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Fra queste pagine sono raccolti consigli, ricette, riti semplici e naturali dedicati al femminile, e speciali ricerche e racconti sull'antica Via delle Donne.

 

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Compendio nato dagli studi del cerchio I Meli di Avalon, dedicato alla Tradizione Avaloniana e a miti, leggende, e fiabe celtiche legate alla simbologia di Avalon.

 

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Per virtù d'erbe e d'incanti
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Il Tempio della Ninfa

Vischio
Mercoledì, 30 Dicembre 2009 - 05:09 - 8383 Letture
Erbario VISCHIO
Viscum album

Riconoscimento e proprietà terapeutiche

Il vischio è una piantina sempreverde che fa parte della famiglia delle Lorantacee. Si radica ai rami di molti alberi, in boschi e foreste vergini, e cresce su di essi creando alti cespugli dalla forma rotonda. Ciò nonostante è solamente semi-parassita, in quanto, contenendo la clorofilla, non si serve soltanto della linfa verde dell’albero che lo ospita ma assorbe anche l’anidride carbonica, l’acqua e la luce del sole, nutrendosi in modo quasi indipendente.



Gli alberi sui quali preferisce attecchire sono soprattutto quelli da frutto, come il melo e il pero, alcune conifere, come l’abete e il pino silvestre, e i pioppi, ma anche gli aceri, i frassini, i platani, i tigli, i castagni, i salici, ed altri ancora. Raro, seppur molto amato dagli antichi popoli celtici, è il vischio di quercia.
Le radici del vischio si infiltrano nel legno dell’albero ospitante, tanto da far sembrare che la piantina non abbia radici, e i suoi rami sono verdi ma legnosi, molto resistenti e spessi. Le foglioline, oblunghe, carnose e coriacee, sono di colore verde scuro, mentre i fiorellini, che compaiono da marzo a maggio, sono piccoli e giallo chiaro. Le bacche, infine, sono sferiche, di un colore che varia dal bianco perlaceo al giallo dorato, a seconda dell’albero sul quale crescono, e piene di una polpa vischiosa, appiccicosa e traslucida. Da qui il nome del vischio, da viscum che significa “vischioso”.
Il modo in cui il vischio nasce sugli alberi è alquanto particolare. I suoi semi non si radicano mai nella terra, infatti quando cadono a terra non germogliano e rimangono semplicemente dei semi secchi. È necessario allora che un uccello mangi i semi e poi li espella, non digeriti, insieme alle feci, sui rami degli alberi. Solo in questo modo il vischio può germinare e rinascere.
Gli uccelli che si nutrono di semi di vischio e ne permettono quindi la vita, sono soprattutto i tordi, i merli, le capinere e le cinciallegre.

Le bacche del vischio sono velenose, ed in dosaggi elevati anche l’intera pianta. In caso di assunzione (bastano anche solo dieci bacche) possono provocare vomito, diarrea con emorragia di sangue, paralisi, crisi respiratoria e rallentamento, sino all’arresto, del battito cardiaco.
Il vischio veniva chiamato dai celti olliach, ovvero “colui che tutto guarisce”, e veniva un tempo utilizzato per curare l’epilessia, le vertigini, le ulcere, i geloni, le screpolature alle mani, e i tumori. Nel medioevo Santa Ildegarda di Bingen lo consigliava per la cura delle malattie che interessavano il torace, e contro la gotta.
Oggigiorno le foglie e i rametti di vischio vengono consigliati in particolar modo per le loro proprietà ipotensive, in quanto abbassano la pressione; come efficace diuretico, che cura i calcoli e la ritenzione dell’urina; come rimedio per i dolori addominali, per contrastare l’epilessia e le crisi nervose, la gotta, i reumatismi e la leucorrea; come aiuto nei sintomi della menopausa, e soprattutto per le loro proprietà antitumorali. A questo proposito pare che a seconda del tipo di vischio, ovvero del tipo di albero sul quale esso cresce, si possano curare con maggiori risultati tipi diversi di tumori. Il vischio del melo pare avere migliori effetti nella cura del cancro agli organi genitali femminili, e dunque pare essere particolarmente adatto alle donne; quello della quercia, invece, è più vicino agli uomini e pare curare i tumori agli organi genitali maschili. Il vischio di pino è indicato per tumori al seno e alla pelle e quello di abete agisce sulla zona cervicale e toracica.

