La Porta del Tempio


Se dalla Porticina vuoi passare,
il tuo abitino dovrai abbandonare e molto piccola dovrai diventare...



 

Viandanti online

Ci sono 529 visitatori e
0 utenti on-line

Sei un utente non registrato. Puoi loggarti qui o registrarti liberamente cliccando qui.

 

La Via Femminile




Fra queste pagine sono raccolti consigli, ricette, riti semplici e naturali dedicati al femminile, e speciali ricerche e racconti sull'antica Via delle Donne.

 

I Meli di Avalon




Gruppo di studio dedicato alla Tradizione Avaloniana e a Miti, Leggende, e Fiabe Celtici legati alla simbologia di Avalon.

 

Login

 Nickname

 Password

 Ricordami


Non hai ancora un account?
Registrati subito.
Come
utente registrato potrai
cambiare tema grafico
e utilizzare tutti i servizi offerti.

 

Messaggi Privati

Solo per gli utenti registrati!
 

Il Libro del Mese




La Signora del gioco
di Luisa Muraro

 

Cerca nel Tempio


 

Il Tempio della Ninfa

FIABE E FAVOLE: La pioggia di stelle
Martedì, 20 Ottobre 2009 - 20:41 - 10394 Letture
Racconti La pioggia di stelle
di Jacob e Wilhelm Grimm

Introduzione allo studio delle fiabe

C'era una volta una bambina, che non aveva più né babbo né mamma, ed era tanto povera, senza una stanza dove abitare né un lettino dove dormire: insomma, non aveva che gli abiti indosso e in mano un pezzetto di pane, che un'anima pietosa le aveva donato. Ma era buona e pia. E siccome era abbandonata da tutti, errò qua e là per i campi, fidando nel buon Dio.

Incontrò un povero che disse: “Ah! Dammi qualcosa da mangiare! Ho tanta fame!”. Lei gli porse tutto il suo pezzetto di pane e disse: “Che buon pro ti faccia!”, e continuò la sua strada. Poi venne una bambina, che si lamentava e disse: “Ho tanto freddo alla testa! Regalami qualcosa per coprirla”. Lei si tolse il berretto e glielo diede. E dopo un po’ ne venne un'altra, che non aveva indosso neanche un giubbetto e gelava; lei le diede il suo. E un po’ più in là un'altra le chiese una gonnellina, ed ella diede la sua.
Alla fine giunse in un bosco e si era già fatto buio; arrivò un'altra bimba e le chiese una camicina; la buona fanciulla pensò: “È notte fonda, nessuno ti vede, puoi ben dare la tua”. Se la tolse e diede anche la camicia. E mentre se ne stava là, senza più niente indosso, d'un tratto caddero le stelle dal cielo, ed erano tanti scudi lucenti: e benché avesse dato via la sua camicina, ecco che ella ne aveva una nuova, che era di finissimo lino. Vi mise dentro gli scudi, e fu ricca per tutta la vita.

Studio della storia e dei simboli



Il Cammino di Svestizione


Spogliami, che la bellezza interna sia rivelata.”*

Ad un primo sguardo, questa dolce fiaba potrebbe sembrare un semplice racconto educativo per bambini, volto a trasmettere l’ideale tipicamente cristiano di povertà e misericordia, secondo il quale bisognerebbe donare tutti i propri averi materiali a chi non ne ha, e comportarsi da buoni devoti verso Dio. Così facendo, infatti, si potrebbe venire premiati, magari con del denaro che renda ricchi per tutta la vita, e nella migliore delle ipotesi si conquisterebbe un posto in paradiso.
Ma non tutto ciò che appare rispecchia ciò che è veramente, e spesso il senso arcano delle antiche storie è stato volutamente travisato ed insabbiato, ovvero riadattato ad un tempo che ormai era irrimediabilmente lontano dalla percezione incantata della realtà, dalla magia naturale del divino e dai modi per raggiungerla all’interno di se stessi.
Così questa fiaba, che anche attraverso la pesante coltre dell’artificio e della materia lascia trasparire la lontana e velata memoria di ciò che forse poteva essere all’inizio, lungi dal raccontare dell’opera pia di una povera bambina abbandonata, potrebbe narrare della svestizione sacra di una fanciulla dall’anima luminosa, che percorre le segrete vie di discesa e spogliazione, secondo gli insegnamenti delle antiche tradizioni iniziatiche.

