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Compendio nato dagli studi del gruppo femminile I Meli di Avalon, dedicato alla Tradizione Avaloniana e a miti, leggende, e fiabe celtiche legate alla simbologia di Avalon.

 

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Per virtù d'erbe e d'incanti
di Erika Maderna

 

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Il Tempio della Ninfa

Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna
Giovedì, 29 Gennaio 2009 - 04:29 - 14295 Letture
Archetipi La Befana vien di notte
Con le scarpe tutte rotte
Viene e bussa alla tua porta
Sai tu dirmi che ti porta?

Una delle versioni della Filastrocca della Befana

Le ombre della notte si stendono, morbide e materne, ad ammantare gli stretti vicoli dei borghi pietrosi, illuminati solo dalle calde luci delle lanterne ad olio. Nel loro calare, portano il mistero di ciò che verrà, la speranza di doni luminosi, l’attesa per il compiersi di un’antica magia…


Berchta, Perchta, Berta

La splendente dea Berchta, conosciuta in tutta la zona alpina, era la benefica protettrice dell’agricoltura, delle semine e dei raccolti, e si diceva rendesse fertili la terra e gli animali favorendo la nascita di vitelli sani e robusti. Secondo i racconti popolari, la si poteva intravedere nelle gelide notti invernali, quando benediceva e nutriva i campi coltivati scivolando leggera nel suo ampio mantello bianco, che appariva simile a una pallida nebbia incantata.
Il suo nome risale all’antico alto tedesco peraht, berht, brecht, termini che significano “brillante”, “luce” e “bianco”; per questo Berchta è “la lucente”, “colei che splende”, ovvero “che emana luce e biancore”, e spesso è appellata la dama bianca. Un’altra derivazione della variante Perchta, fa risalire invece la parola all’antico alto tedesco pergan, ovvero “nascosto” o “coperto”, termine che potrebbe riferirsi a una divinità nascosta, non direttamente visibile oppure coperta da un velo o da un manto. In ogni caso il suo nome indica sempre la sua intima natura luminosa e divina, estremamente simile a quella della stessa Holla, della quale ritrae talmente tanti aspetti che spesso le due dee vengono sovrapposte. (4)
Come Holla, infatti, anche Berchta si recava a far visita alle case intorno al solstizio d’inverno, rallegrandosi se le trovava ben pulite e ordinate, e irritandosi se erano poco curate e sporche; e come Holla, proteggeva i bambini, sia vivi che morti, e aveva a cuore le filatrici, specialmente quelle zelanti. Durante i dodici giorni natalizi controllava accuratamente i loro arcolai e le conocchie, e la notte del sei di gennaio – che veniva chiamata proprio “la notte della Berchta” – compariva a quelle che stavano lavorando al filatoio e portava loro delle spole vuote, incoraggiandole a riempirle di filo entro un certo tempo e in modo impeccabile. Se le fanciulle non ci riuscivano, la dea avrebbe ingarbugliato e sporcato il loro lino, ma se ce l’avessero fatta avrebbe donato loro fili d’oro e buona fortuna.
Durante la vigilia della sua festa, inoltre, era usanza preparare e gustare in suo onore pagnotte a forma di treccia o deliziose torte di farina e latte, lasciandone per lei qualche fetta perché, segretamente e senza essere vista, sarebbe passata ad assaggiarle. Però non bisognava attardarsi per aspettarla, perché chi fosse riuscito a scorgerla ammantata della sua luce abbagliante, ne sarebbe rimasto accecato per la durata di un intero anno.

Secondo alcune storie la bella dea viveva nel misterioso mondo sotterraneo, dal quale emergeva una sola volta all’anno, abbigliata di una veste luminosissima, per spargere la segale sui prati alpini e benedire le campagne. Il suo aspetto poteva tuttavia mutare radicalmente, e la dama dell’inverno poteva mostrarsi nelle sembianze di una orribile vecchia con il volto scavato dalle rughe, i capelli arruffati e gli abiti logori e scuri. In questa veste inquietante e selvaggia poteva irrompere davanti ai malvagi, o a coloro che in un modo o nell’altro l’avevano offesa, e portare scompiglio e terribile sfortuna nella loro vita, ristabilendo in tal modo la giustizia secondo il giusto merito.
Questo ruolo sopravvisse nella credenza popolare della sua visita ai bambini la notte del sei gennaio: se i piccoli erano stati buoni e si erano comportati bene, la dama avrebbe lasciato un soldino d’argento nella loro scarpa, altrimenti avrebbe tagliato loro la pancia e l’avrebbe riempita di paglia e sassi.