Ricette curative
(consultare sempre il medico, soprattutto in caso di allergie)

Impacco per curare i reumatismi: preparare un decotto di vischio, portando ad ebollizione un litro di acqua insieme ad una manciata di foglie e rami essiccati. Quindi lasciar bollire per 15 minuti.
Preparare delle pezzuole pulite, imbevendole nel liquido caldo, ed applicarle sulle zone doloranti per una mezz’oretta.

Decotto contro i geloni (per questo decotto è consigliabile utilizzare, se possibile, del vischio di quercia): portare ad ebollizione un litro di acqua in cui saranno stati messi 100g di foglie e rami di vischio fresco (non le bacche!). Lasciar bollire a fuoco basso per un’ora, quindi filtrare bene.
Ogni mattino immergere le dita malate nel liquido caldo e tenerle a bagno per una decina di minuti.

Bagno curativo per la leucorrea: preparare un decotto portando ad ebollizione 20g di vischio in un litro di acqua, lasciando poi bollire per 15 minuti. Ogni giorno riscaldare leggermente il liquido per renderlo simile alla temperatura del corpo e sciacquare delicatamente la parte interessata.

Miti, tradizioni e usi magici

Si radica profondamente ai rami degli alberi, fiorendo e fruttificando nel cuore gelido dell’inverno. È vivida macchia di colore nei boschi spogli e spolverati di neve, e le sue bacche, ricamate di brina, sembrano bianche perle, adagiate con cura nel verde brillante delle foglie.
Sfiora le soffici nubi del cielo e, dall’alto, contempla la terra intoccabile.
Nel mezzo, germoglia di vita, fra le stelle e le radici, perennemente al centro fra i mondi.

