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di Erika Maderna

 

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Il Tempio della Ninfa

Le Ninfe: Sorrisi della Natura
Mercoledì, 09 Luglio 2008 - 16:33 - 29390 Letture
Archetipi In silenzio cammino in un bosco antico, dove gli uccelli sembrano sussurrare storie dimenticate... lame di luce attraversano la copertura di foglie verdi.
Una radura, ed un oscuro antro si offrono alla vista, oltre l’intrico di biancospino, buio rispetto alla luce del tenero sole di primavera.
Avanzo sul prato che trattiene mille frammenti di colore. Quel varco mi attrae...
Ed ecco, oltre la soglia, sotto ai miei piedi, è terra bagnata; odo il dolce riso di fanciulle, nelle tenebre che si vanno schiarendo…


Le Ninfe a Roma

Le divinità della natura erano dette Ninfe ed erano più o meno equivalenti alle loro sorelle greche.
Per i Latini l’equivalente delle fanciulle che abitano le fonti erano le Camene, di cui le più conosciute sono Egeria e Carmenta. Alcune volte vengono confuse con le Muse, come nel proemio dell’Odusia di Livio Andronico: “Narrami, o Camena, dell’eroe versatile…”

Egeria

Parla, o ninfa, rinchiusa dal bosco e dal fonte di Diana;
ninfa, moglie di Numa, son giunto alla tua festa.
Nella valle aricina, precinto da ombrosa foresta
v’è un lago consacrato al culto degli antichi.
Con mormorio soave scorre un ruscello fra i sassi,
dove io bevvi sovente, ma con piccoli sorsi
Egeria lo alimenta, la diva gradita alle Camene
.
Ovidio, Fasti, III, 261 – 264 e 273 - 275

Egeria, driade della quercia, fu consigliera e amante del secondo re dell’Urbe, Numa Pompilio, al quale si univa nella profondità del bosco a lei sacro. A questa Entità delle acque era dedicato un boschetto presso una fonte dove le Vestali venivano ad attingere acqua giornalmente per i loro riti, e forse fu proprio in prossimità di questa fonte che la sacerdotessa di Vesta, Rea Silvia, madre di Romolo e Remo, si addormentò e fu posseduta da Marte.
Altro luogo in cui veniva adorata era il santuario nel bosco di Nemi, ad Aricia, dove una fonte alimentava un lago argentato. Qui la ninfa veniva invocata dalle donne, insieme e Diana e al suo paredro Virbio, al fine di avere un parto facile, dal quale uscissero vivi sia la madre sia il bimbo, e affinché le sue acque medicamentose guarissero i malati; sono infatti stati trovati nella fontana a lei dedicata varie effigi di parti del corpo umano, volte al ringraziamento per una guarigione o come richiesta di soccorso (da notare che questa tradizione è proseguita fino a pochi anni fa nella forma cristianizzata degli ex-voto alla Madonna). In questo luogo i cavalli non potevano entrare poiché Virbio altri non era che il greco Ippolito “colui che scioglie i cavalli”, devoto solamente ad Artemide. Per questo motivo Aphrodite, indispettita, fece in modo che la sua matrigna si innamorasse di lui ed, una volta respinta, lo accusasse dinnanzi al padre Teseo di averla voluta sedurre; Teseo, dunque, pregò Posidone (a cui l’equino era sacro) di uccidere il giovane, cosa che avvenne presso una spiaggia dove egli stava cavalcando: all’emergere di un mostro marino dai flutti d’acqua i cavalli imbizzarriti sbalzarono Ippolito e lo calpestarono. Artemide lo fece dunque resuscitare dal dio medico Asklepios e lo trasportò nel santuario presso il lago di Nemi, dove divenne suo sacerdote con nome appunto di Virbio (“dal ramoscello verde”).
Ovidio, inoltre, ci dice nei Fasti che “[nel bosco] sono appesi nastri, che coprono file di piante e molti voti per la dea che ben n’è degna” e che le donne a cui siano state esaudite delle richieste si rechino coronate di serti presso la fonte per ringraziare la divinità. Il sacerdote del luogo è un Re sacro che si mantiene in carica finché non viene ucciso da un nuovo candidato: “N’ottiene il sacerdozio chi è forte di mano e veloce di piede, e poi perisce con l’esempio che diede.”(6)