La fiaba inizia descrivendo una situazione di completo abbandono e distacco dalle cose terrene: la bimba è rimasta sola, la sua mamma ed il suo papà sono morti ed ella è tanto povera che non ha più una casetta calda in cui vivere, un soffice lettino nel quale dormire e nemmeno dei bei vestiti e del buon cibo per scaldarsi e sfamarsi. Non ha più nulla, tranne le poche cose che porta indosso, e non le resta che errare per i campi e per le strade polverose, giorno e notte, in cerca di qualcosa che dia un senso alla sua giovane vita.
Da un punto di vista simbolico, però, questa situazione potrebbe essere tutt’altro che triste e desolata. La mancanza di attaccamenti alla vita materiale e sentimentale, di legami vincolanti e di tutele, infatti, rivela un’indipendenza ed una libertà illimitate, ovvero una condizione che potrebbe anche considerarsi fortunata, e che in ogni caso è necessaria ed essenziale per coloro che cercano di percorrere i misteriosi sentieri della conoscenza profonda, e desiderano di oltrepassare la soglia che si apre sul regno dell’anima.
La bimba rappresenta quindi l’archetipo della vagabonda, della viaggiatrice solitaria, della fanciulla errante sulle vie della consapevolezza e “diventa la metafora delle donne che stanno compiendo il viaggio”. (1)
Ella poco si cura delle cose che appartengono al mondo, nulla che sia del mondo appartiene più a lei, e dunque ella non appartiene più al mondo, poiché non è più posseduta da ciò che si possiede.
È affrancata, libera, e viaggia fra il reame terreno e quello incantato in solitudine, consapevole di se stessa, del suo respiro, del succedersi dei suoi passi. Sua unica guida è l’istinto che traccia il cammino prima che il suo piede ne calpesti il suolo, così ella procede sicura verso la parte più difficoltosa del suo percorso interiore, quella che le richiederà di sacrificare se stessa.
Questa difficile ricerca porta a discendere lentamente, fin nel centro interiore più remoto e dimenticato, per arrivare al quale è necessario liberarsi di tutto ciò che è limitante. Così, ad ogni passo importante e significativo, la fanciulla deve rendersi più leggera e pulita, e a questo scopo il Destino le fa incontrare qualcuno che, con gentilezza, le chiede di rinunciare a ciò che la riveste.
Come una fiabesca Inanna, Dea sumera alla quale viene richiesto di deporre gli ornamenti regali ad ognuno dei sette cancelli che si aprono nelle viscere della terra, dove risiedono le selvagge energie femminili, ella deve privarsi dei suoi abiti, uno dopo l’altro, spogliandosi simbolicamente di tutto ciò che la separa dalla sua nudità naturale, dalla sua verità svelata. (2)
Ciò che ella porta indosso, infatti, non è da intendersi come semplici capi di tessuto, ma forse come modi di essere irreali, come abitudini, certezze, identificazioni e ruoli artificiali ed illusori, costruiti sul nulla, fatti della sua stessa vuota sostanza ed ostacolanti per ritrovare il proprio centro luminoso, la dimora dell’anima divina.
Ogni abito è come un velo che disunisce dall’essenza, e deporlo significa forse sollevare questo velo ed avvicinarsi un poco di più al mondo interiore. Ed ogni momento nel quale la bimba lascia scivolare ai suoi piedi uno di questi abitini rappresenta il tempo di transizione e passaggio, di sottile trasformazione, di morte e rinascita, dove la morte, che avviene con la deposizione dell’indumento, è “lo smembramento e la dissoluzione della propria vecchia identità”, mentre la nuova vita è la percezione della leggerezza gioiosa che emerge quando ciò che appesantiva viene definitivamente abbandonato. (3)
Nella difficile opera di svestizione sacra intervengono il povero e le quattro bambine, che la piccola inizianda incontra lungo la via. Queste misteriose presenze possono forse essere intese come arcaici custodi dei confini, simili ai guardiani dei cancelli che la bella Inanna trova durante la sua ardua discesa negli inferi.