In tempi antichi Berchta era anche la signora delle bestie e la guardiana del loro mondo naturale. A questo proposito, un animale che appare spesso nelle sue leggende è l’oca bianca. Si diceva infatti che la dea volasse a cavallo di un’oca, o di un cigno candido come la neve, e che oltre ad avere un lungo naso d’uccello, uno dei suoi piedi – il destro – fosse piatto e molto grande. Questo strano piede, chiamato pié d’oca o piede di cigno, simboleggiava secondo Jacob Grimm l’appartenenza di Berchta ai reami superiori e la sua abilità di mutare forma, assumendo in particolare quella dell’oca selvatica. Inoltre, era associato al particolare piede piatto delle filatrici, che lavoravano per molte ore spingendo il pedale del filatoio. (5)
Tutte queste caratteristiche potrebbero far risalire la prima origine di Berchta alle antiche divinità ornitomorfe europee, e in particolare a quelle dalle sembianze di uccelli acquatici – anatre, oche, cigni, gru, aironi. Per la loro appartenenza sia al regno acquatico, sia a quello terrestre, queste dee-uccello erano infatti legate sia al dono della vita che all’oltremondo, ed erano considerate apportatrici di benessere, ricchezza e fortuna. (6)

Nel periodo medievale, anche a Berchta vennero attribuiti tratti demoniaci e malvagi, e la dea cominciò ad essere descritta come una orribile e crudele megera che rapiva i bambini, o usava il suo grande naso adunco, fatto di ferro appuntito, per ucciderli. Il cristianesimo vietò l’antica usanza di porre offerte di cibo per lei sui tetti e sui davanzali delle finestre, ma ciò nonostante il popolo continuò a perpetuarle fino ai giorni nostri, e ad immaginare la buona dama come una fata dalla bellezza abbagliante e dal viso sempre benevolo e sorridente.



Il Corteo delle Fate

La splendente dea Berchta era anche la conduttrice del Corteo delle Fate, che correva per le montagne, sulle alte cime innevate e nelle morbide vallate durante le notti intorno al solstizio d’inverno.
Nel buio rischiarato solo dal brillare delle stelle, si diffondeva un leggero velo di candida luce, simile a una sottile nebbia luminosa, e dopo pochi istanti si udiva vibrare nell’aria il tintinnio di tanti campanellini d’argento, che si spostavano da una cima di monte all’altra rivelando la presenza del magnifico Corteo.
Fate, streghe, folletti, anime di gioiosi bambini e animali di ogni specie, fra cui spesso era presente la grande oca bianca, componevano il seguito di Berchta, e correndo per le vie dei villaggi con in mano un bastone nodoso ed un grosso sacco, raccoglievano le offerte lasciate per loro sui tetti, fra cui torte dolci, focacce salate e altre delizie.
In certe occasioni il Corteo era diviso in due gruppi di entità fatate, che in alcune zone venivano chiamate Perchten: da una parte vi erano quelle buone e belle – Schönperchten, le belle Perchten – avvolte in abiti chiari, adorne di fiori e nastri colorati e dispensatrici di fortuna e guarigione; dall’altra quelle più sinistre e inquietanti – Schiachperchten, le brutte Perchten – che avevano zanne e code di cavallo usate per scacciare i demoni, e si mostravano con vesti scure e stracciate, portando fra le mani catene cigolanti, sonagli, un bastone e un sacchetto pieno di cenere, che gettavano negli occhi di coloro che incrociavano nella loro folle corsa. Berchta si spostava saltando da un gruppo all’altro e, a seconda di quanti salti faceva, si poteva determinare la fertilità, la fortuna e l’abbondanza che avrebbero caratterizzato l’anno a venire.
Questi passaggi dalla schiera lucente a quella oscura, e viceversa, rispecchiavano anche il doppio volto della dea e la sua appartenenza alle potenze della vita, del rigoglio e del nutrimento, e a quelle della morte, della sterilità e del deperimento; poiché lei rispecchiava la natura nella sua completa ciclicità.

Una delle caratteristiche del passaggio notturno del Corteo era la sua assoluta segretezza, poiché nessuno doveva uscire di casa o restare per le strade sperando di vederlo. Anche in questo caso, infatti, chi si fosse intrattenuto sarebbe rimasto accecato per il resto dell’anno, oppure sarebbe stato reso inebetito e delirante, con il rischio di perdersi nei fitti boschi o di cadere giù da un burrone. Del resto la bellezza della visione era tale che avrebbe immediatamente reso folle chiunque.
In qualche rarissima eccezione, però, se ad attardarsi fosse stata una graziosa fanciulla o un bel giovane, che per qualche motivo erano graditi al Corteo, questi potevano venire rapiti e condotti in luoghi incantati, dai quali sarebbero stati riportati indietro solo l’anno successivo.
Chi ritornava, però, non era più come prima, una luce particolare brillava nei suoi occhi e bellissimi fiori sbocciavano fra i suoi capelli, fra le dita delle mani e quelle dei piedi.