Simbolo della vita, della fertilità e del calore profondo e costante, il vischio è sempre stato associato al solstizio d’inverno, il momento in cui il buio avvolge ogni cosa, ed al contempo la terra, ammantata di neve e ghiacci, sospira nel sonno quieto e nel biancore silenzioso.
I popoli antichi, soprattutto quelli celtici, credevano che non appartenesse alla terra, sulla quale non può mai attecchire, ma che discendesse dal cielo, e che nascesse sugli alberi che erano stati colpiti da un fulmine. Per questo si pensava che fosse il figlio dei fulmini, manifestazione del vivido fuoco celeste, del divino che dimora fra le morbide nuvole ed i venti impetuosi, e dunque dell’immortalità e della rigenerazione perpetua.
Il suo regno è fatto di aria e suoi compagni sono uccelli di ogni specie, dalle piccole e vivacissime cince ai maestosi rapaci, che pure ne permettono la germinazione e la vita, e che nei tempi antichi erano considerati i messaggeri delle entità divine del cielo. Unito al sacro rovere, che rappresenta l’eternità oltre la vita e la morte, il vischio richiama non soltanto il fluire eterno del tempo, ma anche la magia dell’istante, l’eterno presente, lo stato di consapevolezza dell’Essere oltre il divenire ed il succedersi degli eventi.
Fra i celti questa pianta era ritenuta estremamente sacra, soprattutto se cresceva sui rami di una quercia, e la sua raccolta richiedeva un rituale molto particolare il cui ricordo è sopravvissuto sino ai giorni nostri. Questo richiedeva che il sesto giorno del ciclo lunare due torelli bianchi, con le corna legate da un nastro, venissero condotti in prossimità dell’albero su cui cresceva il vischio. Ai suoi piedi veniva preparato un banchetto e diversi drappi bianchi erano tesi ad attendere la caduta dei rami della piantina, che non doveva mai toccare terra. Un druido vestito di bianco saliva sull’albero, o su una piattaforma rialzata, e tagliava le spesse e legnose fronde verdi con un falcetto dorato, simbolo dell’unione della falce di Luna con l’oro del Sole – Plinio lo descrive come un falcetto d’oro, ma l’oro è troppo morbido sia per essere ben affilato sia per riuscire a tagliare dei rami duri e resistenti, per questo è molto più probabile che si trattasse di un falcetto “color oro”, fatto di una lega di rame e bronzo, di oro e bronzo, oppure semplicemente ricoperto d’oro; in ogni caso non poteva in alcun modo essere di ferro, poiché il vischio non doveva mai essere toccato con questo metallo.
I rametti venivano quindi raccolti nei drappi e posti in un largo bacile, che veniva esposto alla venerazione del popolo; poi venivano immersi nella purissima acqua di fonte. Quest’acqua, pregna dei poteri magici del vischio, veniva distribuita a chi la desiderava e sarebbe servita durante l’anno per “guarire tutti i mali”, per preservare la salute e come antidoto alle negatività ed ai malefici.
Alla fine della raccolta i due torelli bianchi venivano sacrificati ed offerti agli Déi.
Non è escluso che questo sacrificio sia nato per sostituire l’uccisione di un Re Sacro, che durante il periodo solstiziale veniva immolato, ed il suo potere trasferito ad un nuovo Re. Sotto questa luce, forse anche il taglio annuale del vischio potrebbe essere l’eco del sacrificio regale, e l’usanza di sostituire il mazzo di vischio dell’anno passato con quello fresco appena colto rappresenterebbe il passaggio dal vecchio Re a quello nuovo, più giovane e vigoroso.
Sempre fra i celti, i rami di questa pianta venivano donati come porta fortuna ai guerrieri che andavano in battaglia, e venivano usati per preparare una bevanda sacra, probabilmente il macerato della pianta fresca, che era offerta durante la festa solstiziale allo scopo di propiziare l’amore e la fecondità, sia degli uomini che degli animali, nonché di guarire da qualsiasi tipo di veleno.
Il vischio conciliava dunque l’unione sessuale, ma si pensava che la respingesse anche, e che inibisse il concepimento. A questo scopo veniva preparato in pozione dalle donne, insieme ad altre piante e ad idromele caldo, e bevuto dopo il congiungimento per evitare la gravidanza.
Un’altra credenza legata a questo prodigioso arbusto diceva che i rametti secchi, che assumevano una colorazione giallo oro, contenessero il magico seme del fuoco, e che potessero quindi aiutare ad accenderlo e a mantenerlo caldo e luminoso per fare luce nell’intima oscurità.
Vivendo a mezz’aria, si pensava che esso aiutasse a comprendere i sogni profetici che pervenivano dai reami sottili, poiché faceva da tramite fra questi e la terra.
Inoltre si diceva che un rametto di vischio era la chiave misteriosa che poteva aprire le segrete porte del mondo incantato, donando l’immortalità e la sublime pace dell’anima.
Ai nostri giorni sono ancora molte le tradizioni d’origine pre-cristiana legate al sacro vischio che vengono perpetrate nel periodo natalizio. La vicinanza di questa pianta all’amore e alla fertilità della terra e degli uomini è sopravvissuta nel tradizionale bacio sotto al vischio, che porta Fortuna, unisce gli amanti, rende fecondo il grembo femminile, e dona l’eterno Amore. Anche lo scambio affettuoso di regali sotto un rametto di vischio, od in sua vicinanza, porta molta Fortuna.
In Inghilterra si dice che se durante le feste natalizie una ragazza non riceve un bacio sotto al vischio, ella non potrà sposarsi nel corso del nuovo anno. Vicino ad esso ed in suo onore si danza e si gioisce, e come rituale del solstizio si usa bruciare il mazzo di vischio raccolto l’anno precedente per poi appendere al suo posto quello nuovo, come buon augurio per l’anno a venire. Inoltre, regalarne un bel ramo rigoglioso porta buona salute e buoni pensieri, ma non bisogna mai coglierlo con la mano sinistra, se non si vuole incorrere nella malasorte.
Fra i contadini si crede che il vischio protegga dalla caduta dei fulmini, ma anche dalla sfortuna e dalle disgrazie, per questo se ne appendono dei fasci alla porta delle case e delle stalle. Se invece se ne porta addosso qualche foglia ne saranno favoriti la fecondità ed il concepimento.