Ognuno di loro compare in un punto ben preciso del cammino e nel suo giusto momento, mai troppo presto né troppo tardi; ed ognuno di loro chiede di deporre una maschera, di sollevare un velo, di liberare di uno strato fuligginoso la vista sul reame ultraterreno. Ognuno di loro è una prova della via.
Per procedere è necessario ascoltare e compiere ciò che i custodi della soglia saggiamente chiedono, spogliandosi profondamente, abbandonando e lasciando cadere i propri strati nebbiosi, che altro non sono se non travestimenti fittizi diventati parte integrante di se stessi, apparentemente indispensabili come potrebbero esserlo dei caldi vestitini per coprirsi dal gelo dell’inverno, proprio come quelli che indossa la bambina.
La fanciulla della fiaba accetta l’abbandono, accetta la svestizione e la pratica su se stessa. Passo dopo passo, velo dopo velo, si sacrifica, rinunciando dolcemente a ciò che possiede o che la riveste: così regala il pane ed il berretto, il giubbetto e la gonnellina, e camminando a lungo si ritrova infine in un fitto bosco, quando ormai è calata la notte.
Il misterioso bosco e la notte potrebbero richiamare il segreto reame interiore che germoglia di vita e di incanto, quel luogo nascosto, profondo ed invisibile, nel quale vive la parte più reale, più naturale, selvatica e luminosa di sé. La fanciulla riesce a raggiungere questo luogo, che potrebbe anche essere visto come un particolare stato di coscienza liminale, dove ormai i confini fra il mondo comune e quello fatato si confondono, ed una volta qui giunta ella compie l’ultimo passo del suo sacrificio, cedendo anche la sua camicina e restando finalmente completamente spogliata, completamente svelata, completamente offerta ai raggi lunari e ormai priva di qualsiasi artificialità materiale o sottile.
Ella ha percorso le vie sotterranee, è discesa sempre di più dentro di sé, fino al suo centro selvaggio, luminoso ed eterno; si è tutta sacrificata ed infine ha trovato la sua meravigliosa essenza, rivelandola a se stessa. E solo in quel preciso istante, solo quando non vi è più nulla che la separa dalla sua anima naturale ed ella può finalmente contemplare la sua sacra verità, ecco che tutte le stelle piovono dal cielo notturno per ricoprirla e colmarla d’oro… l’oro della sua nuova condizione di iniziata, di donna che conosce, consapevole ed illuminata.
La ricchezza nella quale, come narra la fiaba, la bambina vivrà per sempre, non è certamente quella data dal lusso del denaro, così come è probabile che in origine non fossero dei semplici e miseri soldi a scendere dal cielo. La sua ricchezza è fatta delle stelle e della luce che riempiono il suo cuore, riversandosi nel mondo dai suoi occhi che hanno contemplato il divino, e dunque hanno conosciuto e per sempre conosceranno l’estasi e la gioia perenne. Questa è la sua vera ricchezza, e davvero è una ricchezza che le resterà per tutta la vita, poiché ella, rivelandosi nella bellezza, ha trovato in sé la fonte dell’oro, la fonte della pienezza, dell’abbondanza e del nutrimento. La fonte della vita e della felicità, che genera le cose belle e naturali nel mondo.
Nel suo processo iniziatico ella ha conosciuto il regno lucente dell’anima luminosa e se ne è fatta ricoprire e riempire. Se ne è fatta addirittura vestire, poiché la sua nuova camicina di finissimo lino, nata per lei sul suo corpo e donata con amore dal cielo, è il simbolo del suo nuovo e sacro stato d’essere, della sapienza e della magia che vivono in lei, delle quali è divenuta emanazione e gioiosa portatrice.
Così splendidamente rinata, così splendidamente vestita della sua nuova coscienza che abbraccia e si fonde nell’amore per tutta la vita, come dispensatrice di luce e saggezza, la fanciulla figlia delle stelle ha infine terminato il suo lungo e difficile viaggio, e tutto ciò che d’ora innanzi dovrà fare sarà mantenere la sua limpida nudità, custodirla e vegliarla con amore infinito.