Sebbene il Corteo delle Fate venga spesso confuso ed identificato con altri tipi di cortei dal carattere completamente differente, come quello tipicamente guerresco e maschile della spettrale Caccia Selvaggia, esso si distingue e si riconosce sempre per la sua appartenenza alla sfera unicamente femminile, “ad un mondo segreto e separato, composto di sole donne, governato da una dea materna e sapiente”, nonché per la sua particolare propensione a dispensare benedizioni, fortuna e abbondanza. (7)
A seconda delle regioni e dei paesi d’appartenenza, la buona Berchta e il suo Corteo hanno assunto nomi diversi (8), mantenendo però immutate le loro caratteristiche femminili e benefiche, ed è probabile che all’origine della loro leggenda vi sia la gioiosa celebrazione di riti estatici di comunione con la natura, volti a propiziare il ritorno della luce solare nel gelido inverno, la fertilità della terra e degli animali, la buona sorte e le benefiche influenze delle antiche madri divine.

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Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna | Login/crea un profilo | 5 Commenti
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Re: Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna (Punti: 1)
da Alessandro 29 Gen 2009 - 06:16
(Info utente | Invia il messaggio) http://creviceweeds.over-blog.net)
Leggendo vedo come una grande trapunta variopinta di stoffa filata e tessuta a mano, su cui sono cuciti innumerevoli ritagli delle più diverse dimensioni, ciascuno dei quali costituisce un’immagine e si sovrappone o si combina con gli altri a formare numerose altre immagini. Nel suo insieme la trapunta compone un’unica grande immagine estremamente dettagliata. Ciascuno può vedervi anche cose che altri non vedono. Si rimane a contemplarla, sognando, come bimbi le antiche illustrazioni di fiabe, dove tutto è semplice e complesso al tempo stesso, ma senza artificio. Non ci si stanca mai. Nulla si esaurisce. Si vedono e s’imparano sempre cose nuove e belle. Il tempo e lo spazio in cui ci si trova scompaiono, così si può volare via, in un viaggio pieno di conferme e di sorprese, di gioia e di bellezza, seppure non privo di pericoli e di avversità… Grazie, Violet… :-***

Re: Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna (Punti: 1)
da Elke 30 Gen 2009 - 21:51
(Info utente | Invia il messaggio) http://)
Dolcissimo, come una storia raccontata vicino al fuoco...quando si arriva alla fine non sembra neanche di aver letto un lavoro lungo e complesso come in realtà è questo...ci prendi per mano e accompagni in prossimità dei quei Cortei Fatati...
Complimenti, e grazie :***

Re: Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna (Punti: 1)
da LaZiaArtemisia 30 Gen 2009 - 22:40
(Info utente | Invia il messaggio)
Un lavoro immenso e prezioso, in cui le figure disegnate nella mente prendono vita attraverso le parole, Berchta, Frigg, Holle. Le tre Signore così unite nel loro intento e nel loro potere, che sono la stessa forza vitale, unica, della Grande Madre che protegge i suoi piccoli, educandoli alla vita con fermezza, e infinita tenerezza.
Ci credete che non mi sono spaventata come al solito per l'estrema lunghezza, leggendolo e rileggendolo senza accorgermi delle pagine che scorrevano. Meraviglioso!

Re: Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna (Punti: 1)
da fairymoon 12 Feb 2009 - 16:13
(Info utente | Invia il messaggio) http://ladimoradellasignoradelbosco.blogspot.com/)
un lavoro immenso e splendido, la cui bellezza e armonia conducono per mano alla verità, illuminando i passi di chi la cerca con cuore sincero e per questo deve spogliarsi di tutto ciò che impedirebbe la visione di questa luce preziosa.
Grazie, meraviglioso!

Re: Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna (Punti: 1)
da Danae 26 Dic 2009 - 22:44
(Info utente | Invia il messaggio)
Per creare un testo simile sembra che tu stessa sia stata guidata da un filo invisibile. Tutto ciò è un dono per noi che ci intrufoliamo fra le righe, ma anche e soprattutto per te Violetta.. :))
Grazie infinite!



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