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Il Tempio della Ninfa

Porta sull'Altrove: Note di simbologia dello Specchio
Lunedì, 09 Giugno 2008 - 03:42 - 10898 Letture
Simboli «I am that which began;
Out of me the years roll;
Out of me God and man;
I am equal and whole;
God changes, and man, and the form of them bodily; I am the soul


Algernon Charles Swinburne, «Hertha»

L’apparenza illusoria e la rivelazione del vero, o ciò che permette di distinguere la realtà dall’illusione, sono ugualmente simboleggiati dallo specchio, il quale rappresenta inoltre la congiunzione degli opposti, come vero e falso, autentico e ingannevole, trasparenza e opacità, luce e oscurità, medesimo e altro, oppure il riflesso che irretisce, o ancora la seducente bellezza femminile: in particolare, gli occhi e la capigliatura.

LILITH: capigliatura e seduzione

«First life on my sources
First drifted and swam;
Out of me are the forces
That save it or damn;
Out of me man and woman, and wild-beast and bird; before God was, I am


Algernon Charles Swinburne, «Hertha»



Un tempo, narra una leggenda ebraica, una donna appese nella camera della figlia uno specchio proveniente da una casa infestata dai demoni, in cui aveva preso dimora una figlia della dèa Lilith. Allora la ragazza, che aveva i capelli neri ed era un po’ civetta, iniziò a guardarsi continuamente allo specchio, e in tal modo fu attirata nella tela di Lilith. Ogni specchio, infatti, è una porta sull’Altrove, che conduce direttamente alla grotta, in cui la stessa Lilith dimora da quando ha abbandonato per sempre Adamo e il Giardino dell’Eden. Laggiù, l’antica divinità gioisce dei propri amanti demoniaci. Allorché gli innumerevoli demoni da lei generati desiderano entrare nel mondo umano, non devono fare altro che passare attraverso lo specchio più vicino.

Nella mitologia babilonese, Lilith, donna della desolazione, frequentatrice di luoghi desolati, è associata all’albero, al serpente e all’uccello, i quali rappresentano rispettivamente la conoscenza, il male, e la fuga mediante il volo. Persino la regina del cielo, Inanna, nel cui giardino, equivalente del Giardino dell’Eden, si trovano l’albero, il serpente, l’uccello e il demone, ha paura di lei, spirito del vento, scatenatrice di tempeste e di uragani, che pure è stata vista anche come equivalente dell’antica dèa sumera, scacciata dal nuovo dio del patriarcato.

Il nome Lilith potrebbe derivare dal babilonese Lilitu, a sua volta derivato da lulu o lulti, «lascivia». Secondo la tradizione rabbinica, invece, deriva dall’ebraico lailah, ovvero «notte». Dunque la dèa è associata al desiderio e alle tenebre (11). In un antichissimo bassorilievo che la raffigura, è accostata all’anello e al bastone (simbolo di giustizia, ma anche dell’eros), nonché alla civetta, «uccello notturno» dallo «sguardo mortifero» e dalla «vista infallibile», che «naturalmente presiede la morte e gli inferi», e simboleggia il volo notturno. Connessa alla morte, al presagio di morte, alla distruzione, ma anche alla saggezza, ai poteri oracolari e ai poteri apotropaici, essa è dunque la Dèa Civetta, epifania della Dèa della Morte (12). Nel simbolismo arcaico, questa dèa è talvolta raffigurata con «una vulva al centro», ed è spesso accoppiata al serpente, proprio come lo è Lilith. I suoi occhi rappresentano la rigenerazione (13).

Di solito, Lilith appare priva di ali, con i capelli sciolti, lunghi e seducenti, simbolo di saggezza, di femminilità, di fascino irresistibile. È bellissima e nuda, con il seno prominente, i genitali molto evidenti, le caviglie ingioiellate. Talvolta appare invece alata. Comunque, è antichissima, ha molti nomi e può assumere molte forme.

In tutte le tradizioni è un demone, talvolta «moglie» o parte femminile, corporea, di Samael, equivalente di Satana. Soltanto nell’«Alfabeto di Ben Sira», un testo probabilmente parodistico, si narra che ebbe origine dalla terra, come Adamo, a lui eguale e da lui autonoma. Quando Adamo volle giacere sopra di lei, pretendendo di esserle superiore, ella ribatté di essergli eguale, in quanto creata dalla terra, proprio come lui. Dopo un litigio senza conciliazione, Lilith pronunciò il Nome ineffabile e s’involò nell’aria, fuggendo.