Ognuna di queste usanze ed antiche credenze furono, come d’abitudine, demonizzate e proibite dalla chiesa, che fece del vischio una pianta nefanda. Secondo la leggenda cristiana, infatti, inizialmente il vischio era un albero simile a molti altri, ma dato che fu l’unico a fornire il legno per la croce di Cristo, a differenza di tutti gli altri alberi che, pur di non farlo, si erano piegati ed erano caduti, esso fu maledetto e condannato ad essere parassita ed a non avere radici.
Nonostante questo, il popolo amava così tanto questa aerea piantina sempreverde che la chiesa dovette adattarsi, così rese il vischio simbolo della nascita di Gesù. Inoltre, da quel momento in poi, esso divenne amuleto protettivo contro i demoni e le streghe, e si consigliava di metterlo nella culla dei bambini per proteggerli da tutti i pericoli, e per evitare che venissero rapiti dalle pericolose e terribili fate dei boschi.

Lo spirito verde e oro del vischio racconta la magia che è racchiusa e preservata nell’ineffabile istante presente, il momento in cui è l’intima essenza a parlare, e a farsi percepire come una presenza di luce e pienezza costanti, che esistono a prescindere da tutto ciò che accade all’esterno, persino dalla morte.
Nell’istante dell’essere si è fra i mondi, come il vischio che vive fra cielo e terra, ed è il frutto del loro amoroso matrimonio. E nell’istante dell’essere si scopre la chiave dorata che permette di accedere all’Altrove, dove tutti i sogni prendono vita.
Il vischio simboleggia il centro fra i mondi e la chiave stessa che ne apre le invisibili soglie e permette di viaggiare fra essi.
Con un rametto di vischio fra le dita e la quiete nel cuore, forse qualcosa di magico e fortunato potrebbe accadere…
Con un rametto di vischio fra i capelli, si è pronti a varcare i confini della realtà, per donare alle fiamme ciò che si è stati e si sarà, e regalare un bacio d’amore a ciò che si È, ora e sempre.


Piccole magie con il vischio


Fonti

Florario, Alfredo Cattabiani, Ed. Oscar Saggi Mondadori
Feste Pagane, Roberto Fattore, Macroedizioni
Le erbe officinali, antica medicina dei celti, Plinio il Vecchio, Diancecht, Ed. Keltia
Il Vischio e la Quercia, Riccardo Taraglio, Ed. L’Età dell’Acquario
Fitoterapia, Jean Valnet, Giunti Editore, Firenze – Milano, 2005
Segreti e Virtù delle piante medicinali, Selezione dal Riders Digest
Il grande libro delle piante magiche, Laura Rangoni, Ed. Xenia
Il libro completo delle Erbe, Deni Bown
Alberi, La Biblioteca della Natura
Erbe, La Biblioteca della Natura
Il grande libro delle piante medicinali, Roberto Michele Suozzi. Grandi Manuali Newton
Il vischio, Fernanda Nosenzo Spagnolo, da http://www.astercenter.net/dossiers/Piante_Fiori/vischio.htm


Testo di Violet. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.