***

Alla luce di un’interpretazione di questo tipo, che si riallaccia agli antichi miti di discesa e svestizione dai quali forse questa fiaba discende, appare molto più chiaro quanto di ciò che poteva avere un significato sacro sia stato banalizzato, volgarizzato, impoverito e reso materiale e sterile, così come succede ormai ad ogni cosa bella, pura e viva nell’era oscura, che è quella attuale.
Così l’oro della conoscenza sublime è diventato squallido e futile denaro, la ricchezza interiore e spirituale è diventata lusso, determinato dal possesso di tanti soldi, di gioielli e di bei vestiti; l’intero cammino di spogliamento è diventato l’offerta caritatevole dei propri averi ai poveri, lezione che per quanto possa essere reputata ammirevole, forse non era quella che la fiaba voleva trasmettere.
Ogni cosa importante è stata svilita e sovvertita (4), ma se questo sconvolgimento da una parte potrebbe scoraggiare e deludere, dall’altra dovrebbe invece spingere a continuare a cercare, senza mai stancarsi, spolverando le vecchie storie d’origine antica e grattando via la patina opaca che le ricopre, e che impedisce loro di mostrare la delicata magia, l’amore e l’insegnamento vibrante ed autentico che esse, dal principio, sono nate per dare.


Note:

* Citazione da un testo alchemico riportata in Carl Gustav Jung, Collected Works, vol. 14, 43, n. 66

1. Cfr. Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Frassinelli, Milano, 1993, pag. 406

2. Cfr. La Discesa di Inanna, antico mito sumero del terzo millennio a.C.
L’intera fiaba qui proposta potrebbe essere paragonata al mito sumero e agli altri miti e racconti che narrano della discesa e della svestizione di Dee e fanciulle, verso le cavità sotterranee o il bosco misterioso, entrambi simboli di interiorità profonda.

3. Citazione da La Grande Dea. Il viaggio di Inanna regina dei mondi, di Sylvia Brinton Perera, Edizioni Red, Como, 1987, pag. 127

4. Secondo le religioni arcaiche esisterebbero quattro grandi epoche, l’ultima delle quali, quella attuale, sarebbe quanto mai oscura e perdente, poiché estremamente distante dal Divino e dalla sua Armonia. In effetti tutto ciò che era anticamente considerato sacro e divino, come la Natura in tutte le sue forme, oggi non ha alcuna importanza, ed anzi viene profanato e sporcato: viene sovvertito, secondo il senso etimologico della parola, dal latino sub-vertere, dove sub significa “sotto” e vertere “volgere”, ovvero capovolgere, mettendo ciò che era alto e nobile in basso e portando ciò che è basso e volgare in alto.


Fonti

Le Fiabe del Focolare, Jacob e Wilhelm Grimm, Mondolibri, Milano, 2005
La Grande Dea. Il viaggio di Inanna regina dei mondi, Sylvia Brinton Perera, Red Edizioni, Como, 1987
Donne che corrono coi lupi, Clarissa Pinkola Estés, Frassinelli, Milano, 1993
Il Guerriero nell’India Arcaica, Filippo Cavallari, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2009
Doorways, Divestiture, and the Eye of Wrath: Tracking an Archetype, Evans Lansing Smith: http://www.janushead.org/JHSumm99/smith.cfm
All’origine delle parole, Mario Negri, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano 1996
Dizionario etimologico della Lingua Italiana, Ottorino Pianigiani. http://www.etimo.it
Parole d’Autore: www.paroledautore.net
Grimm Stories: www.grimmstories.com
Immagine: Catch a falling star, David Delamare


Testo di Violet. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.