Se si può immaginare che in epoca arcaica la donna fosse sovrana nella comunità, o che la dèa, procreatrice in assoluta autonomia, oppure attraverso la ierogamia, fosse la «somma divinità», e che «l’elemento maschile divino» fosse rappresentato esclusivamente da «soggetti paredri»; e che dunque, esprimendo la propria sovranità, la donna, o la dèa, sedesse «divaricatissima sopra il paredro supino», ovvero che l’uomo fosse disteso sotto la donna nell’amplesso (14); allora si può forse immaginare che Lilith, nell’accosciarsi sopra l’uomo, affermasse soltanto la propria primordiale sovranità, in quanto donna, o dèa, o sacerdotessa incarnazione della dèa, e che Adamo, pretendendo di stendersi sopra di lei, si ribellasse alla propria funzione di paredro, nella pretesa di usurpare il ruolo dominante.

La sua dimora si trova presso le porte del Giardino dell’Eden, oppure negli abissi marini, nelle città subacquee, e Lilith sale o discende nel mondo allorché la luna è calante e la luce si affievolisce. Assume forma umana, si abbiglia e si orna come una prostituta, attende agli angoli delle strade, adesca gli uomini. Li abbraccia e li bacia, li induce a bere vino avvelenato, giace con loro, e poi, al loro risveglio, li uccide. Oppure, in forma di succubo, appare nei sogni e nelle visioni degli uomini soli, si unisce a loro, s’impregna delle loro polluzioni, e genera demoni, i quali, in forma d’incubi, si uniscono alle donne umane e generano altri demoni. Visita i bambini che meritano di essere puniti a causa delle colpe dei loro padri, sorride loro, li uccide, e ne assorbe lo spirito. Oppure attende il parto accanto alle gestanti e strangola i neonati.

Nella leggenda ricordata più sopra, si narra che un giorno la figlia di Lilith scivolò fuori dello specchio in cui dimorava, entrò attraverso i suoi occhi nella ragazza che vi si ammirava in continuazione, la possedette, e ne destò il desiderio, inducendola a frequentare liberamente i ragazzi del vicinato. Sebbene il racconto non sia troppo esplicito, e descriva l’indole della ragazza (una «civetta») come tendenzialmente lussuriosa, nonché il suo comportamento come immorale, è evidente che l’influenza di Lilith, e della sua «demoniaca» figlia, induce la giovane donna a prendere coscienza della propria sessualità e a viverla liberamente e spontaneamente, ribellandosi alla morale patriarcale, da cui perciò è condannata come lasciva e immorale. Per questa ragione la ragazza scandalizza, spaventa, e al tempo stesso attrae gli uomini, proprio come Lilith, che la «possiede» attraverso sua figlia.

Sebbene compaia in una leggenda relativamente recente, anziché nelle fonti antiche, l’associazione fra Lilith e lo specchio, quale accesso alla grotta dei demoni, e dunque porta sull’Altrove, appare del tutto corretta, proprio perché rimanda all’Altrove quale si è tentato di definirlo, ovvero tutto ciò che attrae e al tempo stesso spaventa l’uomo patriarcale, cioè, principalmente, la donna, soprattutto se vive liberamente la propria sessualità. E se, come scrive Ada D'Ariès, in «tempi remoti la sessualità, intesa ovviamente in modo sacro e non in modo profano, era considerata la più evidente manifestazione, anche se non certamente l’unica, della Dea nel corpo e nell’anima delle donne» (15); e se l’energia sessuale «era considerata una forza magica potentissima, dato che essa era ritenuta la causa della generazione dell’universo e del mondo in ogni suo aspetto» (16); e se i «centri genitali» delle donne «erano quindi paragonabili a delle grotte od a delle sorgenti sacre dalle quali, per mezzo di riti misteriosi e segreti, esse davano origine a delle buone e sante energie che si diffondevano nel mondo» (17); allora ciò che attrae e al tempo stesso spaventa l’uomo patriarcale, e che Lilith simboleggia, è anche la sacralità, la divinità della donna e della sua sessualità: l’immaginabile arcaico rapporto armonico con la donna, la sessualità, la natura, il mondo, il divino, di cui la razionalità e l'organizzazione sociale patriarcali, simboleggiate da Odisseo, hanno anticamente iniziato la distruzione, oggi perfezionata.