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Re: Vischio (Punti: 1)
da Alessandro 30 Dic 2009 - 06:04
(Info utente | Invia il messaggio) http://creviceweeds.over-blog.net)
Che bello questo canto, Violetta! *.* Non posso più dire «saggetti», perché sempre più intrecci canti e fiabe, semplici, liberi e belli… Leggendoli scopro, imparo, gioisco, ma soprattutto provo meraviglia come dinanzi al bosco, alle sue forme, alla sua magia… Ancora una volta la conclusione è bellissima e dischiude una visione che svela e dissolve l’illusione, fuocherello che arde costantemente, dono a cui tornare sempre… Grazie! *.*


Re: Vischio (Punti: 1)
da Danae 30 Dic 2009 - 13:16
(Info utente | Invia il messaggio)
Che meraviglia Violetta.. sono incantata *.*
Il vischio bisognoso del volo degli uccellini che recano messaggi divini per nascere e crescere, seppure è una pianta anch'essa, figlia del cielo ma anche della terra..
Il vischio del melo che cura i mali femminili, proprio come la mela è il frutto che più si avvicina all'essenza della donna.. mentre il vischio di quercia trova riscontro nei forti corpi maschili, come se la stessa energia divina della quercia e del re infondesse loro guarigione.
Hai saputo legare sottili assonanze, ridondanti già di per se stesse fra la natura stessa e la natura dell'essere..
Un dono come rarissimi altri, grazie tesorina :*

Re: Vischio (Punti: 1)
da Danae 30 Dic 2009 - 13:20
(Info utente | Invia il messaggio)
Ps: mi sono sempre chiesta cosa rappresentasse il falcetto di Panoramix il Druido ;P ..e ora lo scopro come "simbolo dell’unione della falce di Luna con l’oro del Sole".. *.* *.* *.*

Re: Vischio (Punti: 1)
da Violet 30 Dic 2009 - 13:59
(Info utente | Invia il messaggio) http://www.tempiodellaninfa.net)
Sì Danae, ma c'è di più! Studiando il vischio ho anche saputo che uno degli ingredienti della mitica Pozione di Panoramix è proprio il vischio!! :DDD

  • Re: Vischio da Danae 04 Gen 2010 - 11:07
    Re: Vischio (Punti: 1)
    da LaZiaArtemisia 30 Dic 2009 - 16:41
    (Info utente | Invia il messaggio)
    E'vero! ricordo benissimo Panoramix che va a cercare il Vischio per la Pozione, era in 'Asterix e il Falcetto d'Oro' mi pare!!!!

    Violetta, che bella questa Visione. Che pianta magnifica, che prodigio, quanto tu che l'hai raccontata. Ho conosciuto molte cose che ignoravo, e ho capito ciò che volevo sapere di questa meraviglia della Natura.
    Grazie, è stupendo!

    Re: Vischio (Punti: 1)
    da Elke 30 Dic 2009 - 22:53
    (Info utente | Invia il messaggio) http://danzanelbosco.splinder.com)
    *.* Meraviglioso Violetta! Il particolare la conclusione, con tutte le tue piccole perle di conoscenza, che si sposano meravigliosamente con la descrizione delle antiche usanze.
    Magica come sempre!

    Nella mitologia nordica il vischio è l'unico "albero" che non giura di non uccidere il luminoso Balder, il figlio di Odino e Frigg, ed infatti sarà una freccia di vischio a dargli la morte...questo somiglia molto alla leggenda legata al legno della croce! Manco l'originalità :D

    Bacini tanti :-***

    Re: Vischio (Punti: 1)
    da fabiola (favola61@libero.it) 02 Gen 2010 - 21:55
    (Info utente | Invia il messaggio) http://.....)
    Cara Violetta, mi hai preso per mano e mi hai portato tra passato e presente in un bosco meraviglioso e selvaggio, mi sono aggirata guardando tra i rami a cercare il verde brillante trapunto di perle iridescenti. Ho sbirciato in un mondo magico e le fate mi hanno sorriso. Grazie



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