Carmenta

[…] della divina madre,
che, quando il fuoco sacro chiudeva il petto, mandava
dalla bocca invasata veridici responsi.
Fortunata indovina! Visse gradita agli dèi,
ed or, ch’è dea, le è sacro questo dì di gennaio
.
Ovidio, I Fasti, I, 472 – 474 e 585 – 586

Carmenta, “la rivelatrice”, dai caratteri maggiormente legati alla profezia (dal suo nome sarebbe derivato il termine carmen “poesia, canto, racconto epico”), e per ciò a volte sovrapposta alle Muse greche, era detta “colei che conosce il passato e l’avvenire” – in seguito Antevolta “che guarda avanti” e Postvolta “che guarda indietro” si distinsero come nomi di altre due Camene.
Virgilio nell’Eneide ne fa la madre di Evandro, un alleato di Enea, al quale predisse l’esilio dall’Arcadia e le peregrinazioni fino all’Italia, dove profetizzò anche la futura grandezza di Roma. Ormai ultra centenaria, il figlio l’avrebbe seppellita in prossimità della Porta Carmentale, dove in epoca storica si trovava il tempio a lei dedicato; il sacerdote preposto al suo culto era il flamen carmentalis che ne officiava i riti durante i Carmentalia (11 e 15 di Gennaio). Si diceva che fosse stata proprio questa Camena ad introdurre l’alfabeto a Roma.

Anna Perenna

La geniale festa si celebra d’Anna Perenna
negli Idi, non lontano dalle tue rive, o Tevere
straniero. Vien la plebe che cionca dispersa sull’erba
verde ed ognuno si sdraia con la sua innamorata
.
Ovidio, I Fasti, III, 523 - 527

Altra divinità delle acque era Anna Perenna. (7) La sua festa cadeva alle Idi di Marzo (15 Marzo) ed era celebrata presso un boschetto sacro sulle sponde del Tevere. In quest’occasione la divinità veniva celebrata con canti, balli, bevute e auguri per l’inizio del nuovo anno, anticamente infatti questo mese era quello che apriva il ciclo annuale; durante la notte uomini e donne si univano fra le fronde rinnovando riti antichissimi. I ritrovamenti avvenuti in maniera casuale in quello stesso luogo sono molto indicativi per comprendere il ruolo di questa antichissima divinità: sono stati ritrovati una vasca in pietra, recante l’incisione “alle Ninfe consacrate ad Anna Perenna”, moltissime monete, lucerne (utilizzate anche nel sacrario di Egeria ad Aricia), dieci contenitori cilindrici, al cui interno erano conservate delle figure umane stilizzate in cera o argilla, ed un calderone di rame.
Il nome potrebbe indicare la perenne corrente delle acque che sempre rigenera la vita e sotto questa luce i reperti potrebbero essere stati gettati fra le acque da fedeli grati per una preghiera esaudita, come ringraziamento o come richiesta di risanamento, poiché chi alimenta la vita può anche guarire; inoltre la presenza di piccole lucerne avvicinerebbe questa figura a quella latina di Vesta (la greca Hestia) signora del fuoco sacro, a Diana come Lucifera (portatrice di luce), alla Brighid irlandese, alla Sulis gallese e, quindi, alle ninfe e sacerdotesse legate a queste Dee.