Così, in quanto demoniacamente bella, lussuriosa, seducente e assassina, ossia in quanto simbolo della divinità femminile e della libera sessualità femminile, quali appaiono agli occhi dell’uomo patriarcale, che, al pari di Perseo, vorrebbe possederla senza temerla, oppure, in altre parole, soggiogarla o persino ucciderla, Lilith è la progenitrice della femme fatale, e come tale viene raffigurata e descritta da Dante Gabriel Rossetti nel dipinto «Lady Lilith», oltre che nel sonetto «Lilith», successivamente reintitolato «Body’s Beauty».

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Re: PORTA SULL’ALTROVE: Note di simbologia dello Specchio (Punti: 1)
da Violet 09 Giu 2008 - 03:53
(Info utente | Invia il messaggio) http://www.tempiodellaninfa.net)
...cosa posso dire di questa vera e propria opera d'arte...?
non so se ci sono parole che possano descriverla, o meglio, che possano descrivere ciò che ho provato leggendola... enigmatica sublimità che fluisce in parole misteriose e cariche di significato...
una meraviglia, in poche e semplici/semplicistiche parole...
leggerò di nuovo e rileggerò ancora questo tuo scritto, perchè occorre tempo per comprendere fino in fondo la miriade di contenuti e la loro bellezza...
Quanto all'appendice, che tu mi hai detto "si è scritta da sola"... beh... forse hai sperimentato leggermente quello che Alce Nero descrive come un "buco", ovvero una "porta" che lascia fluire parole e immagini direttamente dalle dimensioni sottili. Vuoi dire che, quindi, per un attimo sei diventato lo Specchio che tanto ami...?
Grazie per questo saggio... di nuovo mi inchino dinnanzi alla tua imponente bravura.
Con tutto il rispetto possibile...

Re: PORTA SULL’ALTROVE: Note di simbologia dello Specchio (Punti: 1)
da Elke 10 Giu 2008 - 04:23
(Info utente | Invia il messaggio)
Mi unisco a Violet nel dire che questo è davvero un canto di ispirazione e Bellezza!
Come hai saputo descrivere le antiche dee, e come concepisci con reverente rispetto e Amore il femminile, come nell'ultima parte si riesca quasi a vedere la radura incantata, le sacerdotesse e l'uomo che le osserva...sono tutte cose che emozionano.
Rileggerò quest'articolo, perchè credo che per cogliere tutto quello che dice servano varie letture.
Infiniti complimenti, sorrisi e inchini a te che hai saputo cogliere il femminile in maniera così potente...

Re: PORTA SULL’ALTROVE: Note di simbologia dello Specchio (Punti: 1)
da fabiola (favola61@libero.it) 13 Giu 2008 - 23:23
(Info utente | Invia il messaggio) http://.....)
mi sono allontanata dal tempio per un breve tempo che è durato un'eternità e al mio ritorno ho trovato un dono bellissimo che mi porterà avanti nel mio sentiero. Grazie Alessandro per l'amore, la sensibilità e la conoscenza che ci hai regalato e grazie anche per la bellissima visione finale che mi fa intravvedere in lontananza la fonte da dove sgorga il mio (nostro) essere. In questo specchio guardo e spero un giorno di entrare.

Re: PORTA SULL’ALTROVE: Note di simbologia dello Specchio (Punti: 1)
da fairymoon (alphazulu@interfree.it) 23 Giu 2008 - 13:34
(Info utente | Invia il messaggio)
un lavoro imponente e ricco di passione, di suggestioni, di competenza e di amore, un lavoro splendido!
grazie infinite, lascia senza fiato!

Re: PORTA SULL’ALTROVE: Note di simbologia dello Specchio (Punti: 1)
da Alessandro 24 Giu 2008 - 01:50
(Info utente | Invia il messaggio) http://creviceweeds.over-blog.net)
Non so come ringraziarvi per le vostre generose parole, che mi rendono felice, ma quello che c’è di buono in questo testo lo devo a voi, perché sebbene la strada per giungere qui sia stata lunga e il cammino sia tutt’altro che concluso, senza arrivare al Tempio e all’Isola, e senza incontrare voi, non avrei mai potuto «vedere nello Specchio» e scriverlo…Vi abbraccio forte… Grazie!



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