FIABE E FAVOLE: La pioggia di stelle | Login/crea un profilo | 8 Commenti
I commenti sono di proprietà dei legittimi autori, che ne sono anche responsabili.
Re: FIABE E FAVOLE: La pioggia di stelle (Punti: 1)
da Danae 20 Ott 2009 - 21:47
(Info utente | Invia il messaggio)
Elaborazione ancora più germogliosa di quella fatta sull'Isola, dove vi ho anche lasciato il mio commento ;)
Complementi Violetta :*

Re: FIABE E FAVOLE: La pioggia di stelle (Punti: 1)
da hex 20 Ott 2009 - 22:06
(Info utente | Invia il messaggio) http://www.lemieradici.splinder.com)
E' magnifico percepire in una fiaba, una simbologia così ricca di significato, della Via Antica così come magnifico sarebbe, arrivare ad essere liberi da ogni condizionamento.
Questa fiaba si è ri-vestita del suo significato, probabilmente originario ed ora risplende di luce propria.
Grazie Violet *.*
hex


Re: FIABE E FAVOLE: La pioggia di stelle (Punti: 1)
da fabiola (favola61@libero.it) 20 Ott 2009 - 22:19
(Info utente | Invia il messaggio) http://.....)
Conoscevo già questa fiaba e ne avevo intuito il significato anche se leggere le tue parole lo ha chiarito perfettamente. Hai ragione andava pubblicato e pubblicato in questo periodo. Mi sarà d'aiuto nella Discesa. :))) Grazie :)

Re: FIABE E FAVOLE: La pioggia di stelle (Punti: 1)
da Alessandro 26 Ott 2009 - 18:06
(Info utente | Invia il messaggio) http://creviceweeds.over-blog.net)
«La pioggia di stelle» è bellissima. Analogamente all’iniziazione, in cui la fanciulla si spoglia di tutte le falsità e di tutte le illusioni subdolamente imposte dal Mondo Vuoto, l’interpretazione rimuove le sovrapposizioni moderne dal palinsesto della fiaba per riscoprire il testo antico sottostante, e indaga quest’ultima alla ricerca del sostrato originario e del senso arcaico più prossimo alla Natura. Così la forma stessa del testo corrisponde alla fiaba riscritta e al suo senso più intimo, e l’interpretazione è un processo di liberazione come lo è l’iniziazione della fanciulla.

Re: FIABE E FAVOLE: La pioggia di stelle (Punti: 1)
da Tana81 30 Ott 2009 - 14:21
(Info utente | Invia il messaggio)
Una piccola Inanna.... una piccola meraviglia!
Cambia completamente la scenografia questa interpretazione della favola, da me pienamente condivisa... grazie Violet di averle reso giustizia! ;-)

Re: FIABE E FAVOLE: La pioggia di stelle (Punti: 1)
da Elke 22 Nov 2009 - 22:49
(Info utente | Invia il messaggio) http://danzanelbosco.splinder.com)
Finalmente ho letto quest'articoletto e sono davvero ammirata dalla fluida semplicità che gli hai impresso. E' scorrevolissimo ma anche ricco di importanti tracce, come quanto si spiega qualcosa ad un bimbo...ed è questa una delle tue grandi abilità, parlare ai nostri bimbi interiori.
Per questo e per molto altro, amorina dolcissima, grazie.
:-***



© Il Tempio della Ninfa 2006/2024
Sito internet con aggiornamenti aperiodici, non rientrante nella categoria Prodotto Editoriale.
Nessuna parte di questo sito può essere riprodotta senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
Tutti i lavori pubblicati sono protetti dalla legge n. 633 e s.m.i. in tutela dei diritti d'autore.
Tutti i loghi e marchi in questo sito sono di proprietà dei rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.

Questo sito è stato creato con MaxDev e utilizza MD-Pro 1.0.76
Il sito web e il tema grafico sono stati creati da Laura Violet Rimola. Le immagini appartengono ad Alan Lee.

Powered by MD-Pro