Sorrisi della Natura

Il termine ninfa proviene dal greco, attraverso il latino, nymphe con significato di “velata, coperta” e quindi di “sposa, ragazza in età da marito”, poiché il velo era un elemento irrinunciabile dell’abito nuziale antico; il sollevamento del velo della sposa (anakalyptérion) sanciva il suo passaggio da donna libera a moglie, e quindi coloro che sono “velate” non sarebbero sottoposte al giogo matrimoniale.
Altra possibilità è quella secondo cui il termine derivi da “nephos” ovvero “nuvola” la cui radice è legata a “umido”, “acqua”.
Il termine ninfe è riferito anche alle piccole labbra dell’apparato genitale femminile, forse con legami con il greco nympheion, “talamo”, o nympheymasposalizio”, oppure da limphos (parallelo al latino linfa “acqua”) “scorrevole, umido”.
Da tutte queste notizie si può desumere il carattere fortemente legato alle acque e all’umidità di queste entità naturali. Quale altro elemento, in fondo, poteva essere più adatto di questo a rappresentare coloro che vivificano ogni cosa, diffondendo la loro armonia come onde concentriche sempre più ampie provocate da un sassolino? In questo caso però, la vita che esse offrono non va intesa solamente come fenomeno biologico, bensì, a livello spirituale, come una sollecitazione all’anima, più o meno dormiente, degli uomini.
Le ninfe, a metà fra l’umano e il divino erano in genere rappresentate ed immaginate come bellissime e sensuali ragazze, nude o coperte di veli, che passavano il loro tempo filando, cantando con voce melodiosa, giocando all’ombra fresca degli alberi, bagnandosi nei ruscelli, cacciando e animando i cortei di dèi maggiori, quali l’aurea Aphrodite, il focoso Pan, l’azzurro Posidone, l’allegro Dioniso e la selvaggia Artemide. Spesso si lanciavano in amori folli e totali, non sempre ricambiati o, viceversa, si negavano alle divinità o ai satiri che si accendevano per loro. Nessun’altro aspetto poteva essere più adatto di questo a simboleggiare i sorrisi della natura, ciò che essa di meglio e più incantevole offre: donne, perché sono le donne a portare in sé vita e nutrimento, fanciulle, perché ogni ragazza nel fiore degli anni è bellissima ed espressione del mattino del mondo, quando l’innocenza e l’armonia regnavano sovrani, nude, perché nonostante gli anni di oscurantismo e le distruzioni operate dall’uomo questi aspetti della Natura non potranno mai essere totalmente distrutti e, soprattutto, meravigliosamente indomite e indomabili, vergini (nel senso arcaico del termine) (8) al punto di poter mutare la propria forma per sottrarsi ad amori ed influenze negative.

I loro luoghi di culto erano i ninfei, tempietti situati in luoghi naturali quali boschetti, fonti, cime di monti e soprattutto grotte con sorgenti; nei tempi antichi si offrivano loro primizie, cereali, latte, olio o sale, e successivamente incenso (9); nei secoli seguenti si immolavano anche animali, ma, forse, la ovvia naturalità e armonia di queste abitatrici delle selve e dei luoghi selvaggi ci suggeriscono che i sacrifici incruenti erano a loro maggiormente graditi, come testimonia Platone nelle Leggi: “[…] e agli dèi non si offrivano sacrifici animali, ma focacce e frutti intrisi di miele e altre analoghe pure offerte, e ci si asteneva dalle carni perché si riteneva che non fosse conforme alla legge divina mangiarne e contaminare di sangue l’altare degli dèi […]”
Le grotte erano considerate sacre da tempi immemorabili per l’immediata connessione simbolica non solo con il mondo sotterraneo o dei morti, la tomba, ma anche per una certa simpatia con l'utero femminile, umido e buio. Emergono così dal passato le varie facce di Colei che unisce entrambe le nature, Signora della vita – morte – vita.

