anche adesso, a ricordare che tutta la natura è un bellissimo tempio vivente, e come tale va amata, rispettata, preservata e onorata con amore sincero e profonda gratitudine.

***


Note e Iscrizioni:

1. Le iscrizioni a Nemetona sono elencate di seguito:

* Mart[i et] Nem[etonae] – “A Marte e Nemetona”; l’epigrafe proviene da quelli che sembrano i resti di un tempio a lei dedicato, Altbachtal, Treviri, Germania;

* [Ne]met[onae] – “A Nemetona”; provenienza incerta, forse da Treviri, Germania;

* Nemeton[ae] v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito) – “A Nemetona (la/il dedicante anonima/o) ha assolto volentieri il suo voto, avendolo (la divinità) meritato”; da una placca di bronzo proveniente da Klein-Winternheim, Germania – Vedi la foto qui;

* Marti et Nemetonae Silvini Iustus et Dubitatus v(otum) s(olvit) l(ibens) l(aetus) p(osuerunt) – “A Marte e Nemetona, Silvinus Iustus e Dubitatus posero (questo altare), e hanno assolto volentieri e con gioia il loro voto”; da Altrip, Germania;

* Peregrinus Secundi fil[ius] civis Trever Loucetio Marti et Nemetona v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito) – “Peregrinus, figlio di Secundus, della città di Treviri, a Marte Leucetius e Nemetona ha assolto volentieri il suo voto, avendolo (le divinità) meritato”; dalle terme romane di Bath, Inghilterra.



(Cfr. Noémie Beck, Goddesses in Celtic Religion, pagg. 237-238, immagini 239; e Paula Powers Coe, Nemetona, in John T. Koch, Celtic Culture: A Historical Encyclopedia, pag. 1351)

2. La presenza di nemeton celtici è ricordata nel nome di alcune antiche città presenti in tutta l’area un tempo abitata dai Celti, come Medionemeton – “il Boschetto Sacro Centrale” – a Strathclyde; Nemetostatio, nel North Devon (adesso North Tawton); Vernemeton – “Il Boschetto Sacro della Primavera” – nel Nottinghamshire (adesso Willoughby); Augustonemeton, a Clermont-Ferrand, nella Francia centrale; Nemetacum o Nemetocerna Atrebatum, ad Arras; Nemetodurum, a Nanterre.

3. Marte Leucetius – Loucetio o Leucezio, è una divinità gallo-romana venerata vicino al Reno, fra la Gallia e la Germania, ed era spesso associato alle dee Nemetona e Vittoria. La parola leucetius deriva dalla radice proto-indoeuropea leuk e significa “brillare, rifulgere”, con particolare riferimento ai fulmini della tempesta. Leucezio era infatti considerato un dio dei fulmini, seppur fosse anche invocato perché le biade e le vigne crescessero sane e abbondanti. Cfr. Catone, De re rustica, in Opere di M. Porcio Catone, con traduzione e note, pagg. 106-108.

4. Un indizio sul carattere bellicoso di Nemetona potrebbe essere fornito da una terracotta che si pensa la raffiguri. La scultura è stata rinvenuta nel distretto del tempio di Treveri, dove era stata trovata una delle epigrafi intitolate a lei e Marte, e ritrae una dea eretta, appoggiata a uno scudo, con una testa umana posta ai suoi piedi. Non vi è tuttavia alcuna certezza che la divinità rappresentata sia Nemetona. Cfr. Bonn Jahrbücher Band 135 (1930) 203.

5. Il podio di pietra dedicato ad Arnemetia, databile 43-410 d.C., venne trovato nel 1787 a Brough on Noe, in quelle che sembrano le rovine di un tempio affacciato sulle terme romane e situato a ottanta piedi di distanza dall’attuale fonte di Sant’Anna. Vennero scoperti anche chiodi di ferro e tegole, che lasciano supporre la presenza di una sovrastruttura in legno.
L’iscrizione è racchiusa in una corona circolare con nastri, e recita:
Deae Arnomecte Ael[ius] Motio v(otum) s(olvit) l(ibens) l(aetus) m(erito) – “Alla Dea Arnomect(a)e, Aelius Motio ha assolto volentieri e con gioia il suo voto, avendolo (la divinità) meritato” – Vedi la riproduzione grafica qui
Cfr. Roman Inscriptions of Britain - Arnemetia e Roman Britain - Buxton
La foto mostra Brough on Noe oggi, nei pressi del tempio di Arnemetia:



6. Le acque di Arnemetia, il cui flusso venne deviato quando la zona divenne una città termale, scorrono oggi dalla fontana di Sant’Anna:





7. L’iscrizione rinvenuta è qui riportata:
Matris Nemetiali(s) Lucretia […] Q(uinti) Lib(erta) VM […] – “Alle Matres Nemetiales, Lucretia […] liberata da Quintus VM […]” – Vedi la foto qui



Bibliografia

Beck Noémie, Goddesses in Celtic Religion, Cult and Mythology: A Comparative Study of Ancient Ireland, Britain and Gaul, Université Lumière Lyon 2, University College of Dublin, 2009
Birkhan Helmut, Loucetius, in Koch John T., Celtic Culture: A Historical Encyclopedia, ABC-CLIO, Santa Barbara, California, 2006
Catone, De re rustica, in Opere di M. Porcio Catone, con traduzione e note, Venezia, Giuseppe Antonelli, 1846
Delamarre Xavier, Dictionnaire de la langue gauloise, Editions Errance, Paris
D’Este Sorita, Rankine David, The Isles of many Gods. An A-Z of the Pagan Gods & Goddesses of Ancient Britain worshipped during the First millennium through to the Middle Ages, Avalonia, London, 2006
Forest Danu, Celtic Tree Magic: Ogham Lore and Druid Mysteries, Llewellyn Publications, Woodbury, Minnesota, 2014
Fox Susie, Ritual Journeys with Great British Goddesses, Trafford Publishing, North America & International, 2012
Higham N. J., The Origins of Cheshire, Manchester University Press, Manchester and New York, 1993
MacLeod Sharon Paice, Celtic Myth and Religion. A Study of Traditional Belief with Newly Translated Prayers, Poems and Songs, McFarland & Company, Inc. Publishers, Jefferson, North Carolina and London, 2012
Mengden Scarth Harry, Aquae Solis, Or Notices of Roman Bath, Simpkin, Marshall, London, 1864
Powers Coe Paula, Nemetona, in John T. Koch, Celtic Culture: A Historical Encyclopedia, ABC-Clio, 2006
Richmond Ian Archibald, ‎Crawford Osbert Guy Stanhope, The British Section of the Ravenna Cosmography, Society of Antiquaries of London, 1949
Southern Patricia The Story of Roman Bath, Amberley Publishing, Stroud, Gloucestershire, 2013
Van der Hoeven Johanna, Dancing with Nemetona. A Druid’s Exploration of Sanctuary and Sacred Space, Moon Books, Winchester (UK), Washington (USA), 2014
Wightman Edith Mary, Roman Trier and the Treveri, Rupert Hart Davis, London, 1970


Sitografia

https://romaninscriptionsofbritain.org
http://roman-britain.co.uk


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