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Re: Le Ninfe: Sorrisi della Natura (Punti: 1)
da Violet 09 Lug 2008 - 16:47
(Info utente | Invia il messaggio) http://www.tempiodellaninfa.net)
Elke è un lavoro immenso e di una bellezza davvero indescrivibile... contiene una ricchezza non solo di nozioni, peraltro bellissime, ma anche di sensi profondi e nascosti, di significati che fanno luce su ciò che queste Entità Fatate forse rappresentano e forse racchiudono dentro loro stesse...
Complimenti davvero per questo scritto che, sono certa, rimarrà nel cuore di molti... :-*

Re: Le Ninfe: Sorrisi della Natura (Punti: 1)
da Acqua 09 Lug 2008 - 18:18
(Info utente | Invia il messaggio)
Elke che lavoro meraviglioso!! E' vero rimane nel cuore come un piccolo sorriso fatato .. E' una meraviglia... :-**

Re: Le Ninfe: Sorrisi della Natura (Punti: 1)
da Alessandro 09 Lug 2008 - 18:42
(Info utente | Invia il messaggio) http://creviceweeds.over-blog.net)
Di certo, Elke, questo saggio rimarrà nel mio cuore, da rileggere e consultare, fonte continua d’ispirazione. D’altronde, sono parzialissimo nella risposta e nel giudizio, e non potrebbe essere altrimenti perché hai messo qui ciò che amo, che studio, che cerco di capire e di assorbire. Una meraviglia! Anche in questo caso, mi piacciono soprattutto l’inizio e la conclusione, e i paragrafi che precedono qeust’ultima, sia per quello che dicono, sia perché mi sembrano più «tuoi». Ci sarebbero tante cose da dire, per esempio sulle tante immagini simboliche che rimandano ai «sensi profondi e nascosti», come ha osservato Violet, oppure sul ricordo di Carmenta, ma mi limito a indicare la suggestiva affinità, per me molto importante, fra le Ninfe e la Dama del Lago. Magnifico, Elke: grazie!


Re: Le Ninfe: Sorrisi della Natura (Punti: 1)
da fairymoon (alphazulu@interfree.it) 09 Lug 2008 - 19:12
(Info utente | Invia il messaggio)
la porta per un mondo arcano popolato di creature incantevoli si svela dinanzi ai nostri passi e ci conduce laddove unicamente i nostri sogni migliori avrebbero potuto portarci senza questo tuo splendido lavoro carissima Elke! Grazie per questo viaggio dell'anima, un dono prezioso.

Re: Le Ninfe: Sorrisi della Natura (Punti: 1)
da Selendir 12 Lug 2008 - 08:27
(Info utente | Invia il messaggio) http://)
Splendido Elkina dolce, sono davvero impressionata. Una mole di lavoro enorme che parla e vibra di tutto l'amore che vi hai profuso rendendo la lettura affascinante ed emozionante.
Grazie piccola luna, grazie davvero per tanta bellezza.

Re: Le Ninfe: Sorrisi della Natura (Punti: 1)
da Elke 17 Lug 2008 - 21:03
(Info utente | Invia il messaggio) http://)
Sono onoratissima per le vostre splendide parole, nonchè felicissima di aver potuto trasmettervi qualcosa, sia delle mie congetture, ma soprattutto del radioso incanto che queste piccole Divinità portano con loro. Un Grazie immenso a tutti voi e bacini a profusione su ognuno! :***

Re: Le Ninfe: Sorrisi della Natura (Punti: 1)
da Tana81 31 Mar 2009 - 21:36
(Info utente | Invia il messaggio)
Non ho parole, complimenti Elke...suoni le corde del tuo sentire con una dolcezza e una fluidità indescrivibili. Bellissima Elke ...
Non ho ancora letto tutto, ma me lo stampo e stanotte mi addormenterò immersa nella magia del tuo sapere.
Ci devi aver messo tempo e passione a non finire...grazie di cuore stellina!

Re: Le Ninfe: Sorrisi della Natura (Punti: 1)
da Faej 14 Apr 2009 - 18:19
(Info utente | Invia il messaggio) http://faej.livejournal.com)
Ho letto questo articolo tutto d'un fiato.
Amo le figure mitologiche dell'antica Grecia e le ninfe in particolar modo (ho trovato questo sito proprio cercando informazioni sulle ninfe).
Bellissimo ed esaustivo.
Complimenti.



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